stimulus-response: poverty of thestimulus, a psychological phenomenon exhibited when behavior isstimulusunbound, and hence the immediate stimulus characterized instraightforward physical terms does not completely control behavior. Humanbeings sort stimuli in various ways and hosts of influences seem to affectwhen, why, and how we respond ourbackground beliefs, facility with language, hypotheses about stimuli, etc.Suppose a person visiting a museum notices a painting she has never beforeseen. Pondering the unfamiliar painting, she says, “an ambitious visualsynthesis of the music of Mahler and the poetry of Keats.” If stimulus paintingcontrols response, then her utterance is a product of earlier responses tosimilar stimuli. Given poverty of the stimulus, no such control is exerted bythe stimulus the painting. Of course, some influence of response must beconceded to the painting, for without it there would be no utterance. However,the utterance may well outstrip the visitor’s conditioning and learninghistory. Perhaps she had never before talked of painting in terms of music andpoetry. The linguist Noam Chomsky made poverty of the stimulus central to hiscriticism of B. F. Skinner’s Verbal Behavior 7. Chomsky argued that there is nopredicting, and certainly no critical stimulus control of, much human behavior.
strozzi: Important Italianphilosopher, especially influential at what Grice called Italy’s Oxford, i. e.Firenze – “Palla Strozzi was more a mentor than a philosopher, but I wouldconsider him both a Grecian and Griceian in spirit.” -- Palla Strozzi Da Wikipedia, l'enciclopedialibera. Jump to navigationJump to searchPalla e Lorenzo Strozzi, dettaglio dell'Adorazione dei Magi di Gentileda Fabriano (1423) Palla di Onofrio Strozzi (o Palla di Noferi) (Firenze, 1372– Padova, 18 maggio 1462) è stato un banchiere, politico, letterato, filosofo efilologo italiano. Stemma degliStrozzi Indice 1 Biografia 1.1L'opposizione ai Medici 1.2 L'esilio 2 Matrimoni e discendenza 3 Onorificenze 4Bibliografia 5 Altri progetti 6 Collegamenti esterni Biografia Grazie allaricchezza accumulata nelle ultime generazioni dalla sua famiglia degli Strozzi,il padre poté far istruire il figlio da letterati ed umanisti, e grazieall'interesse e all'intelligenza, Palla divenne di fatto uno dei più finiuomini di cultura fiorentini del suo tempo.Ricco e colto, commissionò numerose opere d'arte, tra le quali laCappella Strozzi (oggi Sagrestia) nella Basilica di Santa Trinita, opera diFilippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti (1419-1423). La cappella, progettoirrealizzato del padre Noferi, venne fatta erigere in sua memoria da Palla dopola morte, e ne ospitò la sepoltura monumentale. Per questo ambiente commissionòl'Adorazione dei Magi a Gentile da Fabriano e la Deposizione dalla Croce aLorenzo Monaco, terminata poi da Beato Angelico che ne fece uno dei suoicapolavori. L'opposizione ai MediciCollezionista di libri rari e conoscitore del greco e del latino, si trovò giàsessantenne invischiato nell'opposizione strenua contro Cosimo de' Medici. Cosimo il Vecchio infatti era l'uomo che perla prima volta si era di fatto preso tutto il potere cittadino, grazie a unsistema di clientelismo con uomini chiave alla guida degli uffici dellaRepubblica fiorentina. Davanti a Cosimo solo due strade erano possibili:l'alleanza accettando un ruolo subordinato o lo scontro frontale; e Palla,forte della sua ricchezza e fiero della propria cultura, fu a capo dellafazione antimedicea assieme ad un altro oligarca indomabile, Rinaldo degliAlbizi. In un primo momento la fortunaarrise alla sua fazione, riuscendo ad ottenere prima l'incarcerazione diCosimo, poi la dichiarazione del medesimo come magnate, cioè tiranno, ed il suoconseguente esilio dalla città (1433). L'obiettivo dello Strozzi comunque nonera tanto l'eliminazione di un avversario, ma la restaurazione della libertasfiorentina e in questo fu diverso dall'alleato Rinaldo degli Albizi. Intanto Cosimo mandava già segni diprepararsi a un rientro, che avvenne puntuale al cambio di governo con ilveloce avvicendamento dei gonfalonieri, meno di un anno dopo la sua partenza daFirenze. L'esilio Tra i primiprovvedimenti vi è proprio la vendetta sugli avversari, con l'esilio dellefamiglie degli Albizi e degli Strozzi, e in questo Cosimo fu favorito anche dall'appoggiopopolare che lui e la sua casata si erano saputi conquistare. Nel 1434 quindi lo Strozzi parte per Padova,dove si preparava per un rientro che non avvenne mai. La sua casa di Padova,nella quale egli visse una seconda giovinezza, fu un ritrovo di artisti eletterati, nel periodo d'oro quando la città veneta era uno dei centriculturali più notevoli della penisola italiana, per certi risultati artisticipiù importante della stessa Firenze (si pensi ai capolavori lasciati proprio dadue fiorentini come Giotto o Donatello).Lasciò la sua raccolta di libri rari, arricchita ulteriormente duranteil suo soggiorno padovano, al monastero di Santa Giustina. Morì a Padova l'8maggio 1462, nel suo palazzo verso il Prato della Valle. Fu sepolto nellavicina chiesa di Santa Maria di Betlemme.Matrimoni e discendenza Dalla moglie Maria Strozzi, sua lontana parente,ebbe undici figli: Lorenzo (1404-1452)Onofrio (1411-1452) Nicola detto Tita (1412-?) Gianfrancesco (1418-1468 circa)Carlo Bartolomeo Margherita Lena (morta nel 1449, moglie di Felice Brancacci)Ginevra Jacopa (moglie di Giovanni di Paolo Rucellai) Tancia. In tarda età sisposò con una figlia di Felice Brancacci, che lo seguì a Padova. I suoi discendenti si stabilirono in seguitoa Ferrara e diedero origine al ramo ferrarese degli Strozzi (quello di TitoVespasiano ed Ercole Strozzi).Onorificenze Cavaliere dello Speron d'oro - nastrino per uniformeordinaria Cavaliere dello Speron d'oro Bibliografia Marcello Vannucci, Legrandi famiglie di Firenze, Roma, Newton Compton Editori, 2006. ISBN88-8289-531-9 Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commonscontiene immagini o altri file su Palla Strozzi Collegamenti esterni G.Reichenbach, «STROZZI, Palla», in Enciclopedia Italiana, Roma, Istitutodell'Enciclopedia Italiana, 1936. Roberto Palmarocchi, «La famiglia STROZZI»,in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936.Controllo di autorità VIAF (EN) 32432314 · ISNI (EN) 0000 0000 4346 1318 · LCCN(EN) no91009565 · GND (DE) 104350172 · CERL cnp00369282 · WorldCat Identities(EN) lccn-no91009565 Biografie Portale Biografie Storia Portale StoriaCategorie: Banchieri italianiPolitici italiani del XIV secoloPolitici italianidel XV secoloLetterati italianiNati nel 1372Morti nel 1462Morti il 18 maggioNatia FirenzeMorti a PadovaUmanisti italianiCollezionisti d'arteitalianiStrozziCavalieri dello Speron d'oro[altre]. Refs.:Luigi Speranza, "Grice e Strozzi -- Grecian,Griceian," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, VillaGrice, Liguria, Italia.
structuratum: mid-15c.,"action or process of building or construction;" 1610s, "thatwhich is constructed, a building or edifice;" from Latin structura "afitting together, adjustment; a building, mode of building;" figuratively,"arrangement, order," from structus, past participle of struere"to pile, place together, heap up; build, assemble, arrange, make byjoining together," related to strues "heap," from PIE *streu-,extended form of root *stere- "to spread.” structuralism, adistinctive yet extremely wide range of productive research conducted in thesocial and human sciences from the 0s through the 0s, principally in France. Itis difficult to describe structuralism as a movement, because of themethodological constraints exercised by the various disciplines that came to beinfluenced by structuralism e.g.,anthropology, philosophy, literary theory, psychoanalysis, political theory,even mathematics. Nonetheless, structuralism is generally held to derive itsorganizing principles from the early twentieth-century work of Saussure, thefounder of structural linguistics. Arguing against the prevailing historicistand philological approaches to linguistics, he proposed a “scientific” model oflanguage, one understood as a closed system of elements and rules that accountfor the production and the social communication of meaning. Inspired byDurkheim’s notion of a “social fact”that domain of objectivity wherein the psychological and the socialorders converge Saussure viewed languageas the repository of discursive signs shared by a given linguistic community.The particular sign is composed of two elements, a phonemic signifier, ordistinctive sound element, and a corresponding meaning, or signified element.The defining relation between the sign’s sound and meaning components is heldto be arbitrary, i.e., based on conventional association, and not due to anyfunction of the speaking subject’s personal inclination, or to any externalconsideration of reference. What lends specificity or identity to eachparticular signifier is its differential relation to the other signifiers inthe greater set; hence, each basic unit of language is itself the product ofdifferences between other elements within the system. This principle ofdifferential and structural relation was extended by Troubetzkoy to theorder of phonemes, whereby a defining set of vocalic differences underlies theconstitution of all linguistic phonemes. Finally, for Saussure, the closed setof signs is governed by a system of grammatical, phonemic, and syntactic rules.Language thus derives its significance from its own autonomous organization,and this serves to guarantee its communicative function. Since language is theforemost instance of social sign systems in general, the structural accountmight serve as an exemplary model for understanding the very intelligibility ofsocial systems as such hence, itsobvious relevance to the broader concerns of the social and human sciences.This implication was raised by Saussure himself, in his Course on GeneralLinguistics6, but it was advanced dramatically by the anthropologist Claude Lévi-Strauss who is generally acknowledged to be thefounder of modern structuralism in hisextensive analyses in the area of social anthropology, beginning with hisElementary Structures of Kinship 9. Lévi-Strauss argued that society is itselforganized according to one form or another of significant communication andexchange whether this be of information,knowledge, or myths, or even of its members themselves. The organization ofsocial phenomena could thus be clarified through a detailed elaboration oftheir subtending structures, which, collectively, testify to a deeper andall-inclusive, social rationality. As with the analysis of language, thesesocial structures would be disclosed, not by direct observation, but byinference and deduction from the observed empirical data. Furthermore, sincethese structures are models of specific relations, which in turn express thedifferential properties of the component elements under investigation, thestructural analysis is both readily formalizable and susceptible to a broadvariety of applications. In Britain, e.g., Edmund Leach pursued these analysesin the domain of social anthropology; in the United States, Chomsky appliedinsights of structuralism to linguistic theory and philosophy of mind; inItaly, Eco conducted extensive structuralist analyses in the fields of socialand literary semiotics. With its acknowledgment that language is arule-governed social system of signs, and that effective communication dependson the resources available to the speaker from within the codes of languageitself, the structuralist approach tends to be less preoccupied with the moretraditional considerations of “subjectivity” and “history” in its treatment ofmeaningful discourse. In the post-structuralism that grew out of this approach,the philosopher Foucault, e.g., focusedon the generation of the “subject” by the various epistemic discourses ofimitation and representation, as well as on the institutional roles ofknowledge and power in producing and conserving particular “disciplines” in thenatural and social sciences. These disciplines, Foucault suggested, in turngovern our theoretical and practical notions of madness, criminality,punishment, sexuality, etc., notions that collectively serve to “normalize” theindividual subject to their determinations. Likewise, in the domain ofpsychoanalysis, Lacan drew on the work of Saussure and Lévi-Strauss toemphasize Freud’s concern with language and to argue that, as a set ofdetermining codes, language serves to structure the subject’s very unconscious.Problematically, however, it is the very dynamism of language, includingmetaphor, metonymy, condensation, displacement, etc., that introduces thesocial symbolic into the constitution of the subject. Althusser applied theprinciples of structuralist methodology to his analysis of Marxism, especiallythe role played by contradiction in understanding infrastructural and superstructuralformation, i.e., for the constitution of the historical dialectic. His accountfollowed Marx’s rejection of Feuerbach, at once denying the role of traditionalsubjectivity and humanism, and presenting a “scientific” analysis of“historical materialism,” one that would be anti-historicist in principle butattentive to the actual political state of affairs. For Althusser, such aphilosophical analysis helped provide an “objective” discernment to thehistorical transformation of social reality. The restraint the structuralistsextended toward the traditional views of subjectivity and history dramaticallycolored their treatment both of the individuals who are agents of meaningfuldiscourse and of the linguistically articulable object field in general. Thisredirection of research interests particularly in France, due to theinfluential work of Barthes and Michel Serres in the fields of poetics,cultural semiotics, and communication theory has resulted in a series oforiginal analyses and also provoked lively debates between the adherents ofstructuralist methodology and the more conventionally oriented schools ofthought e.g., phenomenology, existentialism, Marxism, and empiricist andpositivist philosophies of science. These debates served as an agency to openup subsequent discussions on deconstruction and postmodernist theory for thephilosophical generation of the 0s and later. These post-structuralist thinkerswere perhaps less concerned with the organization of social phenomena than withtheir initial constitution and subsequent dynamics. Hence, the problematics ofthe subject and history or, in broaderterms, temporality itself were againengaged. The new discussions were abetted by a more critical appraisal oflanguage and tended to be antiHegelian in their rejection of the totalizingtendency of systematic metaphysics. Heidegger’s critique of traditionalmetaphysics was one of the major influences in the discussions followingstructuralism, as was the reexamination of Nietzsche’s earlier accounts of “genealogy,”his antiessentialism, and his teaching of a dynamic “will to power.”Additionally, many poststructuralist philosophers stressed the Freudian notionsof the libido and the unconscious as determining factors in understanding notonly the subject, but the deep rhetorical and affective components of languageuse. An astonishing variety of philosophers and critics engaged in the debatesinitially framed by the structuralist thinkers of the period, and theirextended responses and critical reappraisals formed the vibrant,poststructuralist period of intellectuallife. Such figures as Ricoeur, Emmanuel Levinas, Kristeva, Maurice Blanchot,Derrida, Gilles Deleuze, Félix Guattari, Lyotard, Jean Baudrillard, PhilippeLacoueLabarthe, Jean-Luc Nancy, and Irigaray inaugurated a series ofcontemporary reflections that have become international in scope. Refs.: H. P.Grice, “The structure of structure.” .
subiectum: sub-iectum – sub-iectificatio -- subjectification: Griceis right in distinguishing this from nominalization, because not allnominalization takes the subject position. Grice plays with this. It is aderivation of the ‘subjectum,’ which Grice knows it is Aristotelian. Liddelland Scott have the verb first, and the neuter singular later. “τὸ ὑποκείμενον,”Liddell and Scott note “has three main applications.” The first is “to thematter (hyle) which underlies the form (eidos), as opp. To both “εἶδος” and“ἐντελέχεια” Met. 983a30; second, to the substantia (hyle + morphe) whichunderlies the accidents, and as opposed to “πάθη,” and “συμβεβηκότα,” as inCat. 1a20,27 and Met.1037b16, 983b16; third, and this is the use that‘linguistic’ turn Grice and Strawson are interested in, “to the logical subjectto which attributes are ascribed,” and here opp. “τὸ κατηγορούμενον,” (whichwould be the ‘praedicatum’), as per Cat.1b10,21, Ph.189a31. If Grice usesKiparsky’s factive, he is also using ‘nominalisation’ as grammarians use it.Refs.: Grice, “Reply to Richards,” in PGRICE, also BANC. subjectivism: WhenGrice speaks of the subjective condition on intention, he is using ‘subject,’in a way a philosophical psychologist would. He does not mean Kant’stranscendental subject or ego. Grice means the simpler empiricist subject,personal identity, or self. The choice is unfelicitious in that ‘subject’contrasts with ‘object.’ So when he speaks of a ‘subjective’ person he means an‘ego-centric’ condition, or a self-oriented condition, or an agent-orientedcondition, or an ‘utterer-oriented’ or ‘utterer-relative’ condition. But thisis tricky. His example: “Nixon should get that chair of theology.” The utterermay have to put into Nixon’s shoes. He has to perceive Nixon as a PERSON, arational agent, with views of his own. So, the philosophical psychologist thatGrice is has to think of a conception of the self by the self, and theconception of the other by the self. Wisdom used to talk of ‘other minds;’Grice might speak of other souls. Grice was concerned with intending folloed bya that-clause. Jeffrey defines desirability as doxastically modified. It isentirely possible for someone to desire the love that he already has. It iswhat he thinks that matters. Cf. his dispositional account to intending.ASubjectsive condition takes into account the intenders, rather than theascribers, point of view:Marmaduke Bloggs intends to climb Mt. Everest onhands and knees. Bloggs might reason:Given my present state, I should dowhat is fun.Given my present state, the best thing for me to do would beto do what is fun.For me in my present state it would make for mywell-being, to have fun.Having fun is good, or, a good. Climbing amountain would be fun. Climbing the Everest would be/make for climbingfun.So, I shall climb the Everest.Even if a critic insisted that apractical syllogism is the way to represent Bloggs finding something to beappealing, and that it should be regarded as a respectable evaluation, theassembled propositions dont do the work of a standard argument. The premises donot support or yield the conclusion as in a standard argument. The premises maybe said to yield the conclusion, or directive, for the particular agent whosereasoning process it is, only on the basis ofa Subjectsive condition:that the agent is in a certain Subjectsive state, e.g. feels like going out fordinner-fun. Rational beings (the agent at some other time, or otherindividuals) who do not have that feeling, will not accept the conclusion. Theymay well accept as true. It is fun to climb Everest, but will not accept it asa directive unless they feel like it now. Someone wondering what to do for thesummer might think that if he were to climb Everest he would find it fun orpleasant, but right now she does not feel like it. That is in general the endof the matter. The alleged argument lacks normativity. It is not authoritativeor directive unless there is a supportive argument that he needs/ought to dosomething diverting/pleasant in the summer. A practical argument is different.Even if an agent did not feel like going to the doctor, an agent would think Iought to have a medical check up yearly, now is the time, so I should see mydoctor to be a directive with some force. It articulates a practicalargument.Perhaps the strongest attempt to reconstruct an (acceptable orrational) thought transitionasa standard arguments is totreatthe Subjectsive condition, I feel like having climbing fun in thesummer, as a premise, for then the premises would support the conclusion. Butthe individual, whose thought transition we are examining, does not regard adescription of his psychological state as a consideration that supports theconclusion.It will be useful to look more closely at a variant of theexample to note when it is appropriate to reconstruct thinking in the form ofargument. Bloggs, nowhiking with a friend in the Everest, comes to adifficult spot and says: I dont like the look of that, I am frightened. I amgoing back.That is usually enough for Bloggs to return, and for thefriend to turn back with him. Bloggss action of turning back, admittedlymotivated by fear, is, while not acting on reasons, nonetheless rational unlesswe judge his fear to be irrational. BloggssSubjectsiveconditioncanserve as a premise, but only in a very differentsituation. Bloggs resorts to reasons. Suppose that, while his friend does notthink Bloggss fear irrational, the friend still attempts to dissuade Bloggsfrom going back. After listening and reflecting, Bloggs may say I am sofrightened it is not worth it. I am not enjoying this climbing anymore. Or I amtoo frightened to be able to safely go on. Or I often climb the Everest anddont usually get frightened. The fact that I am now is a good indication thatthis is a dangerous trail and I should turn back. These are reasons,considerations implicitly backed by principles, and they could be the initialmotivations of someone. But in Bloggss case they emerged when he was challengedby his friend. They do not express his initial practical reasoning. Bloggs wasfrightened by the trail ahead, wanted to go back, and didnt have any reason notto.Note that there is no general rational requirement to always act onreasons, and no general truth that a rational individual would be better offthe more often he acted on reasons.Faced with his friends objections,however, Bloggs needed justification for acting on his fear. He reflected andfound reason(s) to act on his fear. Grice plays with Subjectsivity already inProlegomena. Consider the use of carefully. Surely we must include the agentsown idea of this. Or consider the use of phi and phi – surely we dont want theaddressee to regard himself under the same guise with which the utterer regardshim. Or consider “Aspects”: Nixon must be appointed professor of theology atOxford. Does he feel the need? Grice raises the topic of Subjectsivity again inthe Kant lectures just after his discussion of mode, in a sub-section entitled,Modalities: relative and absolute. He finds the topic central for hisæqui-vocality thesis: Subjectsive conditions seem necessary to both practicaland alethic considerations. Refs.: The source is his essay on intentions andthe subjective condition, The H. P. Grice Papers, BANC. The subject:hypokeimenon -- When Frege turned from ‘term logic’ to ‘predicate logic’ “hedidn’t know what he was doing.” Cf. Oxonian nominalization. Grice plays a loton that. His presentation at the Oxford Philosophical Society he entitled, in avery English way, as “Meaning” (echoing Ogden and Richards). With his “Meaning,Revisited,” it seems more clearly that he is nominalizing. Unless he means,“The essay “Meaning,” revisited,” – alla Putnam making a bad joke on Ogden:“The meaning of ‘meaning’” – “ ‘Meaning,’ revisited” -- Grice is very familiar with this since it’sthe literal transliteration of Aristotle’s hypokeimenon, opp. in a specificcontext, to the ‘prae-dicatum,’ or categoroumenon. And with the same sort of‘ambiguity,’ qua opposite a category of expression, thought, or reality. Inphilosophical circles, one has to be especially aware of the subject-objectdistinction (which belong in philosophical psychology) and the thing whichbelongs in ontology. Of course there’s the substance (hypousia, substantia),the essence, and the sumbebekon, accidens. So one has to be careful. Griceexpands on Strawson’s explorations here. Philosophy, to underlie, as thefoundation in which something else inheres, to be implied or presupposed bysomething else, “ἑκάστῳ τῶν ὀνομάτων . . ὑ. τις ἴδιος οὐσία” Pl.Prt.349b, cf.Cra.422d, R.581c, Ti.Locr.97e: τὸ ὑποκείμενον has three main applications: (1)to the matter which underlies the form, opp. εἶδος, ἐντελέχεια,Arist.Metaph.983a30; (2) to the substance (matter + form) which underlies theaccidents, opp. πάθη, συμβεβηκότα, Id.Cat.1a20,27, Metaph.1037b16, 983b16; (3)to the logical subject to which attributes are ascribed, opp. τὸκατηγορούμενον, Id.Cat.1b10,21, Ph.189a31: applications (1) and (2) aredistinguished in Id.Metaph.1038b5, 1029a1-5, 1042a26-31: τὸ ὑ. is occasionallyused of what underlies or is presupposed in some other way, e. g. of thepositive termini presupposed by change, Id.Ph.225a3-7. b. exist, τὸ ἐκτὸςὑποκείμενον the external reality, Stoic.2.48, cf. Epicur.Ep.1pp.12,24 U.; “φῶςεἶναι τὸ χρῶμα τοῖς ὑ. ἐπιπῖπτον” Aristarch. Sam. ap. Placit.1.15.5; “τὸ κρῖνοντί τε φαίνεται μόνον καὶ τί σὺν τῷ φαίνεσθαι ἔτι καὶ κατ᾽ ἀλήθειαν ὑπόκειται”S.E.M.7.143, cf. 83,90,91, 10.240; = ὑπάρχω, τὰ ὑποκείμενα πράγματα theexisting state of affairs, Plb.11.28.2, cf. 11.29.1, 15.8.11,13, 3.31.6,Eun.VSp.474 B.; “Τίτος ἐξ ὑποκειμένων ἐνίκα, χρώμενος ὁπλις μοῖς καὶ τάξεσιναἷς παρέλαβε” Plu.Comp.Phil.Flam.2; “τῆς αὐτῆς δυνάμεως ὑποκειμένης” Id.2.336b;“ἐχομένου τοῦ προσιόντος λόγου ὡς πρὸς τὸν ὑποκείμενον” A.D.Synt.122.17. c. ὁὑ. ἐνιαυτός the year in question, D.S.11.75; οἱ ὑ. καιροί the time in question,Id.16.40, Plb.2.63.6, cf. Plu.Comp.Sol.Publ.4; τοῦ ὑ. μηνός the current month,PTeb.14.14 (ii B. C.), al.; ἐκ τοῦ ὑ. φόρου in return for a reduction from thesaid rent, PCair.Zen.649.18 (iii B. C.); πρὸς τὸ ὑ. νόει according to thecontext, Gp.6.11.7. Note that both Grice and Strawson oppose Quine’s Humeiandogma that, since the subjectum is beyond comprehension, we can do with a‘predicate’ calculus, only. Vide Strawson, “Subject and predicate in logic andgrammar.” Refs: H. P. Grice, Work on the categories with P. F. Strawson, The H.P. Grice Papers, BANC MSS 90/135c. subjectum – Grecian hypokeimenon – Grice’s‘implying,’ qua nominalization, is a category shift, a subjectification, orobjectificiation. – We have ‘employ,’ ‘imply,’ and then ‘implication,’‘implicature, and ‘implying’ Using the participles, we have the active voicepresent implicans, the active voice future, implicaturum, and the passiveperfect ‘impicatum.’ subjectivism, any philosophical view that attempts tounderstand in a subjective manner what at first glance would seem to be a classof judgments that are objectively either true or false i.e., true or false independently of what webelieve, want, or hope. There are two ways of being a subjectivist. In thefirst way, one can say that the judgments in question, despite first appearances,are really judgments about our own attitudes, beliefs, emotions, etc. In thesecond way, one can deny that the judgments are true or false at all, arguinginstead that they are disguised commands or expressions of attitudes. Inethics, for example, a subjective view of the second sort is that moraljudgments are simply expressions of our positive and negative attitudes. Thisis emotivism. Prescriptivism is also a subjective view of the second sort; itis the view that moral judgments are really commands to say “X is good” is to say, details aside,“Do X.” Views that make morality ultimately a matter of conventions or what weor most people agree to can also be construed as subjective theories, albeit ofthe first type. Subjectivism is not limited to ethics, however. According to asubjective view of epistemic rationality, the standards of rational belief arethe standards that the individual or perhaps most members in the individual’scommunity would approve of insofar as they are interested in believing thosepropositions that are true and not believing those propositions that are false.Similarly, phenomenalists can be regarded as proposing a subjective account ofmaterial object statements, since according to them, such statements are bestunderstood as complex statements about the course of our experiences. -- -obiectum-abiectumm-exiectumquartet, the: Grice: subject-object dichotomy, the distinction betweenthinkers and what they think about. The distinction is not exclusive, sincesubjects can also be objects, as in reflexive self-conscious thought, whichtakes the subject as its intended object. The dichotomy also need not be anexhaustive distinction in the strong sense that everything is either a subjector an object, since in a logically possible world in which there are nothinkers, there may yet be mind-independent things that are neither subjectsnor objects. Whether there are non-thinking things that are not objects ofthought in the actual world depends on whether or not it is sufficient in logicto intend every individual thing by such thoughts and expressions as ‘We canthink of everything that exists’. The dichotomy is an interimplicativedistinction between thinkers and what they think about, in which eachpresupposes the other. If there are no subjects, then neither are there objectsin the true sense, and conversely. A subjectobject dichotomy is acknowledged inmost Western philosophical traditions, but emphasized especially in Continentalphilosophy, beginning with Kant, and carrying through idealist thought inFichte, Schelling, Hegel, and Schopenhauer. It is also prominent inintentionalist philosophy, in the empirical psychology of Brentano, the objecttheory of Meinong, Ernst Mally, and Twardowski, and the transcendentalphenomenology of Husserl. Subjectobject dichotomy is denied by certainmysticisms, renounced as the philosophical fiction of duality, of whichCartesian mindbody dualism is a particular instance, and criticized by mysticsas a confusion that prevents mind from recognizing its essential oneness withthe world, thereby contributing to unnecessary intellectual and moral dilemmas.
sub-ordination. Grice must be the only Oxonianphilosopher in postwar Oxford that realised the relevance of subordination.Following J. C. Wilson, Grice notes that ‘if’ is a subordinating connective,and the only one of the connectives which is not commutative. This gives Gricethe idea to consult Cook Wilson and develop his view of ‘interrogativesubordination.’ Who killed Cock Robin. If it was not the Hawk, it was theSparrow. It was not the Hawk. It was the Sparrow. What Grecian idiom isRomanesque sub-ordinatio translating. The opposite is co-ordination. “And” and“or” are coordinative particles. Interrogative coordination is provided by ‘or,’but it relates to yes/no questions. Interrogative subordination involvesx-question. WHO killed Cock Robin. The Grecians were syntactic and hypotactic.Varro uses jungendi. is the same and wherefrom it is different, in relation towhat &c." It may well be doubted whether he has thus improved upon hispredecessors. Surely the discernment of sameness and difference is a functionnecessarily belonging to soul and necessarily included in the catalogue of herfunctions : yet Stallbaum's rendering excludes it from that catalogue. The factthat we have ory hv $, not orcp ecri, does not really favour his view—"with whatsoever a thing may be the same, she declares it the same.' I coincidethen with the other interpreters in regarding the whole sentence from orw t' hvas indirect INTERROGATION SUBORDINATE interrogation subordinateto \iyeiThismistake in logic carries with it serious mistakes in trans lation. The clauseotw t av ti tovtov rj kcu otov hv erepov is made an indirect INTERROGATIVECOORDINATE with itpbs o tC re pu£Aio-ra xai ottt? [ 39 ] k.t.\., which isimpossible. Stallbaum rightly makes the clause a substantive clause and subjectof elvai or £vp.f}aivei elvai. (3) eKao-ra is of course predicate with elvai tothis sthe question, ‘How many sugars would Tom like in his tea?’ is not‘satisfied’ by the answer ‘Tom loves sugar’. It may well be true that Tom lovessugar, but the question is not satisfied by that form of answer. Conversely theanswer ‘one spoonful’ satisfies the question, even though it might be the wronganswer and leave the tea insufficiently sugary for the satisfaction of Tom’ssweet tooth.
sub-perceptum: This relates to Stich and his sub-doxastic. ForAristotle, “De An.,” the anima leads to the desideratum. Unlike in ‘phuta,’ orvegetables, which are still ‘alive,’ (‘zoa’ – he had a problem with ‘sponges’which were IN-animate, to him, most likely) In WoW:139, Grice refers to “thepillar box seems red” as “SUB-PERCEPTUAL,” the first of a trio. The second isthe perceptual, “A perceives that the pillar box is red,” and the third, “Thepillar box is red.” He wishes to explore the truth-conditons of thesubperceptum, and although first in the list, is last in the analsysis. Griceproposes: ‘The pillar box seems red” iff (1) the pillar box is red; (2) Aperceives that the pillar box is red; and (3) (1) causes (2). In this there isa parallelism with his quasi-causal account of ‘know’ (and his caveat that‘literally,’ we may just know that 2 + 2 = 4 (and such) (“Meaning Revisited). Inwhat he calls ‘accented sub-perceptum,’ the idea is that the U is choosing thesuperceptum (“seems”) as opposed to his other obvious choices (“The pillar boxIS red,”) and the passive-voice version of the ‘perceptum’: “The pillar box ISPERCEIVED red.” The ‘accent’ generates the D-or-D implicaturum: By uttering“The pillar box seems red,” U IMPLICATES that it is denied that or doubted thatthe pillar box is perceived red by U or that the pillar box is red. In this,the accented version contrasts with the unaccented version where the implicaturumis NOT generated, and the U remains uncommitted re: this doubt or denial implicaturum.It is this uncommitment that will allow to disimplicate or cancel the implicaturumshould occasion arise. The reference Grice makes between the sub-perceptum andthe perceptum is grammatical, not psychological. Or else he may be meaning thatin uttering, “I perceive that the pillar box is red,” one needs to appeal toKant’s apperception of the ego. Refs.: Pecocke, Sense and content, Grice, BANC.sub-perceptual -- subdoxastic, pertaining to states of mind postulated toaccount for the production and character of certain apparently non-inferentialbeliefs. These were first discussed by Stephen P. Stich in “Beliefs andSubdoxastic States” 8. I may form the belief that you are depressed, e.g., onthe basis of subtle cues that I am unable to articulate. The psychologicalmechanism responsible for this belief might be thought to harbor informationconcerning these cues subdoxastically. Although subdoxastic states resemblebeliefs in certain respects theyincorporate intentional content, they guide behavior, they can bestowjustification on beliefs they differfrom fullyfledged doxastic states or beliefs in at least two respects. First,as noted above, subdoxastic states may be largely inaccessible tointrospection; I may be unable to describe, even on reflection, the basis of mybelief that you are depressed. Second, subdoxastic states seem cut offinferentially from an agent’s corpus of beliefs; my subdoxastic appreciationthat your forehead is creased may contribute to my believing that you aredepressed, but, unlike the belief that your forehead is creased, it need not,in the presence of other beliefs, lead to further beliefs about your visage.
subscriptum: Quine thought that Grice’s subscript device wasotiose, and that he would rather use brackets, or nothing, any day. Grice plays with various roots of ‘scriptum.’He was bound to. Moore had showed that ‘good’ was not ‘descriptive.’ Gricethinks it’s pseudo-descriptive. So here we have the first, ‘descriptum,’ wherewhat is meant is Griceian: By uttering the “The cat is on the mat” U means, byhis act of describing, that the cat is on the mat. Then there’s the‘prae-scriptum.’ Oddly, Grice, when criticizing the ‘descriptive’ fallacy,seldom mentions the co-relative ‘prescriptum.’ “Good” would be understood interms of a ‘prae-scriptum’ that appeals to his utterer’s intentions. Thenthere’s the subscriptum. This may have various use, both in Grice. “Isubscribe,” and in the case of “Pegasus flies.” Where the utterer subscribes tohis ontological commitment. subscript device. Why does Grice think we NEED asubscript device? Obviously, his wife would not use it. I mean, you cannotpronounce a subscript device or a square-bracket device. So his point isironic. “Ordinary” language does not need it. But if Strawson and Quine aregoing to be picky about stuff – ontological commitment, ‘existentialpresupposition,’ let’s subscribe and bracket! Note that Quine’s response toGrice is perfunctory: “Brackets would have done!” Grice considers a quartet ofutterances: Jack wants someone to marry him; Jack wants someoneorotherto marry him; Jack wantsa particular personto marry him,andThere is someonewhom Jack wants to marry him.Grice notes thatthere areclearlyat leasttwo possible readings of an utterancelike our (i): a first reading in which, as Grice puts it, (i) might beparaphrased by (ii). Asecondreading is one in which it might beparaphrased by (iii)orby (iv). Grice goes on to symbolize thephenomenon in his own version of a first-order predicate calculus. Ja wantsthat p becomes Wjap where ja stands for the individual constant Jackas a super-script attached to the predicate standing for Jacks psychologicalstate or attitude. Grice writes: Using the apparatus of classical predicatelogic, we might hope to represent, respectively, the external reading and theinternal reading (involving anintentio secundaorintentioobliqua) as(Ǝx)WjaFxja and Wja(Ǝx)Fxja. Grice thengoes on to discuss a slightly more complex, or oblique, scenario involving thissecond internal reading, which is the one that interests us, as it involves anintentio seconda.Grice notes: But suppose that Jack wants a specific individual,Jill,to marry him, and this because Jack has been deceived into thinking that hisfriend Joe has a highly delectable sister called Jill, though in fact Joe is anonly child. The Jill Jack eventually goes up the hill with is, coincidentally,anotherJill,possibly existent. Let us recall that Grices main focus of the whole essay is,as the title goes, emptiness! In these circumstances, one is inclined to saythat (i) istrueonlyon reading (vii), where the existentialquantifier occurswithinthe scope of the psychological-state or-attitude verb, but wecannotnow represent (ii) or (iii), with Jillbeing vacuous, by (vi), where the existential quantifier (Ǝx)occursoutsidethe scope of the psychological-attitude verb,want,since [well,] Jill does not really exist, except as a figment of Jacksimagination. In a manoeuver that I interpret as purely intentionalist, and thusfavouring by far Suppess over Chomskys characterisation of Grice as a merebehaviourist, Grice hopes that weshouldbe provided withdistinctrepresentationsfortwofamiliar readings of, now: Jack wants Jill to marry him andJack wants Jill to marry him. It is at this point that Grice applies asyntactic scope notation involvingsub-scripted numerals, (ix) and (x),where the numeric values merely indicate the order of introduction of thesymbol to which it is attached in a deductive schema for the predicate calculusin question. Only the first formulation represents the internal reading (whereji stands for Jill): W2ja4F1ji3ja4andW3ja4F2ji1ja4.Notethat in the second formulation, the individual constant for Jill, ji, isintroduced prior to want, – jis sub-script is 1, while Ws sub-script is thehigher numerical value 3. Grice notes: Given that Jill does not exist, only theinternal reading can betrue, or alethically satisfactory. Grice sums uphis reflections on the representation of the opaqueness of a verb standing fora psychological state or attitude like that expressed by wanting with oneobservation that further marks him as an intentionalist, almost of a Meinongiantype. He is willing to allow for existential phrases in cases of vacuousdesignata, provided they occur within opaque psychological-state or attitudeverbs, and he thinks that by doing this, he is being faithful to the richnessand exuberance of ordinary discourse, while keeping Quine happy.As Griceputs it, we should also have available to us also three neutral, yet distinct,(Ǝx)-quantificational forms (together with their isomorphs), as a philosopherwho thinks that Wittgenstein denies a distinction, craves for a generality!Jill now becomes x. W4ja5Ǝx3F1x2ja5, Ǝx5W2ja5F1x4ja3, Ǝx5W3ja4F1x2ja4. As Gricenotes, since in (xii) the individual variable x (ranging over Jill) does notdominate the segment following the (Ǝx) quantifier, the formulation does notdisplay any existential or de re, force, and is suitable therefore forrepresenting the internal readings (ii) or (iii), if we have to allow, as we dohave, if we want to faithfully represent ordinary discourse, for thepossibility of expressing the fact that a particular person, Jill, does notactually exist.
stupid. Grice loved Plato. They are considering‘horseness.’ “I cannot see horeseness; I can see horses.” “You are the epitomeof stupidity.” “I cannot see stupidity. I see stupid.”
societàfilosofia italiana
sub-gestum -- suggestio falsi – suggest. To suggest islike to ‘insinuate,’ only different. The root involves a favourite with Grice,‘a gesture.’ That gesture is very suggesture. Grice explores hint versussuggest in Retrospective epilogue. Also cited by Strawson and Wiggins. Theemissor’s implication is exactly this suggestio, for which suggestum. To suggest,advise,prompt,offer,bring to mind: “quotiesaequitasrestitutionemsuggerit,”Dig. 4, 6, 26fin.; cf.:“quae(res)suggerit,utItalicarumrerumessecredantureaeres,”reminds,admonishes,ib. 28, 5, 35fin.: “quaedamderepublicā,”Aur. Vict. Vir. Ill. 66, 2. —Absol.: “suggerenteconjuge,”at the instigation of,Aur. Vict. Epit. 41, 11; cf.: “suggerenteirā,”id. ib. 12, 10 suggestio falsi. Pl. suggestionesfalsi. [mod.L., = suggestion of what is false.] A misrepresentationof the truth whereby something incorrect is implied to be true; an indirectlie. Often in contexts with suppressio veri. QUOTES: 1815 H.Maddock Princ. & Pract. Chancery I. 208 Whenever Suppressio veri orSuggestio falsi occur..they afford a sufficient ground for setting aside anyRelease or Conveyance. 1855 Newspaper & Gen. Reader's PocketCompan. i.4 He was bound to say that the suppressio veri on that occasionapproached very nearly to a positive suggestio falsi. 1898 KiplingStalky & Co. (1899) 36 It seems..that they had held back materialfacts; that they were guilty both of suppressio veri and suggestio falsi.1907 W. de Morgan Alice-for-Short xxxvi. 389 That's suppressio veriand suggestio falsi! Besides, it's fibs! 1962 J. Wilson PublicSchools & Private Practice i. 19 It is rare to find a positivelyverifiable untruth in a school brochure: but it is equally rare not to find agreat many suggestiones falsi, particularly as regards the material comfort andfacilities available. 1980 D. Newsome On Edge of Paradise 7There are undoubted cases of suppressio veri; on the other hand, he appears toeschew suggestio falsi. --- Fibs indeed. Suppress, suggest.Write: "Griceland, Inc." "Yes, I agree tobecome a Doctor in Gricean Studies" EXAM QUESTION: 1.Discuss suggestio falsi in terms of detachability. 2. Compare suppresioveri and suggestion falsi in connection with "The king of France isbald" uttered during Napoleon's time. 3. Invent things for'suppressio falsi' and 'suggestio veri'. 4. No. You cannot go to thebathroom. -- sub-gestum -- suggestum:not necesarilyy ‘falsi.’ The verb is ‘to suggest that…’ which is diaphanous.Note that the ‘su-‘ stands for ‘sub-‘ which conveys the implicitness orcovertness of the impicatum. Indirectness. It’s ‘under,’ not ‘above’ board.’ Tosuggest, advise, prompt, offer, bring to mind: “quoties aequitas restitutionemsuggerit,” Dig. 4, 6, 26 fin.; cf.: “quae (res) suggerit, ut Italicarum rerumesse credantur eae res,” reminds, admonishes, ib. 28, 5, 35 fin.: “quaedam de republicā,”Aur. Vict. Vir. Ill. 66, 2. — Absol.: “suggerente conjuge,” at the instigationof, Aur. Vict. Epit. 41, 11; cf.: “suggerente irā,” id. ib. 12, 10.— The implicaturumis a suggestum – ALWAYS cancellable. Or not? Sometimes not, if ‘reasonable,’ butnot ‘rational.’ Jill suggests that Jack is brave when she says, “He is anEnglishman, he is; therefore, brave.” The tommy suggests that her poverycontrasts with her honesty (“’Tis the same the whole world over.”) So the‘suggestum’ is like the implicaturum. A particular suggesta are ‘conversationalsuggestum.’ For Grice this is philosophically important, because manyphilosophical adages cover ‘suggesta’ which are not part of the philosopher’simport! Vide Holdcroft, “Some forms of indirect communication.”
substantia – hypostasis, theprocess of regarding a concept or abstraction as an independent or real entity.The verb forms ‘hypostatize’ and ‘reify’ designate the acts of positing objectsof a certain sort for the purposes of one’s theory. It is sometimes impliedthat a fallacy is involved in so describing these processes or acts, as in‘Plato was guilty of the reification of universals’. The issue turns largely oncriteria of ontological commitment. The exact Greek transliteration is “hypostasis” Arianism,diverse but related teachings in early Christianity that subordinated the Sonto God the Father. In reaction the church developed its doctrine of theTrinity, whereby the Son and Holy Spirit, though distinct persons hypostases,share with the Father, as his ontological equals, the one being or substanceousia of God. Arius taught in Alexandria, where, on the hierarchical model ofMiddle Platonism, he sharply distinguished Scripture’s transcendent God fromthe Logos or Son incarnate in Jesus. The latter, subject to suffering andhumanly obedient to God, is inferior to the immutable Creator, the object ofthat obedience. God alone is eternal and ungenerated; the Son, divine not bynature but by God’s choosing, is generated, with a beginning: the uniquecreature, through whom all else is made. The Council of Nicea, in 325,condemned Arius and favored his enemy Athanasius, affirming the Son’screatorhood and full deity, having the same being or substance homoousios asthe Father. Arianism still flourished, evolving into the extreme view that theSon’s being was neither the same as the Father’s nor like it homoiousios, butunlike it anomoios. This too was anathematized, by the Council of 381 atConstantinople, which, ratifying what is commonly called the Nicene Creed,sealed orthodox Trinitarianism and the equality of the three persons againstArian subordinationism.
Sub-positum-- suppositum– Cicero for ‘hypothesis’, as in ‘hypothetico-deductive’ – ahypothetico-deductive method, a method of testing hypotheses. Thought to bepreferable to the method of enumerative induction, whose limitations had beendecisively demonstrated by Hume, the hypothetico-deductive (H-D) method hasbeen viewed by many as the ideal scientific method. It is applied by introducingan explanatory hypothesis resulting from earlier inductions, a guess, or an actof creative imagination. The hypothesis is logically conjoined with a statementof initial conditions. The purely deductive consequences of this conjunctionare derived as predictions, and the statements asserting them are subjected toexperimental or observational test. More formally, given (H • A) P O, H is thehypothesis, A a statement of initial conditions, and O one of the testableconsequences of (H • A). If the hypothesis is ‘all lead is malleable’, and‘this piece of lead is now being hammered’ states the initial conditions, itfollows deductively that ‘this piece of lead will change shape’. In deductivelogic the schema is formally invalid, committing the logical fallacy ofaffirming the consequent. But repeated occurrences of O can be said to confirmthe conjunction of H and A, or to render it more probable. On the other hand,the schema is deductively valid (the argument form modus tollens). For thisreason, Karl Popper and his followers think that the H-D method is bestemployed in seeking falsifications of theoretical hypotheses. Criticisms of themethod point out that infinitely many hypotheses can explain, in the H-D mode,a given body of data, so that successful predictions are not probative, andthat (following Duhem) it is impossible to test isolated singular hypothesesbecause they are always contained in complex theories any one of whose parts iseliminable in the face of negative evidence.
sub-pressum-- suppresum veri: This is a bit likean act of omission – about which Urmson once asked, “Is that ‘to do,’ Grice?” –Strictly, it is implicatural. “Smith has a beautiful handwriting.” Grice’sabductum: “He must be suppressing some ‘veri,’ but surely the ‘suggestio falsi’is cancellable. On the other hand, my abent-minded uncle, who ‘suppresses,’ isnot ‘implicating.’ The ‘suppressio’ has to be ‘intentional,’ as an ‘omission’is. Since for the Romans, the ‘verum’ applied to a unity (alethic/practical)this was good. No multiplication, but unity – cf. untranslatable (think) –modality ‘the ‘must’, neutral – desideratum-doxa – think – Yes, whenUntranslatable discuss ‘vero’ they do say it applies to ‘factual’ andsincerity, I think. At Collections, the expectation is that Grice gives areport on the philosopher’s ability – not onhis handwriting. It is different when Grice applied to St. John’s. “Hedoesn’t return library books.” G. Richardson. Why did he use this on twooccasions? In “Prolegomena,” he uses it for his desideratum of conversationalfortitude (“make a strong conversational move”). To suppress. suggestio falsi.Pl. suggestiones falsi. [mod.L., = suggestion of what is false.] Amisrepresentation of the truth whereby something incorrect is implied to betrue; an indirect lie. Often in contexts with suppressio veri.QUOTES: 1815 H. Maddock Princ. & Pract. Chancery I. 208Whenever Suppressio veri or Suggestio falsi occur..they afford a sufficientground for setting aside any Release or Conveyance. 1855 Newspaper& Gen. Reader's Pocket Compan. i.4 He was bound to say that thesuppressio veri on that occasion approached very nearly to a positive suggestiofalsi. 1898 Kipling Stalky & Co. (1899) 36 It seems..thatthey had held back material facts; that they were guilty both of suppressioveri and suggestio falsi. 1907 W. de Morgan Alice-for-Short xxxvi.389 That's suppressio veri and suggestio falsi! Besides, it'sfibs! 1962 J. Wilson Public Schools & Private Practice i.19 It is rare to find a positively verifiable untruth in a schoolbrochure: but it is equally rare not to find a great many suggestiones falsi,particularly as regards the material comfort and facilities available.1980 D. Newsome On Edge of Paradise 7 There are undoubted cases ofsuppressio veri; on the other hand, he appears to eschew suggestio falsi.--- Fibs indeed. Suppress, suggest. Write: "Griceland,Inc." "Yes, I agree to become a Doctor in GriceanStudies" EXAM QUESTION: 1. Discuss suggestio falsi interms of detachability. 2. Compare suppresio veri and suggestion falsi inconnection with "The king of France is bald" uttered duringNapoleon's time. 3. Invent things for 'suppressio falsi' and 'suggestioveri'. 4. No. You cannot go to the bathroom.
super-knowing. In WoW. A notion Grice detested. Grice,“I detest superknowing.” “For that reason, I propose a closure clause – for acommunicatum to count as one, there should not be any sneaky intention.” Theuse of ‘super’ is Plotinian. If God is super-good, he is not good. If someobodysuperknows, he doesn’t know. This is an implicaturum. Surely it is cancellable:“God is supergood; therefore, He is good.” “Smith superknows that p; therefore,Smith, as per a semantic entailment, knows that p.” Grice: “The implicaturearise out of the postulate of conversational fortitude: why stop at knowing ifyou can claim that Smith superknows? Why say that God is love, when He issuper-love?”
Si –Grice: “If Quine likes ‘vel’ to represent ‘or,’ I shall use ‘si’ to represent‘if.’ -- “if”– (Italian: “si”, Roman, “si”). Unlike Austin, Grice never was stuck with anEnglish expression. Part of his rationalism is that for an expression E, if Eis to be implicaturum, i.e. the vehicle of an ‘implicatum,’ there must be anexpression E2 that does the trick. Implicatura are non-detachable. You cannotdetach it from one expression and using another. Grice: “Whitehead lists ‘and,’‘or,’ and ‘if,’ but had he known some classical languages, he would have noted,as J. C. Wilson does, that ‘if’ is totally subordinating, and thus totallynon-commutative!” -- German “ob,” Latin, “si,” Grecian, “ei” -- conditional, acompound sentence, such as ‘if Abe calls, then Ben answers,’ in which onesentence, the antecedent, is connected to a second, the consequent, by theconnective ‘if . . . then’. Propositions statements, etc. expressed byconditionals are called conditional propositions statements, etc. and, byellipsis, simply conditionals. The ambiguity of the expression ‘if . . . then’gives rise to a semantic classification of conditionals into materialconditionals, causal conditionals, counterfactual conditionals, and so on. Intraditional logic, conditionals are called hypotheticals, and in some areas ofmathematical logic conditionals are called implications. Faithful analysis ofthe meanings of conditionals continues to be investigated and intenselydisputed. conditional proof. 1 Theargument form ‘B follows from A; therefore, if A then B’ and arguments of thisform. 2 The rule of inference that permits one to infer a conditional given aderivation of its consequent from its antecedent. This is also known as therule of conditional proof or /- introduction. conditioning, a form ofassociative learning that occurs when changes in thought or behavior areproduced by temporal relations among events. It is common to distinguishbetween two types of conditioning; one, classical or Pavlovian, in whichbehavior change results from events that occur before behavior; the other,operant or instrumental, in which behavior change occurs because of eventsafter behavior. Roughly, classically and operantly conditioned behaviorcorrespond to the everyday, folk-psychological distinction between involuntaryand voluntary or goaldirected behavior. In classical conditioning, stimuli orevents elicit a response e.g., salivation; neutral stimuli e.g., a dinner bellgain control over behavior when paired with stimuli that already elicitbehavior e.g., the appearance of dinner. The behavior is involuntary. Inoperant conditioning, stimuli or events reinforce behavior after behavioroccurs; neutral stimuli gain power to reinforce by being paired with actualreinforcers. Here, occasions in which behavior is reinforced serve asdiscriminative stimuli-evoking behavior. Operant behavior is goal-directed, ifnot consciously or deliberately, then through the bond between behavior andreinforcement. Thus, the arrangement of condiments at dinner may serve as thediscriminative stimulus evoking the request “Please pass the salt,” whereassaying “Thank you” may reinforce the behavior of passing the salt. It is noteasy to integrate conditioning phenomena into a unified theory of conditioning.Some theorists contend that operant conditioning is really classicalconditioning veiled by subtle temporal relations among events. Other theoristscontend that operant conditioning requires mental representations ofreinforcers and discriminative stimuli. B. F. Skinner 4 90 argued in Walden Two8 that astute, benevolent behavioral engineers can and should use conditioningto create a social utopia. conditio sinequa non Latin, ‘a condition without which not’, a necessary condition;something without which something else could not be or could not occur. For example,being a plane figure is a conditio sine qua non for being a triangle. Sometimesthe phrase is used emphatically as a synonym for an unconditionedpresupposition, be it for an action to start or an argument to get going. I.Bo.Condorcet, Marquis de, title of Marie-JeanAntoine-Nicolas de Caritat174394, philosopher and politicaltheorist who contributed to the Encyclopedia and pioneered the mathematicalanalysis of social institutions. Although prominent in the Revolutionarygovernment, he was denounced for his political views and died in prison.Condorcet discovered the voting paradox, which shows that majoritarian votingcan produce cyclical group preferences. Suppose, for instance, that voters A,B, and C rank proposals x, y, and z as follows: A: xyz, B: yzx, and C: zxy.Then in majoritarian voting x beats y and y beats z, but z in turn beats x. Sothe resulting group preferences are cyclical. The discovery of this problemhelped initiate social choice theory, which evaluates voting systems. Condorcetargued that any satisfactory voting system must guarantee selection of aproposal that beats all rivals in majoritarian competition. Such a proposal iscalled a Condorcet winner. His jury theorem says that if voters register theiropinions about some matter, such as whether a defendant is guilty, and theprobabilities that individual voters are right are greater than ½, equal, andindependent, then the majority vote is more likely to be correct than anyindividual’s or minority’s vote. Condorcet’s main works are Essai surl’application de l’analyse à la probabilité des décisions rendues à lapluralité des voix Essay on the Application of Analysis to the Probability ofDecisions Reached by a Majority of Votes, 1785; and a posthumous treatise onsocial issues, Esquisse d’un tableau historique des progrès de l’esprit humainSketch for a Historical Picture of the Progress of the Human Mind, 1795. “if” corresponding conditional of a givenargument, any conditional whose antecedent is a logical conjunction of all ofthe premises of the argument and whose consequent is the conclusion. The twoconditionals, ‘if Abe is Ben and Ben is wise, then Abe is wise’ and ‘if Ben iswise and Abe is Ben, then Abe is wise’, are the two corresponding conditionalsof the argument whose premises are ‘Abe is Ben’ and ‘Ben is wise’ and whoseconclusion is ‘Abe is wise’. For a one-premise argument, the correspondingconditional is the conditional whose antecedent is the premise and whoseconsequent is the conclusion. The limiting cases of the empty and infinitepremise sets are treated in different ways by different logicians; one simpletreatment considers such arguments as lacking corresponding conditionals. Theprinciple of corresponding conditionals is that in order for an argument to bevalid it is necessary and sufficient for all its corresponding conditionals tobe tautological. The commonly used expression ‘the corresponding conditional ofan argument’ is also used when two further stipulations are in force: first,that an argument is construed as having an ordered sequence of premises ratherthan an unordered set of premises; second, that conjunction is construed as apolyadic operation that produces in a unique way a single premise from asequence of premises rather than as a dyadic operation that combines premises twoby two. Under these stipulations the principle of the corresponding conditionalis that in order for an argument to be valid it is necessary and sufficient forits corresponding conditional to be valid. These principles are closely relatedto modus ponens, to conditional proof, and to the so-called deductiontheorem. “if” counterfactuals, alsocalled contrary-to-fact conditionals, subjunctive conditionals thatpresupcorner quotes counterfactuals pose the falsity of their antecedents, suchas ‘If Hitler had invaded England, G.y would have won’ and ‘If I were you, I’drun’. Conditionals or hypothetical statements are compound statements of theform ‘If p, then q’, or equivalently ‘q if p’. Component p is described as theantecedent protasis and q as the consequent apodosis. A conditional like ‘IfOswald did not kill Kennedy, then someone else did’ is called indicative,because both the antecedent and consequent are in the indicative mood. One like‘If Oswald had not killed Kennedy, then someone else would have’ issubjunctive. Many subjunctive and all indicative conditionals are open,presupposing nothing about the antecedent. Unlike ‘If Bob had won, he’d berich’, neither ‘If Bob should have won, he would be rich’ nor ‘If Bob won, heis rich’ implies that Bob did not win. Counterfactuals presuppose, rather thanassert, the falsity of their antecedents. ‘If Reagan had been president, hewould have been famous’ seems inappropriate and out of place, but not false,given that Reagan was president. The difference between counterfactual and opensubjunctives is less important logically than that between subjunctives andindicatives. Whereas the indicative conditional about Kennedy is true, thesubjunctive is probably false. Replace ‘someone’ with ‘no one’ and the truth-valuesreverse. The most interesting logical feature of counterfactuals is that theyare not truth-functional. A truth-functional compound is one whose truth-valueis completely determined in every possible case by the truth-values of itscomponents. For example, the falsity of ‘The President is a grandmother’ and‘The President is childless’ logically entails the falsity of ‘The President isa grandmother and childless’: all conjunctions with false conjuncts are false.But whereas ‘If the President were a grandmother, the President would bechildless’ is false, other counterfactuals with equally false components aretrue, such as ‘If the President were a grandmother, the President would be amother’. The truth-value of a counterfactual is determined in part by thespecific content of its components. This property is shared by indicative andsubjunctive conditionals generally, as can be seen by varying the wording ofthe example. In marked contrast, the material conditional, p / q, of modernlogic, defined as meaning that either p is false or q is true, is completelytruth-functional. ‘The President is a grandmother / The President is childless’is just as true as ‘The President is a grandmother / The President is amother’. While stronger than the material conditional, the counterfactual isweaker than the strict conditional, p U q, of modern modal logic, which saysthat p / q is necessarily true. ‘If the switch had been flipped, the lightwould be on’ may in fact be true even though it is possible for the switch tohave been flipped without the light’s being on because the bulb could haveburned out. The fact that counterfactuals are neither strict nor materialconditionals generated the problem of counterfactual conditionals raised byChisholm and Goodman: What are the truth conditions of a counterfactual, andhow are they determined by its components? According to the “metalinguistic”approach, which resembles the deductive-nomological model of explanation, acounterfactual is true when its antecedent conjoined with laws of nature andstatements of background conditions logically entails its consequent. On thisaccount, ‘If the switch had been flipped the light would be on’ is true becausethe statement that the switch was flipped, plus the laws of electricity andstatements describing the condition and arrangement of the circuitry, entailthat the light is on. The main problem is to specify which facts are “fixed”for any given counterfactual and context. The background conditions cannotinclude the denials of the antecedent or the consequent, even though they aretrue, nor anything else that would not be true if the antecedent were.Counteridenticals, whose antecedents assert identities, highlight thedifficulty: the background for ‘If I were you, I’d run’ must include factsabout my character and your situation, but not vice versa. Counterlegals like‘Newton’s laws would fail if planets had rectangular orbits’, whose antecedentsdeny laws of nature, show that even the set of laws cannot be all-inclusive. Anotherleading approach pioneered by Robert C. Stalnaker and David K. Lewis extendsthe possible worlds semantics developed for modal logic, saying that acounterfactual is true when its consequent is true in the nearest possibleworld in which the antecedent is true. The counterfactual about the switch istrue on this account provided a world in which the switch was flipped and thelight is on is closer to the actual world than one in which the switch wasflipped but the light is not on. The main problem is to specify which world isnearest for any given counterfactual and context. The difference betweenindicative and subjunctive conditionals can be accounted for in terms of eithera different set of background conditions or a different measure of nearness.counterfactuals counterfactualsCounterfactuals turn up in a variety of philosophical contexts. Todistinguish laws like ‘All copper conducts’ from equally true generalizationslike ‘Everything in my pocket conducts’, some have observed that while anythingwould conduct if it were copper, not everything would conduct if it were in mypocket. And to have a disposition like solubility, it does not suffice to beeither dissolving or not in water: it must in addition be true that the objectwould dissolve if it were in water. It has similarly been suggested that oneevent is the cause of another only if the latter would not have occurred if theformer had not; that an action is free only if the agent could or would havedone otherwise if he had wanted to; that a person is in a particular mentalstate only if he would behave in certain ways given certain stimuli; and thatan action is right only if a completely rational and fully informed agent wouldchoose it. “If the cat is on the mat, she is purring.” INDICATIVE PLUSINDICATIVE – “Subjective ‘if’ is a different animal as Julius Caesar wellknew!” -- Refs: “If and Macaulay.”
iff: Grice: “a sillyabbreviation for ‘if and only if’” -- that is used as if it were a singlepropositional operator (connective). Another synonym for ‘iff’ is ‘just incase’. The justification for treating ‘iff’ as if it were a singlepropositional connective is that ‘P if and only if Q’ is elliptical for ‘P ifQ, and P only if Q’, and this assertion is logically equivalent to ‘P biconditionalQ’.
sublime: sub-lime, neuter. sublīmie (collat.form sublīmus , a, um: ex sublimo vertice, Cic. poët. Tusc. 2, 7, 19; Enn. ap.Non. 169; Att. and Sall. ib. 489, 8 sq.; Lucr. 1, 340), adj. etym. dub.; perh.sub-limen, up to the lintel; cf. sublimen (sublimem est in altitudinem elatum,Fest. p. 306 Müll.), I.uplifted, high, lofty, exalted, elevated (mostly poet.and in postAug. prose; not in Cic. or Cæs.; syn.: editus, arduus, celsus,altus). I. Lit. A. In gen., high, lofty: “hic vertex nobis semper sublimis,”Verg. G. 1, 242; cf. Hor. C. 1, 1, 36: “montis cacumen,” Ov. M. 1, 666:“tectum,” id. ib. 14, 752: “columna,” id. ib. 2, 1: “atrium,” Hor. C. 3, 1, 46:“arcus (Iridis),” Plin. 2, 59, 60, § 151: “portae,” Verg. A. 12, 133: “nemus,”Luc. 3, 86 et saep.: os, directed upwards (opp. to pronus), Ov. M. 1, 85; cf.id. ib. 15, 673; Hor. A. P. 457: “flagellum,” uplifted, id. C. 3, 26, 11:“armenta,” Col. 3, 8: “currus,” Liv. 28, 9.—Comp.: “quanto sublimior AtlasOmnibus in Libyā sit montibus,” Juv. 11, 24.—Sup.: “triumphans in illosublimissimo curru,” Tert. Apol. 33.— B. Esp., borne aloft, uplifted, elevated,raised: “rapite sublimem foras,” Plaut. Mil. 5, 1: “sublimem aliquem rapere(arripere, auferre, ferre),” id. As. 5, 2, 18; id. Men. 5, 7, 3; 5, 7, 6; 5, 7,13; 5, 8, 3; Ter. And. 5, 2, 20; id. Ad. 3, 2, 18; Verg. A. 5, 255; 11, 722 (inall these passages others read sublimen, q. v.); Ov. M 4, 363 al.: “campi armissublimibus ardent,” borne aloft, lofty, Verg. A. 11, 602: sublimes in equisredeunt, id. ib. 7, 285: “apparet liquido sublimis in aëre Nisus,” id. G. 1,404; cf.: “ipsa (Venus) Paphum sublimis abit,” on high through the air, id. A.1, 415: “sublimis abit,” Liv. 1, 16; 1, 34: “vehitur,” Ov. M. 5, 648 al.— C. Onhigh, lofty, in a high position: “tenuem texens sublimis aranea telum,” Cat.68, 49: “juvenem sublimem stramine ponunt,” Verg. A. 11, 67: “sedens soliosublimis avito,” Ov. M. 6, 650: “Tyrio jaceat sublimis in ostro,” id. H. 12,179.— D. Subst.: sublīme , is, n., height; sometimes to be rendered the air:“piro per lusum in sublime jactato,” Suet. Claud. 27; so, in sublime, Auct. B.Afr. 84, 1; Plin. 10, 38, 54, § 112; 31, 6, 31, § 57: “per sublime volantesgrues,” id. 18, 35, 87, § 362: “in sublimi posita facies Dianae,” id. 36, 5, 4,§ 13: “ex sublimi devoluti,” id. 27, 12, 105, § 129.—Plur.: “antiquique memormetuit sublimia casus,” Ov. M. 8, 259: “per maria ac terras sublimaque caeli,”Lucr. 1, 340.— II. Trop., lofty, exalted, eminent, distinguished. A. In gen.:“antiqui reges ac sublimes viri,” Varr. R. R. 2, 4, 9; cf. Luc. 10, 378:“mens,” Ov. P. 3, 3, 103: “pectora,” id. F. 1, 301: “nomen,” id. Tr. 4, 10,121: “sublimis, cupidusque et amata relinquere pernix,” aspiring, Hor. A. P.165; cf.: “nil parvum sapias et adhuc sublimia cures,” id. Ep. 1, 12,15.—Comp.: “quā claritate nihil in rebus humanis sublimius duco,” Plin. 22, 5,5, § 10; Juv. 8, 232.—Sup.: “sancimus supponi duos sublimissimos judices,” Cod.Just. 7, 62, 39.— B. In partic., of language, lofty, elevated, sublime (freq.in Quint.): “sublimia carmina,” Juv. 7, 28: “verbum,” Quint. 8, 3, 18: “claraet sublimia verba,” id. ib.: “oratio,” id. 8, 3, 74: “genus dicendi,” id. 11,1, 3: “actio (opp. causae summissae),” id. 11, 3, 153: “si quis sublimiahumilibus misceat,” id. 8, 3, 60 et saep.—Transf., of orators, poets, etc.:“natura sublimis et acer,” Hor. Ep. 2, 1, 165: “sublimis et gravis etgrandiloquus (Aeschylus),” Quint. 10, 1, 66: “Trachalus plerumque sublimis,”id. 10, 1, 119.—Comp.: “sublimior gravitas Sophoclis,” Quint. 10, 1, 68:“sublimius aliquid,” id. 8, 3, 14: “jam sublimius illud pro Archiā, Saxa atquesolitudines voci respondent,” id. 8, 3, 75.—Hence, advv. 1. Lit., aloft,loftily, on high. (α). Form sub-līmĭter (rare ): “stare,” upright, Cato, R. R.70, 2; so id. ib. 71: “volitare,” Col. 8, 11, 1: “munitur locus,” id. 8, 15,1.— (β). Form sub-līme (class. ): “Theodori nihil interest, humine an sublimeputescat,” Cic. Tusc. 1, 43, 102; cf.: “scuta, quae fuerant sublime fixa, sunthumi inventa,” id. Div. 2, 31, 67: “volare,” Lucr. 2, 206; 6, 97: “ferri,” Cic.Tusc. 1, 17, 40; id. N. D. 2, 39, 101; 2, 56, 141 Orell. N. cr.: “elati,” Liv.21, 30: “expulsa,” Verg. G. 1, 320 et saep.— b. Comp.: “sublimius altumAttollit caput,” Ov. Hal. 69.— 2. Trop., of speech, in a lofty manner, loftily(very rare): “alia sublimius, alia gravius esse dicenda,” Quint. 9, 4, 130.Grice’s favoured translation of Grecian ‘hypsos’ -- a feeling brought about byobjects that are infinitely large or vast such as the heavens or the ocean oroverwhelmingly powerful such as a raging torrent, huge mountains, orprecipices. The former in Kant’s terminology is the mathematically sublime andthe latter the dynamically sublime. Though the experience of the sublime is toan important extent unpleasant, it is also accompanied by a certain pleasure:we enjoy the feeling of being overwhelmed. On Kant’s view, this pleasureresults from an awareness that we have powers of reason that are not dependenton sensation, but that legislate over sense. The sublime thus displays both thelimitations of sense experience and hence our feeling of displeasure and thepower of our own mind and hence the feeling of pleasure. The sublime was anespecially important concept in the aesthetic theory of the eighteenth andnineteenth centuries. Reflection on it was stimulated by the appearance of atranslation of Longinus’s Peri hypsous On the Sublime in 1674. The “postmodernsublime” has in addition emerged in late twentieth century thought as a basisfor raising questions about art. Whereas beauty is associated with that whoseform can be apprehended, the sublime is associated with the formless, thatwhich is “unpresentable” in sensation. Thus, it is connected with critiques of“the aesthetic” understood as that whichis sensuously present as a way ofunderstanding what is important about art. It has also been given a politicalreading, where the sublime connects with resistance to rule, and beautyconnects with conservative acceptance of existing forms or structures ofsociety.
subsidiarium: sub-sidiarium -- subsidiarity, a basic principle ofsocial order and the common good governing the relations between the higher andlower associations in a political community. Positively, the principle ofsubsidiarity holds that the common good, i.e., the ensemble of social resourcesand institutions that facilitate human self-realization, depends on fosteringthe free, creative initiatives of individuals and of their voluntaryassociations; thus, the state, in addition to its direct role in maintainingpublic good which comprises justice, public peace, and public morality also hasan indirect role in promoting other aspects of the common good by renderingassistance subsidium to those individuals and associations whose activitiesfacilitate cooperative human self-realization in work, play, the arts,sciences, and religion. Negatively, the principle of subsidiarity holds thathigher-level i.e., more comprehensive associations while they must monitor, regulate, andcoordinate ought not to absorb, replace,or undermine the free initiatives and activities of lower-level associationsand individuals insofar as these are not contrary to the common good. Thispresumption favoring free individual and social initiative has been defended onvarious grounds, such as the inefficiency of burdening the state with myriadlocal concerns, as well as the corresponding efficiency of unleashing the free,creative potential of subordinate groups and individuals who build up theshared economic, scientific, and artistic resources of society. But the deeperground for this presumption is the view subjunctive conditional subsidiarity886 886 that human flourishing dependscrucially on freedom for individual self-direction and for the self-governmentof voluntary associations and that human beings flourish best through their ownpersonal and cooperative initiatives rather than as the passive consumers orbeneficiaries of the initiatives of others.
subsistum: sub-sistum -- subsistence translation of G. Bestand,in current philosophy, especially Meinong’s system, the kind of being thatbelongs to “ideal” objects such as mathematical objects, states of affairs, andabstractions like similarity and difference. By contrast, the kind of beingthat belongs to “real” wirklich objects, things of the sorts investigated bythe sciences other than psychology and pure mathematics, is called existenceExistenz. Existence and subsistence together exhaust the realm of being Sein.So, e.g., the subsistent ideal figures whose properties are investigated bygeometers do not exist they are nowhereto be found in the real world but it isno less true of them that they have being than it is of an existent physicalobject: there are such figures. Being does not, however, exhaust the realm ofobjects or things. The psychological phenomenon of intentionality shows thatthere are in some sense of ‘there are’ objects that neither exist nor subsist.Every intentional state is directed toward an object. Although one may covetthe Hope Diamond or desire the unification of Europe, one may also covet anon-existent material object or desire a non-subsistent state of affairs. Ifone covets a non-existent diamond, there is in some sense of ‘there is’something that one covets one’s state ofmind has an object and it has certainproperties: it is, e.g., a diamond. It may therefore be said to inhabit therealm of Sosein ‘being thus’ or ‘predication’ or ‘having properties’, which isthe category comprising the totality of objects. Objects that do not have anysort of being, either existence or subsistence, belong to non-being Nichtsein.In general, the properties of an object do not determine whether it has beingor non-being. But there are special cases: the round square, by its verynature, cannot subsist. Meinong thus maintains that objecthood is ausserseiend,i.e., independent of both existence and subsistence.
substratum: sub-statum: hypoeinai, hypostasis, hypokemeinon -- substantia– Grice: “The Romans never felt the need for the word ‘substantia’ but trustCicero to force them to use it!” -- Grice lectured on this with J. L. Austinand P. F. Strawson. hypousia -- as defined by Aristotle in the Categories, thatwhich is neither predicable “sayable” of anything nor present in anything as anaspect or property of it. The examples he gives are an individual man and anindividual horse. We can predicate being a horse of something but not a horse;nor is a horse in something else. He also held that only substances can remainself-identical through change. All other things are accidents of substances andexist only as aspects, properties, or relations of substances, or kinds ofsubstances, which Aristotle called secondary substances. An example of anaccident would be the color of an individual man, and an example of a secondarysubstance would be his being a man. For Locke, a substance is that part of anindividual thing in which its properties inhere. Since we can observe, indeedknow, only a thing’s properties, its substance is unknowable. Locke’s sense isobviously rooted in Aristotle’s but the latter carries no skepticalimplications. In fact, Locke’s sense is closer in meaning to what Aristotlecalls matter, and would be better regarded as a synonym of ‘substratum’, asindeed it is by Locke. Substance may also be conceived as that which is capableof existing independently of anything else. This sense is also rooted inAristotle’s, but, understood quite strictly, leads to Spinoza’s view that therecan be only one substance, namely, the totality of reality or God. A fourthsense of ‘substance’ is the common, ordinary sense, ‘what a thing is made of’.This sense is related to Locke’s, but lacks the latter’s skepticalimplications. It also corresponds to what Aristotle meant by matter, at leastproximate matter, e.g., the bronze of a bronze statue Aristotle analyzesindividual things as composites of matter and form. This notion of matter, orstuff, has great philosophical importance, because it expresses an idea crucialto both our ordinary and our scientific understandings of the world. Philosopherssuch as Hume who deny the existence of substances hold that individual thingsare mere bundles of properties, namely, the properties ordinarily attributed tothem, and usually hold that they are incapable of change; they are series ofmomentary events, rather than things enduring through time.
substantialism, the view that the primary, mostfundamental entities are substances, everything else being dependent for itsexistence on them, either as a property of them or a relation between them.Different versions of the view would correspond to the different senses of theword ‘substance’.
salva-veritate/salva-congruitate distinction, the The phrase occurs in two fragments from Gottfried Leibniz'sGeneral Science. Characteristics: In Chapter 19, Definition 1, Leibnizwrites: "Two terms are the same (eadem) if one can be substituted for theother without altering the truth of any statement (salva veritate)." InChapter 20, Definition 1, Leibniz writes: "Terms which can be substitutedfor one another wherever we please without altering the truth of any statement(salva veritate), are the same (eadem) or coincident (coincidentia). Forexample, 'triangle' and 'trilateral', for in every proposition demonstrated byEuclid concerning 'triangle', 'trilateral' can be substituted without loss oftruth (salva veritate)." ubstitutivity salva veritate: Grice: “Thephrase ‘salva veritate’ has been used at Oxford for years, Kneale tells me!” --a condition met by two expressions when one is substitutable for the other at acertain occurrence in a sentence and the truth-value truth or falsity of thesentence is necessarily unchanged when the substitution is made. In such a casethe two expressions are said to exhibit substitutivity or substitutabilitysalva veritate literally, ‘with truth saved’ with respect to one another inthat context. The expressions are also said to be interchangeable orintersubstitutable salva veritate in that context. Where it is obvious from agiven discussion that it is the truth-value that is to be preserved, it may besaid that the one expression is substitutable for the other or exhibitssubstitutability with respect to the other at that place. Leibniz proposed touse the universal interchangeability salva veritate of two terms in every “proposition”in which they occur as a necessary and sufficient condition for identity presumably for the identity of the thingsdenoted by the terms. There are apparent exceptions to this criterion, asLeibniz himself noted. If a sentence occurs in a context governed by apsychological verb such as ‘believe’ or ‘desire’, by an expression conveyingmodality e.g., ‘necessarily’, ‘possibly’, or by certain temporal expressionssuch as ‘it will soon be the case that’, then two terms may denote the samething but not be interchangeable within such a sentence. Occurrences ofexpressions within quotation marks or where the expressions are both mentionedand used cf. Quine’s example, “Giorgione was so-called because of his size”also exhibit failure of substitutivity. Frege urged that such failures are tobe explained by the fact that within such contexts an expression does not haveits ordinary denotation but denotes instead either its usual sense or theexpression itself. Salva congruitate From Wikipedia, the free encyclopedia Jumpto navigationJump to search Salva congruitate[1] is a Latin scholastic term inlogic, which means "without becoming ill-formed",[2] salva meaningrescue, salvation, welfare and congruitate meaning combine, coincide, agree.Salva Congruitate is used in logic to mean that two terms may be substitutedfor each other while preserving grammaticality in all contexts.[3][4] Contents 1 Remarks on salva congruitate 1.1Timothy C. Potts 1.2 Bob Hale 2See also 3References Remarks on salva congruitateTimothy C. Potts Timothy C. Potts describes salva congruitate as a form ofreplacement in the context of meaning. It is a replacement which preservessemantic coherence and should be distinguished from a replacement whichpreserves syntactic coherence but may yield an expression to which no meaninghas been given. This means that supposing an original expression is meaningful,the new expression obtained by the replacement will also be meaningful, thoughit will not necessarily have the same meaning as the original one, nor, if theexpression in question happens to be a proposition, will the replacementnecessarily preserve the truth value of the original.[5] Bob Hale Bob Hale explains salva congruitate,as applied to singular terms, as substantival expressions in natural language,which are able to replace singular terms without destructive effect on thegrammar of a sentence.[6] Thus the singular term 'Bob' may be replaced by thedefinite description 'the first man to swim the English Channel' salva congruitate.Such replacement may shift both meaning and reference, and so, if made in thecontext of a sentence, may cause a change in truth-value. Thus terms which maybe interchanged salva congruitate may not be interchangeable salva veritate(preserving truth). More generally, expressions of any type are interchangeablesalva congruitate if and only if they can replace one another preservinggrammaticality or well-formedness. Seealso Salva veritate Reference principle Referential opacity Crispin Wright PeterGeach References W.V.O. Quine,Philosophy of logic Dr. BenjaminSchnieder, Canonical Property Designators, P9W.V.O. Quine, Quiddities, P204W.V.O. Quine, Philosophy of Logic, P18Timothy C. Potts, Structures and categories for the representation ofmeaning, p57 Bob Hale, Singular Terms,P34 Categories: Concepts in logicPhilosophical logicPhilosophy of languageLatinlogical phrases. Refs.: H. P. Grice, “Implicaturum salva veritate,” H. P.Grice, “What I learned from T. C. Potts.” – T. C. Potts, “My tutorials withGrice at St. John’s.”
summum bonum: Grice: “that in relation to which all other thingshave at most instrumental value value only insofar as they are productive ofwhat is the highest good. Philosophical conceptions of the summum bonum havefor the most part been teleological in character. That is, they have identifiedthe highest good in terms of some goal or goals that human beings, it issupposed, pursue by their very nature. These natural goals or ends havediffered considerably. For the theist, this end is God; for the rationalist, itis the rational comprehension of what is real; for hedonism, it is pleasure;etc. The highest good, however, need not be teleologically construed. It maysimply be posited, or supposed, that it is known, through some intuitiveprocess, that a certain type of thing is “intrinsically good.” On such a view,the relevant contrast is not so much between what is good as an end and what isgood as a means to this end, as between what is good purely in itself and whatis good only in combination with certain other elements the “extrinsicallygood”. Perhaps the best example of such a view of the highest good would be theposition of Moore. Must the summum bonum be just one thing, or one kind ofthing? Yes, to this extent: although one could certainly combine pluralism theview that there are many, irreducibly different goods with an assertion thatthe summum bonum is “complex,” the notion of the highest good has typicallybeen the province of monists believers in a single good, not pluralists.
summum genus. What adjective is the ‘sumum’ translating, Gricewondered. And he soon found out. We know that the Romans were unoriginallyenough with their ‘genus’ (cf. ‘gens’) translating Grecian ‘genos.’ The highestcategory in the ‘arbor griceiana’ -- The categories. There is infimum genus, orsub-summum. Talk of categories becomes informal in Grice when he ‘echoes’ Kantin the mention of four ‘functions’ that generate for Kant twelve categories.Grice however uses the functions themselves, echoing Ariskant, rather, as‘caegory’. We have then a category of conversational quantity (involved in aprinciple of maximization of conversational informativeness). We have acategory of conversational quality (or a desideratum of conversationalcandour). We have a category of conversational relation (cf. Strawson’sprinciple of relevance along with Strawson’s principles of the presumption ofknowledge and the presumption of ignorance). Lastly, we have a category ofconversational mode. For some reason, Grice uses ‘manner’ sometimes in lieu ofMeiklejohn’s apt translation of Kant’s modality into the shorter ‘mode.’ Thefour have Aristotelian pedigree, indeed Grecian and Graeco-Roman: The quantityis Kant’s quantitat which is Aristotle’s posotes (sic abstract) rendered inRoman as ‘quantitas.’ Of course, Aristotle derives ‘posotes,’ from ‘poson,’ thequantum. No quantity without quantum. The quality is Kant’s qualitat, whichagain has Grecian and Graeco-Roman pediegree. It is Aristotel’s poiotes (sic inabstract), rendered in Roman as qualitas. Again, derived from the more basic‘poion,’ or ‘quale.’ Aristotle was unable to find a ‘-tes’ ending form for whatKant has as ‘relation.’ ‘pros it’ is used, and first translated into Roman as‘relatio.’ We see here that we are talking of a ‘summum genus.’ For who otherbut a philosopher is going to lecture on the ‘pros it’? What Aristotle means isthat Socrates is to the right of Plato. Finally, for Grice’s mode, there isKant’s wrong ‘modalitat,’ since this refers to Aristotle ‘te’ and translated inRoman as ‘modus,’ which Meiklejohn, being a better classicist than Kant,renders as ‘mode,’ and not the pretentious sounding ‘modality.’ Now for Kant,12 categories are involved here. Why? Because he subdivides each summum genusinto three sub-summum or ‘inferiore’ genus. This is complex. Kant wouldDISAGREE with Grice’s idea that a subject can JUDGE in generic terms, say,about the quantum. The subject has THREE scenarios. It’s best to reverse theorder, for surely unity comes before totality. One scenario, he utters aSINGULAR or individual utterance (Grice on ‘the’). The CATEGORY is the firstcategory, THE UNUM or UNITAS. The one. The unity. Second scenario, he utters aPARTICULAR utterance (Grice’s “some (at least one). Here we encounter theSECOND category, that of PLURALITAS, the plurum, plurality. It’s a good thingKant forgot that the Greeks had a dual number, and that Urquhart has fourthnumber, a re-dual. A third scenario: the nirvana. He utters a UNIVERSAL (totum)utterance (Grice on “all”). The category is that of TOTUM, TOTALITAS, totality.Kant does not deign to specify if he means substitutional ornon-substitutional. For the quale, there are again three scenarios for Kant,and he would deny that the subject is confronted with the FUNCTION quale and beable to formulate a judgement. The first scenario involves the subject utteringa PROPOSITIO DEDICATIVA (Grice elaborates on this before introducing ‘not’ in“Indicative conditionals” – “Let’s start with some unstructured amorophousproposition.” Here the category is NOT AFFIRMATION, but the nirvana “REALITAS,”Reality, reale.Second scenario, subject utters a PROPOSITIO ABDICATIVA (Griceon ‘not’). While Kant does not consider affirmatio a category (why should he?),he does consider NEGATIO a category. Negation. See abdicatum. Third scenario,subject utters an PROPOSITIO INFINITA. Here the category is that of LIMITATION,which is quite like NEGATIO (cf. privatio, stelesis, versus habitus or hexis), butnot quite. Possibly LIMITATUM. Regarding the ‘pros ti.’ The first scenarioinvolves a categorema, PROPOSITIO CATEGORICA. Here Kant seems to think thatthere is ONE category called “INHERENCE AND SUBSTISTENCE or substance andaccident. There seem rather two. He will go to this ‘pair’ formulation in onemore case in the relation, and for the three under modus. If we count the‘categorical pairs’ as being two categories. The total would not be 12categories but 17, which is a rather ugly number for a list of categories,unles it is not. Kant is being VERY serious here, because if he hasSUBSTISTENCE or SUBSTANCE as a category, this is SECUNDA SUBSTANTIA or‘deutero-ousia.’ It is a no-no to count the prote ousia or PRIMA SUBSTANTIA asa category. It is defined as THE THING which cannot be predicated of anything!“SUMBEBEKOS” is a trick of Kant, for surely EVERYTHING BUT THE SUBSTANCE can beseen as an ‘accidens’ (In fact, those who deny categories, reduce them to‘attribute’, or ‘property.’ The second scenario involves an ‘if’ Grice on ‘if’– PROPOSITIO CONDITIONALIS – hypothetike protasis -- this involves for thefirst time a MOLECULAR proposition. As in the previous case, we have a‘category pair’, which is formulated either as CAUSALITY (CAUSALITAS) and DEPENDENCE(Dependentia), or “cause’ (CAUSA) and ‘effect’ (Effectum). Kant is having inmind Strawson’s account of ‘if’ (The influence of P. F. Strawson on Kant). Forsince this is the hypothetical, Kant is suggeseting that in ‘if p, q’ q dependson p, or q is an effect of its cause, p. As in “If it rains, the boots are inthe closet.” (J). The third scenario also involves a molectural proposition, ADISJUNCTUM. PROPOSITIO DISJUNCTIVA. Note that in Kant, ‘if’ before ‘or’! Hisimplicaturum: subordination before coordination, which makes sense. Grice on‘or.’ FOR SOME REASON, the category here for Kant is that of COMMUNITAS(community) or RECIPROCITAS, reciprocity. He seems to be suggesting that if youturn to the right or to the left, you are reciprocally forbidden to keep ongoing straight. For the modus, similar. Here Kant is into modality. Again, itis best to re-order the scenarios in terms of priority. Here it’s the middlewhich is basic. The first scenario, subject utters an ASSERTORIC. The categoryis a pair: EXISTENCE (how is this different from REALITY) and NON-EXISTENCE(how is this different from negation?). He has in mind: ‘the cat is in theroom,’ ‘the room is empty.’ Second scenario, the subject doubts. subject uttersa problematical. (“The pillar box may be red”). Here we have a category pair:POSSIBILITIAS (possibility) and, yes, IMPOSSIBILITAS – IMPOSSIBILITY. This isodd, because ‘impossibility’ goes rather with the negation of necessity. Thethird and last scenario, subject utters an APODEICTIC. Here again there is acategory pair – yielding 17 as the final number --: NECESSITAS, necessity, andguess what, CONTINGENTIA, or contingency. Surely, possibilitas and contingentiaare almost the same thing. It may be what Grice has in mind when he blames aphilosopher to state that ‘what is actual is not also possible.’ Or not. Refs.:H. P. Grice, “Gilbert Ryle’s criticism of Ariskant’s categories,” Ryle,“Categories.” “The nisnamed categories.” Ryle notes that when it comes to‘relatio,’ Kant just murders Aristotle’s idea of a ‘relation’ as in higherthan, or smaller than. – “His idea of the molecular propositions has nothing todo with Aristotle’s ‘relation’ or ‘pros ti.’”
sub-positum, suppositum – (literally, ‘sub-positum,’) -- cf.presuppositum -- in the Middle Ages, reference. The theory of supposition, thecentral notion in the theory of proprietates terminorum, was developed in thetwelfth century, and was refined and discussed into early modern times. It hastwo parts their names are a modern convenience. 1 The theory of suppositionproper. This typically divided suppositio into “personal” reference toindividuals not necessarily to persons, despite the name, “simple” reference tospecies or genera, and “material” reference to spoken or written expressions.Thus ‘man’ in ‘Every man is an animal’ has personal supposition, in ‘Man is aspecies’ simple supposition, and in ‘Man is a monosyllable’ materialsupposition. The theory also included an account of how the range of a term’sreference is affected by tense and by modal factors. 2 The theory of “modes” ofpersonal supposition. This part of supposition theory divided personalsupposition typically into “discrete” ‘Socrates’ in ‘Socrates is a man’,“determinate” ‘man’ in ‘Some man is a Grecian’, “confused and distributive”‘man’ in ‘Every man is an animal’, and “merely confused” ‘animal’ in ‘Every manis an animal’. The purpose of this second part of the theory is a matter ofsome dispute. By the late fourteenth century, it had in some authors become a theoryof quantification. The term ‘suppositio’ was also used in the Middle Ages inthe ordinary sense, to mean ‘assumption’, ‘hypothesis’. H. P. Grice,“Implicaturum, implicatum, positum, subpositum;” H. P. Grice: “Acommunicational analogy: explicatum/expositum:implicatum/impositum,” H. P.Grice, “The positum: between the sub-positum and the supra-positum,” H. P.Grice, “The implicaturum, the sous-entendu, and the sub-positum.”
survival: discussed by Grice in what he calls the ‘genoritorialprogramme, where the philosopher posits himself as a creature-constructor. It’san expository device that allows to ask questions in the third person, “seeingthat we can thus avoid the so-called ‘first-person bias’” -- continuedexistence after one’s biological death. So understood, survival can pertainonly to beings that are organisms at some time or other, not to beings that aredisembodied at all times as angels are said to be or to beings that areembodied but never as organisms as might be said of computers. Theories thatmaintain that one’s individual consciousness is absorbed into a universalconsciousness after death or that one continues to exist only through one’sdescendants, insofar as they deny one’s own continued existence as anindividual, are not theories of survival. Although survival does not entailimmortality or anything about reward or punishment in an afterlife, manytheories of survival incorporate these features. Theories about survival haveexpressed differing attitudes about the importance of the body. supervenientbehaviorism survival 892 892 Somephilosophers have maintained that persons cannot survive without their ownbodies, typically espousing a doctrine of resurrection; such a view was held byAquinas. Others, including the Pythagoreans, have believed that one can survivein other bodies, allowing for reincarnation into a body of the same species oreven for transmigration into a body of another species. Some, including Platoand perhaps the Pythagoreans, have claimed that no body is necessary, and thatsurvival is fully achieved by one’s escaping embodiment. There is a similarspectrum of opinion about the importance of one’s mental life. Some, such asLocke, have supposed that survival of the same person would require memory ofone’s having experienced specific past events. Plato’s doctrine ofrecollection, in contrast, supposes that one can survive without anyexperiential memory; all that one typically is capable of recollecting areimpersonal necessary truths. Philosophers have tested the relative importanceof bodily versus mental factors by means of various thought experiments, ofwhich the following is typical. Suppose that a person’s whole mental life memories, skills, and character traits were somehow duplicated into a data bank anderased from the person, leaving a living radical amnesiac. Suppose further thatthe person’s mental life were transcribed into another radically amnesiac body.Has the person survived, and if so, as whom?
swinburne: Grice: “Those Savoyards among us should never confuseSwinburne, parodied in “Patience,” and the Oxonian theologian – hardly anaesthete!” -- English philosopher of religion and of science. In philosophy ofscience, he has contributed to confirmation theory and to the philosophy ofspace and time. His work in philosophy of religion is the most ambitiousproject in philosophical theology undertaken by a British philosopher in thetwentieth century. Its first part is a trilogy on the coherence andjustification of theistic belief and the rationality of living by that belief:TheCoherence of Theism 7, The Existence of God 9, and Faith and Reason 1. Since5, when Swinburne became Nolloth Professor of the Philosophy of the ChristianReligion at the of Oxford, he haswritten a tetralogy about some of the most central of the distinctivelyChristian religious doctrines: Responsibility and Atonement 9, Revelation 2,The Christian God 4, and Providence and the Problem of Evil 8. The mostinteresting feature of the trilogy is its contribution to natural theology.Using Bayesian reasoning, Swinburne builds a cumulative case for theism byarguing that its probability is raised sustaining cause Swinburne, Richard893 893 by such things as the existenceof the universe, its order, the existence of consciousness, human opportunitiesto do good, the pattern of history, evidence of miracles, and religiousexperience. The existence of evil does not count against the existence of God.On our total evidence theism is more probable than not. In the tetralogy he explicatesand defends such Christian doctrines as original sin, the Atonement, Heaven,Hell, the Trinity, the Incarnation, and Providence. He also analyzes thegrounds for supposing that some Christian doctrines are revealed truths, andargues for a Christian theodicy in response to the problem of evil. Refs.: H.P. Grice, “Swinburne et moi.”
synæsthesia: cum-perceptum: co-sensibile – cum-sensibile –co-sensatio, co-sensation -- a conscious experience in which qualities normallyassociated with one sensory modality are or seem to be sensed in another.Examples include auditory and tactile visions such as “loud sunlight” and “softmoonlight” as well as visual bodily sensations such as “dark thoughts” and“bright smiles.” Two features of synaesthesia are of philosophic interest.First, the experience may be used to judge the appropriateness of sensorymetaphors and similes, such as Baudelaire’s “sweet as oboes.” The metaphor isappropriate just when oboes sound sweet. Second, synaesthesia challenges themanner in which common sense distinguishes among the external senses. It iscommonly acknowledged that taste, e.g., is not only unlike hearing, smell, orany other sense, but differs from them because taste involves gustatory ratherthan auditory experiences. In synaesthesia, however, one might taste soundssweet-sounding oboes. G.A.G. syncategoremata, 1 in grammar, words that cannotserve by themselves as subjects or predicates of categorical propositions. Theopposite is categoremata, words that can do this. For example, ‘and’, ‘if’,‘every’, ‘because’, ‘insofar’, and ‘under’ are syncategorematic terms, whereas‘dog’, ‘smooth’, and ‘sings’ are categorematic ones. This usage comes from thefifth-century Latin grammarian Priscian. It seems to have been the original wayof drawing the distinction, and to have persisted through later periods alongsyllogism, demonstrative syncategoremata 896896 with other usages described below. 2 In medieval logic from thetwelfth century on, the distinction was drawn semantically. Categoremata arewords that have a definite independent signification. Syncategoremata do nothave any independent signification or, according to some authors, not adefinite one anyway, but acquire a signification only when used in aproposition together with categoremata. The examples used above work here aswell. 3 Medieval logic distinguished not only categorematic andsyncategorematic words, but also categorematic and syncategorematic uses of asingle word. The most important is the word ‘is’, which can be used bothcategorematically to make an existence claim ‘Socrates is’ in the sense‘Socrates exists’ or syncategorematically as a copula ‘Socrates is aphilosopher’. But other words were treated this way too. Thus ‘whole’ was saidto be used syncategorematically as a kind of quantifier in ‘The whole surfaceis white’ from which it follows that each part of the surface is white, butcategorematically in ‘The whole surface is two square feet in area’ from whichit does not follow that each part of the surface is two square feet in area. 4In medieval logic, again, syncategoremata were sometimes taken to include wordsthat can serve by themselves as subjects or predicates of categoricalpropositions, but may interfere with standard logical inference patterns whenthey do. The most notorious example is the word ‘nothing’. If nothing is betterthan eternal bliss and tepid tea is better than nothing, still it does notfollow by the transitivity of ‘better than’ that tepid tea is better thaneternal bliss. Again, consider the verb ‘begins’. Everything red is colored,but not everything that begins to be red begins to be colored it might havebeen some other color earlier. Such words were classified as syncategorematicbecause an analysis called an expositio of propositions containing them revealsimplicit syncategoremata in sense 1 or perhaps 2. Thus an analysis of ‘Theapple begins to be red’ would include the claim that it was not red earlier,and ‘not’ is syncategorematic in both senses 1 and 2. 5 In modern logic, sense2 is extended to apply to all logical symbols, not just to words in naturallanguages. In this usage, categoremata are also called “proper symbols” or“complete symbols,” while syncategoremata are called “improper symbols” or“incomplete symbols.” In the terminology of modern formal semantics, themeaning of categoremata is fixed by the models for the language, whereas themeaning of syncategoremata is fixed by specifying truth conditions for thevarious formulas of the language in terms of the models. H. P. Grice,“Implicatures of synaesthesia,” “Some remarks about the senses.”
syneidesis,conscientia -- synderesis: Gricedisliked the word as a ‘barbarism.’ Grice: “synderesiswas by most of us at the Playgroupreckoned to be a corruption of theGreician“συνείδησις” shared knowledge, literally‘co-ideatio,’ formed from ‘syn’ and ‘eidesis,’ ‘co-vision,’ orconscience, the corruption appearing in the medieval manuscripts of whatAustin called ‘that ignorant saint,’ Jerome in his Commentary.” Douglas Kries inTraditiovol.57:Origen, Plato, and Conscience (Synderesis) in Jerome's EzekielCommentary, p. 67. συνείδησις , εως, ἡ, A.Liddell and Scott render as “knowledge shared with another,” -- τῶν ἀλγημάτων(in a midwife) Sor.1.4. 2. communication, information, εὑρήσεις ς. PPar. p.422(ii A.D.); “ς. εἰσήνεγκαν τοῖς κολλήγαις αὐτῶν” POxy. 123.13 (iii/iv A.D.). 3.knowledge, λῦε ταῦτα πάντα μὴ διαλείψας ἀγαθῇ ς. (v.l. ἀγαθῇ τύχῃ) Hp.Ep.1. 4.consciousness, awareness, [τῆς αὑτοῦ συστάσεως] Chrysipp.Stoic.3.43, cf.Phld.Rh.2.140 S., 2 Ep.Cor.4.2, 5.11, 1 Ep.Pet.2.19; “τῆς κακοπραγμοσύνης”Democr.297, cf. D.S.4.65, Ep.Hebr.10.2; “κατὰ συνείδησιν ἀτάραχοι διαμενοῦσι”Hero Bel.73; inner consciousness, “ἐν ς. σου βασιλέα μὴ καταράσῃ” LXX Ec.10.20; in 1 Ep.Cor.8.7 συνειδήσει is f.l. for συνηθείᾳ. 5. consciousness ofright or wrong doing, conscience, Periander and Bias ap. Stob.3.24.11,12,Luc.Am.49; ἐὰν ἐγκλήματός τινος ἔχῃ ς. Anon. Oxy.218 (a) ii 19; “βροτοῖς ἅπασιν ἡ ς. θεός” Men.Mon.654, cf. LXXWi.17.11, D.H.Th.8 (but perh. interpol.); “ς. ἀγαθή” Act.Ap.23.1; ἀπρόσκοποςπρὸς τὸν θεόν ib.24.16; “καθαρά” 1 Ep.Ti.3.9, POsl.17.10 (ii A.D.);“κολαζομένους κατὰ συνείδησιν” Vett.Val.210.1; “θλειβομένη τῇ ς. περὶ ὧνἐνοσφίσατο” PRyl.116.9 (ii A.D.); τὸν . . θεὸν κεχολωμένον ἔχοιτο καὶ τὴν ἰδίανς. Ath.Mitt.24.237 (Thyatira); conscientiousness, Arch.Pap.3.418.13 (viA.D.).--Senses 4 and 5 sts. run one into the other, v. 1 Ep.Cor.8.7, 10.27 sq.6. complicity, guilt, crime, “περὶ τοῦ πεφημίσθαι αὐτὴν ἐν ς. τοιαύτῃ”Supp.Epigr.4.648.13 (Lydia, ii A.D.). Grice: “The rough Romans could not dowith the ‘cum-‘ of the ‘syn-‘ but few of us at Oxford think of Laurel and Hardyor Grice and Strawson when they say ‘conscientia’!” con-scĭo , īre, v. a. * I.To be conscious of wrong: nil sibi, * Hor. Ep. 1, 1, 61.— II. To know well(late Lat.): “consciens Christus, quid esset,” Tert. Carn. Chr. 3. moral theology, conscience. Jerome used ‘synderesis.’‘Synderesis’ becomes a fixture because of Peter Lombard’s inclusion of it inhis Sentences. Despite this origin, Grecian ‘synderesis’ is distinguished from Roman‘conscience’ (from cum-scire) -- byAquinas. For Aquinas, Grecian ‘synderesis’ is the quasi-habitual grasp of themost common principles of the moral order i.e., natural law, whereas ‘conscienntia’is the *application* of such knowledge to fleeting and unrepeatablecircumstances. ’Conscientia,’ Aquinas misleadingly claims, is allegedly ambiguousin the way in which ‘knowledge’ is. Knowledge (Scientia) can be the mentalstate of the knower or what the knower knows (scitum, cognitum) – Grice: “Infact, Roman has four participles, active present, sciens, passive perfect,sctium, future active, sciendus, future passive, sciturus -- But ‘conscientia’ like ‘synderesis’, is typically used for thestate of the soul. Sometimes, however, conscientia is taken to include generalmoral knowledge as well as its application here and now; but the content ofsynderesis is the most general precepts, whereas the content of conscience, ifgeneral knowledge, will be less general precepts. Since conscience can beerroneous, the question arises as to whether synderesis and its object, naturallaw precepts, can be obscured and forgotten because of bad behavior orupbringing. Aquinas holds that while great attrition can take place, suchcommon moral knowledge cannot be wholly expunged from the soul. This is aversion of the Aristotelian doctrine that there are starting points ofknowledge so easily grasped that the grasping of them is a defining mark of thehuman being. However perversely the human agent behaves there will remain notonly the comprehensive realization that good (bonum) is to be done and evil (malum)avoided, but also the recognition of some substantive human goods. Refs.: LuigiSperanza, “Grice ad Aquino,” Villa Grice --. H. P. Grice, “Kenny on Aquinas,”“Kenny uses barbaric Griceian and Grecian.”
synergism: in soteriology, the cooperation within humanconsciousness of free will and divine grace in the processes of conversion andregeneration. Synergism became an issue in sixteenth-century Lutheranism duringa controversy prompted by Philip Melanchthon 1497 syncategorematic synergism897 897 1569. Under the influence ofErasmus, Melanchthon mentioned, in the 1533 edition of his Common Places, threecauses of good actions: “the Word, the Holy Spirit, and the will.” Advocated byPfeffinger, a Philipist, synergism was attacked by the orthodox,predestinarian, and monergist party, Amsdorf and Flacius, who retorted withGnesio-Lutheranism. The ensuing Formula of Concord 1577 officialized monergism.Synergism occupies a middle position between uncritical trust in human noeticand salvific capacity Pelagianism and deism and exclusive trust in divineagency Calvinist and Lutheran fideism. Catholicism, Arminianism, Anglicanism,Methodism, and nineteenth- and twentieth-century liberal Protestantism haveprofessed versions of synergism.
systemstheory: the transdisciplinary study ofthe abstract organization of phenomena, independent of their substance, type, orspatial or temporal scale of existence. It investigates both the principlescommon to all complex entities and the usually mathematical models that can beused to describe them. Systems theory was proposed in the 0s by the biologistLudwig von Bertalanffy and furthered by Ross Ashby Introduction to Cybernetics,6. Von Bertalanffy was both reacting against reductionism and attempting torevive the unity of science. He emphasized that real systems are open to, andinteract with, their environments, and that they can acquire qualitatively newproperties through emergence, resulting in continual evolution. Rather thanreduce an entity e.g. the human body to the properties of its parts or elementse.g. organs or cells, systems theory focuses on the arrangement of andrelations among the parts that connect them into a whole cf. holism. Thisparticular organization determines a system, which is independent of theconcrete substance of the elements e.g. particles, cells, transistors, people.Thus, the same concepts and principles of organization underlie the differentdisciplines physics, biology, technology, sociology, etc., providing a basisfor their unification. Systems concepts include: system environment boundary,input, output, process, state, hierarchy, goal-directedness, and information.The developments of systems theory are diverse Klir, Facets of Systems Science,1, including conceptual foundations and philosophy e.g. the philosophies ofBunge, Bahm, and Laszlo; mathematical modeling and information theory e.g. thework of Mesarovic and Klir; and practical applications. Mathematical systemstheory arose from the development of isomorphies between the models ofelectrical circuits and other systems. Applications include engineering,computing, ecology, management, and family psychotherapy. Systems analysis,developed independently of systems theory, applies systems principles to aid adecision maker with problems of identifying, reconstructing, optimizing, andcontrolling a system usually a socio-technical organization, while taking intoaccount multiple objectives, constraints, and resources. It aims to specifypossible courses of action, together with their risks, costs, and benefits.Systems theory is closely connected to cybernetics, and also to system dynamics,which models changes in a network of synergy systems theory 898 898 coupled variables e.g. the “worlddynamics” models of Jay Forrester and the Club of Rome. Related ideas are usedin the emerging “sciences of complexity,” studying self-organization andheterogeneous networks of interacting actors, and associated domains such asfar-from-equilibrium thermodynamics, chaotic dynamics, artificial life,artificial intelligence, neural networks, and computer modeling and simulation.
taddio: essential Jump tonavigationJump Luca Taddio Da Wikipedia, l'enciclopedia liberto search Dubbiodi enciclopedicità La rilevanza enciclopedica di questa voce o sezionesull'argomento filosofi è stata messa in dubbio. Motivo: dalla voce non sievince particolare rilevanza, la maggior parte dei volumi sono stati pubblicatiper la casa editrice che codirige e forse ha fondato, ma riguardo a questo ledue voci sono contradditorie. A parte una recensione di Sole24h, la maggiorparte delle fonti parlano di lui solo marginalmente. Una richiesta un anno fain pagina di discussione di esplicitare la rilevanza del soggetto non haottenuto risposte. In realtà il dubbio era già stato apposto nel 2016 edeliminato senza discussione Puoi aiutare aggiungendo informazioni verificabilie non evasive sulla rilevanza, citando fonti attendibili di terze parti epartecipando alla discussione. Se ritieni la voce non enciclopedica, puoiproporne la cancellazione. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.Per interpellare gli autori della voce o il progetto usa: {{AiutoE|LucaTaddio}}--~~~~ Questa voce è da wikificare Questa voce o sezione sull'argomentofilosofi non è ancora formattata secondo gli standard. Commento: da togliere icollegamenti esterni in corpo voce e soprattutto i collegamenti a pagine perl'acquisto; alcuni collegamenti sembrano ormai puntare a siti non più attiviContribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di Wikipedia. Segui isuggerimenti del progetto di riferimento. Luca Taddio (Udine, 1974) è unfilosofo e editore italiano. Si occupa in particolare di fenomenologia dellapercezione, ontologia e teoria della conoscenza a cavallo tra estetica emetafisica[1]. È direttore editoriale, con Pierre dalla Vigna, della casaeditrice Mimesis Edizioni. Indice 1Biografia 2Monografie 3Curatele4Note 5Collegamenti esterni Biografia Luca Taddio nasce a Udine nel 1974. Dopoi primi studi artistici si laurea in Filosofia a Trieste, successivamente,trascorre un periodo di studio presso il dipartimento di Filosofia dell'Universitàdi Edimburgo: completa la sua formazione all'Università di Trieste conseguendoil titolo di dottore di ricerca. È stato allievo dello psicologo sperimentalePaolo Bozzi e del filosofo Giorgio Derossi. Il primo libro, Spaziimmaginali (Prefazione di Maurizio Ferraris), è un testo di narrativafilosofica che si inserisce all'interno della tradizione del realismo magico:l'esistenza viene espressa da una sequenza di istantanee emergenti dallo spazioimmaginale. Tutti gli scritti dell'autore sono di matrice realista:Fenomenologia eretica è un libro incentrato sull'analisi di un unico esempioconsiderato dall'autore paradigmatico per l'intera tradizione fenomenologica,la percezione di un cubo. L'analisi critica dell'esperienza è sviluppata, da unlato, in rapporto alla fenomenologia sperimentale di Paolo Bozzi e, dall'altro,in risposta alle critiche che Emanuele Severino rivolge allafenomenologia.[2] A partire dall'opera pittorica di René Magritte, ne Idue misteri viene applicata la teoria della percezione diretta, elaboratainFenomenologia eretica, al problema della raffigurazione pittorica. Ilpensiero di Magritte viene discusso alla fine del volume in un dialogo conMassimo Donà.[3] L'insegnamento di estetica alla facoltà di Architetturalo porta a realizzare, con Damiano Cantone, il testo: L'affermazionedell'architettura. La relazione filosofia-architettura sta al centro di altridue libri da lui curati: Costruire abitare pensare e Città metropoliterritorio; il concetto di affermazione sarà nuovamente preso in esame in unnumero di aut aut dedicato a Derrida e l'architettura.[4] In Verso unnuovo realismo si delinea un'ontologia della metastabilità, il libro siconclude con un dialogo con Maurizio Ferraris sul Nuovo realismo. Sul tema delNuovo realismo avvia un articolato confronto con Maurizio Ferraris ed EmanueleSeverino.[5] [6] Le riflessioni sul Nuovo realismo si sono sviluppate indiversi direzioni: politica, architettura, cinema, ontologia ed epistemologia(Si veda: Alfabeta2[7]; “aut aut”[8]; “Cinema&Cie”[9]; “Teoria &Modelli”[10]; “La Filosofia Futura”[11]; “Philosophical Readings”[12];).Nel 2006 fonda, con Pierre dalla Vigna, Mimesis Edizioni: la società èdetentrice dei marchi editoriali di Mimesis in Italia e all'estero. Nel 2006costituisce, con Marco Brollo, lo studio grafico Mimesis Communication.Nel 2014 progetta e realizza la rivista di approfondimento culturale Scenaridiretta da Damiano Cantone e nello stesso anno crea e dirige il FestivalMimesis – Territori delle idee. A partire da una prima formazionepolitica di stampo liberal-socialista lavora in direzione di un rilancio dellacultura cosmopolita in rapporto alle nuove forme di partecipazionedemocratica(interventi: Festival Vicino Lontano[13], PopSophia[14], Radio Radicale[15]). Nel 2016 viene nominato dal MinistroDario Franceschini nel Cda di Palazzo Reale a Genova[16]. Dall'anno accademico2018-19 è professore associato di estetica presso l'Università degli studi diUdine. Monografie Spazi immaginali, Campanotto Editore, 2004Fenomenologia eretica. Saggio sull'esperienza immediata della cosa, Mimesis,2011 L'affermazione dell'architettura. Una riflessione introduttiva (conDamiano Cantone), Mimesis, 2014 Global Revolution, Mimesis, 2012 I due misteri.Da Magritte alla natura delle rappresentazioni pittoriche, Mimesis, 2012 Versoun nuovo realismo. Osservazioni sulla stabilità tra estetica e metafisica,Jouvence, 2013 Curatele Paolo Bozzi, Un mondo sotto osservazione, Mimesis, 2009La guerra e il mortale. A lezione da Emanuele Severino, Mimesis, 2009 CostruireAbitare Pensare, Mimesis, 2009 Quale filosofia per il partito democratico e lasinistra, Mimesis, 2011 La Terra e il Sacro. A lezione da Massimo Donà,Mimesis, 2011 Città Metropoli Territorio, Mimesis, 2012 David Cronenberg. Unmetodo pericoloso, Mimesis, 2012 Manifesto per una sinistra cosmopolita,Mimesis, 2013 Radicalmente liberi. A partire da Marco Pannella, con L. Caffo,Mimesis 2014 In dialogo con Maurizio Ferraris, Mimesis 2016 Note ^ Curriculum LucaTaddio (PDF), su lucataddio.com (archiviato dall'url originale il 1º giugno2016). ^ Massimo Donà - L'apparire della Cosa - La Fenomenologia Eretica DiLuca Taddio, su youtube.com. ^ Uno scandalo per il pensiero, suilsole24ore.com. ^ “aut aut” n. 368/2015, su autaut.ilsaggiatore.com. ^ Ma ilrealismo non è tutto nuovo, su corriere.it. ^ È il crepuscolo delle tradizioni,su corriere.it. ^ Sinistra e Nuovo Realismo, su alfabeta2.it. ^ Vuoti disapere, su autaut.ilsaggiatore.com. ^ The Geopolitics of Cinema and the Studyof Film, su cinemaetcie.net (archiviato dall'url originale il 24 settembre2016). ^ Teorie & Modelli, su pitagoragroup.it (archiviato dall'urloriginale il 7 maggio 2016). ^ La Filosofia Futura, su lafilosofiafutura.it. ^PHILOSOPHICAL READINGS - Special Issue on: REALISM AND ANTI-REALISM: NEWPERSPECTIVES (PDF), su philosophicalreadings.files.wordpress.com. ^ Passionepolitica e democrazia. Con U. Curi, M. Pacini, M. Panarari e L.Taddio, suyoutube.com. ^ "Marionette al potere" Curi, Marramao, Taddio, suyoutube.com. ^ Oratore: Luca Taddio, su radioradicale.it. ^ CDA Palazzo RealeGenova (PDF), su beniculturali.it. Collegamenti esterni Sito ufficiale, sulucataddio.it. Modifica su Wikidata Registrazioni di Luca Taddio, suRadioRadicale.it, Radio Radicale. Modifica su Wikidata Intervista a E. SeverinoArtribune: intervista di Davide Dal Sasso Controllo di autorità VIAF (EN) 170547256 ·SBN IT\ICCU\CFIV\217449 · WorldCat Identities (EN) lccn-no2011068878 BiografiePortale Biografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani delXX secoloFilosofi italiani del XXI secoloEditori italianiNati nel 1974Nati aUdine[altre]
Tagliabue Guido Morpurgo-Tagliabue DaWikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Guido Morpurgo-Tagliabue(Milano, 9 gennaio 1907 – Milano, 29 marzo 1997) è stato un filosofo, criticoletterario e accademico italiano.Indice 1Biografia 2Opere principali 2.1Introduzioni e prefazioni 3Note4Bibliografia 5Voci correlate 6Collegamenti esterni Biografia Nato da padreignoto e dalla giovane Giovanna Tagliabue, poi moglie del maturo avvocato,assessore e filantropo Gerolamo Morpurgo (1847-1920), si formò all'Universitàdegli Studi di Milano, laureandosi in Filosofia. Dopo diverse collaborazioni ariviste come critico letterario e teatrale, si occupò lui stesso di filosofia apartire da due saggi del dopoguerra, Le strutture del trascendentale e Ilconcetto dello stile (entrambi pubblicati nel 1951), che gli fecero avere ilposto di professore di Estetica all'Università degli Studi di Milano (fino al1961), poi quello di Filosofia teoretica all'Università degli Studi di Trieste(dal 1964 al 1982). In precedenza avevacollaborato dal 1931 al 1938 alla rivista Il Convegno, ma scrisse anche su LaLettura e La Rassegna d'Italia, e più di recente su Rivista critica di storiadella filosofia, Rivista di filosofia, Belfagor, Giornale critico dellafilosofia italiana, Rivista di estetica, Il pensiero, Aretusa , Lingua e stile,Studi di estetica, Studi tedeschi, aut aut ecc.Si occupò di germanistica, gnoseologia, semantica, estetica e poetica,attraverso numerosi saggi di taglio fenomenologico. Come per Adelchi Baratono e Antonio Banfi, lasua analisi dell'estetica e delle scelte poetiche e stilistiche degli artistisi distacca dall'impostazione di Benedetto Croce e poi di Guido Calogero perorientarsi verso l'aspetto pratico (influenzato anche dall'esistenzialismopositivo di Nicola Abbagnano) del fare arte, che non può ridursi alla solaconoscenza, ed è fortemente legato alla tecnica, intesa anche come gestomanuale e meccanico, e allo stile, inteso come rapporto tra gli elementiformali e quelli contenutistici dell'opera (sede, inoltre, dell'unità nelrapporto tra percezione e immaginazione).Nel 1960 i suoi studi sono ripresi e sistemati in L'esthétiquecontemporaine, pubblicato in francese e tradotto in diverse lingue. Quiorganizza le teorie d'artista e le dottrine estetiche non tanto in sensocronologico, ma per tipi: estetiche vitalistiche, psicologistiche,formalistiche, fenomenologiche ecc. InLinguistica e stilistica di Aristotele (1967) e Demetrio, dello stile (1980) sioccupa di retorica e stilistica antiche. Aristotelismo e Barocco (1954) e IlBarocco e noi (1986) (poi riuniti in Anatomia del Barocco, 1987) indagano sulBarocco (artistico e letterario). Si è anche occupato di estetica del XVIIIsecolo, degli scritti pre-critici di Kant, della polemica Nietzsche-Wagner, diGoethe, Musil, Roth, Kafka ecc. Fu criticocon la contestazione studentesca del 1968, eppure non evitò il confronto con ilmovimento. Una grave malattia gli levò l'uso della voce, ma continuò a tenerelezione con l'aiuto di un sintetizzatore vocale. Morì senza figli e senza essersi mai sposatoa 90 anni, nel 1997. A suo ricordo la sorellaErnesta ha aperto una fondazione e un premio per gli studi di filosofia aTrieste[1]. Opere principali I processidi Galileo e l'epistemologia, Milano: F.lli Bocca, 1947; Milano: Ed. diComunità, 1963; Roma: Armando, 1981 Il concetto dello stile. Saggio di unafenomenologia dell'arte, Milano: F.lli Bocca, 1951 Le strutture deltrascendentale. Piccola inchiesta sul pensiero critico, dialettico,esistenziale, Milano: F.lli Bocca, 1951 Dai romantici a noi, Milano: Marzorati,1953 Aristotelismo e barocco, Milano: F.lli Bocca, 1955 L'esthétiquecontemporaine. Une enquête, Milano: Marzorati, 1960 Il concetto del"gusto" nell'Italia del Settecento, Firenze: La Nuova Italia, 1962Linguistica e stilistica di Aristotele, Roma: Ed. dell'Ateneo, 1967 Fenomenologiadei giudizi di valore, Trieste: Istituto di Filosofia, 1973 La semantica e isuoi problemi, Trieste: Istituto di Filosofia, 1974 Demetrio, dello stile,Roma: Ed. dell'Ateneo, 1980 La nevrosi austriaca. Saggi sul romanzo, CasaleMonferrato: Marietti, 1983 Nietzsche contro Wagner, Pordenone: Studio Tesi,1984 Geologia letteraria, Milano: Garzanti, 1986 Anatomia del barocco, Palermo:Aesthetica, 1987 Goethe e il romanzo, Torino: Einaudi, 1991 Il gustonell'estetica del Settecento, a cura di Luigi Russo e Giuseppe Sertoli,Palermo: Centro internazionale studi di estetica, 2002 Introduzioni eprefazioni Herbert Read, Arte e alienazione. Il ruolo dell'artista nellasocieta, Milano: Marzorati, 1975 Immanuel Kant, I sogni di un visionariospiegati coi sogni della metafisica, Milano: Rizzoli, 1982 Immanuel Kant,Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime, Milano: Rizzoli, 1989Charles-Louis Montesquieu, Sul gusto, Genova: Marietti, 1990 Note ^ Crf. lapagina sul sito dell'Università di Trieste. Bibliografia Numero speciale di"Esercizi filosofici", n. 4, 1998. Luigi Russo (a cura di), GuidoMorpurgo-Tagliabue e l'estetica del Settecento, in "AestheticaPre-Print", 67, aprile 2003. Paolo D'Angelo, «MORPURGO-TAGLIABUE, Guido»,in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 77, Roma, Istitutodell'Enciclopedia Italiana, 2012. Voci correlate Morpurgo Collegamenti esterniGuido Morpurgo-Tagliabue, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istitutodell'Enciclopedia Italiana. Morpurgo Tagliabue, ritratto di un genio politicamentescorretto necrologio di Claudio Magris, Corriere della Sera, 4 aprile 1997, p.33, Archivio storico. Controllo di autoritàVIAF (EN) 10974332 · ISNI (EN) 00000000 8076 3438 · SBN IT\ICCU\CFIV\003982 · LCCN (EN) n83236452 · GND (DE)11944898X · BNF (FR) cb12071154b (data) · BNE (ES) XX1372794 (data) · BAV (EN)495/281077 · WorldCat Identities (EN) lccn-n83236452 Biografie PortaleBiografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XXsecoloCritici letterari italiani del XX secoloAccademici italiani del XXsecoloNati nel 1907Morti nel 1997Nati il 9 gennaioMorti il 29 marzoNati aMilanoMorti a MilanoStudenti dell'Università degli Studi di MilanoProfessoridell'Università degli Studi di MilanoSepolti nel Cimitero Monumentale di Milano[altre]
Tagliagambe Silvano Tagliagambe Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.Jump to navigationJump to search Silvano Tagliagambe (Legnano, 9 luglio 1945) èun filosofo, fisico e accademico italiano, epistemologo. Indice1Cenni biografici 2Pensiero 3Note 4Opere 5Collegamenti esterni Cenni biograficiSilvano Tagliagambe è nato nel 1945 a Legnano e si è trasferito poi a Milanodove ha studiato Filosofia alla Statale come allievo di Ludovico Geymonat concui si è laureato con la lode attraverso una tesi sull'interpretazione dellameccanica quantistica di Hans Reichenbach. Ha proseguito i suoi studispecializzandosi in Fisica quantistica all'Università degli Studi Lomonosov diMosca sotto la direzione di Ja.P. Terleckij e poi presso l'Accademia delle Scienzedell'URSS, Istituti di Filosofia e di Fisica dal 1971 al 1974 dove si èperfezionato in Filosofia della fisica con la supervisione di V.A. Fock e M.E.Terleckij. La sua attività scientifica e didattica si è sviluppataattraverso un variegato percorso universitario che l'ha portato ad insegnarepresso diversi atenei dal 1974 al 2008[1] e a collaborare con differenti centridi ricerca ed enti istituzionali come consulente scientifico.[2] PensieroIl lavoro di ricerca di Tagliagambe si è concentrato inizialmente sul rapportotra filosofia e fisica (soprattutto quantistica) nella cultura russa tra '800 e'900, in particolare sul concetto di realtà fisica (Bohr, Heisenberg, Born) esui rapporti tra materialismo dialettico e sviluppi della fisica del '900.[3]Dagli anni '90 ha rivolto l'attenzione sui temi del rapporto tra realtàosservata e sistema osservante, le interazioni reciproche e il ruolo dellinguaggio, della comunicazione intersoggettiva, della mediazione linguistica edella semiotica nel pensiero scientifico.[4] Ha elaborato il ruolo e ilsignificato di interfaccia, il rapporto tra intelligenza naturale eintelligenza artificiale, in particolare il ruolo progressivamente avuto dalletecnologie di informazione e comunicazione. Ha elaborato i contributi sulprofondo significato del concetto di "margine", sia esso su un esserevivente, un'interfaccia o il rapporto tra corpo e mente, nei sistemi sociali enella comunicazione.[5] Ha studiato le forti interconnessioni tra artificiale enaturale, il profondo senso dell'interdisciplinarità, e il libro Il Sogno diDostoevskij, attraverso una visitazione storica dal dibattito tra lo scrittoree lo scienziato Secënov, fino alle recenti scoperte della neurofisiologia,mettendo a fuoco il senso del rapporto tra le mente e il corpo e il significatoe la funzione dell'inconscio.[6] Ha ricostruito e interpretato l'intensoscambio dialogico tra il premio Nobel della fisica Wolfgang Pauli e ilfondatore della psicologia analitica Carl Gustav Jung, nel quale emerge ilprofondo rapporto tra filosofia, fisica e psicanalisi.[7] [8] L'analisitra visibile e invisibile, il ruolo dell'arte e il senso epistemologico dellospazio intermedio e del confine sono stati da lui sviluppati anche attraversoun'esegesi del pensiero di Florenskij.[9][10] Le ricadute del suopensiero sulle scienze sociali ed economiche trovano approfondimenti nelleopere dedicate all'analisi dei sistemi organizzativi socio-economici.[11] [12][13] L'attività presso la facoltà di Architettura l'ha portato ariflettere sulla'"epistemologia del progetto", sulla relazione trapossibilità e realtà, sul rapporto tra l'Io, lo spazio, il tempo, l'ambiente,tra urbs e civitas, sul concetto di paesaggio, sul ruolo delle città globali esul nesso tra globale e locale. [14] [15] [16] [17] Gli sviluppi delletecnologie digitali e poi della rete come fenomeno prima tecnologico poiculturale e sociale vengono elaborati e incorporati nel suo pensiero.[18] [19][20] La sua riflessione teorica è indirizzata anche ai temidell'apprendimento e dell'organizzazione della conoscenza soprattutto alla lucedelle reali esperienze della scuola, dei processi di modernizzazione einnovazione che la coinvolgono e delle nuove esigenze che essa deveaffrontare[21] [22] [23] [24] Nel 2012 ha diretto il rifacimento delmanuale di filosofia di Ludovico Geymonat e pubblicato da Garzanti Scuola conil titolo La realtà e il pensiero. La ricerca filosofica e scientifica incollaborazione con Edoardo Boncinelli.[25] Collabora dal 2014 con il CNIper il premio Scintille dedicato all'innovazione (AD). Note ^ (Universitàdi Pisa, Cagliari, Roma La Sapienza, Sassari: Facoltà di Architettura diAlghero) ^ (Vicepresidente CRS4(1994-2000) , Ministero dell'Istruzione,dell'Università e della Ricerca per la Riforma, CIES, FIESEC, Direttorescientifico del progetto “Scuola digitale” della Regione Sardegna). ^ VediL'interpretazione materialistica della meccanica quantistica.Fisica efilosofia in URSS. Vedi Scienza, filosofia, politica in Unione Sovietica.1924-1939.Vedi Materialismo e dialettica nella filosofia sovietica. Vedi Scienza emarxismo in Urss. ^ Vedi La mediazione linguistica. Il rapportopensiero-linguaggio da Leibniz a Hegel ^ Vedi Epistemologia del confine ^ VediIl Sogno di Dostoevskij ^ (vedi Pauli e Jung. Un confronto su materia e psiche^ Vedi recensione di Edoardo Boncinelli in Corriere della Sera lunedì 24ottobre 2011 che cita “con quest'opera Tagliagambe va avanti sul progetto diesplorare una originalissima «epistemologia del confine»”. ^ Vedi Come leggereFlorenskij ^ Vedi La tecnica e il corpo. Riflessioni su uno scritto di PavelFlorenskij ^ vedi Organizzazioni. Soggetti umani e sviluppo socio-economico ^Vedi Individui e imprese: centralità delle relazioni ^ Vedi La politica che nonc'è. Idee guida per un progetto tra razionalità e valori ^ Vedi L'alberoflessibile. La cultura della progettualità ^ Vedi Le due vie della percezione el'epistemologia del progetto ^ Vedi La città possibile ^ Vedi People and Space.New Forms of interaction in City Project ^ Vedi: Epistemologia del cyberspazio^ Vedi La comunicazione nell'era di Internet ^ Vedi Lo spazio intermedio, poitradotto anche in spagnolo, che riprende, rielabora ed estende il concetto diconfine. ^ Vedi La didattica e la rete ^ Vedi Più colta e meno Gentile ^ VediSaper fare la scuola: il triangolo che non c'è ^ Vedi Nuovi percorsi perl'obbligo formativo ^ Vedi * La realtà e il pensiero 1. La ricerca filosofica escientifica, Garzanti Scuola, 2012, ISBN 978-88-6964-402-3; * La realtà e ilpensiero 2. La ricerca filosofica e scientifica, Garzanti Scuola, 2012, ISBN978-88-6964-403-0; * La realtà e il pensiero 3. La ricerca filosofica escientifica, Garzanti scuola, 2012, ISBN 978-88-6964-404-7. Opere È autore dioltre 200 opere tra cui: L'interpretazione materialistica della meccanicaquantistica. Fisica e filosofia in URSS, Feltrinelli, Milano, 1972; Scienza,filosofia, politica in Unione Sovietica. 1924-1939, Feltrinelli, Milano, 1978;Materialismo e dialettica nella filosofia sovietica, Loescher, Torino, 1979;Scienza e marxismo in Urss, Loescher, Torino, 1979; La mediazione linguistica.Il rapporto pensiero-linguaggio da Leibniz a Hegel, Feltrinelli, Milano, 1980;D.I. Mendeleev, Scritti sullo spiritismo. . Traduzione e studio storico-criticointroduttivo (pp. I-XCVI) di S. Tagliagambe, Bollati-Boringhieri, Torino, 1992;L'impresa tra ipotesi, miti e realtà (in collaborazione con G.Usai), ISEDI,Torino, 1994; Epistemologia del confine, Il Saggiatore, Milano, 1997; La politicache non c'è. Idee guida per un progetto tra razionalità e valori, Demos,Cagliari, 1997; Il sequestro dell'identità, CUEC, Cagliari, 1997; La cittàpossibile, (in collaborazione con G. Maciocco), Dedalo, Bari, 1997;Epistemologia del cyberspazio, Demos, Cagliari, 1997; L'albero flessibile. Lacultura della progettualità, Masson, Milano, 1997; Il profilo del tempo, ‘Nuovaciviltà delle Macchine', Anno XVII, 1999, n. 1(a cura di), Organizzazioni.Soggetti umani e sviluppo socio-economico, (in collaborazione con G.Usai),Giuffré, Milano, 1999 La didattica e la rete, Pitagora Editrice, Bologna, 2000La comunicazione nell'era di Internet, (in collaborazione con C. CrespellaniPorcella e G. Usai, Collana Fondazione IBM – Etas Libri, Milano, 2000 (a curadi) Il destino del marxismo in Russia: dall'idolatria al rifiuto, (incollaborazione con V. Mironov), Luiss Edizioni, Collana di studi metodologici,Roma, 2001; La vittoria di Babele. Dalla filosofia naturale alla separazionedei linguaggi, ‘ Civiltà delle macchine', anno XVIII, n. 4, 2000, (a cura di)Il sogno di Dostoevskij. Come la mente emerge dal cervello, Raffaello CortinaEditore, Milano, 2002; Filosofia della scienza (in collaborazione con G.Boniolo, M.L. Dalla Chiara, G. Giorello, C. Sinigaglia), Cortina, Milano, 2002;(a cura di) Nuovi percorsi per l'obbligo formativo, Edizioni PLUS. Universitàdi Pisa, Pisa, 2003; Il pensiero unitario di Ludovico Geymonat, incollaborazione cn AA.VV. Edizioni Nuova Cultura, Teramo, 2004; Le due vie dellapercezione e l'epistemologia del progetto, Franco Angeli, Milano, 2005; Piùcolta e meno gentile. Una scuola di massa e di qualità, Armando, Roma, 2006;Come leggere Florenskij, Bompiani, Milano, 2006; La tecnica e il corpo.Riflessioni su uno scritto di Pavel Florenskij, (in collaborazione con B.Antomarini) Franco Angeli, Milano, 2007; (a cura di), Individui e imprese:centralità delle relazioni, (in collaborazione con G. Usai) Giuffrè, Milano,2008; Saper fare la scuola: il triangolo che non c'è, (in collaborazione conV.Campione) Einaudi, Torino, 2008; Lo spazio intermedio, Università BocconiEditore, Milano, 2008; Storia della filosofia, vol. XIII, Filosofi italiani delNovecento, (in collaborazione con D.Antiseri) Bompiani, Milano, 2008; Storiadella filosofia, vol. XIV, Filosofi italiani del Novecento, (in collaborazionecon D.Antiseri) Bompiani, Milano, 2008; “People and Space. New Forms ofinteraction in City Project”, (in collaborazione con G.Maciocco)Springer-Verlag Berlin, Heidelberg, New York, 2009; El espacio intermedio. Red,individuo y comunidad, Fragua Editorial, Madrid, 2009; Pauli e Jung. Unconfronto su materia e psiche,(in collaborazione con A. Malinconico) RaffaelloCortina, Milano, 2011; La libertà, le lettere, il potere, (in collaborazionecon D.Antiseri e P.Maninchedda) Rubbettino, Soveria Mannelli, 2011; La realtà eil pensiero 1. La ricerca filosofica e scientifica Garzanti Scuola 2012 ISBN978-88-6964-402-3 La realtà e il pensiero 2. La ricerca filosofica escientifica Garzanti Scuola 2012 ISBN 978-88-6964-403-0 La realtà e il pensiero3. La ricerca filosofica e scientifica Garzanti scuola 2012 ISBN978-88-6964-404-7 Collegamenti esterni Opere di Silvano Tagliagambe, suopenMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata Controllo di autoritàVIAF(EN) 277914199 · ISNI (EN) 0000 0003 8482 5407 · SBN IT\ICCU\CFIV\114761 · LCCN(EN) n78067976 · GND (DE) 132165724 · BNF (FR) cb12019198n (data) · BNE (ES)XX1283792 (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-n78067976 Biografie PortaleBiografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XXsecoloFilosofi italiani del XXI secoloFisici italiani del XX secoloFisiciitaliani del XXI secoloAccademici italiani del XX secoloAccademici italiani delXXI secoloNati nel 1945Nati il 9 luglioNati a LegnanoEpistemologiProfessoridella Sapienza - Università di RomaProfessori dell'Università degli Studi diCagliariProfessori dell'Università degli Studi di SassariProfessoridell'Università di PisaStudenti dell'Università degli Studi di Milano[altre]
Taglialatela Pietro Taglialatela DaWikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search PietroTaglialatela (Mondragone, 7 gennaio 1829 – Roma, 23 settembre 1913) è stato unpastore protestante, filosofo e scrittore italiano. Indice 1Biografia 2Scritti 3 Bibliografia 4Voci correlate 5Collegamentiesterni Biografia Studiò al Seminario vescovile di Sessa. Ordinato sacerdote,insegnò teologia al Seminario vescovile di Cava dei Tirreni dal 1852 al1856. Dal 1860, lasciato il sacerdozio,tentò di arruolarsi nelle truppe di Garibaldi, per poi decidere di predicarenell'Italia meridionale i nuovi ideali del movimento unitario. Nel 1861, fu nominato professore di teologiaall'Università di Napoli. A seguito della soppressione di tale cattedra aprì,sempre a Napoli, una scuola privata.Incominciò da questo periodo a riscoprire lo studio e la saggistica, inparticolare riprendendo e sposando le tesi di Vincenzo Gioberti, che lo avevanoaffascinato in gioventù. Su questo indirizzo filosofico è stato imperniato ilmanuale Istituzioni di filosofia del 1864 che, seppur non prescelto come testod'insegnamento liceale, in quanto particolarmente complesso, ricevette le lodidi Bertrando Spaventa. Non mancò, inseguito, avendo aderito al protestantesimo, di compiere opere missionarie, inparticolare in Puglia e in Abruzzo. A tal riguardo è documentato il viaggio diPescasseroli nel 1886, sul quale scrisse Benedetto Croce, che segnalò anchecome Taglialatela fosse considerato, assieme a Bonaventura Mazzarella e EnricoCaporali, fra le «menti più forti del movimento protestante in Italia». Scritti Istituzioni di filosofia, Tip.all'Insegna del Diogene, Napoli 1864; Apologia delle dottrine filosofiche di V.Gioberti, Tip. all'Insegna del Diogene, Napoli 1867; La scienza, la vita eFrancesco de Sanctis. Discorso, Tip. all'insegna del Diogene, Napoli 1872;Giuseppe Garibaldi. Conferenza, La Speranza, Roma s.d.; Il Papa-re nelleprofezie e nella storia, La Speranza, Roma 1902; In Dio. Saggi, discorsi,frammenti di filosofia cristiana, ed. postuma, La Speranza, Roma 1927; Fede,speranza e carità. Meditazioni, ed. postuma, La Speranza, Roma 1927; Teoriaevangelica della vita, ed. postuma, La Speranza, Roma 1929; Bibliografia D.Ciampoli, L'opera letteraria di Pietro Taglialatela, Tip. Unione editrice, Roma1913; B. Croce, Pescasseroli, Laterza, Bari 1922 (poi in Storia del Regno diNapoli); R. Fiore, Pietro Taglialatela, in «Civiltà Aurunca», XVIII (2002), n.47, pp. 7-16; G. Iurato, Pietro Taglialatela. Dalla filosofia del Giobertiall'evangelismo antipapale, Claudiana, Torino 1972. Voci correlate VincenzoGioberti Protestantesimo in Italia Collegamenti esterni Pietro Taglialatela.Biografia, pubblicazioni e bibliografia in "Dizionario biografico deiprotestanti in Italia". Sito della Società di studi valdesi. URL visitatoil 1º gennaio 2014. Pietro Tagliatela, Apologia della dottrina filosofica di V.Gioberti (il testo in Google Libri). URL visitato il 1º gennaio 2014. Controllodi autoritàVIAF (EN) 89492643 · ISNI (EN) 0000 0000 6248 7804 · BAV (EN)495/264652 · WorldCat Identities (EN) viaf-89492643 Biografie Portale BiografieLetteratura Portale Letteratura Categorie: Pastori protestanti italianiFilosofiitaliani del XIX secoloFilosofi italiani del XX secoloScrittori italiani delXIX secoloScrittori italiani del XX secoloNati nel 1829Morti nel 1913Nati il 7gennaioMorti il 23 settembreNati a MondragoneMorti a Roma[altre]
Tagliapietra Andrea Tagliapietra DaWikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search AndreaTagliapietra Andrea Tagliapietra (Venezia, 7 marzo 1962) è uno scrittore efilosofo italiano. Indice 1Biografia 2Opere principali 3Operecostituite da raccolte di lezioni 4Opere in collaborazione con altri autori5Edizioni scientifiche, curatele e traduzioni 6Alcuni saggi e articoli 7Testiin rete 8Interviste e video 9Note 10Collegamenti esterni Biografia Dopo lamaturità classica al Liceo Marco Foscarini di Venezia, ha compiuto studi dimedicina e di filosofia, laureandosi in filosofia teoretica all'Università Ca'Foscari con una tesi discussa con Emanuele Severino e Romano Madera. In queglistessi anni perfeziona gli studi di ermeneutica biblica sotto la guida di CarloEnzo. Ha insegnato Storia della filosofia moderna e contemporanea presso l'Universitàdegli studi di Sassari (1997-2004). Attualmente è professore ordinario diStoria della filosofia presso la Facoltà di Filosofia dell'UniversitàVita-Salute San Raffaele di Milano dove insegna Storia delle idee, Filosofiadella cultura e Storia della filosofia. Fonde nelle sue ricercheun'indagine storico filosofica sul pensiero greco, sulla tradizioneapocalittica ebraica e cristiana e sul canone del pensiero moderno, conun'attenzione a temi contemporanei legati al mondo delle immagini e della comunicazione,allo studio del linguaggio e delle metafore, nonché all'intreccio storico eteorico fra teatro e filosofia. In quest'ultima prospettiva si orientano i suoistudi sull'idea di sincerità e sul significato della bugia nel quadro di unacostruzione drammaturgica dell'individuo,[1] sul ridere e sulla natura delpersonaggio comico.[2] Ha curato, per Feltrinelli, Bollati Boringhieri e BrunoMondadori edizioni importanti: L'Apocalisse di Giovanni, raccolte di scrittisull'Illuminismo e sul tema della "catastrofe"; opere di Platone,Gioacchino da Fiore, Kant, Benjamin Constant, Voltaire, Jean-Jacques Rousseau,Alessandro Manzoni, Constantin-François de Chassebœuf de Volney, Ludwig AndreasFeuerbach, Louis-Sébastien Mercier. Dal 2007 sta curando l'edizione delleopere complete di Italo Valent. Collabora saltuariamente a Il Gazzettino, ilquotidiano della sua città, e ha collaborato a varie testate giornalistiche(Capital; Panorama; Il Sole 24 Ore; l'inserto culturale "Saturno" deIl fatto quotidiano, ecc.), con interventi di carattere culturale o legatiall'attualità sociale e politica. Con La virtù crudele. Filosofia e storiadella sincerità [3] ha vinto nel 2004 il Premio Viareggio per la saggistica.[4]Nel 2013 gli è stato conferito il premio di filosofia "Viaggio aSiracusa" per il saggio Gioacchino da Fiore e la filosofia. Èdirettore, insieme a Sebastiano Ghisu, della rivista internazionale difilosofia Giornale critico di storia delle idee.[5] È fondatore e direttore delCentro di Ricerca Interdisciplinare di Storia delle Idee (CRISI)[6], che hasede presso la Facoltà di Filosofia del San Raffaele, e di ICONE, CentroEuropeo di Ricerca di storia e teoria dell'immagine di Palazzo Arese Borromeo[7]. Opere principali La metafora dello specchio. Lineamenti per unastoria simbolica, Feltrinelli, Milano 1991 (2ª ed. riveduta e accresciuta,Bollati Boringhieri, Torino 2008) Il velo di Alcesti. La filosofia e il teatrodella morte, Feltrinelli, Milano 1997 Filosofia della bugia. Figure dellamenzogna nella storia del pensiero occidentale, Bruno Mondadori, Milano 2001(2ª ed. riveduta, Bruno Mondadori, Milano 2008) La virtù crudele. Filosofia estoria della sincerità, Einaudi, Torino 2003 La forza del pudore: per unafilosofia dell'inconfessabile, Rizzoli, Milano 2006 (tr. francese, a c. diRobert Kremer, La force de la pudeur. Pour une philosophie de l'inavouable,Salvator, Paris 2017) Il dono del filosofo: sul gesto originario dellafilosofia, Einaudi, Torino 2009 Icone della fine. Immagini apocalittiche, filmografie,miti, il Mulino, Bologna 2010 Sincerità, Raffaello Cortina, Milano 2012 (tr.francese, a c. di Robert Kremer, La sincérité, Salvator, Paris 2015) Gioacchinoda Fiore e la filosofia, il Prato, Padova 2013 Non ci resta che ridere, ilMulino, Bologna 2013 Alfabeto delle proprietà. Filosofia in metafore e storie,Moretti & Vitali Editori, Bergamo 2016 Esperienza. Filosofia e storia diun'idea, Raffaello Cortina, Milano 2017 Filosofia dei cartoni animati. Unamitologia contemporanea, Bollati Boringhieri, Torino 2019 Opere costituite daraccolte di lezioni Cartografia intellettuale dell'Europa. La migrazione dellospirito, a c. di Erminio Maglione, introduzione di Renato Rizzi, MimesisEdizioni, Milano-Udine 2018[8] Tempo a termine e tempo senza fine. Breve storiafigurale della temporalità, a c. di Caterina Piccione, con DVD-ROM dellelezioni, Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2018 Opere in collaborazione con altriautori con Gianfranco Ravasi, Non desiderare la donna e la roba d'altri, ilMulino, Bologna 2010 (tr. francese, a c. di Robert Kremer, Tu ne convoiteraspas la femme d'autrui ni son bien, Salvator, Paris 2013) con Renato Corrado, Ilsenso del dolore. Testimonianza e argomenti, Editrice San Raffaele, Milano 2011con Claudio Bartocci e Piero Martin, Zerologia. Sullo zero, il vuoto e ilnulla, il Mulino, Bologna 2016 Edizioni scientifiche, curatele e traduzioniApocalisse di Giovanni, testo latino a fronte, prefazione di AndreaTagliapietra, traduzione e postfazione di Massimo Bontempelli, Feltrinelli,Milano 1992 Platone, Fedone o sull'anima, testo greco a fronte, traduzione,introduzione e cura di Andrea Tagliapietra, saggio critico di Elisa Tetamo,Feltrinelli, Milano 1994 (7ª ed., 2011) Gioacchino da Fiore, Sull'Apocalisse,testo latino a fronte, introduzione, traduzione e cura di Andrea Tagliapietra,Feltrinelli, Milano 1994 (2ª ed., 2008) Immanuel Kant-Benjamin Constant, Laverità e la menzogna. Dialogo sulla fondazione morale della politica,introduzione e cura di Andrea Tagliapietra, traduzioni di Silvia Manzoni e diElisa Tetamo, Bruno Mondadori, Milano 1996 Che cos'è l'Illuminismo? I testi ela genealogia del concetto, introduzione e cura di Andrea Tagliapietra,traduzioni di Silvia Manzoni e di Elisa Tetamo, Bruno Mondadori, Milano 1997 (2ªed., 2000) Rudolf Otto, Il sacro, introduzione, note e apparati di AndreaTagliapietra, traduzione di Ernesto Buonaiuti, Gallone Editore, Milano 1998Voltaire-Rousseau-Kant, Sulla catastrofe. L'illuminismo e la filosofia deldisastro, introduzione e cura di Andrea Tagliapietra, traduzioni di SilviaManzoni e di Elisa Tetamo, con un saggio di Paola Giacomoni, Bruno Mondadori,Milano 2004 Immanuel Kant, La fine di tutte le cose, a cura e con un saggio diAndrea Tagliapietra, traduzione di Elisa Tetamo, Bollati Boringhieri, Torino2006 Alessandro Manzoni, La storia e l'invenzione. Scritti filosofici,introduzione, note e apparati di Andrea Tagliapietra, il Prato, Padova 2014Constantin-François de Chassebœuf de Volney, Le rovine, ossia meditazione sullerivoluzioni degli imperi, a cura di Andrea Tagliapietra e Marco Bruni,introduzione di Andrea Tagliapietra, postfazione e traduzione di Marco Bruni,Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2016 Ludwig Feuerbach, L'uomo è ciò che mangia,a cura e con un saggio di Andrea Tagliapietra, traduzione e notabiobibliografica di Elisa Tetamo, Bollati Boringhieri, Torino 2017Louis-Sébastien Mercier, Montesquieu a Marsiglia, a cura di Andrea Tagliapietrae Caterina Piccione, traduzione di Andrea Tagliapietra e Caterina Piccione, Inschibboleth,Roma 2019 Immanuel Kant, Bisogna sempre dire la verità?, a cura di AndreaTagliapietra, traduzione di Elisa Tetamo, Raffaello Cortina Editore, Milano2019 Alcuni saggi e articoli Kant e l'idea della fine, di Andrea Tagliapietra,in Agalma, n. 19, aprile 2010, pp. 17–36. Il rischio e il limite, di AndreaTagliapietra, in Magazine, n. 1 (dossier Energia), Pearson, marzo 2012.L'ultimo gesto di Socrate. Il pudore e l'enigma, di Andrea Tagliapietra, inSpazio Filosofico, n. 5, maggio 2012. Tipologia del riso, di AndreaTagliapietra, in Fillide, n. 5, settembre 2012. Kant and the Idea of the End diAndrea Tagliapietra, in European Journal of Psychoanalysis, n. 1, 2014/1, TheEnd. Corpo di pazienza di Andrea Tagliapietra, in European Journal of Psychoanalysis,ISAP, Saggi ed Articoli (2016). Testi in rete Esser contro di AndreaTagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, Anno I, n. 1 marzo-giugno 2002. Ildono del filosofo. Il dono della filosofia di Andrea Tagliapietra, in XÁOS.Giornale di confine, Anno I, n. 2 luglio - Ottobre 2002. Il giallo dellafilosofia, di Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, Anno I, n. 3novembre-febbraio 2002-2003. Il volto del potere di Andrea Tagliapietra, inXÁOS. Giornale di confine, Anno II, n. 1 marzo-giugno 2003. La Lotteria diBabele. Appunti filosofici su caso e fortuna nella società della comunicazionedi Andrea Tagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, Anno II, n. 2luglio-ottobre 2003. L'apocalisse delle immagini. Esegesi del cinema di WimWenders a partire da "Fino alla fine del mondo", di AndreaTagliapietra, in XÁOS. Giornale di confine, Anno II, n. 3 novembre-febbraio2003/2004. La gola del filosofo. Il mangiare come metafora del pensare diAndrea Tagliapietra in XÁOS. Giornale di confine Anno IV, n. 1 marzo -giugno2005/2006. Dire la verità. L'insistenza della critica di Andrea Tagliapietra,in Giornale critico di storia delle idee, Anno IV, n. 8, 2012. Interviste evideo L'uomo è un animale che esita. Intervista con Andrea Tagliapietra diMarco Dotti, in Vita, n. 6, 2017. Presentazione. Il dono del filosofo. Sulgesto originario della filosofia in Inschibboleth WEB TV. Presentazione. Iconedella fine. Immagini apocalittiche, filmografie, miti Del senso della fine.Dialogo con Andrea Tagliapietra di Marco Dotti, in Communitas, n. 4, 2012. RAICultura: Andrea Tagliapietra: futuro, progresso e possibilità Lezionemagistrale al Festival di Filosofia (Modena 2018), Inganni. Finzioni di veritàe storia naturale dell'intelligenza Note ^ Eigentlichkeit und Dichtung? Lafilosofia della sincerità di Andrea Tagliapietra, di Vincenzo Pinto ^ Il riso èil proprio dell'uomo. Commento in margine a Non ci resta che ridere di AndreaTagliapietra, di Claudio Tugnoli ^ Se essere sinceri è una virtù crudele. Unostudio fra storia e filosofia, di Umberto Galimberti, in "LaRepubblica",3 gennaio 2004, pp. 42-43 ; Recensione ad AndreaTagliapietra, La virtù crudele. Filosofia e storia della sincerità, di ClaudioTugnoli, in "Dialeghestai. Rivista telematica di filosofia", anno VI,2004 ^ Premio letterario Viareggio-Rèpaci, supremioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019. ^ Homepage del Giornale Critico di Storia delle Idee ^ Home page del Centro diRicerca in Storia delle Idee - CRISI ^ Home page di ICONE, Centro Europeo diRicerca di storia e teoria dell'immagine, su centroeuropeopalazzoborromeo.it.URL consultato il 17 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 17 giugno2018). ^ Ciclo di dieci lezioni teoriche, dette "Decadi", tenutonell'Aula Tafuri di Palazzo Badoer, a Venezia, dall'11 novembre 2015 al 29gennaio 2016, nel quadro del Laboratorio di Progettazione Architettonica delloIUAV diretto da Renato Rizzi e costituente il vol. I, Libro dello Studio, delprogetto "Lampedusa. La cattedrale di Solomon". Collegamenti esterni(EN) Opere di Andrea Tagliapietra, su Open Library, Internet Archive. Modificasu Wikidata Registrazioni di Andrea Tagliapietra, su RadioRadicale.it, RadioRadicale. Modifica su Wikidata Pagina docente con informazioni biografiche ebibliografiche sito dell'Università Vita-Salute San Raffaele. V · D · MVincitori del Premio Viareggio per la saggistica Controllo di autoritàVIAF (EN)14833145 · ISNI (EN) 0000 0000 6155 709X · SBN IT\ICCU\CFIV\114763 · LCCN (EN)n95016670 · GND (DE) 1105593339 · BNF (FR) cb122814839 (data) · WorldCatIdentities (EN) lccn-n95016670 Biografie Portale Biografie Filosofia PortaleFilosofia Categorie: Scrittori italiani del XX secoloScrittori italiani del XXIsecoloFilosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloNati nel1962Nati il 7 marzoNati a VeneziaVincitori del Premio Viareggio per lasaggistica[altre]
TamburinoTommaso Tamburino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump tonavigationJump to search Tommaso Tamburini o Tamburino (Caltanissetta, 6 marzo1591 – Palermo, 10 ottobre 1675) è stato un gesuita e filosofo italiano.Indice 1Biografia 2Pensiero 3 Opere3.1Traduzioni 4Bibliografia 5Collegamenti esterni Biografia Tommaso Tamburinoera figlio del giudice Fabrizio e di Agata Adelicia Tramontana. Entrò nellacompagnia di Gesù a quindici anni, restò a Caltanissetta dopo aver ricevuto gliordini, successivamente fu incaricato dell'insegnamento di retorica, difilosofia e di teologia sistematica nel locale collegio gesuitico. A trent'annifu trasferito nel collegio di Messina per insegnare teologia morale e aquarantacinque anni passò in quello di Palermo. Resse i collegi gesuitici diCaltanissetta, Monreale e Palermo. Fu esaminatore delle curie arcivescovili diPalermo e Monreale, consigliere e qualificatore nel Sant'Uffizio dellaInquisizione spagnola, ossia di esaminatore dei reati prima della loroattribuzione alla competenza dell'Inquisizione. Tommaso Tamburini duranteun soggiorno romano, quale rappresentante della provincia gesuitica sicilianaalla undicesima congregazione generale della compagnia di Gesù, conobbe loscultore Johann Friedrich Greuter, che in quel periodo lavorava per la casageneralizia dei gesuiti. Il teologo siciliano, apprezzandone le doti, gliaffidò l'incarico di incidere le immagini della Madonna. Realizzava finalmenteil progetto, da qualche anno vagheggiato, di dare alle stampe le notiziepreparate dal confratello Ottavio Gajetano, riguardanti appunto i luoghi delculto mariano nell'isola, facendo illustrare l'opera con tavole riproducenti lerelative icone della Madonna. Così accanto all'imponente produzionefilosofica del Tamburini, restano anche due edizioni, una in latino ed una involgare, di un volume con 36 incisioni del ‘600, di raro pregio per laraffinatezza dei disegni di Greuter; l'opera non fu firmata dal gesuita. Diqueste due edizioni si trovano rari esemplari che, per le limitazioni derivantidall'esaurimento delle "matrici", sono, per buona parte, prive dellepagine in cui sono stampate le incisioni. Pensiero Il gesuita sicilianonella conoscenza del peccato attribuisce importanza primaria alla cognitiosingulorum cioè alla capacità di valutazione dei singoli. Diverso è, infatti,il peso delle colpe a seconda se a commettere l'infrazione è l'individuo coltooppure l'ignorante. Nel primo prevale la vis ratiocinandi (forza della ragione)e nel secondo la vis sentiendi (forza del sentimento). Ancora differenza c'ètra l'actio humana e l'actio hominis essendo la prima compiuta in perfetta consapevolezza,mentre nella seconda la coscienza è spesso condizionata dal patire passionale,che può essere violentum, coactum, necessarium (violento, costretto,necessario), venendo così a mitigare la colpa. Nel trasporto passionalec'è dell'involontario, spesso frutto di ignoranza che rende la coscienzaerronea. Il tutto si traduce in una interpretazione benignista della epieìcheia(prudenza), riprendendo in un certo modo la tradizione tomista. A sostenerequesta intensa produzione sul probabilismo, col rientro da Palermo a Genova diDiana, rimase il Tamburino, le cui opere ebbero ampia diffusione in tuttaEuropa, dalla metà del Seicento fino al riconoscimento della validità delletesi probabiliste ad opera di S. Alfonso de' Liguori che con la sua TheologiaMoralis mise sostanzialmente fine al rigorismo giansenista. Ilprobabilismo del Tamburini incontrò ostilità negli ambienti religiosi piùvicini al rigorismo dei giansenisti. A contrastare le tesi del probabilismo ipiù influenti furono i domenicani francesi, che spinsero il cardinale Retz, afarsi portavoce presso la Santa Sede per l'emanazione di un provvedimento dicondanna. Nel 1665, papa Alessandro VII, sollecitato più volte, condannò ilprobabilismo, furono censurate solo le tesi più estreme, senza peraltroindicare i nomi degli autori. Nel 1679, un'altra condanna delprobabilismo veniva promulgata da papa Innocenzo XI, quattro anni dopo la mortedel Tamburini. Però questa volta il gesuita siciliano non subiva sanzioni adpersonam, così Tommaso Tamburini passò alla storia della teologia morale, comepadre della probabilità tenue. Con esso si chiuse il periodo d'oro dellaesportazione della cultura teologica siciliana. Nel 1753 fu sancita la completariabilitazione del gesuita siciliano con la pubblicazione di Verità Vindicatache Carlo Niceti diede alle stampe a Roma. Opere (Confronta anche la"voce Tommaso Tamburini" in lingua inglese.)Gli scritti diteologia morale del Tamburini sono stati riuniti nella Opera Omnia, edita piùvolte in Italia e all'estero dal 1689. Methodus Expeditae Confessionis(1647) Opuscola Tria de Confessione, Comunione et Sacrificio Missae (1649)Expedita Decaloghi Explicatio. Libris decem digesta (1654) De Sacrificio MissaeExpedite Celebrando. Libri tres. (1656) Della Consolazione della Filosofia diAnicio Manlio Boezio. Libri cinque. Traduzione di Tommaso Tamburino.(1657)Juris Divini. Naturalis et Ecclesiastici Expedita Moralis Explicatio,Complectens Tractationes tres, de Sacramentis, quae sunt de Jure Divino, de Contrattibus,quos dirigit Jus Naturale, de Censuris et Irregularitate, quae sunt de JureEcclesiastico. (1661) Tractatus de Bulla cruciata. (1663) Sanctissimae DeiparaeCultus in Sicilia. (Nomen sublatum) (et 1663) Ragguagli delli Ritratti dellaSS. Vergine Nostra Signora più celebri, che si riveriscono in varie Chiesenell'isola di Sicilia. Opera postuma del R. P. Ottavio Cajetano della Compagniadi Gesù. Trasportato nella lingua volgare. (1664) Germana Doctrina R. P. ThomaeTamburini S. J. perspicue refellens impugnationes R. P. Vincentii Baroniiadversus illam allatas. (1666) Tractatus in Quinque Ecclesiae Praecepta. (1694)[opera postuma] Tractatus de Jubileo Manoscritto.(senza data) Additamentumcontinens aliquot epistolas, et levem vindicationem contra Joannem Sinichiumhybernum authorem libri Saul et Rex. Manoscritto. Bibl.Naz.Roma. FondoGesuitico, ms.1236, cc278r-301v.(senza data) Traduzioni De consolationephilosophiae (della Consolazione della Filosofia di Anicio Manlio Boezio. Libricinque. (1657) L'Anno dei Giorni Memorabili, scritto dal P. Gio. Nadasi dellaCompagnia di Gesù. (senza data) Bibliografia V. Baron, Theologia moralisadversus laxiores probabilistas, Parigi, Piget, 1665. R. Brouillard,Dictionnaire de Théologie Catholique, Parigi, Letouzej, 1930. S. Burgio, Ilprobabilismo in Sicilia, Catania, Soc. Storia Patria, 1998. V. Contenson,Theologiae mentis of cordis, Tolosa, 1671. T. Deman, Probabilisme, Colonia,1658. C. Hebermann, Enciclopedia cattolica, R. Appelton Company, 1913 M.Petrocchi, Il problema del lassismo nel secolo XVII, Roma, Storia eletteratura, 1953. J. Sinnichins, Saul et Pax, Lovanio, Nempaei, 1662.Collegamenti esterni Tommaso Tamburino, su Treccani.it – Enciclopedie on line,Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Pietro TacchiVenturi, Tommaso Tamburino, in Enciclopedia Italiana, Istitutodell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Tommaso Tamburino, suopenMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di TommasoTamburino, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (EN) TommasoTamburino, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Modifica suWikidata Controllo di autorità VIAF(EN) 69875611 · ISNI (EN) 0000 0001 0858 4045 · LCCN (EN) n82005010 · GND (DE)124970540 · BNE (ES) XX826873 (data) · BAV (EN) 495/106982 · CERL cnp00946033 ·WorldCat Identities (EN) lccn-n82005010 Biografie Portale Biografie FilosofiaPortale Filosofia Letteratura Portale Letteratura Categorie: GesuitiitalianiFilosofi italiani del XVII secoloNati nel 1591Morti nel 1675Nati il 6marzoMorti il 10 ottobreNati a CaltanissettaMorti a Palermo[altre]
Tafuri Matteo Tafuri Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Matteo TafuriMatteo Tafuri (Soleto, 8 agosto 1492 – Soleto, 18 novembre 1584) è stato unfilosofo e medico italiano. Fu un versatile e bizzarro ingegno, che dopostudi universitari a Napoli, Parigi, Salamanca si ritirò nella sua natia Soleto(nel Salento) dove aveva un cenacolo di allievi filosofi del platonismoesoterico. Indice 1Biografia 2Note 3Bibliografia 4Voci correlateBiografia Il "Socrate di Soleto", illustre rappresentante delRinascimento, fu una personalità eclettica ed un affascinante intellettuale deisuoi tempi, amante della conoscenza e studioso e di molteplici campi delsapere: alchimia, filosofia, astronomia, astrologia, medicina, fisiognomica,magia naturale. Al centro dei suoi interessi vi era l'interesse e lo studio deifenomeni della Natura, l'Anima del Mondo, il miracolo e le meraviglie delCreato e l'unicità irripetibile di ogni Essere Umano. Considerato allastregua di un "Nostradamus salentino" fu onorato e temuto per le suecapacità divinatorie e fisiognomiche tanto da attribuirgli poteri occulti edemonologici.[1] Un suo ritratto col rosso copricapo della Sorbona sitrova nel dipinto del 1580 (ad opera del galatinese Lavinio Zappa) dellaMadonna del Rosario nella navata sinistra della Chiesa Matrice di Soleto. Fusepolto dapprima nella chiesetta di "S.Lorenzo (delli Tafuri)"adiacente alla sua abitazione e poi, dopo la demolizione della cappella nel1672, nel Monastero di San Nicola in una cassa di legno con lo stemma dellafamiglia[2]. Sull'architrave della sua casa natale è inciso ilmotto: «HUMILE SO ET HUMILTA' ME BASTA. DRAGON DIVENTARO' SE ALCUN METASTA» Lo stemma della famiglia Tafuri nella casa natale di SoletoCon quest'iscrizione Matteo Tafuri esprimeva e manifestava ai cittadini e achiunque passasse dalla sua dimora la sua mite natura caratteriale, mortificatadalle ingiurie e maldicenze in conseguenza delle quali poteva trasformarsi,ironicamente, attraverso alchimia e magia, in un dragone. Nella Soleto delCinquecento era diffusa la consuetudine di incidere sulle architravi dellefinestre, sui cornicioni dei balconi o all'interno di uno stemma, delleepigrafi con la finalità di motto. Un proverbio, una citazione, un passoletterario, filosofico, o religioso, e un pensiero personale descrivevano lapersonalità e le attitudini del padrone di casa o invitavano il passante ariflettere su un tema o un monito saggio e profondo.[3] Lo stemma dellafamiglia, presente sulla porta della casa natia, è costituito da un albero diquercia con due fulmini che si scagliano contro ma non lo colpiscono. Un'aquilabicipite scolpita sopra fa pensare ad un'origine albanese della famiglia giàpresente a Soleto nel XIV sec. Infatti molte famiglie albanesi e greche diconfessione cristiano-ortodossa e cattolica dal XIII al XVI secolo furonocostrette a fuggire ed alcune emigrarono nel Salento a causa dell'avanzata deiTurchi mussulmani che occupavano i loro territori. "Del salentinsuol gloria ed onore" lo definisce il De Tommasi. E davvero egli fu, tra imolti filosofi, scienziati ed eruditi che fiorirono in Puglia tra la metà delXV secolo e l'inizio del XVII, il più universalmente noto. Partito daSoleto per Napoli poco più che ventenne, per approfondirsi nella matematica enella medicina dopo la preparazione umanistica ricevuta a Zollino da SergioStiso, vi tornò avanti negli anni, famoso in tutto il mondo e pieno digloria. Desideroso solo di pace fisica e mentale, aprì una pubblicascuola di greco, latino, matematica, fisica e medicina.[4] Tra i suoiallievi: Giovan Tommaso Cavazza - alchimista - Galatina (1540-1611)Giovan Paolo Vernaleone - matematico - Galatina (1527-1602) Francesco Scarpa -filosofo - Soleto (XVI sec) Quinto Mario Corrado - filosofo umanista - Oria(1508-1575)[5] "Assiduo verso gli infermi", esercitò con zelo esuccesso la professione di medico ma mentre era "di modello coi suoiscritti, di ammirazione e rispetto coi suoi consulti" fu dalla ignoranzapopolana ritenuto un "Mago" perché cultore di scienze inusitate qualil'Astronomia e l'Astrologia. Tornando da Padova, Parigi e Salamanca, cioèdai più grandi centri culturali del tempo, sollevò certo le gelosie interessatedi coloro che non sapevano rassegnarsi al suo prestigio professionale. A ciò siaggiunse il vigile sospetto della Curia Arcivescovile messa sull'avviso dalConcilio di Trento. Egli che portò per tutto il mondo l'amore per ilsuolo natio col nome di Matteo da Soleto, proprio in patria ebbe a difendersida accuse di stregoneria come spesso avviene a chi, uomo di scienza, si rendefilantropo. Fu più volte interrogato per le sue capacità di previsione delfuturo (divinatorie) ma fu sempre rilasciato innocente.[6] Il CodiceVaticano 2264, è testimonianza - pressoché l'unica superstite - dell'impegnospeculativo di Matteo Tafuri. Da questo capostipite molti furono i Tafurimedici o giureconsulti che da Soleto trasferirono poi la loro residenza aGallipoli - Nardò e Lecce - Galatone.Così troviamo nel "Liberbaptesimorum" dell'Archivio Parrocchiale di Soleto un Clericus PhisicusHonofrius Taphurus filius eccellentissimi Doctori Francisci che nel 1670 èpadrino al battesimo di Diego Carrozzini. Il pronipote di Onofrio, VincenzoMaria fu sindaco di Gallipoli nel 1789 mentre il fratello di Onofrio, dottorein giurisprudenza, visse presso la corte di Napoli dove morì nel 1699. Svariatigiureconsulti, medici e sindaci a Lecce e Galatone. Ricordiamo, non per ultimo,fra Diego da Lequile (al secolo Diego Tafuri 1604-1673). Note ^ Manni, Laguglia di..., p. 30 ^Luigi Galante, Matteo Tafuri. Nuove rivelazioni da unmanoscritto secentesco, pag.12, in 'Il filo di aracne' anno viii- n°5,novembre/dicembre Galatina, 2013 ^ Manni, La guglia, l'astrologo..., p.41 ^Bernari, p. 42 ^ Istoria scrittori Regno di Napoli G.B.Tafuri Vol.3 1752 ^Bernari, p.60 Bibliografia Bernari, A., Il mago di Soleto: Matteo Tafuri, Milano,2009. De Tommasi, G.B., Matteo Tafuri in "Biografia degli uomini illustridel Regno di Napoli" tomo VIII, Napoli, 1822. del Balzo di Presenzano, A.,I del Balzo ed il loro tempo, Napoli, 2003. Manni, L., Guida di Soleto,Galatina, 1992. Manni, L., La guglia di Soleto, Galatina, 1994. Manni, L., Laguglia, l'astrologo, la macàra, Galatina, 2004. Montinari, M., Soleto, Fasano,1993. Tafuri, G.B., Istoria degli Scrittori del Regno di Napoli, Napoli, 1744.D. Bacca "Personaggi del sole culturale", Lecce 2008 Voci correlateAlchimia Galatina Giovanni Battista Della Porta Orsini Orsini Del Balzo Gugliadi Raimondello Soleto Controllo di autoritàVIAF (EN) 23193525 · ISNI (EN) 00000000 2065 1776 · LCCN (EN) no2014114791 · GND (DE) 128483709 · BNF (FR) cb145131719(data) · CERL cnp00494074 · WorldCat Identities (EN) lccn-no2014114791Biografie Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano dibiografie Categorie: Filosofi italiani del XVI secoloMedici italianiNati nel1492Morti nel 1584Nati l'8 agostoMorti il 18 novembreNati a SoletoMorti aSoleto[altre]
TarantinoF Filippo Tarantino Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Filippo Tarantino(Gravina in Puglia, 1943) è un filosofo e scrittore italiano .[1] In ambito filosoficoè noto per i suoi studi sul filosofo Giuseppe Tarantino, col quale èimparentato[senza fonte], e per aver fondato insieme a Gerardo Marotta lasezione dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli (intitolata aGiuseppe Tarantino) di cui è stato anche presidente[senza fonte]. Comescrittore, ha anche scritto alcuni saggi su temi quali la pedagogia, lapsicologia e l'Umanesimo.[1] Indice 1Biografia 2Cariche ricoperte3Opere 4Note 5Voci correlate 6Collegamenti esterni Biografia Filippo Tarantinonasce nel 1943. Dopo la laurea in storia e filosofia, diviene insegnante dellestesse materie per i licei italiani; in particolare, insegnerà al liceoscientifico Federico II di Svevia di Altamura dove uno dei suoi studenti saràl'attore Sergio Rubini.[2] Nel 1991 viene nominato dirigente scolasticodel Liceo classico Luca de Samuele Cagnazzi di Altamura, portando la scuola alpiù alto numero di studenti mai raggiunto. Manterrà la carica fino alraggiungimento della pensione, avvenuta agli inizi degli anni 2010. Nel2011, in qualità di dirigente scolastico, si recò a Tokyo, in Giappone insiemea sua moglie per una "visita preparatoria di incontro tra scuole".Durante la sua permanenza si verificò un violento terremoto, che gli causòpaura e notevoli disagi con un volo di ritorno pagato 4000 euro e un'assistenzaa quanto pare insufficiente da parte delle autorità consolari del posto.[3] Cariche ricoperte Dirigente scolastico del Liceo classico Luca deSamuele Cagnazzi (1991- inizi anni 2010) Presidente di circoscrizione del LionsClub Puglia[4] Consigliere di Club del Lions Club Altamura Host[5] Presidentedell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (IISF) di Napoli[senza fonte]Opere Speranze e proposte formative nel primo Novecento. La lezione di GiuseppeTarantino, Bari, 1995.[1] Dietro la ruota. Infanzia pregiata, Levante, 1995,ISBN 978-8879490924. Lezioni di volo, Bari, 2002.[1] L'inconscio e la coscienzanel pensiero di Giuseppe Tarantino, Bari, 2014.[1] L'Umanesimo mediterraneo.Orizzonte storico-culturale per la costruzione di una cittadinanza cosmopolita,2015, ISBN 978-8867171712. Storia antica e moderna dell'Ordine del Tempio,Nisroch, 2018, ISBN 978-8894168303. L'Umanesimo scientifico di GiuseppeTarantino, Aracne Editrice, 2019, ISBN 978-8825522563. Notehttp://www.aracneeditrice.it/index.php/autori.html?auth-id=407986 ^http://teatro.liceocagnazzi.edu.it/storia-della-rassegna/ ^https://www.altamuralife.it/notizie/la-testimonianza-di-un-gravinese-in-giappone-durante-il-terremoto/^https://www.lions108ab.it/wp-content/uploads/2015/06/Rivista-Lions-numero-4.compressed.pdf^ https://www.lions.it/data/club.php?id=21110 Voci correlate Giuseppe TarantinoLiceo classico Luca de Samuele Cagnazzi Collegamenti esterni Sito web ufficialee blog di Filippo Tarantino Biografie Portale Biografie Filosofia PortaleFilosofia Categorie: Filosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXIsecoloScrittori italiani del XX secoloScrittori italiani del XXI secoloNati nel1943Nati a Gravina in Puglia[altre]
TarantinoG Giuseppe Tarantino Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Nota disambigua.svgDisambiguazione – Se stai cercando il politico italiano del XXI secolo, vediGiuseppe Tarantino (politico). Giuseppe Tarantino (Gravina in Puglia, 22 luglio1857 – Gravina in Puglia, 25 gennaio 1950) è stato un filosofo italiano edocente di filosofia morale e di pedagogia a Pisa[1]. Indice 1 Biografia2Opere[4] 3Note 4Bibliografia 5Voci correlate 6Collegamenti esterni BiografiaGiuseppe Tarantino nacque a Gravina in Puglia da Filippo Tarantino, nobilelocale, e Arcangela Maria Letizia Spagnuolo.[2]Studiò nel ginnasio della sua città, sotto la guida dello zio maternoNicola. Compì gli studi superiori a Pisa, dapprima come studente all'universitàdella stessa città e successivamente come allievo della Scuola normalesuperiore di Pisa. Iniziò gli studi sotto la guida di Francesco Fiorentino. Aventidue anni conseguì la laurea in Lettere e Filosofia e seguì a Napoli ilmaestro Fiorentino fino alla sua morte, nel 1884.[2] In sua memoria dedicò al suo maestro il suoprimo libro, intitolato I Saggi Filosofici e pubblicato nel gennaio 1885; nellostesso anno ottenne la docenza in filosofia teoretica. Inizia ad acquisirenotorietà grazie ai saggi critici che pubblica sul Giornale Napoletano. Nel1887 ottiene la cattedra di filosofia nel Liceo Antonio Genovesi di Napoli. Perben dieci anni, lavorò all'opera Saggio sulla Volontà, pubblicato nel 1897.Ebbe anche una breve relazione con la fiorentina Bice, anche se erasentimentalmente legato ad un'altra donna di Gravina, conosciuta nel 1891 aNapoli, alla quale dedicò particolare cura. Dopo aver vinto il relativoconcorso, gli fu assegnata la cattedra di filosofia teoretica all'Università diPalermo, ma per motivi sentimentali vi rinunciò.[2] Insegnò dal 1886 al 1888 al Liceo Marciano,anno in cui ottiene la cattedra di filosofia nel Liceo Genovesi. Per un periodoabbandonò la sua relazione sentimentale per ritornare a lavorare sulle sue opere.Agli inizi del Novecento, vinse il concorso per la cattedra di filosofia moraledell'Università di Pisa e questa volta accettò. A Pisa insegnò anche allaScuola di Pedagogia, dove tra i suoi insegnanti figurò anche il futuro ministroGiovanni Gentile. La sua notorietà crebbe sempre più grazie ad alcuni suoisaggi critici pubblicati sulla Rivista di Filosofia Scientifica di Morselli, ilpiù noto dei quali è su Locke.[2] Tra isuoi ex-studenti di Pisa più noti figurano Enrico De Nicola e il marchese FrancescoDentice di Accadia, prefetto di Pisa. Nell'ultima parte della sua vita tornònella sua città natale Gravina in Puglia, dove visse nella casa di un nipotesuo omonimo che aveva studiato sotto la sua egida a Pisa. Nel 1947 donò allabiblioteca "Ettore Pomarici Santomasi" di Gravina in Puglia una partecospicua dei suoi libri.[3] A lui èstato intitolato il liceo scientifico della sua città natale Gravina inPuglia. Opere[4] Appunti di Filosofia aduso dei giovani del Liceo, Filippo Toso, Aversa 1885. Saggi filosofici, Napoli,Vincenzo Morano, 1885. Studio storico su Giovanni Locke, in Rivista diFilosofia, II, Milano-Torino, F.lli Dumolard, 1886. Saggio sul criticismo esull'associazionismo di Davide Hume, Napoli, Vincenzo Morano, 1887. In morte diMichelangelo Calderoni, Vecchi, Trani 1889. Saggio sulla volontà, Napoli, Tip.editrice F. di Gennaro e A. Morano, 1897. In morte di Antonietta Cagiati, nellanecrologia per Gaetano e Antonietta Cagiati, Napoli 1898. Saggio sulle ideemorali e politiche di Tommaso Hobbes, Napoli, Tip. F. Giannini & Figli,1900 Il problema della morale di fronte al positivismo e alla metafisica, Pisa,Tip. A. Valenti, 1901. Il principio dell'etica e la crisi morale contemporanea,Napoli, A. Tessitore & figlio, 1904. Il concetto dello stato ed ilprincipio di nazionalità, Napoli 1917 Discorso preposto alle traduzioni dallatino, dall’inglese e dal francese di G. Sottile. Napoli 1917. Leonardo daVinci e la scienza della natura. Nel centenario di L. da Vinci, 1919. Lapolitica e la morale. Discorso , Pisa, Tipografia editrice cav. F. Mariotti,1920. Sulla riforma universitaria, in «Rivista di filosofia» 1921. Note ^ Cfr.Gabriele Turi, Giovanni Gentile: una biografia, Firenze, Giunti, 1995, ISBN88-09-20755-6, p. 219. (Parzialmente consultabile in Google Libri.) tarantino-inconscio-2014, pagg. 55-62. ^tarantino-inconscio-2014, pagg. 61-62. ^ tarantino-inconscio-2014, pag. 99.Bibliografia Filippo Tarantino, Liborio Dibattista, Rosalba Pappalardi e AngeloRecchia-Luciani, L’inconscio e la coscienza nel pensiero di Giuseppe Tarantino(PDF), a cura di Filippo Tarantino, Mario Adda Editore, 2014, ISBN9788867171217. Filippo Tarantino, Speranze e proposte formative nel primoNovecento. La lezione di Giuseppe Tarantino, Bari, Levante, 1995. ISBN88-7949-097-4 Beniamino D'Amato, Orazione funebre in onore di GiuseppeTarantino (PDF). Voci correlate Filippo Tarantino Collegamenti esterni Schedabiografica nel sito del Liceo statale Giuseppe Tarantino di Gravina in Puglia.Controllo di autoritàVIAF (EN) 23865590 · ISNI (EN) 0000 0000 6161 6539 · SBNIT\ICCU\SBNV\009819 · LCCN (EN) n96062928 · BAV (EN) 495/332623 · WorldCatIdentities (EN) lccn-n96062928 Biografie Portale Biografie Filosofia PortaleFilosofia Categorie: Filosofi italiani del XIX secoloFilosofi italiani del XXsecoloNati nel 1857Morti nel 1950Nati il 22 luglioMorti il 25 gennaioNati aGravina in PugliaMorti a Gravina in Puglia[altre]
Tari Antonio Tari Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Antonio TariAntonio Tari (Villa Santa Maria Maggiore, 1º luglio 1809 – Napoli, 15 marzo1884) è stato un filosofo, scrittore e critico musicale italiano.Indice 1Profilo 2Il filosofo “giullare di Dio” 3Musica ed Estetica 4Opereprincipali 5Note 6Bibliografia 7Collegamenti esterni Profilo Epigrafesituata alla destra del portone d'ingresso del palazzo dove nacque Antonio TariDi famiglia originaria di Terelle, nel Frusinate, nacque in un palazzoseicentesco della non distante Villa Santa Maria Maggiore, l'odierna SantaMaria Capua Vetere, anch'essa rientrante in Terra di Lavoro, da un impiegatoche si trovava lì di passaggio [1]. Il palazzo natìo, conosciuto come palazzoMazzocchi, ove aveva schiuso gli occhi anche l'archeologo Alessio SimmacoMazzocchi [2], era situato nell'allora strada della Croce, l'odierna viaMazzocchi, ed è oggi gravemente degradato. Studiò a Montecassino, doveconobbe Silvio Spaventa. Nel 1830 si trasferì a Napoli dove si laureò ingiurisprudenza e iniziò la professione di avvocato [3]. Ben presto peròall'avvocatura preferì la filosofia, la letteratura e la musica, unendosiall'amico Spaventa, a Cusano, a Francesco de Sanctis e ad altri pensatoriliberali dell'epoca e collaborando a vari giornali letterari partenopei. Nel1861 fu eletto deputato per il collegio di S. Germano, ma rifiutò il mandatoper dedicarsi all'insegnamento. Infatti lo stesso anno era entrato per concorsonella Regia Università di Napoli, divenendo il primo cattedratico di esteticain Italia, nello stesso periodo in cui vi insegnavano anche Francesco deSanctis, Luigi Settembrini, Silvio Spaventa e Giovanni Bovio [4]. Vi insegnòper oltre un ventennio, fino alla sua morte. Si dedicò a vari rami dellafilosofia e delle scienze del linguaggio, traducendo anche, per la casaeditrice Detken, opere di autori stranieri all'epoca non molto noti come LeonBrothier [5], Sigismond Zaborowski-Moindron [6] e Eugene Noel [7], traduzionipubblicate tra il 1881 e il 1885. Il suo sistema estetico, variamentecriticato, in particolare per la scarsa originalità, si caratterizzava per unavivacità espressiva, con ricche e talvolta variopinte esemplificazioni, cheperaltro ne resero celebri e molto frequentate le lezioni universitarie. Partesignificativa dei suoi studi filosofici fu pubblicata postuma. Ilfilosofo “giullare di Dio” Benedetto Croce, nei saggi critici della Letteraturadella Nuova Italia, definì Tari «giullare di Dio», vale a dire, per riprenderele parole dello stesso Croce, il «lieto giullare della filosofia». Il pensatoreabruzzese spiegava, al riguardo, che Tari non ebbe mai nemici, riuscendo afarsi ben volere sia dagli amici sia dagli avversari, che «prendeva abraccetto, e li menava a spasso con sé, divertendosi a contradirli e a sentirsicontradetto». Quasi ad avallare la definizione sopra riportata, ilpensatore abruzzese ebbe anche a rilevare che la bizzarra genialità di Tari«gli faceva trovare piacere nei ravvicinamenti e collegamenti più disparati epiù comici: della frase sublime con la scherzosa, del ricordo solenne conl'aneddoto salace, del linguaggio latino o del tedesco col vernacolonapoletano. Parla in gergo, ma in gergo che è quintessenza di cultura estravagante miscuglio di elementi geniali» [8]. A proposito dell'opera"Manuale di estetica" del Tari (inedita), Croce disse:«Filosofo di professione ed uomo di dottrina enciclopedica, nonostante tutta lasua perizia filosofica, la sua sterminata dottrina e il suo molto acume, ilTari fu soprattutto un bizzarro artista. La sua concezione metafisica non gliconcedeva una trattazione veramente logica dei problemi. Ma la sua personalità,vibrante di commozione innanzi alle opere dell'arte, riboccante di entusiasmo,dotata di bontà e di nobiltà di sentire, gli ispirava pagine che sono di unaspecie assai rara nella nostra letteratura.» Musica ed Estetica L'essenzagiocosa si mischiava,confondendosi, con un'acuta critica, che sirivolgeva a tutti i campi in cui l'estetica si sostanziava e, in particolare,ad una delle “arti” al quale Tari era più attratto: la musica. Tra ilserio e il faceto, infatti, il filosofo, dopo aver pubblicato nel 1879 uninteressante studio critico su Serietà e ludo, compose un saggio musicale, contanto di note, dal titolo in tal senso emblematico di Lezioni di estetica generale[9]. Questo indirizzo lo portò ad occuparsi, scrivendone nel 1883, anchesulla celebre pastorale di Beethoven [10]. Opere principali Esteticaideale, Tip. del Fibreno, Napoli 1863; Ente spirito e reale. Confessionifilosofiche, Stamperia della Regia Università, Napoli 1872; Opera, melodramma,dramma: nota critica, Tip. della Regia Università, Napoli 1878; Serietà e ludo:saggio critico, Tip. della Regia Università, Napoli 1879; Saggi di critica, conprefazione di R. Cotugno, Tip. Vecchi, Trani 1886; Saggi di estetica emetafisica, a cura di B. Croce, Laterza, Bari 1910; Estetica esistenziale, acura di M. Leotta, Morano, Napoli 1987 L'estetica reale, a cura di F.Solitario, Prometheus, Milano 2003 Note ^ A. Lauri, Dizionario dei cittadininotevoli di Terra di Lavoro antichi e moderni, Arnaldo Forni Editore, Bologna1979 (ed. or. Sora 1915). ^ A. Perconte Licatese, Alessio Simmaco Mazzocchi,Ed. Spartaco, Santa Maria Capua Vetere 2001. ^ A. Perconte Licatese, SantaMaria di Capua. Storia e monumenti della città di Santa Maria Capua Vetere,vol. II, Tip. Stampa Sud, Curti 1983. ^ A. Lauri, op. cit., p. ^ L. Brothier,Storia popolare della filosofia, trad. di A. Tari, Detken, Napoli 1881. ^ S.Zaborowski-Moindron, Origine del linguaggio, trad. di A. Tari, Detken, Napoli1882. ^ E. Noel, Voltaire e Rousseau, trad. di A. Tari, Detken, Napoli 1885. ^B. Croce, La letteratura della Nuova Italia. Saggi critici, vol. I, Laterza,Bari 1967, pp. 403-409. ^ A. Tari, Lezioni di estetica generale, a cura di C.Scamaccia-Luvara, Tocco, Napoli 1884. ^ A. Tari, Beethoven e la sua sinfoniapastorale. Saggio critico, Tip. della Regia Università, Napoli 1883.Bibliografia Benedetto Croce, La letteratura della nuova Italia. Saggi critici,vol. I, Laterza, Bari 1967. Massimo Leotta, La filosofia di Antonio Tari,Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli 1983. Francesco Solitario,Antonio Tari nella "Critica" di Benedetto Croce. Contributo per unrecupero, Prometheus, Milano 1998. Francesco Solitario (a cura di), L'Esteticadi Antonio Tari e la cultura filosofica meridionale del suo tempo, Prometheus,Milano 2007. Collegamenti esterni Antonio Tari, su Treccani.it – Enciclopedieon line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata AntonioTari, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modificasu Wikidata (EN) Opere di Antonio Tari, su Open Library, Internet Archive.Modifica su Wikidata Antonio Tari, su storia.camera.it, Camera dei deputati.Modifica su Wikidata AA. VV., «Tari, Antonio» in Dizionario di filosofia,Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Archivi di Teatro Napoli, Foto diAntonio Tari [collegamento interrotto], su cir.campania.beniculturali.it. URLconsultato il 17-07-2013. Controllo di autoritàVIAF (EN) 22134164 · ISNI (EN)0000 0000 6119 7362 · LCCN (EN) n2002093604 · GND (DE) 119351757 · BNF (FR)cb10927439z (data) · BAV (EN) 495/90041 · CERL cnp01314199 · WorldCatIdentities (EN) lccn-n2002093604 Biografie Portale Biografie LetteraturaPortale Letteratura Categorie: Filosofi italiani del XIX secoloScrittoriitaliani del XIX secoloCritici musicali italianiNati nel 1809Morti nel 1884Natiil 1º luglioMorti il 15 marzoMorti a NapoliDeputati dell'VIII legislatura delRegno d'Italia[altre]
Tartarotti Girolamo Tartarotti Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search GirolamoTartarotti Girolamo Tartarotti (Rovereto, 2 gennaio 1706 – Rovereto, 16 maggio1761) è stato un abate, letterato e filosofo italiano. Chiamato ancheGerolamo Tartarotti, divenne famoso per aver contrastato i processi contro lestreghe e per aver osteggiato la devozione per il vescovo del XII secoloAdelpreto, mettendone in discussione santità e martirio. Indice1Biografia 2Lo studioso 3La biblioteca 3.1La prima biblioteca pubblica a Rovereto4Tartarotti e gli agiati 5Opere 6Note 7 Bibliografia8Voci correlate 9Altri progetti 10Collegamenti esterni Biografia GirolamoTartarotti nacque a Rovereto dal giureconsulto Francesco Antonio e da OlimpiaCamilla Volani, discendente dell'antica famiglia dei Serbati. Impersonòla figura dell'intellettuale che non si lascia limitare dal luogo nel qualenasce, cioè nel Trentino, lontano dai grandi centri culturali del tempo. Egliseppe anzi sfruttare le opportunità e le peculiarità della città di Rovereto,al confine tra mondo tedesco e italiano, in un periodo storico nel qualerifiorirono i commerci e i rapporti economici, grazie al suo trovarsi su unadelle principali vie di comunicazione in Europa. Suo merito fu la capacità disaper tessere legami con intellettuali italiani e stranieri che risiedevano aVenezia, Roma, Salisburgo, Torino, Brescia, Vienna, Innsbruck. Utrecht eParigi.[1] Studiò inizialmente nell'Imperial Regio Ginnasio di Rovereto epoi continuò come autodidatta. Si interessò di filosofia, che seguì pressol'Università di Padova sino a quando difficoltà economiche familiari non loobbligarono a tornare nelle città natale. Al suo ritorno si interessòpersonalmente per far insediare nella Città della Quercia la stamperia deltipografo veronese Pierantonio Berno e, nel 1730, fondò la prima accademiacittadina, l'Accademia dei Dodonei. Compì viaggi a Verona, dove conobbeScipione Maffei e altri studiosi, poi ad Innsbruck, dove rimase alcuni mesicome precettore, e in seguito si trasferì a Roma, come segretario del CardinaleDomenico Silvio Passionei. Casa dove abitò Girolamo Tartarotti, inVia Garibaldi 61, a Rovereto, prima di trasferirsi in Via della Terra Dal 1730al 1751, durante le sue permanenze roveretane, visse nella stessa casa doveabitavano Giuseppe Valeriano Vannetti e Bianca Laura Saibante, e dove questiiniziarono a tenere un vivace salotto letterario che portò, probabilmente suispirazione dello stesso Tartarotti, alla nascita dell'Accademia degliAgiati.[nota 1] Il soggiorno romano fu relativamente breve, per contrasticol Cardinale, quindi fece ritorno a Rovereto. Nel 1739, morì il fratelloJacopo, e nel 1741 si trasferì a Venezia, come collaboratore del futuro DogeMarco Foscarini. Nel 1743 ebbe discussioni anche con Foscarini e tornò ancorauna volta a Rovereto, da dove non si allontanò più.[2] I viaggi diGirolamo Tartarotti furono in definitiva relativamente pochi e di breve durata,e trascorse la maggior parte della sua vita matura a Rovereto. Si dimostrò pocopropenso ad accettare l'aiuto di ricchi mecenati che lo avrebbero limitatonella sua libertà e approfittò delle occasioni che gli venivano offerte lontanodalla sua città per comprare libri o incontrare altri studiosi.[3] Lostudioso Sin dagli anni giovanili Tartarotti si dedicò agli studi letterariinteressandosi della poesia toscana e scrivendo egli stesso varie composizionipoetiche. Approfondì tematiche della filosofia scolastica e scrisse trattaticritici nei confronti di questa. Collaborò con Angelo Calogerà per la suaRaccolta d'opuscoli scientifici e filologici, e venne in polemica con Trentodimostrando, in una sua pubblicazione, che la città tridentina divenne sedeepiscopale solo nel IV secolo e non al tempo dei primi apostoli. Nel 1749pubblicò Congresso notturno delle Lammie, la sua opera più nota, nella qualedichiarò inesistente la stregoneria come la si voleva descrivere al suo tempo,e questo sulla base della logica, della scienza e della stessa ortodossia deicattolici. Collaborò con Ludovico Antonio Muratori pubblicando nel suoventicinquesimo tomo dei Rerum Italicarum scriptores le sue conclusionirelative alla cronaca di Andrea Dandolo e correggendone le fonti nelle sue basidocumentarie.[4] Durante i suoi ultimi anni continuò nelle indagini storichealla quali aveva dedicato gran parte della sua vita e arrivò a dimostrare, adesempio, che era sbagliata la venerazione dei trentini per Adelpreto, Vescovodi Trento. La sua tesi era spiegata nella Lettera intorno alla santità emartirio di Alberto vescovo di Trento, del 1754. Uno dei suoi ultimi lavori,sempre legato a questo tema: Notizie istorico-critiche intorno al B.M.Adalpreto vescovo di Trento venne messa al rogo su disposizione del principevescovo Francesco Felice Alberti di Enno nel 1761. Intanto la salute diGirolamo Tartarotti peggiorava, e lo studioso morì il 16 maggio dello stessoanno, senza sapere del suo libro bruciato a Trento.[5] Fu sepolto nella chiesaarcipretale di San Marco dove una targa a lato della porta d'ingresso lo ricorda.[6]La biblioteca Sempre amante dei libri, quando non gli fu possibile viaggiareper acquistarli personalmente si affidò a contatti che col tempo divennero perlui preziosi per procurarseli. A Verona poté contare su Ottolino Ottolini, aBrescia su Gianmaria Mazzucchelli, a Modena su Ludovico Antonio Muratori e aVenezia su Gian Rinaldo Carli. A Rovereto fu molto vicino a Giuseppe ValerianoVannetti, dal 1750 segretario dell'Accademia Roveretana degli Agiati, e ancheda lui ebbe aiuti per procurasi i testi dei quali aveva bisogno per i suoistudi. Al Vannetti fu legato anche per altri motivi, essendo stato per varianni precettore di Bianca Laura Saibante, futura moglie di Giuseppe Valeriano,e del fratello di lei, Francesco. Il Tartarotti si procurò libri anchegrazie a donazioni, eredità e prestiti.[7] Al momento della sua morte,per esplicita volontà testamentaria, la sua ricca biblioteca venne donataall'Ospedale dei Poveri Infermi di Loreto, retta dalla Confraternita dei SantiRocco e Sebastiano. La Confraternita tuttavia, poco dopo, decise di metterla invendita, offrendola per primo al Comune di Rovereto. In quell'occasioneGiuseppe Valeriano Vannettie Francesco Saibante si spesero affinché taleimportante acquisizione culturale per Rovereto avesse successo, e l'atto dicompravendita venne registrato il 22 gennaio 1764.[8] La prima bibliotecapubblica a Rovereto Nel 1764, tre anni dopo la morte di Tartarotti, venne cosìcreata la prima biblioteca aperta al pubblico a Rovereto. Le intenzioni dello studiosonon furono queste, tuttavia fu proprio il nucleo dei suoi testi ad esseredestinato a questa importante iniziativa culturale, perché sino a quel momentoesistevano in città solo biblioteche appartenenti a privati, come ad esempioquella dei Rosmini, dei Vannetti, dei Saibante, oppure conservate in conventi;si stava formando anche quella dell'Accademia Roveretana degli Agiati,sicuramente molto importante, ma nessuna di queste destinata alla consultazionedi chiunque.[9] Il totale delle opere appartenenti a Tartarotti checonfluì nella biblioteca ammontava originariamente a 2.027 volumi e a 13manoscritti. Per quanto riguarda i luoghi di pubblicazione dei volumi, quasi il30% di essi proveniva da Venezia.[10] I volumi raccolti durante tutta lavita da Girolamo Tartarotti costituirono così il primo nucleo della BibliotecaCivica di Rovereto, che in seguito fu a lui dedicata.[11] Tartarotti egli agiati Lo studioso, come sopra ricordato, fu molto attivo a Rovereto e sispese per portare una maggior apertura culturale in città facilitando l'arrivodi un tipografo, fondando l'Accademia dei Dodonei, svolgendo il ruolo diprecettore per due dei fondatori dell'Accademia Roveretana degli Agiati, ma nondivenne mai un socio di quella istituzione. Le ragioni del suo rifiuto difar parte di quell'Accademia, che pure rispondeva a molte delle esigenze chesentiva anche sue, furono diverse. La principale fu la forte inimicizia conScipione Maffei, e il fatto che l'uomo di lettere veronese fosse entrato tra iprimi come socio aggregato dell'associazione. Questo fece sì che nonpartecipasse alle riunioni del nascente sodalizio culturaleroveretano.[1] Opere Casa di Girolamo Tartarotti, in via dellaTerra 15, a Rovereto Si riporta qui una piccola selezione di alcuni lavori diGirolamo Tartarotti, da non intendersi come fonti di questa pagina ma comeapprofondimento e confronto. Ragionamento intorno alla poesia liricatoscana (1728) Delle disfide letterarie, o sia pubbliche difese di conclusioni(1735) De auctoribus ab Andrea Dandulo laudatis in Chronico Veneto (1751)Apologia del Congresso notturno delle Lammie (1751) Memorie antiche di Roveretoe dei luoghi circonvicini (1754) Apologia delle Memorie antiche di Rovereto(1758) Lettera seconda di un giornalista d'Italia ad un giornalistaoltramontano sopra il libro intitolato: Notizie istorico-critiche intorno alb.m. Adalpreto Vescovo di Trento (1760) Alcune opere pubblicate nella Raccoltad'opuscoli scientifici e filologici curata da Angelo Calogerà: Relazioned'un manoscritto dell'Istoria manoscritta di Giovanni Diacono veronese (1738)Dissertazione intorno all'arte critica (1740) Lettera al sig. N.N. intorno allasua tragedia intitolata il Costantino (1741) Lettera intorno alla differenzadelle voci nella lingua italiana (1745) Alcune opere pubblicate postume:Osservazioni sopra la Sofonisba del Trissino con prefazione del cav. ClementinoVannetti (1784) La conclusione dei frati francescani riformati (postumo, 1785)Annotazioni al Dialogo delle false esercitazioni delle scuole d'Aonio Paleario(1795) Note Annotazioni ^ Ipotesi avanzata da Gianmario Baldi, Direttore dellaBiblioteca civica G. Tartarotti e membro dell'Accademia Roveretana degli AgiatiG.Baldi, p.50. Fonti M.Farina, pp.9-14. ^ Mostra Tartarotti, p.4. ^Mostra Tartarotti, p.11. ^ (LA) Lodovico Antonio Muratori, Rerum Italicarumscriptores. 25, Mediolani, ex typographia Societatis Palatinae in Regia Curia,1751. URL consultato il 22 giugno 2016. ^ Mostra Tartarotti, pp.5,6. ^R.Trinco, pp.109-111. ^ Mostra Tartarotti, pp.15.19. ^ Mostra Tartarotti,pp.31.34. ^ Mostra Tartarotti, pp.38.39. ^ Mostra Tartarotti, p.52. ^ SitoBiblioteca Civica G. Tartarotti, su bibliotecacivica.rovereto.tn.it, Comune diRovereto. URL consultato il 23 giugno 2016. Bibliografia Gianmario Baldi, LaBiblioteca civica Girolamo Tartarotti di Rovereto: contributo per una storia,Calliano,Trento, Manfrini, 1995, SBN IT\ICCU\VEA\0082515. Marino Berengo, Laletteratura italiana - Storia e testi" - vol. XLIV - tomo I, Milano-Napoli,Ricciardi, 1978. Leonardo Franchini, Adversum malleum maleficarum, biografiadel filosofo pre-illuminista roveretano Girolamo Tartarotti, Rovereto, Stella,2008. Nicola Cusumano, Ebrei e accusa di omicidio rituale nel Settecento. Ilcarteggio tra Girolamo Tartarotti e Benedetto Bonelli (1740-1748), Milano,Unicopli, 2012. Marcello Farina, Antonio Rosmini e l'Accademia degli Agiati,Brescia, Morcelliana Edizioni, 2000, ISBN 88-372-1805-2. testi di SerenaGagliardi, Elena Leveghi e Rinaldo Filosi, La Biblioteca di GirolamoTartarotti: intellettuale roveretano del Settecento : Rovereto, PalazzoAlberti, 11-31 ottobre 1995, Rovereto, Provincia autonoma, Servizio benilibrari e archivistici,Comune di Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti,1995, ISBN 88-86602-03-0. Renato Trinco, San Marco in Rovereto : la chiesaarcipretale tra storia, arte e devozione, Mori, La grafica, 2007, ISBN88-86757-60-3. Voci correlate Accademia Roveretana degli Agiati Bianca LauraSaibante Biblioteca civica G. Tartarotti Clementino Vannetti Altri progettiCollabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a GirolamoTartarotti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini oaltri file su Girolamo Tartarotti Collegamenti esterni Girolamo Tartarotti, suTreccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Modifica su Wikidata Girolamo Tartarotti, in Enciclopedia Italiana, Istitutodell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Girolamo Tartarotti, inDizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Modifica su Wikidata Opere di Girolamo Tartarotti, su openMLOL, HorizonsUnlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Girolamo Tartarotti, su OpenLibrary, Internet Archive. Modifica su Wikidata Controllo di autoritàVIAF (EN)32272167 · ISNI (EN) 0000 0000 6141 5489 · SBN IT\ICCU\CFIV\076243 · LCCN (EN)n86811967 · GND (DE) 119335522 · BNF (FR) cb15002305w (data) · BNE (ES)XX1764185 (data) · BAV (EN) 495/262094 · CERL cnp01387839 · WorldCat Identities(EN) lccn-n86811967 Biografie Portale Biografie Letteratura Portale LetteraturaCategorie: Abati e badesse italianiLetterati italianiFilosofi italiani delXVIII secoloNati nel 1706Morti nel 1761Nati il 2 gennaioMorti il 16 maggioNatia RoveretoMorti a Rovereto[altre]
Tataranni Onofrio Tataranni Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Onofrio Tataranni(Matera, 19 ottobre 1727 – Matera, 27 marzo 1803) è stato un filosofo esaggista italiano. Lucano di origine, fu esponente dell'Illuminismonapoletano. Indice 1Biografia 2Pensiero 3Opere 4Note 5Bibliografia6Voci correlate 7Collegamenti esterni Biografia Nacque in Basilicata, a Matera,da Angelo Bruno e Nunzia Pistoia. Non sappiamo a quale ceto appartenesse la suafamiglia, ma sicuramente essa era fornita dei mezzi economici e delle relazionisociali necessarie per avviare il figlio verso la carriera ecclesiastica: non acaso, quando fu battezzato (il 19 ottobre 1727) nella Chiesa cattedrale diMatera, i suoi genitori scelsero come padrini i nobili Giovan Battista Ferraù eGiovanna Cordova[1]. Sin da ragazzo maturò quella che doveva essere lasua vocazione, tanto che divenne prima allievo e poi docente del seminariodiocesano materano[2]. Sebbene avesse una posizione di un certo rilievo sia inambito ecclesiastico, sia in ambito educativo, il Tataranni non mostrò alcuntentennamento nell'accettare l'invito di Michele Imperiali, principe diFrancavilla, che lo volle a Napoli per affidargli la direzione della suaPaggeria[3]. Grazie all'incarico conferitogli dal principe diFrancavilla, Tataranni accrebbe ancor di più la stima di cui già godeva,stringendo rapporti amichevoli con le personalità più illustri ed autorevolidel tempo, incardinate nella Reale Accademia delle Scienze e Belle Lettere[4].Il Tataranni ebbe la possibilità di frequentare proprio tali stimolantidibattiti, che del resto avrebbero formato l'humus delle sue futureriflessioni, in qualità prima di Direttore della Paggeria, poi della Scuolamilitare del Real Collegio militare, ufficialmente Reale Accademia Militare,fondata il 18 novembre 1787 e fortemente voluta da re Ferdinando IV, che mostròdi aderire al generale clima di rinnovamento e consolidamento delle istituzionimilitari del Regno. Proprio in questi anni Onofrio Tataranni ebbe l'onore diesserne il direttore, partecipando vivamente, dunque, al graduale svilupparsi emoltiplicarsi dell'alveo della cultura politica riformatrice, che, negli anniOttanta, ancora auspicava un reale cambiamento all'interno dello stesso apparatomonarchico. Così, nell'arco di un settennio, pubblicò delle opere moltosignificative, in cui era evidente il suo tracciato ideale di società[5].Tuttavia, in seguito agli avvenimenti del 1791 e del 1794, quindi dopo ilConcordato e dopo la fallita congiura di Carlo Lauberg, le sue posizionirispetto alla politica e allo Stato cambiarono considerevolmente[6]. Con questadisillusione coincide il silenzio dell'intellettuale materano, che in queglianni si limitò, a quanto noto, a proseguire i suoi studi come Direttore. Ladelusione, si può ipotizzare, lo spinse a tacere fino alla proclamazione dellaRepubblica Napoletana, quando - dichiarava - sicuro dell'importanzadell'istruzione del popolo e del “nuovo cittadino”, elaborò il CatechismoNazionale pe'l Cittadino, nel quale incoraggiava il popolo a difendere iprincipi della Rivoluzione a vantaggio dell'umanità intera. Il catechismo vinseil primo premio indetto dal governo provvisorio e venne adottato comecatechismo ufficiale della Repubblica Napoletana[7], pubblicato il 12 febbraio1799 ebbe il compito di educare i sudditi a divenire cittadini[8]. Allacaduta della Repubblica, nel giugno, Tataranni riuscì a porsi in salvo,rifugiandosi a Matera, nei cui tribunali, in tale periodo, venivano esaminate leposizioni di ben 1370 «rei di Stato» lucani, 228 dei quali furono condannatiall'«esportazione» e sette a morte. Comunque, a Matera il Tataranni potécontare su solide relazioni interne al locale Capitolo cattedrale, morendovi il27 marzo 1803[9]. Pensiero Più volte Tataranni tiene a sottolinearel'importanza della triade Dio-Ragione-Sentimento, in una sorta di compromessotra Illuminismo, sensismo e religione. Inoltre, caratteristica del suopensiero è una forte connotazione politica, mirando alla figura del sovranoquale principale esempio per i sudditi, capace di governare un Regno che sisarebbe dovuto fondare su solidi valori, legati all'importanza della famiglia,della civiltà contadina e della piccola proprietà terriera, quest'ultimaottenuta con un giusto ed onesto lavoro. È da evidenziare come il Tataranniavesse maturato idee di una peculiare modernità, al punto da convincersi che ilpassaggio verso una nuova stagione dell'umanità sarebbe potuto avvenireattraverso la Costituzione di una «Dieta Universale»: egli sosteneva, infatti,che, ad ogni rappresentante di questo nuovo organismo, essa avrebbe espresso «igiusti diritti del suo Monarca», al fine di raggiungere la «felicità comune» ela «pubblica sicurezza», ponendosi, negli ordini e nelle attività sociali,sull'unica distinzione del «Merito». Notevole importanza era, poi,assegnata al ruolo dell'educazione e dell'istruzione, poiché Tataranniaffermava l'importanza dello studio delle humanae litterae, unico mezzo, per igiovani, per riscoprire i principali temi della letteratura e della filosofiamorale antica ed attualizzarli. Inoltre, egli si faceva anche sostenitoredell'istruzione scientifica, dando priorità alla geometria e, ancora una volta,seguendo il modello greco, suggeriva di avviare gli alunni sin «dall'età piùtenera» al processo educativo, seguendo le direttive di grandi pensatori. Ilsacerdote-riformatore auspicava tutto questo in un contesto socio-economico cheriservasse particolare attenzione all'attività agraria e ad una praticareligiosa «semplice pura e brieve». Dunque, il Tataranni predicava ilritorno alla religione delle origini, costruita sull'aiuto reciproco tra gliindividui, in modo che «gli Uomini si rassomiglino in qualche modo all'EnteSupremo d'infinità Bontà». Pertanto, affermava che i sacerdoti dovessero essere«esenti dalle Pubbliche Cariche» e che come gli altri uomini dovessero esseresoggetti «alla Giurisdizione dei Giudici Laici nelle loro Cause Civili».Opere La prima, monumentale, opera del Tataranni fu il Saggio d'un filosofopoliticoamico dell'uomo, pubblicata a Napoli, in cinque tomi, dal 1784 al 1788:il primo tomo nel 1784, il secondo e il terzo nel 1785, il quarto nel 1786 e ilquinto nel 1788. on la composizione di quest'opera, Tataranni si proponeva didelineare il suo tracciato ideale di società, confidando nella figura delsovrano. Infatti, già il titolo dell'opera risulta molto significativo, inquanto l'autore si presentava come un filosofo con atteggiamento filantropiconei confronti di Ferdinando IV, al fine di mostrargli la retta direzione perguidare un giusto governo ed attuare delle riforme interne allo stesso apparatomonarchico, favorevoli alle idee democratiche. La fiducia che Tataranniriponeva nei riguardi del monarca veniva ancora espressa nel Ragionamento sulcarattere religioso di Carlo III umiliato a Ferdinando IV re delle Due Sicilie,pubblicato a Napoli nel 1789. Sostanzialmente, si trattava di un panegiricoriferito al padre del sovrano, Carlo di Borbone, che, spentosi l'anno precedente,veniva proposto come esempio da seguire al suo erede. In tal senso, egli sirivolgeva ancora pieno di ammirazione nei confronti di Ferdinando IV nelRagionamento sulle sovrane leggi della nascente popolazione di S. Leucioumiliata alla maestà di Ferdinando IV re delle Due Sicilie, pubblicata a Napoliil 25 luglio 1789. Nella Brieve memoria sull'educazione nazionale dellanobile gioventù guerriera l'autore affrontava il tema, a lui caro comeDirettore di istituti di formazione, dell'educazione dei giovani (1790).Negli anni Novanta, benché il canonico avesse raggiunto un'età avanzata, nonsolo decise di aderire alla Repubblica Napoletana, ma, convinto dell'importanzache rivestiva la formazione del popolo e del nuovo cittadino, decise di scrivere,come detto, un Catechismo Nazionale pe'l Cittadino, che fu dato alle stampe il12 febbraio 1799. Note ^ Archivio Diocesano di Matera, Cattedrale,Battesimi (1713-1737), f. 173 r. ^ Antonio Lerra, Onofrio Tataranni. Catechismonazionale pe' l cittadino. Progetto di cultura politica e ruolo dell'antico, p.XV. ^ Antonio Lerra, p. XVII. ^ Elvira Chiosi, Lo spirito del secolo. Politicae religione a Napoli nell'età dell'illuminismo, Napoli, Giannini, 1992, pp.107-126. ^ Patrizia Di Maggio, Nunziatella, Castellammare di Stabia, LongobardiEditore, 1999. ^ Antonio Lerra, p. XXXVI. ^ Salvatore Bruno, Onofrio Tatarannie il suo "Catechismo nazionale pe' il cittadino". Contributo allastoria della Repubblica Partenopea del 1799, in "Studi Meridionali",9 (1989), pp. 23-38. ^ Cronache di una rivoluzione: Napoli 1799, FrancoAngeli,Milano, 1998, p. 78. ^ Antonio Lerra, L'albero e la croce. Istituzioni e cetidirigenti nella Basilicata del 1799, Napoli, ESI, 2001, pp. 108-110.Bibliografia Salvatore Bruno, Onofrio Tataranni e il suo "catechismonazionale pe' il cittadino" (noterelle di storia napoletana), in Scrittiin onore di Romualdo Trifone, Storia Meridionale, vol. II, Sapri, Ed. delCentro Librario, 1963. Salvatore Bruno, Onofrio Tataranni e il suo "Catechismonazionale pe' il cittadino". Contributo alla storia della RepubblicaPartenopea del 1799, in Studi Meridionali, n. 9, 1989, pp. 23-38. LucianoGuerci, Istruire alle verità repubblicane. La letteratura politica per ilpopolo nell'Italia in rivoluzione (1796-1799), Bologna, il Mulino, 1999.Giovanni Caserta, Onofrio Tataranni. Teologo della rivoluzione napoletana del1799, Napoli, Vivarium, 2003. Rosaria Capobianco, La pedagogia dei catechismilaici nella Repubblica napoletana, Napoli, Liguori Editore, 2007. AntonioLerra, Onofrio Tataranni. Catechismo nazionale pe' l cittadino. Progetto dicultura politica e ruolo dell'antico, Manduria-Roma-Bari, Lacaita, 2006.Antonio D'Andria, Onofrio Tataranni. Un riformatore napoletano in limine (PDF),in Sguardi sul Mezzogiorno in età moderna e contemporanea, Quaderni eretici |Cahiers hérétiques. Studi sul dissenso politico, religioso e letterario,fascicolo 2, n. 6, 2018, pp. 53-87, DOI:10.5281/zenodo.2554821, ISSN 2421-3012(WC · ACNP). URL consultato il 1º dicembre 2019. Voci correlate Illuminismo inItalia Repubblica Napoletana (1799) Storia della Basilicata CollegamentiesterniUn'analisi dei concetti politici nel Catechismo, sunuovomonitorenapoletano.it. L'indice ragionato del Filosofo Politico amicodell'Uomo La Brieve memoria in edizione integrale V · D · M Illuministi italianiControllo di autoritàVIAF (EN) 74737527 · ISNI (EN) 0000 0001 1448 1253 · LCCN(EN) n2004024512 · GND (DE) 122557948 · BNF (FR) cb14553798t (data) · CERLcnp01380050 · WorldCat Identities (EN) lccn-n2004024512 Basilicata PortaleBasilicata Biografie Portale Biografie Due Sicilie Portale Due SicilieCategorie: Filosofi italiani del XVIII secoloFilosofi italiani del XIXsecoloSaggisti italiani del XVIII secoloSaggisti italiani del XIX secoloNatinel 1727Morti nel 1803Nati il 19 ottobreMorti il 27 marzoNati a MateraMorti aMateraPersonalità della Repubblica Napoletana (1799)Illuministi[altre]
Tasso Torquato Tasso Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Nota disambigua.svgDisambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Torquato Tasso(disambigua). Ritratto anonimo del Tasso, intorno al 1590 Torquato Tasso(Sorrento, 11 marzo 1544 – Roma, 25 aprile 1595) è stato un poeta, scrittore,drammaturgo e filosofo italiano. Stemma dei Tasso di Cornello. Lasua opera più importante, conosciuta e tradotta in molte lingue, è laGerusalemme liberata (1581), in cui vengono cantati gli scontri tra cristiani emusulmani durante la prima crociata, culminanti nella presa cristiana diGerusalemme. Indice 1Biografia 1.1Infanzia e adolescenza 1.2Periodouniversitario 1.3 A Ferrara 1.4Ilcapolavoro e la revisione 1.5Disagi presso la corte estense e fughe 1.6Prigioniaa Sant'Anna 1.7Dopo la prigionia: le delusioni, le sofferenze, leperegrinazioni 1.8Ultimi anni 2Albero genealogico 3Opere 3.1Gerusalemme3.2Rinaldo 3.3Rime 3.4Discorsi dell'arte poetica 3.5Aminta 3.6Re Torrismondo3.7Gerusalemme liberata 3.8I Dialoghi 3.9Le sette giornate del mondo creato3.10Le lacrime di Maria Vergine e Le lacrime di Gesù Cristo 4Influenze culturali5Torquato Tasso nel cinema 6Adattamenti cinematografici de La Gerusalemmeliberata 7Onori 8Onorificenze 9Bibliografia 9.1Biografie 9.2Capitoli di storieletterarie 9.3Monografie critiche 9.4Edizioni 9.5Studi critici 9.5.1Sulla vitadi Tasso e sulla fortuna 9.5.2Sulle Rime 9.5.3Sull'«Aminta» 9.5.4Sui Dialoghi10Note 11Voci correlate 12Altri progetti 13Collegamenti esterni BiografiaInfanzia e adolescenza Il padre Bernardo Tasso. Torquato nacque a Sorrentol'11 marzo 1544, ultimo dei tre figli di Bernardo Tasso, letterato e cortigianonato a Venezia, ma di antica nobiltà bergamasca, poi al servizio del principedi Salerno Ferrante Sanseverino del regno di Napoli,compreso nellamonarchia spagnola,[1] e di Porzia de' Rossi, nobildonna napoletana di originitoscane, pistoiesi da parte paterna[2] e pisane da parte materna. Laprimogenita Cornelia era venuta alla luce nel 1537. Di Sorrento e della«dolce terra natìa» il poeta conserverà sempre un magnifico ricordo,rimpiangendo «... le piagge di Campagna amene, pompa maggior de lanatura, e i colli che vagheggia il Tirren fertili e molli.» (Gerusalemmeliberata, I, 390-92) Quando Torquato era ancora bambino, il principe di Salernofu bandito dal regno e Bernardo seguì il suo protettore.[1] All'età di 6 annisi recò in Sicilia e dalla fine del 1550 fu con la famiglia a Napoli, dove loseguì il precettore privato Giovanni d'Angeluzzo. Frequentò per due anni lascuola dei Gesuiti appena istituita e conobbe Ettore Thesorieri con il qualepoi restò in corrispondenza epistolare. Ebbe un'educazione cattolica e dagiovane frequentò spesso il monastero benedettino di Cava de' Tirreni (dove sitrovava la tomba di Urbano II, il papa che aveva indetto la prima crociata), ericevette il sacramento dell'Eucaristia quando «non avea anco forse inov'anni», come scrisse egli stesso.[3] Due anni dopo la sorella Cornelia, chenel frattempo si era sposata con il nobile sorrentino Marzio Sersale, rischiòdi essere rapita durante un'incursione ottomana a Sorrento, e questo rimaseimpresso nella sua memoria.[4] Guidobaldo II Della Rovere. Rimase aNapoli fino ai dieci anni, poi seguì il padre a Roma, abbandonando con grandedolore la madre che fu costretta a rimanere nella città partenopea perché isuoi fratelli «rifiutavano di sborsarle la dote».[5] Nella città pontificia fuBernardo a educare privatamente il figlio, ed entrambi subirono un grave traumaquando nel febbraio 1556 vennero a saperedella morte di Porzia, probabilmenteavvelenata dai fratelli per motivi d'interesse.[1] La situazione politicaa Roma subì però uno sviluppo che preoccupò Bernardo: era scoppiato un dissidiotra Filippo II e Paolo IV e gli spagnoli sembravano sul punto di attaccarel'Urbe. Mandò allora Torquato a Bergamo presso Palazzo Tasso e la Villa deiTasso da alcuni parenti e si rifugiò presso la corte urbinate di Guidobaldo IIDella Rovere, dove fu raggiunto dal figlio pochi mesi dopo. A UrbinoTorquato studiò assieme a Francesco Maria II Della Rovere, figlio diGuidobaldo, e a Guidobaldo Del Monte, poi illustre matematico. In questoperiodo ebbe maestri di assoluto livello quali il poligrafo Girolamo Muzio, ilpoeta locale Antonio Galli e il matematico Federico Commandino. Torquatopassava a Urbino solo l'estate, dal momento che la corte trascorreva l'invernoa Pesaro, dove Tasso entrò in contatto con il poeta Bernardo Cappello e conDionigi Atanagi, e scrisse il primo componimento a noi noto: un sonetto in lodedella corte.[6]Bernardo si spostò intanto a Venezia, indiscussacapitale dell'editoria, per occuparsi della pubblicazione del suo Amadigi. Pocotempo dopo, quindi, anche il figlio cambiò una volta di più città, stabilendosiin laguna nella primavera del 1559. Sembra che proprio a Venezia, non ancorasedicenne, abbia cominciato a mettere mano al poema sulla prima crociata e alRinaldo.[7] Il Libro I del Gierusalemme (conservato dal Codicevaticano-urbinate 413) fu scritto dietro consiglio di Giovanni MariaVerdizzotti e Danese Cataneo, due poeti mediocri che allora frequentava e chegià avevano scorto nel Tasso un talento straordinario.[8] Periodouniversitario Sperone Speroni Nel novembre 1560 Torquato si iscrisse pervolere paterno alla facoltà di legge dello Studio patavino, raccomandato aSperone Speroni, la cui casa frequentò più delle aule universitarie,affascinato dalla vastissima cultura dell'autore della Canace. Tasso non amavala giurisprudenza, tanto che attendeva più alla produzione poetica che allostudio del diritto. Così, dopo il primo anno ottenne dal padre il consenso perfrequentare i corsi di filosofia ed eloquenza con illustri professori tra cuispicca il nome di Carlo Sigonio. Quest'ultimo rimarrà un modello costante perle dissertazioni teoriche tassesche future - prime fra tutte quelle deiDiscorsi dell'arte poetica, in cui si nota anche l'influsso dello Speroni - elo avvicinò allo studio della Poetica aristotelica. È in quest'epoca chesi colloca il primo innamoramento del ragazzo, già molto sensibile e sognatore.Il padre era stato introdotto nella corte del cardinale Luigi d'Este, e nelsettembre 1561 si era recato col figlio a fare la conoscenza dei familiari delsuo protettore. Torquato conobbe nell'occasione Lucrezia Bendidio, dama diEleonora d'Este, sorella di Luigi.[9] Lucrezia, quindicenne, era moltobella ed eccelleva nel canto, anche se era piuttosto frivola. Avendo notato uninteressamento della fanciulla, Tasso cominciò a dedicarle rimepetrarcheggianti, ma dovette presto essere ricondotto alla realtà, poiché nelfebbraio 1562 scoprì che la ragazza era promessa sposa al conte BaldassarreMacchiavelli. Non si arrese, continuando a cantarla in poesia, ma dopo le nozzesi lasciò andare al risentimento e alla delusione.[10] Intanto,l'entouragecominciava ad avvedersi del talento del Tassino (come venivachiamato per essere distinto dal padre), e nel 1561 e 1562 gli furonocommissionate delle rime per alcuni funerali. Confluendo in due raccolte,furono le prime poesie pubblicate da Torquato. Ancora più notevoli eranogli sforzi prodigati per il Rinaldo, composto in soli dieci mesi e dedicato aLuigi d'Este. Il poema epico cavalleresco,[1] incentrato sulle avventure delcugino di Orlando, fu stampato a Venezia nel 1562 e contribuì a diffondere ilnome di Tasso, che aveva ancora soltanto diciotto anni.[11] Il padreintanto lo aveva messo nel 1561 al servizio del nobile Annibale Di Capua, e ilduca d'Urbino gli aveva procurato una borsa di studio di cinquanta scudi annuiper permettergli di continuare i corsi universitari.[12] Dopo due anni aPadova, Tasso proseguì gli studi all'Università di Bologna, ma durante ilsecondo anno di permanenza nella città felsinea, nel gennaio 1564, fu accusatodi essere l'autore di un testo che attaccava pesantemente, con una satira sferzante,alcuni studenti e professori dello Studio. Espulso e privato della borsa distudio, fu costretto a ritornare a Padova, dove poté beneficiaredell'ospitalità di Scipione Gonzaga, che gli fornì il necessario per continuareil percorso di formazione. Ritrovò tra i maestri Francesco Piccolomini eseguì le lezioni di Federico Pendasio. In casa del principe Gonzaga era appenastata istituita l'Accademia degli Eterei, ritrovo di seguaci dello Speroni chemiravano alla perfezione della forma, non senza scadere nell'artificiosità.Tasso vi entrò assumendo il nome di Pentito e leggendovi molti componimenti,tra cui quelli scritti per Lucrezia Bendidio e per una donna che la critica haper lungo tempo identificato in LauraPeperara. Secondo questaversione Torquato conobbe Laura nell'estate del 1563, quando aveva raggiunto aMantova Bernardo, nel frattempo messosi al servizio del duca Guglielmo Gonzaga.La delicatezza nei modi della giovane fece dimenticare presto al Nostro leancor fresche pene amorose per Lucrezia Bendidio. Lo spirito del Petrarcarivisse allora nelle liriche del ragazzo nuovamente innamorato. L'anno dopo,rivedendola, fu però deluso, e pur continuando a cantarla dovette ben prestorassegnarsi al secondo scacco.[13] Ricerche recenti hanno tuttaviacollocato la nascita della Peperara nel 1563, rendendo quindi impossibile chefosse lei la seconda musa del Tasso.[14] I due canzonieri amorosiandarono in parte a finire tra le Rime degli Accademici Eterei, stampate aPadova nel 1567, assieme ad alcune che scriverà nel primo annoferrarese.[15] Si legò anche all'Accademia degli Infiammati. AFerrara Torquato Tasso all'eta di 22 anni ritratto da Jacopo BassanoNell'ottobre 1565 giunse a Ferrara in occasione del secondo matrimonio (quellocon Barbara d'Austria) del duca Alfonso II d'Este[16], al servizio delcardinale Luigi d'Este, fratello del duca, spesato di vitto e alloggio, mentredal 1572 sarà al servizio del duca stesso.I primi dieci anni ferraresifurono il periodo più felice della vita di Tasso, in cui il poeta visseapprezzato dalle dame e dai gentiluomini per le sue doti poetiche e perl'eleganza mondana. Il cardinale lasciò al Nostro la possibilità diattendere solamente all'attività poetica, e Tasso poté così continuare il poemamaggiore. Rapporti particolarmente intensi intercorsero con le due sorelle delduca, Lucrezia e Leonora. La prima era uno spirito libero e incarnava ideali divivacità e vitalità, mentre la seconda, malata e fragile, fuggiva la vitamondana e conduceva un'esistenza ritirata. Per quanto Tasso fosse attratto daentrambe e per quanto si sia avallata l'ipotesi di una relazione amorosa conLeonora, la critica tassesca ha concluso che non si andò al di là di fortisimpatie.[17] La ricchezza culturale della corte estense costituì per luiun importante stimolo; ebbe infatti modo di conoscere Battista Guarini, GiovanBattista Pigna e altri intellettuali dell'epoca. In questo periodo riprese ilpoema sulla prima crociata, dandogli il nome di Gottifredo. Nel 1566 i cantierano già sei, e aumenteranno negli anni appresso. Nel 1568 diede allestampe le Considerazioni sopra tre canzoni di M. G. B. Pigna, dove emerge laconcezione platonica e stilnovistica che il Tasso aveva dell'amore, con alcunenote però affatto peculiari, che lo portavano a ravvisare il divino in tuttociò che è bello, e a definire di matrice soprannaturale anche l'amore puramentefisico. I concetti vennero ribaditi nelle cinquanta Conclusioni amorosepubblicate due anni più tardi.[18] Compose anche i quattro Discorsidell'arte poetica e in particolare sopra il poemaeroico, anche se viderola luce solo nel 1587 a Venezia, per i tipi di Licino. Nell'ottobre 1570partì per la Francia al seguito del cardinale e, temendo gli potesse accaderequalche disgrazia nel lungo e pericoloso viaggio, volle dettare le proprievolontà all'amico Ercole Rondinelli, richiedendo la pubblicazione dei sonettiamorosi e dei madrigali, mentre precisava che «gli altri, o amorosi o in altramateria, c'ho fatti per servizio di alcun amico, desidero che restino sepolticon esso meco», ad eccezione di Or che l'aura mia dolce altrovespira.[19] Per il Gottifredo afferma di voler far conoscere «i sei ultimicanti, e de' due primi quelle stanze che saranno giudicate men ree», il che provache il numero dei canti era salito almeno a otto. Intanto, sempre nel1570, Lucrezia d'Este sposò Francesco Maria II Della Rovere, compagno di studidi Torquato nel periodo urbinate. Il soggiorno transalpino fu di seimesi, ma, siccome Luigi aveva messo a disposizione del poeta poco denaro,questi trascorse il periodo francese sostanzialmente nell'ombra, con il soloonore di essere ricevuto da Caterina de' Medici, la moglie di Enrico II. Diritorno a Ferrara, il 12 aprile 1571 decise di lasciare il seguito delcardinale. Credeva incorrere in miglior fortuna presso Ippolito II, escese pertanto a Roma. Anche il cardinale di villa d'Este però lo deluse, eTasso decise di risalire la penisola, facendosi ospitare qualche tempo daLucrezia e Francesco a Urbino, prima di entrare, nel maggio 1572, al serviziodi Alfonso II.[20] In questo periodo continuò ad attendere al capolavoro,ma si diede anche al teatro, e scrisse l'Aminta, celebre favola pastorale cherientrava nei gusti delle corti cinquecentesche. Rappresentata con ogniprobabilità il 31 luglio 1573 all'isola di Belvedere, dov'era una delle«delizie» estensi, ebbe un grande successo e fu richiesta anche da Lucreziad'Este a Urbino l'anno successivo. Nell'euforia del successo, nello stesso 1573Tasso cominciò a scrivere una tragedia, Galealto re di Norvegia, ma laabbandonò all'inizio del secondo atto, salvo rimettervi mano molto più tarditrasformandola nel Re Torrismondo.[21] Il capolavoro e la revisioneL'impegno principale rimaneva comunque il poema epico, per il quale l'autorenon aveva ancora stabilito un titolo. Nel novembre '74 l'opera era quasicompleta, visto che «io aveva comincio quest'agosto l'ultimo canto»[22], ma sideve aspettare fino al 6 aprile[23] 1575 per avere l'annuncio del completamentodel testo, quando in una lettera al cardinale Giovan Girolamo Albano leggiamo:«Sappia dunque VostraSignoria illustrissima, che dopo una fastidiosaquartana sono ora per la Dio grazia assai sano, e dopo lunghe vigilie hocondotto finalmente al fine il poema di Goffredo».[24] Completato quindinel 1575 il poema maggiore, si aprì per Tasso il periodo della nevrosi e delterrore di aver portato a termine un lavoro non gradito all'Inquisizione,allora in una fase di rigidità estrema (il concilio di Trento si era conclusoda soli dodici anni). Da una lettera emerge l'inquietudine del poeta: «Qui vapur intorno questo benedetto romore de la proibizione d'infiniti poeti: vorreisapere se ve n'è cosa alcuna di vero».[25] Scipione Gonzaga Tassosottopose il testo al giudizio di cinque autorevoli personaggi romani -garanzia di validi consigli concernenti l'estetica e la morale - nevroticamenteinsoddisfatto delle proprie scelte estetiche ma principalmente preoccupato,come s'è visto, dalle questioni religiose. I cinque erano il maestro ederudito Sperone Speroni, il principe e cardinale Scipione Gonzaga, il cardinaleSilvio Antoniano, il poeta Pier Angelio Bargeo e il grecista Flaminio de'Nobili. Torquato condivise in parte i consigli degli illustri letterati,che gli avevano rivolto critiche di stampo moralistico, ma talvolta li respinsebruscamente. Ne nacquero missive quasi quotidiane che mettono in luce un autoreintimamente travagliato e continuamente bisognoso di dimostrare (forsesoprattutto a sé stesso) di non trasgredire principi di poetica né tanto menodi fede. Ossessivo nell'apportare modifiche al testo, era continuamentecombattuto e incerto sul da farsi, al punto che nell'ottobre arrivò a scrivereal Gonzaga: «Forse a questao condotto finalmente al fine il poema diGoffredo».[24] Completato quindi nel 1575 il poema maggiore, si aprì perTasso il periodo della nevrosi e del terrore di aver portato a termine unlavoro non gradito all'Inquisizione, allora in una fase di rigidità estrema (ilconcilio di Trento si era concluso da soli dodici anni). Da una lettera emergel'inquietudine del poeta: «Qui va pur intorno questo benedetto romore de laproibizione d'infiniti poeti: vorrei sapere se ve n'è cosa alcuna divero».[25] Scipione Gonzaga Tasso sottopose il testo al giudizio dicinque autorevoli personaggi romani - garanzia di validi consigli concernentil'estetica e la morale - nevroticamente insoddisfatto delle proprie scelteestetiche ma principalmente preoccupato, come s'è visto, dalle questionireligiose. I cinque erano il maestro ed erudito Sperone Speroni, ilprincipe e cardinale Scipione Gonzaga, il cardinale Silvio Antoniano, il poetaPier Angelio Bargeo e il grecista Flaminio de' Nobili. Torquato condivisein parte i consigli degli illustri letterati, che gli avevano rivolto critichedi stampo moralistico, ma talvolta li respinse bruscamente. Ne nacquero missivequasi quotidiane che mettono in luce un autore intimamente travagliato econtinuamente bisognoso di dimostrare (forse soprattutto a sé stesso) di nontrasgredire principi di poetica né tanto meno di fede. Ossessivonell'apportare modifiche al testo, era continuamente combattuto e incerto sulda farsi, al punto che nell'ottobre arrivò a scrivere al Gonzaga: «Forse a questaparticolareistoria di Goffredo si conveniva altra trattazione; e forse anco io non hoavuto tutto quel riguardo che si doveva al rigor de' tempi presenti [...] E legiuro che se le condizioni del mio stato non m'astringessero a questo, ch'ionon farei stampare il mio poema né così tosto, né per alcun anno, né forse invita mia; tanto dubito de la sua riuscita».[26] Nemmeno l'entusiasticaammirazione di Lucrezia d'Este cui leggeva il poema ogni giorno «molte ore insecretis»[27], né l'essere venuto a conoscenza del grande piacere con cui dapiù parti l'opera veniva letta, poterono placare le sue angosce.[28] Nel1576 scrisse Allegoria, con cui rivisitava tutto il poema in chiave allegoricacercando di emanciparsi dalle possibili accuse di immoralità. Ma non bastava:gli scrupoli di carattere religioso assunsero la forma di vere e proprie maniedi persecuzione. Per mettere alla prova la propria ortodossia nella fedecristiana si sottopose spontaneamente al giudizio dell'Inquisizione di Ferrara,ricevendo nel 1575 e nel 1577 due sentenze di assoluzione.[29]Barbara Sanseverino Disagi presso la corte estense e fughe Due bellesignore, giunte alla corte nel 1575 e protrattesi presso il duca fino all'annodopo, costituirono un intermezzo piacevole - forse l'ultimo - in mezzo a tantepreoccupazioni. Per loro, la contessa di Sala Barbara Sanseverino e la contessadi Scandiano Leonora Sanvitale, cantò gioiosamente in alcune rime amorose, che,com'era accaduto per Lucrezia e Leonora d'Este, obbediscono alle conventions degenre e non rivelano altro che una sincera amicizia.[30] Ma il Tasso siera stancato anche di Alfonso, e sognava diandare a Firenze, presso la cortemedicea. Non è chiaro perché volesse abbandonare Ferrara, ma i motiviadducibili sono vari e variamente intriganti, e tutti hanno in loro almeno unaparte di verità. «Ch'io desideri sommamente di mutar paese, e ch'io abbiaintenzione di farlo, assai per se stesso può essere manifesto, a chi considerale condizioni del mio stato»[31], scriveva a Scipione Gonzaga. Le«condizioni del mio stato» possono avere una valenza materiale: Tasso ricevevadal duca solo cinquantotto lire marchesane mensili, che sommate allecentocinquanta percepite in qualità di lettore all'Università (carica chericopriva per i soli giorni festivi) danno una cifra sicuramente bassa che a unpoeta ormai affermato doveva parere stretta, anche solo per una questione didignità, senza voler pensare a motivazioni di pretta bramosia.[32]L'espressione tassesca può assumere però anche una connotazione morale epsicologica: si erano in effetti verificati alcuni episodi spiacevoli presso lacorte estense. Nel 1576 Torquato aveva avuto una lite con il cortigiano ErcoleFucci. Provocato, aveva rifilato uno schiaffo al Fucci, che in risposta lo colpìpiù volte con un bastone. Un servo aveva inoltre rivelato al Tasso che,durante una sua assenza, un altro cortigiano, Ascanio Giraldini, aveva fattoforzare la porta della sua camera, nel tentativo di appropriarsi di alcunimanoscritti. Tasso sarebbe anche riuscito a rintracciare il magnano ottenendoneuna confessione, come risulta da un'altra lettera al Gonzaga, in cui siipotizzano altre trame ordite alle sue spalle, anche se «io non me ne possoaccertare».[33] A far precipitare il rapporto con il duca e la cortefurono però gli scrupoli religiosi del poeta. Nell'aprile 1577 Tasso siautoaccusò presso l'Inquisizione ferrarese (dopo l'autoaccusa presso iltribunale bolognese avvenuta due anni prima[34]), attaccando inoltre influentipersonaggi di corte. Si cercò allora di far desistere il poeta dall'intenzionedi confermare le sue affermazioni negli interrogatori successivi, senzarisparmiargli punizioni corporali che non riuscirono afar cambiare idea alTasso, che si presentò altre due volte davanti all'inquisitore.[35] Leaccuseerano rivolte in particolare contro Montecatini, il segretario ducale.Siccome Torquato voleva recarsi a deporre presso il Tribunale capitolino,l'inquisitore ferrarese, conscio del fatto che una simile azione poteva metterea repentaglio i rapporti con la Santa Sede, - vitali per casa d'Este - informòimmediatamente il duca con una missiva del 7 giugno.[36] Alfonso mise il poetasotto sorveglianza, e il 17 giugno Tasso, ritenendosi spiato da un servo, gliscagliò contro un coltello. Il Castello Estense Tasso rimase nellaprigione del Castello fino all'11 luglio, quando Alfonso lo fece liberare e loaccolse presso la villeggiatura di Belriguardo, dove però rimase pochi giorni,venendo rimandato a Ferrara per essere consegnato ai frati del convento di S.Francesco.[37] Il poeta supplicò allora i cardinali dell'Inquisizioneromana affinché lo sollevassero da una situazione ormai insopportabiletrovandogli una sistemazione nell'Urbe, e nel contempo si lamentava conScipione Gonzaga per il trattamento ricevuto, ma pochi giorni dopo si ritrovònuovamente nella prigione del Castello. Tentò quindi un'altra via e chieseinvano perdono al suo signore.[38] Tasso era indubbiamente provato dallefatiche della Gerusalemme, e le lettere del periodo rivelano un animo inquietoe agitato, spesso preoccupato di smentire chi voleva vedere in lui i germidella pazzia. Le manie di persecuzione e l'instabilità si erano impadronite dilui, ma fino a qual punto? Fino a qual punto invece certe manifestazioni delpoeta, che mantiene nelle missive una lucidità pressoché completa, funsero dapretesto per emarginare un personaggio divenuto pericoloso? Su questo punto icritici non sono mai riusciti a trovare un accordo. Intanto la prigioniael Castello si prolungava, e non restava che la fuga: nella notte tra il 26 eil 27 luglio si travestì da contadino e fuggì nei campi. Raggiunta Bologna,proseguì fino a Sorrento, dove, ancora sotto mentite spoglie e fisicamentedistrutto, si recò dalla sorella, annunciandole la propria morte, così davedere la sua reazione, e svelandole la sua vera identità solo dopo averosservato la reazione realmente addolorata della donna.[39] A Sorrentorimase parecchi mesi ma, volendo riprendere parte alla vita di corte, fece inviareda Cornelia una supplica al duca, in data 4 dicembre 1577, chiedendo di essereriammesso alle sue dipendenze, in un testo che fu certamente dettato, almeno inparte, dal poeta stesso: «La maggior colpa che io credo sia in lui, è la pocasicurezza, che ha mostrata d'avere nella parola di V.A., e il molto diffidarsidella sua benignità».[40] Così, nell'aprile 1578 ritornò a Ferrara, ma,tempo tre mesi, era di nuovo in fuga; Mantova, Padova, Venezia. Presa la via diPesaro, da Cattolica mandò ad Alfonso una missiva in cui cerca di spiegare imotivi dell'abbandono, che restano, anche nella testimonianza diretta delTasso, criptici: «ora me ne dono partito. per non consentire a quello, a chenon dee consentire uomo, che faccia alcuna professione d'onore, o ch'abbianell'animo alcuno spirito di nobiltà».[41] Paura, instabilità? Quello cheè certo è che nello stesso mese le parole di Maffio Venier - che lo avevaincontrato a Venezia - sembrano far perdere credibilità alle ipotesi di follia:«sebbene si può dire che egli non sia di sano intelletto, scuopre tuttavia piùtosto segni di afflizione che pazzia».[42] Anche gli scambi epistolariintrattenuti con Francesco Maria Della Rovere paiono rivelare una personalitàafflitta e agitata più che folle. Il Leitmotiv, adesso più che mai, è ildolore.[43] Il dolore si fa allora poiesis, creazione. È proprio questo ilperiodo in cui vengono composti i versi dell'incompiuta canzone Al Metauro, trai più citati e famosi dell'opera tassesca. Qui, in una rievocazione della propriavita sub specie doloris[44], affiorano i ricordi delle proprie sofferenze edella morte dei genitori. Il poeta è un esiliato, concretamente emetaforicamente, sin da quando bambino dovette lasciare il luogo natìo:«In aspro esiglio e 'n dura povertà crebbi in quei sì mesti errori;intempestivo senso ebbi a gli affanni: ch'anzi stagion, matura l'acerbità de'casi e de' dolori in me rendé l'acerbità degli anni» Intanto continuava avagare. Percorse a piedi il tratto che separa Urbino da Torino, ma non sarebberiuscitoa entrare nella città - era stato respinto dai doganieri perchéin stato pietoso - se Angelo Ingegneri, amico di Torquato da alcuni anni, nonlo avesse riconosciuto e aiutato a entrare. A Torino ricevette l'ospitalità delmarchese Filippo d'Este, genero del duca di Savoia[45], e godette di una certatranquillità che gli permise di comporre poesie e iniziare tre dialoghi, laNobiltà, la Dignità e la Precedenza.[43] Prigionia a Sant'Anna In seguitoa nuovi pentimenti e nuove nostalgie della corte ferrarese, il poeta si adoperòancora una volta per il rientro nella città ducale, facendo leva sulleintercessioni del cardinale Albano e di Maurizio Cataneo, e infine riguadagnòla capitale estense tra il 21 e il 22 febbraio, proprio mentre fervevano ipreparativi per le terze nozze di Alfonso, quelle con Margherita Gonzaga,figlia del duca di Mantova Guglielmo. Fu ospitato da Luigi d'Este, manessuno badava a lui: «Ora le fo sapere, che io qui ho trovato quelledifficoltà che m'imaginava, non superate né dal favore di monsignorillustrissimo, né da alcuna sorte d'umanità ch'io abbia saputo usare», scrissea Maurizio Cataneo il 24 febbraio.[46] In una missiva al cardinale Albano,recante la data del 12 marzo, Tasso chiede almeno gli si faccia riottenere lostipendio precedente.[47] A questo punto i fatti precipitano: «Ierseral'altra si mandò il povero Tasso a Sant'Anna, per le insolenti pazzie ch'aveafatte intorno alle donne del Signor Cornelio, e che era poi venuto a fare conle Dame di Sua Altezza, quali, per quanto m'è stato rifferto, furono cosìbrutte e disoneste, che indussero il Signor Duca a quella risoluzione».[48] Nonè chiaro quando accadesse esattamente il fatto, si oscilla tra l'11 e il 12marzo, ma è certo che in quest'ultima data il poeta fosse già stato reclusonella prigione di Sant'Anna.[49] Pare sicuro anche che le paroleoffensive pronunciate in preda all'ira si siano indirizzate poi in modoesplicito allo stesso duca, ed è probabile che si trattasse di gravi accuse(forse legate ancora una volta alla vicenda dell'Inquisizione) che, fatte inpubblico, chiedevano una risoluzione drastica. Il duca Alfonso IIrinchiuse quindi Tasso nell'Ospedale Sant'Anna, nella celebre cella detta poi"del Tasso", dove rimase per sette anni. Qui, alle manie dipersecuzione, si aggiunsero tendenze autopunitive.Delacroix:Tasso all'ospedale di Sant'Anna Nell'Ospedale venivatrattato alla stregua dei «forsennati», ricevendo poche razioni di ciboscadente, privato di ogni comodità materiale e di ogni conforto spirituale,visto che il cappellano, «se ben io ne l'ho pregato, non ha voluto mai oconfessarmi o comunicarmi».[50] È vero che dopo nove mesi ci fu unmiglioramento del vitto, ma dovette trattarsi di ben poca cosa, e i primi treanni coincisero con una sorta di isolamento. Scrisse comunqueininterrottamente a principi, prelati, signori e intellettuali pregandoli diliberarlo e difendere la propria persona. Le suppliche erano rivolte al solitoGonzaga, alla mai dimenticata Lucrezia d'Este, a Francesco Panigarola (chesarebbe divenuto vescovo di Asti), a Ercole Tasso e molti altri.[51] I primianni di reclusione non impedirono a Torquato di scrivere; anzi, le tre canzonidel periodo rivelano una poesia essenziale, magistrale nella gestione delle armonie,simbolo di un'ormai indiscussa maturità e dimostrazione, una volta di più, dicome le facoltà mentali del poeta fossero ancora intatte. Ecco quindi ALucrezia e Leonora, con la celebre invocazione alle «figlie di Renata», in unanostalgico ricordo dei tempi sereni trascorsi a corte, messo in contrasto conla durezza del tempo presente, ecco Ad Alfonso, nuova supplica al duca che,rimasta inascoltata, diventò un inno Alla Pietà nell'omonima canzone. Lecondizioni mutarono con gli anni: a partire dal 1580 gli fu permesso di uscirequalche volta e di ricevere visite, nel novembre 1582 il vitto miglioròulteriormente, mentre dal 1583 poté lasciare Sant'Anna più volte allasettimana, «accompagnato da gentiluomini e qualche volta fu condotto anche acorte».[52] Tuttavia il trattamento rimaneva molto duro e, a distanza disecoli, pare spropositato se il motivo dovesse ridursi alla pazzia o a delleoffese personali. Certo, il Tasso soffriva di turbe psichiche. A questoproposito è illuminante la lettera di aiuto che indirizzò il 28 giugno1583al celebre medico forlivese Girolamo Mercuriale. Qui troviamo unelenco e una descrizione dei mali che affliggono il poeta: «rodimentod'intestino, con un poco di flusso di sangue; tintinni ne gli orecchi e ne latesta, [...] imaginazione continua di varie cose, e tutte spiacevoli: la qualmi perturba in modo ch'io non posso applicar la mente a gli studi per unsestodecimo d'ora», fino alla sensazione che gli oggetti inanimati si mettano aparlare. È da notare tuttavia come tutte queste sofferenze non l'abbiano reso«inetto al comporre».[53] Si può poi ammettere che «il Tasso non fusemplicemente un melanconico, ma di tratto in tratto veniva sorpreso da eccessidi mania, da riescire pericoloso a sé ed agli altri»[54], ma, anche se questisquilibri dovessero essersi manifestati realmente, essi non giustificano né latesi della pazzia né la necessità di allontanare il Tasso dalla corte per unperiodo così lungo. Con buone probabilità, quindi, la ragione principale deve essereriallacciata ancora una volta ai tentativi tasseschi di ricorrereall'Inquisizione romana, e l'imprigionamento era il solo modo per noncompromettere il rapporto con lo Stato Pontificio. Dopo l'edizioneveneziana "pirata" e mutila di Celio Malespini (estate 1580), nel1581, sempre durante la prigionia, vennero pubblicate - nel tentativo di porrerimedio alla sciagurata operazione - a Parma e Casalmaggiore, ancora senza ilsuo consenso, due edizioni del poema iniziato all'età di quindici anni. Il titolodi Gerusalemme liberata fu scelto dal curatore di queste ultime versioni,Angelo Ingegneri, senza l'avallo dell'autore. L'opera ebbe un grandesuccesso. Siccome anche le stampe dell'Ingegneri presentavano delleimperfezioni e la Gerusalemme era ormai di dominio pubblico, bisognavaapprontare la versione migliore possibile, ma per far questo era necessarial'autorizzazione e la collaborazione del Tasso. Così, seppur riluttante, ilpoeta diede il proprio consenso a Febo Bonnà, che diede alla luce la Gerusalemmeliberata il 24 giugno 1581 a Ferrara, restituendola in modo ancora più precisopochi mesi dopo.[55] Queste traversie editoriali addolorarono il Tasso,che avrebbe voluto mettere mano al poema in modo da renderlo conforme allapropria volontà. All'amarezza per le pubblicazioni seguì ben presto quella chegli fu causata dallapolemica con la neonata Accademia della Crusca. La diatribanon fu scatenata, per la verità,né dal poeta né dall'Accademia. La suaorigine va ricercata nel dialogo Il Carrafa, o vero della epica poesia, che ilpoeta capuano Camillo Pellegrino stampò presso l'editore fiorentino Sermartelliall'inizio di novembre del 1584. Nel dialogo Torquato viene esaltato assiemealla sua opera, in quanto fautore di una poesia etica e fedele ai dettamiaristotelici, mentre l'Ariosto viene duramente condannato a causa dellaleggerezza, delle fantasiose invenzioni e dell'eccessiva dispersione che sipossono riscontrare nell'Orlando Furioso.[56] Leonardo Salviati Iltesto provocò la reazione dell'Accademia, che rispose nel febbraio dell'annoseguente con la Difesa dell'Orlando Furioso degli Accademici della Crusca,stroncando il Tasso ed esaltando invece «il palagio perfettissimo di modello,magnificentissimo, ricchissimo, e ornatissimo»[57], che era il Furioso. LaDifesa fu fondamentalmente opera di Leonardo Salviati e di Bastiano de' Rossi.Tasso decise di scendere in campo con l'Apologia in difesa della GerusalemmeLiberata, edita a Ferrara dal Licino il 20 luglio. Rivendicando la necessità diun'invenzione che si fondi sulla storia, il poeta si opponeva alle opinioni deipaladini del volgare fiorentino, e respingeva le accuse di un lessico intrisodi barbarismi e poco chiaro.[58] La polemica continuò, visto che ilSalviati replicò in settembre con la Risposta all'Apologia di Torquato Tasso(testo noto anche come Infarinato primo[59]), cui seguirono un nuovo opuscolodi Pellegrino e un Discorso del Nostro, dopo di che - se si esclude unulteriore scritto del Salviati, l'Infarinato secondo (1588) - per qualche tempole acque si calmarono, ma la querelle tra ariosteschi e tasseschi proseguì finoal secolo successivo, e fu una delle più infiammate della storia dellaletteratura italiana. Durante la reclusione Tasso scrisse principalmentediscorsi e dialoghi[60]: fra i primi quello Della gelosia (redatto già nel 1577ma pubblicato nel 1585), Dell'amor vicendevole tra 'l padre e 'l figliuolo(1581),Della virtù eroica e della carità (1583), Della virtù femminile edonnesca (1583), Dell'arte del dialogo (1586), Il Secretario (1587), cui sideve aggiungere il Discorso intorno alla sedizione nata nel regno di Francial'anno 1585 (composto nel 1585, edito solo nel 1817) e il Trattato dellaDignità, già iniziato a Torino, come si è visto.[61] Queste opere sviluppanotematiche morali, psicologiche o strettamente religiose. La virtù cristiana èproclamata come superiore alla pur nobile virtù eroica, si afferma la comuneorigine di amore e gelosia, si valutano i talenti specifici della donna, iltutto arricchito dal racconto di esperienze personali che giustificanol'opinione dell'autore. Vengono affrontate anche questioni politiche, inspecial modo nel Secretario, diviso in due parti, la prima dedicata a Cesared'Este, la seconda ad Antonio Costantini. Qui, nella descrizione del principeideale, si enucleano alcune caratteristiche come la clemenza (chiaro ilriferimento alla propria condizione), l'esser filosofo, e soprattutto «ungentiluomo a la cui fede ed al cui sapere si possono confidare gli Stati e lavita e l'onor del principe».[62] Più copiosa ancora fu la composizione didialoghi, scritti sotto il nume ideale di Platone, ma paragonabili piùobiettivamente a quelli del sedicesimo secolo. Quasi ogni tematica morale vienesviscerata in una serie davvero lunga di opere più o meno prolisse e più o menofelici. Tasso scrisse, nell'ordine[63], Il Forno, o vero de la Nobiltà(1579, 1581, modificato nel 1586 e ripubblicato l'anno seguente); il Gonzaga, overo del Piacer onesto (1580, 1583), in seguito rivisto e stampato con iltitolo Il Nifo, o vero del piacere; Il Messaggero (1580, 1582. Qui immaginò diinteragire amichevolmente con il folletto da cui si credeva perseguitato nellarealtà. Questo dialogo ispirò la celebre operetta morale leopardiana Dialogo diTorquato Tasso e del suo Genio familiare), con una seconda lezione del 1586; Ilpadre di famiglia (1580, 1583, ispirato a un gentiluomo che lo ospitò a BorgoSesia prima dell'arrivo a Torino); Il cavalier amante e la gentildonna amata(1580, 1583, con dedica a Giulio Mosti, giovane ammiratore del poeta); Romeo overo del giuoco (1580, 1581), rivisto e dato alle stampe con titolo Il Gonzagasecondo,o vero del giuoco (1581, 1582); La Molza, o vero de l'Amore(1583, 1587, prende spunto dalla conoscenza che il Tasso fece della celebrepoetessa Tarquinia Molza a Modena, nel dicembre 1576, ed è dedicato a Marfisad'Este); Il Malpiglio, o vero della corte (1583, 1586, con riferimento algentiluomo ferrarese Lorenzo Malpiglio); Il Malpiglio secondo o vero del fuggirla moltitudine (1583, 1666); Il Beltramo, overo de la Cortesia (1584, 1586); IlRangone, o vero de la Pace (1584, 1586, in risposta a uno scritto di FabioAlbergati); Il Ghirlinzone, o vero l'Epitafio (1585, 1586); Il Forestieronapolitano, o vero de la Gelosia (1585, 1586); Il Cataneo, o vero de gli Idoli(1585, 1586) e, infine, La Cavalletta, o vero de la poesia toscana (1584,1587). In tutto questo non aveva dimenticato l'opera principe,dimostrando di avere al riguardo idee piuttosto lontane da quella che sarà larealizzazione finale. A Lorenzo Malpiglio espose intenzioni sostanzialmenteopposte agli interventi che avrebbe apportato negli anni successivi: parla diportare la Liberata da venti a ventiquattro canti (secondo l'idea originaria) edi accrescere il numero delle stanze, tagliando anche dei passaggi ma con ilrisultato che «la diminuzione sarà molto minor de l'accrescimento».[64]Nel 1586 qualche segnale, magari anche dettato da semplice interesse, lasciavaintravedere un astio meno severo nei confronti del Nostro. Prima dellareclusione, nel marzo del 1577, a Comacchio era stata rappresentata unacommedia tassesca alla presenza della corte.[65] Ora Virginia de' Medici volevache il testo fosse perfezionato e completato per essere interpretato durante ifesteggiamenti del suo matrimonio con Cesare d'Este. Tasso si mise al lavoro edesaudì la richiesta.L'opera fu poi pubblicata nel 1603 e ricevette iltitolo - Gli intrichi d'amore - dal Perini, uno degli attori dell'Accademia diCaprarola, che aveva messo in scena la commedia nel 1598.[66] L'opera,ricolma di intrecci amorosi e di agnizioni secondo il costume dell'epoca, èsofisticata e inverosimile, ma non mancano pagine vivaci ed episodi ispiratiall'Aminta. Vi si possono inoltre vedere alcuni elementi che confluiranno nellacommedia dell'arte: il personaggio del Napoletano, parlando in dialetto e«profondendosi in spiritosaggini sbardellate», richiama alla mente la futuramaschera di Pulcinella.[67] La critica è stata piuttosto concorde nel ritenerlainfelice, tutta una goffaggine pedantesca e superficiale, nel giudizio diFrancesco D'Ovidio.[68] F. Pourbus: Vincenzo Gonzaga Dopo laprigionia: le delusioni, le sofferenze, le peregrinazioni Il 13 luglio 1586finì la prigionia: Tasso venne affidato a Vincenzo Gonzaga[69], che lo vollealla sua corte di Mantova. Nelle intenzioni di Alfonso, Tasso doveva restarepresso il figlio di Guglielmo Gonzaga solo per un breve periodo[70], ma difatto il poeta non tornò più a Ferrara, e restò presso Vincenzo, in un ambientein cui conobbe Ascanio de' Mori da Ceno, diventandone amico. A MantovaTasso ritrovò qualche barlume di tranquillità; riprese in mano il Galealto redi Norvegia, la tragedia che aveva lasciato interrotta alla seconda scena delsecondo atto - e che aveva frattanto avuto un'edizione nel 1582 -, e latrasformò nel Re Torrismondo, conglobando nei primi due atti quanto avevaprecedentemente scritto ma cambiando i nomi, e procedendo alla stesura dei treatti successivi in modo da arrivare ai cinque canonici. Quando nell'agosto sirecò a Bergamo, ritrovando amici e parenti, si mise subito in azione per darealle stampe la tragedia, e l'opera uscì, a cura del Licino e per i tipi delComin Ventura, con dedica a Vincenzo Gonzaga, nuovo duca di Mantova.[71]Si trattava comunque di una "libertà vigilata", e i fattidell'autunno 1587 lo dimostrano chiaramente. Dopo essere tornato a Mantova,deluso e preoccupato diuna possibile venuta di Alfonso, Tasso andò aBologna e a Roma senza chiedere al Gonzaga l'autorizzazione e questi, sotto lapressione del duca di Ferrara, tentò in ogni modo di farlo tornare indietro.Antonio Costantini, sedicente amico del poeta che metteva al primo postol'ambizione e l'obiettivo di essere tenuto in onore presso la corte mantovana,e Scipione Gonzaga si mobilitarono, ma Torquato capì la situazione e rifiutò diritornare, rendendo impossibile qualsiasi mossa, dal momento che un interventoche lo riportasse nel ducato mantovano con la forza non sarebbe mai statotollerato dal Pontefice.[72] Il fatto che nessuno impedisse il viaggio aBergamo mentre ci fosse una mobilitazione generale per allontanare il poetadall'Urbe rimane comunque un segnale che pare ulteriormente ridimensionare ilpeso della presunta follia di Torquato nelle preoccupazioni dei duchi delsettentrione. Il santuario di Loreto in un'incisione di Franciscode Hollanda (prima meta del sec. XVI) Nel corso del tragitto Tasso passò daLoreto, raccogliendosi in preghiera nel santuario e concependo quella canzone«a la gloriosa Vergine» che può forse richiamare il Petrarca della Canzone allaVergine in qualche scelta lessicale, ma, in mezzo alla lode e alla supplica, ètanto più intessuta di travaglio e sofferenza: «Vedi, che fra' peccatiegro rimango, qual destrier, che si volve nell'alta polve, e nel tenacefango.» Torquato fu a Roma nell'autunno 1587 e fino alla primaverasuccessiva. L'irrequietudine era di nuovo alle stelle: le lettere registrano lesue richieste di denaro e le lamentele per la propria condizione di salute. Ilpoeta è ormai disilluso, e fa meno affidamento sulla possibilità che gli altrilo aiutino. Come scrisse alla sorella in una lettera del 14 novembre, gliuomini «non hanno voluto sanarmi, ma ammaliarmi».[73] Tuttavia, il Nostro è inpreda al bisogno materiale e continua ad autoumiliarsi, scrivendo versiencomiastici per Scipione Gonzaga, divenuto cardinale, senza ottenere alcunché.Anche la speranza di essere ricevuto dal papa Sisto V viene delusa, nonostantele lodi che Tasso rivolge al pontefice in varie poesie, confluite assieme adaltre del periodo in un volumetto del 1589, stampato a Venezia.[74] Vistal'inutilità del soggiorno romano, il peregrinante poeta pensò trovare maggiorfortuna nell'amata Napoli. Così, ai primi di aprile del 1588 Tasso ritornònella città vesuviana fortemente intenzionato a risolvere a proprio favore lecause contro i parenti per il recupero della dote paterna e di quella materna.Benché potesse contare su amici e congiunti, e sulle conoscenze altolocatepartenopee, tra cui i Carafa (o Carrafa) di Nocera, i Gesualdo, i Caracciolo diAvellino, i Manso, preferì accettare l'ospitalità di un convento di fratiolivetani. Qui conobbe l'amico più caro degli ultimi anni: Giovan BattistaManso, signore di Bisaccia e primo entusiasta biografo dell'autore dopo la suamorte. Il clima amichevole in cui fu accolto, la stima di amici eletterati, e il conforto di una «bellissima città, la quale è quasi unamedicina al mio dolore»[75], riuscirono a risollevare per un breve periodol'infeliceanimo tassiano. Per ringraziare i monaci scrisse il poemetto, rimastoincompiuto, Monte Oliveto, in riferimento al convento in cui sorgeva ilcomplesso monastico che attualmente ospita la caserma dei carabinieri (restavisitabile la chiesa Sant'Anna dei Lombardi). L'opera - un resocontoencomiastico delle principali tappe esistenziali e delle principali virtù diBernardo Tolomei, il fondatore della Congregazione - è fortemente intessuta dispirito cristiano, in un severo richiamo ad una vita sobria, lontana dallevanità del mondo. Dedicata al cardinale Antonio Carafa, si interrompe allacentoduesima ottava.[76] Al pari del Re Torrismondo e di molta partedell'ultima produzione tassesca, il Monte Oliveto non ha goduto dei favoridella critica. Guido Mazzoni vi vide più una predica che un poema[77], mentreEugenio Donadoni utilizzò quasi le medesime parole che gli erano servite perstroncare il Torrismondo (v. Re Torrismondo): questa è «l'opera non più di unpoeta, ma di un letterato, che cerca di dare forma e tono epico a unaconvenzionale vita di santo».[78] Come per la tragedia nordica, larivalutazione è arrivata con l'analisi di Luigi Tonelli e di alcuni studiosipiù recenti. In ogni caso, anche questo periodo napoletano si rivelòproblematico per Tasso, a causa delle precarie condizioni di salute e delleristrettezze economiche, a cui si aggiunsero anche nuove polemiche letterarie ereligiose sulla Gerusalemme liberata. Spostatosi a Bisaccia, Tasso poté vivereun periodo di maggiore tranquillità. Manso ricorda un episodio curioso: mentresedeva con l'amico davanti al fuoco, questi disse di vedere uno «Spirito, colquale entrò in ragionamenti così grandi e meravigliosi per l'altissime cose inessi contenute, e per un certo modo non usato di favellare, ch'io rimaso danuovo stupore sopra me inalzato, non ardiva interrompergli». Alla fine dellavisione, Manso confessò di non aver visto nulla, ma il poeta gli si rivolsesorridendo: «Assai più veduto hai tu, di quello che forse... E qui sitacque».[79] Viste le rare manifestazioni allucinatorie di cui abbiamo notizia,(si ricordino quelle che erano state descritte, nel 1580, nel dialogo Ilmessaggero, in cui è descritto uno spirito amoroso che appare a Tasso sotto lafigura di un giovanetto dagli occhi azzurri, simili a quelli che Omero alla dead'Atene attribuisce), la risposta del Nostro assume una valenza indubbiamenteambigua, e non può escludersi che avesse voluto mettere alla prova il Manso pervedere se anche lui lo avrebbe considerato un "folle". FerdinandoI de' Medici A dicembre era di nuovo a Roma, dove giunse nella speranza dipoter essere ospitato dal Papa in Vaticano, confidando negli illusori pareri dialcuni amici.[80] Ad ospitare Tasso fu invece Scipione Gonzaga, e il poeta sisentì di nuovo «più infelice che mai».[81] Ricominciava la routine: richiested'aiuto a destra e a sinistra, con l'obiettivo di ricevere i cento scudi chegli erano stati promessi per la stampa delle sue opere: «vorrei in tutti i moditrovar questi cento ducati, per dar principio a la stampa, avendo fermaopinione che di sì gran volume se ne ritrarrebbero molto più», scrisse adAntonio Costantini.[82] I destinatari erano ancora una volta i più disparati:il principe di Molfetta, il Costantini, il duca di Mantova VincenzoGonzaga,gli editori. Il Nostro si umiliò per l'ennesima volta anche conAlfonso, cui chiese nuovamente perdono, mentre al Granduca di ToscanaFerdinando I domandò l'intercessione del cardinal Del Monte, lo stesso cheprenderà sotto la propria protezione Caravaggio. Tutte le speranze, però,furono disattese. Al tempo stesso anche le missive ai medici si rifecerointense. Tuttavia, in mezzo a tante delusioni e a tanto affanno non venne menola verve creativa: oltre ad aver raccolto le Rime in tre volumi, e averviscritto il commento, Tasso compose anche un poema pastorale che riprende, anchese solo nel nome, alcuni personaggi dell'Aminta. È Il rogo di Corinna, dedicatoa Fabio Orsino. La prima pubblicazione dell'opera fu postuma (1608).[83]Per quanto Grazioso Graziosi, agente del duca di Urbino, dicesse al suo signoredel modo eccellente in cui il Tasso era trattato presso il cardinale Gonzaga,egli rilevava al contempo le infermità fisiche e mentali di Torquato, cheprivavano la sua età «del maggior ingegno che abbian prodotto molte dellepassate».[84] Tuttavia, è bene diffidare della prima quanto della secondaaffermazione. Se «il povero Signor Tasso è veramente degno di molta pietà perle infelicità della sua fortuna»[85], come si legge in una missiva del Graziosidi due settimane dopo, perché cacciare il poeta in malo modo, mentre ScipioneGonzaga non era presente, e costringerlo a una nuova situazione di bisogno? Inaiuto del Tasso vennero ancora i monaci della Congregazione del Tolomei, che loospitarono a Santa Maria Nuova degli Olivetani.[86] Gli ultimi anni delTasso, però, non conobbero pace duratura: le sofferenze psichiche si acuirononuovamente, certo per le nuove delusioni derivanti da richieste di denaro nonesaudite, dall'obbligo di piegarsi alla composizione di poesie a pagamento, eil poeta fu costretto a farsi ricoverare nell'Ospedale dei Pazzarelli,adiacente alla chiesa dei Santi Bartolomeo e Alessandrodei Bergamaschi,la cui costruzione era appena stata ultimata. Il dolore emerge in modo chiaroin una lettera inviata il primo dicembre 1589 ad Antonio Costantini, divenutoormai suo confidente.[87] A febbraio ritornò presso Scipione Gonzaga,sempre lamentandosi per la scarsa considerazione in cui era tenuto e semprescrivendo della propria infelicità.[88] Tasso premeva, come già più volte inpassato, per essere accolto a Firenze dal Granduca di Toscana, e accettò quindicon gioia l'invito di Ferdinando de' Medici. A Firenze giunse in aprile, ospiteprima dei fidati Olivetani, poi di ricchi e illustri cittadini quali Pannucci eGherardi. Alla tranquillità necessaria per rivedere la Gerusalemme siaggiunsero anche relative soddisfazioni economiche (sempre comunque in cambiodi versi encomiastici): dal Granduca ricevette centocinquanta scudi[89], daGiovanni III di Ventimiglia, marchese di Geraci, sembrerebbe, duecentoscudi.[90] Il motivo di gioia principale era tuttavia un altro, eral'avvicinarsi dell'evento più ambito da chi si sentiva, sopra ogni cosa, poeta:«Penso a la mia coronazione, la qual dovrebbe esser più felice per me, chequella de' principi, perché non chiedo altra corona per acquetarmi».[91] Non cifu nessuna incoronazione. C'è chi ha asserito che questa lettera contenessesolo una bislacca speranza del Tasso, senza alcun legame con la realtà.[92]Tuttavia, la sicurezza con cui l'evento viene ormai dato per certo lasciapensare che le illusioni del Nostro avessero un fondamento, e non fossero unapura chimera. Un nuovo evento lo indusse all'ennesimo spostamento: papa UrbanoVII era succeduto a Sisto V, incoraggiando il Tasso a fare nuovamenteaffidamento sugli aiuti pontifici. Tasso scese così a Roma, accolto dagliOlivetani di Santa Maria del Popolo. Giovanni Battista Castagna morì tredicigiorni dopo l'elezione, lasciando il posto a Gregorio XIV. Anche questa voltale lettere del poeta registrano un amaro scacco: «Ho perduto tutti gli appoggi;m'hanno abbandonato tutti gli amici, e tutte le promesse ingannato», confidò,sempre più afflitto, a Niccolò degli Oddi.[93] Il Palazzo Ducale diMantova, residenza dei Gonzaga L'autore della Gerusalemme è ogni giorno chepassa più confuso, sballottato qua e là dagli eventi come una barca in mezzo almare. Tutto questo riflette la condizione interiore di una persona disincantatama al tempo stesso ancora ingenuamente pronta a fidarsi delle fallaci promesseche giungono dal mondo intorno, riflette un'instabilità ormai cronica. È veroche la fede andò radicandosi sempre più in Tasso, ma il fatto che al duca diMantova scrivesse di volersi ritirare in un monastero e pochi giorni dopoaccettasse il suo invito a tornare a corte è l'evidente manifestazione diun'anima senza pace.[94] Ritornato quindi sul Mincio (marzo 1591),accolto con tutti gli onori, poté dedicarsi totalmente al lavoro letterario, ein particolare alla revisione del capolavoro. La missiva a Maurizio Cataneo del4 luglio ci informa del fatto che il poeta era già a buon punto, e illustra lelinee direttrici della propria opera correttrice: «sono al fine del penultimolibro; e ne l'ultimo mi serviranno molte di quelle stanze che si leggono nellostampeato. Desidero che la riputazione di questo mio accresciuto ed illustratoe quasi riformato poema toglia il credito a l'altro, datogli dalla pazzia degli uomini più tosto che dal mio giudicio».[95] Sono parole che possono pareresciagurate, ma riflettono gli scrupoli religiosi sempre più pressanti.Non si era comunque concentrato solo sul poema: aveva raccolto le Rime inquattrovolumi, e con l'editore veneziano Giolito parlava dellapossibilità di stampare tutte le opere (esclusa la Gerusalemme) in sei libri. Atutto questo va aggiunto un nuovo lavoro che aveva intrapreso, lasciandolo poiincompiuto. La genealogia di Casa Gonzaga, con dedica a Vincenzo, si interruppedopo centodiciannove ottave, per essere pubblicato solo nel 1666, tra le Operenon più stampate dell'edizione romana Dragondelli.[96] Il poemetto èsicuramente trascurabile, fatto di una versificazione fredda, appesantita danozioni e nomi. Tra le fonti il ruolo principale è stato svolto da un regestodi Cesare Campana, Arbori delle famiglie... e principalmente della Gonzaga,uscito a Mantova l'anno prima, e dall'Historia sui temporis di Paolo Giovio,accanto a cui va ricordata la tradizione orale legata alla battaglia delTaro.[97] La calma, tuttavia, era ormai un ricordo di gioventù, e ognisoggiorno diventava insopportabile dopo un certo numero di mesi. Così,ridiscese la penisola, con l'intenzione di raggiungere nuovamente Roma. Ilviaggio fu travagliato e appesantito dal fatto che Tasso si ammalò più voltedurante il tragitto, costretto a sostare in varie località, fra cui Firenze.Giunto nell'Urbe il 5 dicembre 1591, ricevette l'ospitalità di MaurizioCataneo. Poche settimane dopo era ancora in viaggio, diretto a Napoli.[98]Ultimi anni Cinzio Aldobrandini A questo punto, inaspettatamente, ci fuspazio per qualche luce e qualche reale soddisfazione. Il soggiorno napoletano,durato dal febbraio alla fine di aprile del 1592, non tradì, né per quanto riguardal'accoglienza ricevuta (fu ospitato dal principe di Conca Matteo di Capua e poida Manso con grandi onori e affetto), né sulle questioni letterarie, né suquelle relative alla salute dell'artista. In effetti, in virtù della «puritàdell'aria»[99], Tasso cominciò a sentirsi meglio, e di conseguenza potédedicarsi in modo più proficuo alle proprie attività. In questi mesi completòla Conquistata, e, sempre durante il soggiorno partenopeo, mise mano all'ultimaopera significativa, Le sette giornate del Mondo creato.[100] Gli ultimitre anni di vita lo videro prevalentemente a Roma: nell'aprile 1592 l'elezioneal soglio pontificio di Clemente VIII lo fece venire nell'Urbe, e anche quiebbe un trattamento decisamente migliore rispetto alle recenti esperienze. Potéinfatti alloggiare nel palazzo dei nipoti del Papa, Pietro eCinzioAldobrandini, in procinto di diventare cardinali. Cinzio sarà di fatto ilvero mecenate dell'ultimo periodo. La produzione letteraria ebbe nuovisussulti, consacrandosi ormai quasi esclusivamente agli argomenti sacri:compose i Discorsi del poema eroico e altri Dialoghi, carmi latini e rimereligiose. Addolorato per la morte di Scipione Gonzaga, gli dedicò, nel marzo1593, Le lagrime di Maria Vergine e Le lagrime di Gesù Cristo.[101] Tasso avevaintanto finito di rivedere il poema, e sempre nel 1593 vide la luce a Roma, peri tipi di Guglielmo Facciotti, la Gerusalemme conquistata. Esistonoinoltre chiare testimonianze del fatto che ci fosse l'intenzione di incoronareTasso in Campidoglio, nonostante alcuni studiosi si siano ostinati a negarlo ea considerarla un'invenzione del poeta.[102] «È veramente degno il SignorTorquato Tasso di esser celebrato in questi medesimi tempi come raro per la suapoesia, ed è parimente degno della grandezza dell'animo del Signor CinzioAldobrandini di erigergli una statua laureata, con mill'altre cerimonie especie, come dicono che tosto si vedrà, e dargli luogo in Campidoglio fra lepiù degne ed antiche cerimonie [...]», rivela Matteo Parisetti in una lettera adAlfonso II, risalente all'agosto del 1593.[103] Lo stesso Tasso èesplicito al riguardo: «Qui in Roma mi voglion coronar di lauro», scrive alGranduca di Toscana il 20 dicembre 1594, «o d'altra foglia».[104] Sennonché,pur essendo ancora bisognoso di soldi e continuando a fare richiesta perottenerli, il poeta sentiva sempre più lontane le preoccupazioni del mondo, esempre meno si curava della vanità e dei successi terreni. La salute, dopo laparentesi napoletana, andava aggravandosi nuovamente, e Torquato cominciava acapire che la fine non era lontana. Per questo ritornò alle falde del Vesuvio,per concludere rapidamente in proprio favore la questione legata all'ereditàmaterna: il risultato fu soddisfacente, acconsentendo il principe di Avellino aversargli duecento ducati all'anno, ai quali vanno aggiunti cento ducati annuiche il Papa si risolverà a dargli a partire dal febbraio 1595. A Napolirimase dal giugno al novembre del 1594, alloggiato al monastero benedettino disan Severino, sempre più votato alla vita monastica e attratto ancora dallaletteratura agiografica. Fu probabilmente nei mesi trascorsi presso ibenedettini che Tasso abbozzò l'incompiuta Vita di San Benedetto. Alla finedell'anno ritornò a Roma. Cambiò città per l'ultima volta: la fine eradietro l'angolo. Riconosciuta la definitiva infermità che gli rendeva ormaiimpossibile scrivere e correggere, non sentì più che un ultimo bisogno,tralasciando tutto il resto, il bisogno della «fuga dal mondo».[105] Il 1ºaprile entrò al monastero di S. Onofrio, sul Gianicolo, senza più nemmenocurarsi del fatto che il Mondo creato non era stato ancora rivisto. Tuttosvaniva, di fronte all'importanza di prepararsi al trapasso: «Che dirà il miosignor Antonio, quando udirà la morte del suo Tasso? E per mio avviso nontarderà molto la novella, perch'io mi sento al fine de la mia vita [...] Non èpiù tempo ch'io parli de la mia ostinata fortuna, per non dire del'ingratitudine del mondo». Tutto perdeva importanza, a fronte della dolcezzadella «conversazione di questi divoti padri», che cominciava «la miaconversazione in cielo».[106] Monumento in Sant'Onofrio Il 25aprile, all'«undecima ora»[107], Torquato Tasso moriva all'età di 51 anni. Erauna morte serena, ricevuta con tutti i conforti dei sacramenti: «Lamortedel Tasso è stata accompagnata da una particolar grazia di Diobenedetto, perché in questi ultimi giorni le duplicate confessioni, le lagrimee insegnamenti spirituali pieni di pietà e di giudizio, mostrarono che fosseaffatto guarito dall'umor malinconico, e che quasi uno spirito gli avesseaccostato al naso l'ampolle del suo cervello».[108] Venne sepolto nella Chiesadi Sant'Onofrio al Gianicolo. Presso il monastero, accanto alla strada èancora visibile la rampa della quercia, dove si trova il tronco nero di unaquercia secolare sostenuto da un sopporto metallico. Secondo la tradizionelocale si tratta della cosiddetta quercia del Tasso, l'albero alla cui ombra ilpoeta spesso sedeva per riposarsi. Albero genealogico Reinerius de Tassis[109](1117) SconosciutaOmedeo Tasso (1290)[110] SconosciutaRuggero Tasso[111]SconosciutaBenedetto Tasso[112] SconosciutaPalazzo de Tassis Tonola de Magnasco(†1504)Pasimo (o Paxio) de Tassis[113][114] (†1496) SconosciutaPietroTasso[115] SconosciutaGiovanni Tasso[116] Catalina de Tassi[117]Gabriel TassoPorzia de RossiBernardo Tasso Torquato Tasso Opere Un ritratto aSorrento. Gerusalemme Scritto quando egli aveva solo 15 anni il Gierusalemmerappresenta il primissimo tentativo di Tasso di maneggiare il genere epicononché il suo primo impegno letterario di rilievo. Se ne possiedono soltantocentosedici stanze del canto I. Oltre a condividere con la Liberata l'argomento(la prima Crociata), si notano pure alcune somiglianze tra il proemio di questoesordio poetico giovanile e quello del capolavoro della maturità. RinaldoAll'età di diciotto anni Tasso riprese la materia del romanzo cavalleresco enel 1562 pubblicò il Rinaldo, poema in ottave che narra in dodici canti (circa8000 versi) la giovinezza del paladino della tradizione carolingia e le sueimprese di armi e di amori. Nella prefazione al poema Tasso dichiara di volerimitare in parte gli "antichi" (Omero e Virgilio), in parte i"moderni" (Ariosto). Si concentra però su un unico protagonista,secondo le esigenze di unità proposte dall'aristotelismo. Si tratta di un'operatipicamente giovanile, ancora priva di originalità, ma compaiono già alcunitemi e toni fondamentali che caratterizzeranno il Tasso maturo e formatoculturalmente. Rime Torquato Tasso compose un gran numero di poesieliriche, lungo l'arco di tutta la sua vita. Le prime furono pubblicate nel 1567col titolo di Rime degli Accademici Eterei. Nel 1581 uscirono Rime e prose.Tasso lavorò fino al 1593 ad un riordino complessivo dei testi, distinguendorime amorose e rime encomiastiche. Previde poi una terza sezione, dedicata allerime religiose e una quarta di rime per musica, ma non realizzò ilprogetto. Nelle Rime amorose è ben riconoscibile l'influenza della poesiapetrarchesca e della vasta produzione petrarchistica del Quattrocento eCinquecento; contemporaneamente, però, il gusto per le preziosità linguistichee l'intensa sensualità rivelano l'evoluzione verso un linguaggio nuovo chematurerà nel Seicento. L'uso frequente di forme metriche poco usate dai poetiprecedenti, come il madrigale, e la raffinata musicalità dei versi fecero sìche molti di essi fossero musicati da grandi autori come Claudio Monteverdi eGesualdo da Venosa.Più solenni e classicheggianti le Rime encomiastiche,dedicate alle figure e alle famiglie signorili che ebbero rilievo nella vitadel poeta. Per la loro creazione si ispira a Pindaro, Orazio e al celebreMonsignor della Casa. Fra tutte, la più famosa è la Canzone al Metauro,intessuta di elementi autobiografici. Le Rime religiose sonocaratterizzate dal tono cupo e plumbeo, forse dovuto al fatto che le scrissenegli ultimi anni di vita. Qui il poeta manifesta il desiderio di sconfiggerel'ansia esistenziale e il tormentoso senso del peccato attraverso la fede el'espiazione. Discorsi dell'arte poetica Attorno alla metà degli AnniSessanta scrisse i quattro libri dei Discorsi dell'arte poetica ed inparticolare sopra il poema eroico, letti all'Accademia Ferrarese e pubblicatimolto più tardi, nel 1587, dal Licino. Il testo fornisce una chiara visionedella concezione tassesca del poema eroico, piuttosto distante da quellaariostesca, che dava la prevalenza all'invenzione e all'intrattenimento delpubblico. Perché possa essere giudicato di buon livello, deve basarsi suun evento storico, da rielaborare in modo inedito. Infatti, «la novità delpoema non consiste principalmente in questo, cioè che la materia sia finta, enon più udita; ma consiste nella novità del nodo e dello scioglimento dellafavola».[118] Al verosimile deve essere unito il meraviglioso, e Tassotrova l'unione perfetta di queste due componenti nella religionecristiana.[119] Intiera, l'opera deve essere una, ossia prevedere l'unitàd'azione, ma senza schemi rigidi: ci può essere largo spazio per la varietà, eper la creazione di numerosi racconti nel racconto, e in questo senso laGerusalemme liberata costituisce una piena realizzazione delle ideedell'autore. Lo stile, infine, deve adeguarsi alla materia, e variare tra ilsublime e il mediocre a seconda dei casi. Aminta Magnifying glass iconmgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Aminta (Tasso). Le sofferenzedi Aminta, dipinto di Bartolomeo Cavarozzi «L'Aminta non è un dramma pastoralee neppure un dramma. Sotto nomi pastorali e sotto forma drammatica è unpoemetto lirico, narrazione drammatizzata, anzi che vera rappresentazione,com'erano le tragedie e le commedie e i così detti drammi pastorali in Italia …Essa è in fondo una novella allargata a commedia, di quel carattere romanzescoche dominava nell'immaginazione italiana, aggiuntavi la parte del buffone, cheè il Ruffo, la cui volgarità fa contrasto con la natura cavalleresca de' dueprotagonisti, Virginia e il principe di Salerno. Gli avvenimenti più strani siaccavallano con magica rapidità, appena abbozzati, e quasi semplice occasione amonologhi e capitoli, dove paion fuori i sentimenti dei personaggi misti allanarrazione … L'Aminta è un'azione fuori del teatro, narrata da testimoni o dapartecipi con le impressioni e le passioni in loro suscitate. L'interesse ètutto nella narrazione sviluppata liricamente e intramessa di cori, il cuiconcetto è l'apoteosi della vita pastorale e dell'amore: "s'ei piace, eilice". Il motivo è lirico, sviluppo di sentimenti idillici, anzi che di caratterie di avvenimenti. Abbondano descrizioni vivaci, soliloqui, comparazioni,sentenze, movimenti appassionati. Vi penetra una mollezza musicale, piena digrazia e delicatezza, che rende voluttuosa anche la lacrima. Semplicità molta ènell'ordito, e anche nello stile, che senza perder di eleganza guadagna dinaturalezza, con una sprezzatura che pare negligenza ed è artificio finissimo.Ed è perciò semplicità meccanica e manifatturata, che dà un'apparenza pastoralea un mondo tutto vezzi e tutto concetti. È un mondo raffinato, e la stessasemplicità è un raffinamento. A' contemporanei parve un miracolo di perfezione,e certo non ci è operad'arte così finamente lavorata.» (FrancescoDe Sanctis) L'Aminta è una favola pastorale composta nel 1573 e pubblicata nel1580 ca. Presenta un prologo, 5 atti, un coro. Ogni canto si conclude a lietofine. Ha ispirato la composizione della favola pastorale Flori diMaddalena Campiglia lodata dallo stesso Torquato Tasso. Re TorrismondoIntorno al 1573-1574, sulle ali dell'entusiasmo per il successo dell'AmintaTasso incominciò una tragedia, Galealto re di Norvegia, che però interruppealla seconda scena del secondo atto. Il poeta la riprese e la completò aMantova, subito dopo la liberazione dall'Ospedale di Sant'Anna cambiando peròil titolo, diventato Re Torrismondo, e il nome del protagonista.L'ambientazione è nordica: in essa sono frequenti le immagini di disteseboschive. In questo, il Tasso mostra la sua forte curiosità per le leggendenordiche, come ad esempio mostra la lettura dell'Historia de gentibusseptentrionalibus di Olao Magno. L'editio princeps è quella bergamascadel 1587; seguirono a ruota le edizioni di Mantova, Ferrara, Venezia e Torino,ma poi ci fu un lungo silenzio. L'opera fu rappresentata per la prima voltasoltanto nel 1618 al Teatro Olimpico di Vicenza. Trama Torrismondo èintimamente segnato dal conflitto tra amore e amicizia: il sovrano (d'unaignota regione nordica, non di Norvegia) ama Alvida, che a causa di un debitopassato (Germondo aveva salvato la vita a Torrismondo) deve sposarsi conl'amico Germondo, re di Svezia, regno nemico a quello di Alvida poiché Germondostesso era stato accusato di omicidio del fratello di Alvida. Germondo dunquenon può sposarsi con la donna amata poiché il padre di quest'ultima lo odia.Germondo decide allora che Torrismondo per sdebitarsi avrebbe dovuto chiederela mano di Alvida e al momento delle nozze avrebbe dovuto scambiare la sposa.Ottenuta da Torrismondo la mano di Alvida i due consumano l'amore. La storiaprenderà un'altra china quando Torrismondo scoprirà che la donna amata non èaltri che la sorella, la situazione culminerà nel suicidio dei due. Il ReTorrismondo è molto importante perché anticipa le tragedie barocche, nellequali si riprendono alcune caratteristiche fondamentali delle tragediesenecane: la meditatio mortis (il Memento mori) e il gusto dell'orrido. NelTasso, però, ciò che compare fortemente e caratterizza le sue tragedie è ilconflitto intimo che dilania l'animo dei personaggi: l'uomo si senteintrappolato dal fato, poiché impossibilitato all'agire, a modificare il corsodegli eventi ormai già predisposti. Tuttavia, la critica non si èespressa positivamente in merito all'opera: Angelo Solerti e Francesco D'Ovidiosi sono mostrati ostili verso il Torrismondo come lo erano stati nei confrontidegli Intrichi d'amore[120], e severo si è dimostrato anche Umberto Renda, chealla tragedia ha dedicato una monografia.[121] Ancora più duro il giudizio diEugenio Donadoni, che arrivò a parlare di «opera di un ex-poeta, non più di unpoeta»[122], e nemmeno Giosuè Carducci, pur apprezzando lo sforzo di unireelementi pagani e religiosi, classici ed esotici, ha ritenuto il dramma degnodell'ingegno tassesco.[123] Solo Luigi Tonelli, nel 1935, ha fatto presente chesuperava pur sempre «la maggior parte delle tragedie cinquecentesche erivaleggiava con le migliori del tempo».[124] Gerusalemme liberataMagnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Gerusalemmeliberata. Torquato Tasso con la sua Gerusalemme liberata La Gerusalemmeliberata è considerata il capolavoro di Tasso. Il poema tratta di unavvenimento realmente accaduto, ossia la prima crociata. Tasso iniziò ascrivere l'opera con il titolodi Gierusalemme nel 1559 durante il soggiorno aVenezia e la concluse nel 1575. L'opera fu pubblicata integralmente nel 1581con il titolo di Gerusalemme liberata. In seguito alla pubblicazione del poemail poeta rimise mano all'opera e la riscrisse eliminando tutte le scene amorosee accentuando il tono religioso ed epico della trama. Cambiò anche il titolo inGerusalemme conquistata. In realtà la Conquistata fu immediatamente dimenticatae la redazione che continuò ad avere grande successo e ad essere ristampata, inItalia e nei paesi stranieri, fu la Liberata. Trama Goffredo di Buglionenel sesto anno di guerra raduna i crociati, viene eletto comandante supremo estringe d'assedio Gerusalemme. Uno dei guerrieri musulmani decide di sfidare aduello il crociato Tancredi. Chi vince il duello vince la guerra. Il duelloperò viene sospeso per il sopraggiungere della notte e rinviato. I diavolidecidono di aiutare i musulmani a vincere la guerra. Uno strumento di Satana èla maga Armida che con uno stratagemma riesce a rinchiudere tutti i migliorieroi cristiani, tra cui Tancredi, in un castello incantato. L'eroe Rinaldo peraver ucciso un altro crociato che lo aveva offeso viene cacciato via dal campo.Il giorno del duello arriva e poiché Tancredi è scomparso viene sostituito daun altro crociato aiutato da un angelo. I diavoli aiutano il musulmano etrasformano il duello in battaglia generale. I crociati sembrano perdere laguerra quando arrivano gli eroi imprigionati liberati da Rinaldo che rovescianola situazione e fanno vincere la battaglia ai cristiani. Goffredo ordina aisuoi di costruire una torre per dare l'assalto a Gerusalemme ma Argante eClorinda (di cui Tancredi è innamorato) la incendiano di notte. Clorinda nonriesce a entrare nelle mura e viene uccisa in duello proprio da colui chel'ama, Tancredi, che non l'aveva riconosciuta. Tancredi è addolorato per averucciso la donna che amava e solo l'apparizione in sogno di Clorinda gliimpedisce di suicidarsi. Il mago Ismeno lancia un incantesimo sul bosco in modoche i crociati non possano ricostruire la torre. L'unico in grado di spezzarel'incantesimo è Rinaldo, prigioniero della maga Armida. Due guerrieri vengonoinviati da Goffredo per cercarlo e alla fine lo trovano e lo liberano. Rinaldovince gli incantesimi della selva e permette ai crociati di assalire econquistare Gerusalemme. I Dialoghi La stesura di prose dialogiche impegnòTasso fin dal 1578, anno della composizione del Forno overo de laNobiltà. La dialogistica tassiana è stata da sempre relegata al marginedalla critica: De Sanctis accenna soltanto al Minturo overo della Bellezza,limitandosi ad asserire che Tasso da giovane fu “infetto dalla pestefilosofica”. Un giudizio a dir poco sminuente se si considera che il poetacompose venticinque dialoghi (e questa è solo la cifra canonica; non si fariferimento, infatti, agli abbozzi e ai rimaneggiamenti) e vi pose il suoimpegno fino alla morte. Una valutazione più precisa è fornita daDonadoni: lo studioso dedica un intero capitolo della sua monografia aiDialoghi indagandone trame, fonti e suggestioni.La prima edizione modernadel corpus dialogico tassiano è quella di Guasti (1858-1859), il quale, però,non riuscendo a reperire tutti i manoscritti dei Dialoghi si basa sui testimonia stampa, dando vita ad un’edizione, che presenta corruttele da farrabbrividire i moderni filologi. Un grande passo in avanti nella fortunadei Dialoghi è rappresentato dall’edizione critica di Ezio Raimondi pubblicatanel 1958, di capitale importanza per gli studiosi tassiani i quali, ancora oggi,continuano a considerarla punto di riferimento. Raimondi considerò i Dialoghitassiani come opere postume, scegliendo la versione più attendibile framanoscritti e stampe in base alla loro storia individuale. Questocriterio non è stato accettato da Stefano Prandi e Carlo Ossola, i quali hannoproposto un’edizione storica dei Dialoghi che tenesse conto dei testieffettivamente circolanti all’epoca dello scrittore. L’edizione in realtà nonha mai visto la luce e si è fermata al 1996 ad uno specimen che avrebbe dovutoanticipare una successiva edizione completa. Negli ultimi anni glistudiosi della prosa tassiana sono aumentati: si è posta attenzione al Tassopolitico, con due edizioni commentate della Risposta di Roma aPlutarco[125][126] e al Tasso egittologo di cui si è occupato Bruno Basile. Nonmancano letture dei singoli dialoghi: Basile e Arnaldo Di Benedetto si sonooccupati del Padre di Famiglia (rispettivamente, Fonti culturali e invenzioneletteraria nel «Padre di famiglia» di Torquato Tasso; e Torquato Tasso, «Ilpadre di famiglia»); Emilio Russo del Manso (Amore e elezione nel"Manso" di Torquato Tasso), Massimo Rossi del Malpiglio Secondo e delRangone (Io come filosofo era stato dubbio. La retorica dei"Dialoghi" di Tasso); Maiko Favaro, dopo la monografia diPrandi/Ossola, ha offerto una puntuale lettura del Forno, premiata con ilpremio Tasso 2016 (Le virtù del tiranno e le passioni dell’eroe. Il “Fornoovero de la Nobiltà” e la trattatistica sulla virtù eroica); Angelo Chiarellisi è, invece, occupato del Malpiglio overo de la corte (Una «congregazione diuomini raccolti per onore». Tentativi di aggiornamento della teoria cortigiananella dialogistica e nella prosa tassiana[127]), preceduto dal contributo diMassimo Lucarelli sullo stesso argomento (Il nuovo «Libro del Cortegiano»: unalettura del «Malpiglio» di Tasso) e del Costante («Questa concordia è semprenelle cose vere». Note per una contestualizzazione de «Il Costante overo de laclemenza» di Tasso[128]). L'edizione critica di Raimondi fornisce iltesto dei venticinque dialoghi tassiani, con un'appendice che ci permette diconoscere i manoscritti superstiti e le stampe. Questo il titolo dei varidialoghi: Il Forno overo de la Nobiltà; Il Beltramo overo de la cortesia;Il Forestiero Napoletano overo de la gelosia; Il N. overo de la pietà; Il Nifoovero del piacere; Il messaggiero; Il padre di famiglia; De la dignità; IlGonzaga secondo overo del giuoco; Dialogo; Il Rangone overo de la pace; IlMalpiglio overo de la corte; Il Malpiglio secondo overo del fuggir lamoltitudine; La Cavalletta overo de la poesia toscana; Il Gianluca overo de lemaschere; Il Cataneo overo de gli idoli; Il Ghirlinzone overo l'epitaffio; LaMolza overo de l'amore; Il Costante overo de la clemenza; Il Cataneo overo dele conclusioni amorose; Il Manso overo de l'amicizia; Il Ficino overo del'arte; Il Minturno overo de la bellezza; Il Porzio overo de le virtù; Il Conteovero de le imprese. Le sette giornate del mondo creato È un poema inendecasillabi sciolti, composto tra il 1592 e il 1594, accanto ad altre operedi contenuto religioso di impronta chiaramente controriformistica. Il poemavenne pubblicato postumo nel 1607. Si fonda sul racconto biblico dellacreazione ed è suddiviso in sette parti, corrispondenti come dice il titolo aisette giorni nei quali Dio creò il mondo, e presenta una continua esaltazionedellagrandezza divina della quale la realtà terrena è un pallidoriflesso. Le lacrime di Maria Vergine e Le lacrime di Gesù Cristo Sitratta, come nel caso de Le sette giornate del mondo creato, di due scrittifacenti parte delle cosiddette "opere devote" del Tasso. Nellospecifico, sono due poemetti in ottave che riprendono la tradizione della"poesia delle lacrime", in voga nella seconda metà del Cinquecento,scritti e pubblicati nel 1593, appena qualche anno prima della morte.Influenze culturali Statua di Tasso a Sorrento La figura del Tasso, ancheper la sua pazzia, divenne subito popolare. La lucidità delle opere scrittedurante il periodo di prigionia nell'Ospedale di Sant'Anna fece diffondere laleggenda secondo cui il poeta non era veramente pazzo ma fu fatto passare pertale dal duca Alfonso che voleva punirlo per aver avuto una relazione con suasorella, imprigionandolo (anche se, come si è visto, è assai più probabile chela vera ragione della reclusione consistesse nell'autoaccusa del poeta difronte al tribunale dell'Inquisizione). Questa leggenda si diffuse rapidamentee rese particolarmente popolare la figura del Tasso, fino a ispirare a Goetheil dramma Torquato Tasso (1790)[129]. In età romantica il poeta divenneil simbolo del conflitto individuo-società, del genio incompreso e perseguitatoda tutti coloro che non sono in grado di comprendere il suo talentostraordinario. In particolare Giacomo Leopardi, che quando si recò a Roma ilgiorno venerdì 15 febbraio del 1823 pianse sul sepolcro del Poeta in S. Onofrio(commentando in una lettera che quella esperienza era stata per lui "ilprimo e l'unico piacere che ho provato in Roma"), considerava TorquatoTasso come un fratello spirituale, ricordandolo in numerosi passi dei propriscritti (tra cui quello citato) e nel Dialogo di Torquato Tasso e del suo Geniofamiliare (una delle Operette morali). Molta parte della poesiarecanatese è impregnata di stile tassesco: i notturni di alcuni canti, come Lasera del dì di festa o Canto notturno di un pastore errante dell'Asia,richiamano quelli della Gerusalemme, mentre nella canzone Ad Angelo MaiLeopardi crea una forte empatia con il «misero Torquato»[130], spirito fraterno«concepito come un alter ego».[131] I due nomi femminili più celebri presentinei Canti, Silvia e Nerina, furono ripresi dall'Aminta. In generale,l'attenzione si spostò dai personaggi della Liberata al dramma esistenzialevissuto dal suo autore. Pochi anni dopo, nel 1833, Jacopo Ferretti scrisse leparole del Torquato Tasso, melodramma in tre atti musicato da Gaetano Donizettie rappresentato per la prima volta al Teatro Valle.[132] Il "mito"conquistò anche Franz Liszt: era il 1849 quando l'apostolo del Romanticismometteva in musica l'opera byroniana Il lamento del Tasso, dando vita al poemasinfonico Tasso. Lamento e Trionfo. Il poeta vicentino ottocentescoJacopo Cabianca ha dedicato al Tasso un poema in dodici canti intitolatoappunto Il Torquato Tasso. Nei primi anni del ventesimo secolo ilcompositore catanese Pietro Moro si concentrò sugli ultimi momenti di vita delpoeta con Ultime ore di Torquato Tasso, carme in un atto sulle parole diGiovanni Prati (riviste per l'occasione da Rojobe Fogo). Torquato Tassonel cinema Torquato Tasso, regia di Luigi Maggi (1909) Torquato Tasso, regia diRoberto Danesi (1914) Adattamenti cinematografici de La Gerusalemme liberata Ilprimo regista a girare un film sull'opera fu Enrico Guazzoni. Lo stesso nel1913 e nel 1918 ne farà due remake; Gerusalemme liberata, di EnricoGuazzoni (1910); La Gerusalemme liberata, di E. Guazzoni (1918); La Gerusalemmeliberata, di Carlo Ludovico Bragaglia (1957); I due crociati, parodia diGiuseppe Orlandini con Franco e Ciccio (1968). Onori Nel 2009 Alitalia gli hadedicato uno dei suoi Airbus A320-216 (EI-DTH). Onorificenze Laurea poetica(postuma) - nastrino per uniforme ordinariaLaurea poetica (postuma) — Roma,1595 Bibliografia Biografie Giovan Pietro D'Alessandro, Vita di Torquato Tasso(1604), ed. da C. Gigante, in «Giornale storico della Letteratura Italiana»,CLXXVII 2000, pp. 59–70 Giovan Battista Manso, Vita di Torquato Tasso (1621), acura di B. Basile, Roma, Salerno Editrice, 1995 Pier Antonio Serassi, La vitadi Torquato Tasso, Bergamo, Stamp. Locatelli, 1790², 2 to. Angelo Solerti, Vitadi Torquato Tasso, Torino-Roma, Loescher, 1895, 3 voll. 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Tonelli, cit.,pp. 72-73; il rapporto amoroso è stato ipotizzato in particolare da Angelo deGubernatis in T. Tasso, Roma, Tipografia popolare, 1908 ^ L. Tonelli, cit., p.82 ^ Lettere, cit., I, p. 22 ^ L. Tonelli, cit., p. 89 ^ L. Tonelli, cit., pp.99-100 ^ Lettere, cit., I, p. 49 ^ Secondo Maria Luisa Doglio la data non ècasuale e si inserirebbe nella tradizione petrarchesca. Petrarca avrebbeinfatti visto per l'unica volta Laura il 6 aprile 1327; cfr. M. L. Doglio,Origini e icone del mito di Torquato Tasso, Roma 2002, p. 21 ^ Lettere, cit.,I, p. 61 ^ Lettere, cit., I, p. 67 ^ Lettere, cit., I, p. 114 ^ Si tratta diun'epistola al Gonzaga del luglio 1575; Lettere, cit., I, p. 103 ^ L. Tonelli,p. 117 ^ S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario, Milano, Principato,1996, vol. 2/A, p. 367 ^ L. Tonelli, cit., pp. 94-95 ^ Lettere, cit, I, p. 141^ Si trattava comunque di uno stipendio oggettivamente basso, che a una personacomune avrebbe garantito a stento la sopravvivenza; L. Tonelli, cit., p. 172 ^Lettere, cit., I, pp. 219-220 ^ L. Chiappini, Gli Estensi, Milano, Dall'Oglio,1967, p. 303 ^ A. Solerti, cit., II, pp. 118-119 ^ A. Solerti, cit., II, pp.120-121 ^ A. Solerti, cit., II, p. 124 ^ L. Tonelli, cit., p. 176 ^ G. B.Manso, Vita del Tasso, in Opere del Tasso, Firenze, 1724, vol. I, p. XXVIII ^M. Vattasso, Di un gruppo sconosciuto di preziosi codici tasseschi, Torino,1925, p. 19 ^ M. Vattasso, cit., p. 8 ^ A. Solerti, cit., II, p. 139 L.Tonelli, cit., p. 181 ^ M. L. Doglio, cit., p. 23 ^ I. De Bernardi, F. Lanza,G. Barbero, Letteratura Italiana, vol. 2, SEI, Torino, 1987 ^ Lettere, cit., I,p. 298 ^ Lettere, cit., I, p. 299 ^ A. Solerti, cit., II, p. 143; così scriveal cardinale Luigi un suo informatore il 14 marzo ^ L. Tonelli, cit., p. 182 ^Lettere, cit., II, p. 89 ^ L. Tonelli, cit., p. 187 ^ A. Solerti, cit., I, pp.313-314 ^ T. Tasso, Lettere, a cura di Cesare Guasti, Napoli, Rondinella, 1857,vol.I, pp. 166-168 ^ A. 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Tonelli, cit., pp. 270-273 ^G. Mazzoni, Del Monte Oliveto e del Mondo creato di Torquato Tasso, in Opere minoriin versi di Torquato Tasso, Bologna, Zanichelli, 1891, vol. II, p. XI ^ E.Donadoni, Torquato Tasso, Firenze, Battistelli, 1921, vol. II, p. 225 ^ G. B.Manso, Vita di T. Tasso, in Opere di Torquato Tasso, Firenze 1724, cit., pp.XLVI-XLVII ^ Lettere, cit., IV, p.152 ^ Così al Costantini; Lettere, cit., IV,p. 149 ^ Lettere, IV, p. 180 ^ L. Tonelli, cit., p. 275 ^ Passo riportato in A.Solerti, cit., II, p. 323 ^ A. Solerti, cit., II, p. 326 ^ L. Tonelli, cit., p.276 ^ Lettere, cit., IV, p. 265 ^ Lettere, cit., IV, pp. 296-297 ^ Lettere,cit., IV, p. 334 ^ Lettere, cit., IV, p. 333: "A niuno sono più obligatoche a Vostra Eccellenza, ed a niuno vorrei essere maggiormente; perché è cosada animo grato l'esser capace de le grazie e de gli oblighi. Laonde non hovoluto più lungamente ricusare il secondo suodono di cento scudi,bench'io non abbia mostrato ancora alcuna gratitudine del primo; ma la conservone l'animo, e ne le scritture: e ne l'uno sarà forse eterna, e ne l'altredurerà tanto, quanto la memoria de le mie fatiche. Niuno de' presenti o de'posteri saprà chi mi sia, che non sappia insieme quant'io sia debitore a lacortesia di Vostra Eccellenza, ed a la sua liberalità; con la quale superatutti coloro che possono superar la fortuna." Così scrive il Tasso almarchese Giovanni Ventimiglia da Firenze nella primavera del 1590. Soltantonello stesso 1590, il Tasso dedicherà al marchese due composizioniencomiastiche, non portando però a compimento il promessogli poema Tancredinormando. ^ Lettera a Scipione Gonzaga del 10 giugno 1590, in Lettere, cit.,IV, p. 320 ^ E. Rossi, Il Tasso in Campidoglio, in Cultura, aprile-giugno 1933,pp. 310-311 ^ Lettere, cit., V, p. 6 ^ L. Tonelli, cit., p. 278 ^ Lettere,cit., V, p. 62 ^ L. 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Voci correlate Torquato Tasso, commedia goldoniana TorquatoTasso, dramma di Goethe (1790) Torquato Tasso, opera di Gaetano DonizettiDialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare, dalle Operette morali diGiacomo Leopardi Thurn und Taxis, ramo austriaco della famiglia Tasso diBergamo, fondatori delle prime poste europee Museo tassiano, museo dedicato aTorquato Tasso Accademia dei Catenati Cella del Tasso, attuale ubicazione aFerrara Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una paginadedicata a Torquato Tasso Collabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni dio su Torquato Tasso Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contieneimmagini o altri file su Torquato Tasso Collegamenti esterni Torquato Tasso, suTreccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Modifica su Wikidata Torquato Tasso, in Enciclopedia Italiana, Istitutodell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata (EN) Torquato Tasso, suEnciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su WikidataTorquato Tasso, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. Modifica su WikidataOpere di Torquato Tasso, su Liber Liber. Modifica su Wikidata Opere di TorquatoTasso, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere diTorquato Tasso, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (EN)Opere di Torquato Tasso, su Progetto Gutenberg. Modifica su Wikidata (EN)Audiolibri di Torquato Tasso, su LibriVox. Modifica su Wikidata (EN) TorquatoTasso, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Modifica su Wikidata(EN) Spartiti o libretti di Torquato Tasso, su International Music ScoreLibrary Project, Project Petrucci LLC. Modifica su Wikidata (EN) TorquatoTasso, su Internet Movie Database, IMDb.com. Modifica su Wikidata TorquatoTasso Testi completi e cronologia delle opere. Opere integrali in più volumidalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza Opere diTorquato Tasso, testi con concordanze, lista delle parole e lista di frequenzaDue segregazioni: il Cantico spirituale di Giovanni della Croce e Il ReTorrismondo di Torquato Tasso, su midesa.it. URL consultato il 2 luglio 2009(archiviato dall'url originale il 19 maggio 2011). Opere di Torquato Tassocolle controversie sulla Gerusalemme poste in migliore ordine, ricorrettesull'edizione fiorentina, ed. illustrate dal professore Gio. Rosini, 33 voll.,Pisa, presso Niccolò Capurro, 1821-32: vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4, vol. 5,vol. 6, vol. 7, vol. 8, vol. 9, vol. 10, vol. 11, vol. 12, vol. 17, vol. 18,vol. 23, vol. 25, vol. 30, vol. 31, vol. 32, vol. 33. Le lettere di TorquatoTasso disposte per ordine di tempo e illustrate da Cesare Giusti, 5 voll.,Firenze, Felice Le Monnier, 1854-55: vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol. 4, vol. 5. Idialoghi di Torquato Tasso a cura di Cesare Guasti, 3 voll., Firenze, Felice LeMonnier, 1858-59: vol. 1, vol. 2, vol. 3. Le rime di Torquato Tasso. Edizionecritica su i manoscritti e le antiche stampe a cura di Angelo Solerti, 4 voll.,Bologna, presso Romagnoli-Dall'Acqua, 1898-1902: vol. 1, vol. 2, vol. 3, vol.4. V · D · M Opere di Torquato Tasso (1544 - 1595) Controllo di autoritàVIAF(EN) 4936996 · ISNI (EN) 0000 0001 2118 517X · SBN IT\ICCU\CFIV\001784 ·Europeana agent/base/60451 · LCCN (EN) n79082132 · GND (DE) 118620916 · BNF(FR) cb119260670 (data) · BNE (ES) XX913568 (data) · ULAN (EN) 500326795 · NLA(EN) 35539974 · BAV (EN) 495/14994 · CERL cnp01259565 · NDL (EN, JA) 00458354 ·WorldCat Identities (EN) lccn-n79082132 Biografie Portale Biografie LetteraturaPortale Letteratura Teatro Portale Teatro Categorie: Poeti italiani del XVIsecoloScrittori italiani del XVI secoloDrammaturghi italiani del XVI secoloNatinel 1544Morti nel 1595Nati l'11 marzoMorti il 25 aprileNati a SorrentoMorti aRomaFigli d'arteFilosofi italiani del XVI secoloPoeti ed umanisti alla cortedegli EstensiScrittori cattoliciScrittori in lingua italianaStudentidell'Università di BolognaStudenti dell'Università degli Studi di PadovaTasso(famiglia)Torquato Tasso[altre]
tautologum: The difference between a truth and a tautologicaltruth is part of the dogma Grice defends. “A three-year old cannot understand Russell’stheory of types” is possibly true. “It is not the case that a three-year old isan adult” is TAUTOLOGICALLY true. As Strawson and Wiggins note, by coiningimplicaturum Grice is mainly interested in having the MAN implying this orthat, as opposed to what the man implies implying this or that. So, in Strawsonand Wiggins’s rephrasing, the implicaturum is to be distinguished with thelogical and necessary implication, i. e., the ‘tautological’ implication. Griceuses ‘tautological’ variously. It is tautological that we smell smells, forexample. This is an extension of ‘paradigm-case,’ re: analyticity. Without‘analytic’ there is no ‘tautologicum.’ tautŏlŏgĭa, ae, f., =ταυτολογία,I.a repetition of the same meaning in different words,tautology,Mart. Cap. 5, § 535; Charis,p. 242 P. ταὐτολογ-έω,A.repeat what has beensaid, “περίτινος”Plb.1.1.3; “ὑπέρτινος”Id.1.79.7; “τ.τὸνλόγον”Str.12.3.27:—abs.,Plb.36.12.2,Phld.Po.Herc.994.30,Hermog.Inv.3.15.Oddly why Witters restricts tautology to truth-table propositional logic,Grice’s two examples are predicate calculus: Women are women and war is war.4.46 GER [→OGD | →P/M] Unter den möglichen Gruppen von Wahrheitsbedingungengibt es zwei extreme Fälle. In dem einen Fall ist der Satz für sämtlicheWahrheitsmöglichkeiten der Elementarsätze wahr. Wir sagen, dieWahrheitsbedingungen sind t a u t o l o g i s c h. Im zweiten Fall ist der Satzfür sämtliche Wahrheitsmöglichkeiten falsch: Die Wahrheitsbedingungen sind k on t r a d i k t o r i s c h. Im ersten Fall nennen wir den Satz eineTautologie, im zweiten Fall eine Kontradiktion. 4.461 GER [→OGD | →P/M] DerSatz zeigt was er sagt, die Tautologie und die Kontradiktion, dass sie nichtssagen. Die Tautologie hat keine Wahrheitsbedingungen, denn sie istbedingungslos wahr; und die Kontradiktion ist unter keiner Bedingung wahr.Tautologie und Kontradiktion sind sinnlos. (Wie der Punkt, von dem zwei Pfeilein entgegengesetzter Richtung auseinandergehen.) (Ich weiß z. B. nichts überdas Wetter, wenn ich weiß, dass es regnet oder nicht regnet.) 4.4611 GER [→OGD| →P/M] Tautologie und Kontradiktion sind aber nicht unsinnig; sie gehören zumSymbolismus, und zwar ähnlich wie die „0“ zum Symbolismus der Arithmetik. 4.462GER [→OGD | →P/M] Tautologie und Kontradiktion sind nicht Bilder derWirklichkeit. Sie stellen keine mögliche Sachlage dar. Denn jene lässt j e d emögliche Sachlage zu, diese k e i n e. In der Tautologie heben die Bedingungender Übereinstimmung mit der Welt—die darstellenden Beziehungen—einander auf, sodass sie in keiner darstellenden Beziehung zur Wirklichkeit steht. 4.463 GER[→OGD | →P/M] Die Wahrheitsbedingungen bestimmen den Spielraum, der denTatsachen durch den Satz gelassen wird. (Der Satz, das Bild, das Modell, sindim negativen Sinne wie ein fester Körper, der die Bewegungsfreiheit der anderenbeschränkt; im positiven Sinne, wie der von fester Substanz begrenzte Raum,worin ein Körper Platz hat.) Die Tautologie lässt der Wirklichkeit denganzen—unendlichen—logischen Raum; die Kontradiktion erfüllt den ganzenlogischen Raum und lässt der Wirklichkeit keinen Punkt. Keine von beiden kanndaher die Wirklichkeit irgendwie bestimmen. 4.464 GER [→OGD | →P/M] DieWahrheit der Tautologie ist gewiss, des Satzes möglich, der Kontradiktionunmöglich. (Gewiss, möglich, unmöglich: Hier haben wir das Anzeichen jenerGradation, die wir in der Wahrscheinlichkeitslehre brauchen.) 4.465 GER [→OGD |→P/M] Das logische Produkt einer Tautologie und eines Satzes sagt dasselbe, wieder Satz. Also ist jenes Produkt identisch mit dem Satz. Denn man kann dasWesentliche des Symbols nicht ändern, ohne seinen Sinn zu ändern. 4.466 GER[→OGD | →P/M] Einer bestimmten logischen Verbindung von Zeichen entspricht einebestimmte logische Verbindung ihrer Bedeutungen; j e d e b e l i e - b i g eVerbindung entspricht nur den unverbundenen Zeichen. Das heißt, Sätze, die fürjede Sachlage wahr sind, können überhaupt keine Zeichenverbindungen sein, dennsonst könnten ihnen nur bestimmte Verbindungen von Gegenständen entsprechen.(Und keiner logischen Verbindung entspricht k e i n e Verbindung derGegenstände.) Tautologie und Kontradiktion sind die Grenzfälle derZeichenverbindung, nämlich ihre Auflösung. 4.4661 GER [→OGD | →P/M] Freilichsind auch in der Tautologie und Kontradiktion die Zeichen noch mit einanderverbunden, d. h. sie stehen in Beziehungen zu einander, aber diese Beziehungensind bedeu- tungslos, dem S y m b o l unwesentlich. 4.46 OGD [→GER | →P/M]Among the possible groups of truthconditions there are two extreme cases. Inthe one case the proposition is true for all the truth-possibilities of theelementary propositions. We say that the truth-conditions are tautological. Inthe second case the proposition is false for all the truth-possibilities. Thetruth-conditions are self-contradictory. In the first case we call theproposition a tautology, in the second case a contradiction. 4.461 OGD [→GER |→P/M] The proposition shows what it says, the tautology and the contradictionthat they say nothing. The tautology has no truth-conditions, for it isunconditionally true; and the contradiction is on no condition true. Tautologyand contradiction are without sense. (Like the point from which two arrows goout in opposite directions.) (I know, e.g. nothing about the weather, when Iknow that it rains or does not rain.) 4.4611 OGD [→GER | →P/M] Tautology andcontradiction are, however, not nonsensical; they are part of the symbol- ism,in the same way that “0” is part of the symbolism of Arithmetic. 4.462 OGD[→GER | →P/M] Tautology and contradiction are not pictures of the reality. Theypresent no possible state of affairs. For the one allows every possible stateof affairs, the other none. In the tautology the conditions of agreement withthe world—the presenting relations— cancel one another, so that it stands in nopresenting relation to reality. 4.463 OGD [→GER | →P/M] The truth-conditionsdetermine the range, which is left to the facts by the proposition. (Theproposition, the picture, the model, are in a negative sense like a solid body,which restricts the free movement of another: in a positive sense, like thespace limited by solid substance, in which a body may be placed.) Tautologyleaves to reality the whole infinite logical space; contradiction fills thewhole logi- cal space and leaves no point to reality. Neither of them,therefore, can in any way determine reality. 4.464 OGD [→GER | →P/M] The truthof tautology is certain, of propositions possible, of contradiction impossible.(Certain, possible, impossible: here we have an indication of that gradationwhich we need in the theory of probability.) 4.465 OGD [→GER | →P/M] Thelogical product of a tautology and a proposition says the same as theproposition. Therefore that product is identical with the proposition. For theessence of the symbol cannot be altered without altering its sense. 4.466 OGD[→GER | →P/M] To a definite logical combination of signs corresponds a definitelogical combination of their meanings; every arbitrary combination onlycorresponds to the unconnected signs. That is, propositions which are true forev- ery state of affairs cannot be combinations of signs at all, for otherwisethere could only correspond to them definite combinations of objects. (And tono logical combination corresponds no combination of the objects.) Tautologyand contradiction are the limiting cases of the combination of symbols, namelytheir dissolution. 4.4661 OGD [→GER | →P/M] Of course the signs are alsocombined with one another in the tautology and contradiction, i.e. they standin relations to one another, but these relations are meaningless, unessentialto the symbol. 4.46 P/M [→GER | →OGD] Among the possible groups oftruthconditions there are two extreme cases. In one of these cases theproposition is true for all the truth-possibilities of the elementarypropositions. We say that the truth-conditions are tautological. In the secondcase the proposition is false for all the truth-possibilities: thetruth-conditions are contradictory. In the first case we call the proposition atautology; in the second, a contradiction. 4.461 P/M [→GER | →OGD] Propositionsshow what they say: tautolo- gies and contradictions show that they saynothing. A tautology has no truth-conditions, since it is unconditionally true:and a contradiction is true on no condition. Tautologies and contradictionslack sense. (Like a point from which two arrows go out in opposite directionsto one another.) (For example, I know nothing about the weather when I knowthat it is either raining or not raining.) 4.4611 P/M [→GER | →OGD] Tautologiesand contradictions are not, however, nonsensical. They are part of thesymbolism, much as ‘0’ is part of the symbolism of arithmetic. 4.462 P/M [→GER| →OGD] Tautologies and contradictions are not pictures of reality. They do notrepresent any possible situations. For the former admit all possiblesituations, and latter none. In a tautology the conditions of agreement withthe world—the representational relations—cancel one another, so that it doesnot stand in any representational relation to reality. 4.463 P/M [→GER | →OGD]The truth-conditions of a proposition determine the range that it leaves opento the facts. (A proposition, a picture, or a model is, in the negative sense,like a solid body that restricts the freedom of movement of others, and, in thepositive sense, like a space bounded by solid substance in which there is roomfor a body.) A tautology leaves open to reality the whole—the infinite whole—oflogical space: a contradiction fills the whole of logical space leaving nopoint of it for reality. Thus neither of them can determine reality in any way.4.464 P/M [→GER | →OGD] A tautology’s truth is certain, a proposition’spossible, a contradiction’s impossible. (Certain, possible, impossible: here wehave the first indication of the scale that we need in the theory ofprobability.) 4.465 P/M [→GER | →OGD] The logical product of a tautology and aproposition says the same thing as the proposition. This product, therefore, isidentical with the proposition. For it is impossible to alter what is essentialto a symbol without altering its sense. 4.466 P/M [→GER | →OGD] Whatcorresponds to a determinate logical combination of signs is a determinatelogical combination of their meanings. It is only to the uncombined signs thatabsolutely any combination corresponds. In other words, propositions that aretrue for every situation cannot be combinations of signs at all, since, if theywere, only determinate combinations of objects could correspond to them. (Andwhat is not a logical combination has no combination of objects correspondingto it.) Tautology and contradiction are the limiting cases—indeed thedisintegration—of the combination of signs. 4.4661 P/M [→GER | →OGD] Admittedlythe signs are still combined with one another even in tautologies andcontradictions—i.e. they stand in certain relations to one another: but theserelations have no meaning, they are not essential to the symbol. Grice wouldoften use ‘tautological,’ and ‘self-contradiction’ presupposes ‘analyticity,’or rather the analytic-synthetic distinction. Is it contradictory, or aself-contradiction, to say that one’s neighbour’s three-year-old child is anadult? Is there an implicaturum for ‘War is not war’? Grice refers to Bayes inWOW re Grices paradox, and to crazy Bayesy, as Peter Achinstein does (Newtonwas crazy, but not Bayesy).We can now, in principle, characterizethe desirability of the action a 1 , relative to each end (E1 and E2), and toeach combination of ends (here just E1 and E2), as a function of thedesirability of the end and the probability that the action a 1 will realizethat end, or combination of ends. If we envisage a range of possible actions,which includes a 1 together with other actions, we can imagine that each such actionhas a certain degree of desirability relative to each end (E1 and (or) E2) andto their combination. If we suppose that, for each possible action, thesedesirabilities can be compounded (perhaps added), then we can suppose that oneparticular possible action scored higher (in actiondesirability relative tothese ends) than any alternative possible action; and that this is the actionwhich wins out; that is, is the action which is, or at least should, end p.105be performed. (The computation would in fact be more complex than I havedescribed, once account is taken of the fact that the ends involved are oftennot definite (determinate) states of affairs (like becoming President),but are variable in respect of the degree to which they might be realized (ifones end is to make a profit from a deal, that profit might be of a varyingmagnitude); so one would have to consider not merely the likelihood of aparticular actions realizing the end of making a profit, but also thelikelihood of its realizing that end to this or that degree; and this wouldconsiderably complicate the computational problem.) No doubt most readers arefar too sensible ever to have entertained any picture even remotely resemblingthe "Crazy-Bayesy" one I have just described.Grice wasfascinated by the fact that paradox translates the Grecian neuter paradoxon.Some of the paradoxes of entailment, entailment and paradoxes. This is not thefirst time Grice uses paradox. As a classicist, he was aware of the nuancesbetween paradox (or paradoxon, as he preferred, via Latin paradoxum,andaporia, for example. He was interested in Strawsons treatment of this or thatparadox of entailment. He even called his own paradox involving if andprobablility Grices paradox. tautologicum:Grice gives two examples: War is war, and Women are women – “Note that “Men aremen” sounds contingent.” tautology, a proposition whose negation isinconsistent, or self- contradictory, e.g. ‘Socrates is Socrates’, ‘Every humanis either male or nonmale’, ‘No human is both male and non-male’, ‘Every humanis identical to itself’, ‘If Socrates is human then Socrates is human’. Aproposition that is or is logically equivalent to the negation of a tautologyis called a self-contradiction. According to classical logic, the property ofbeing Tao Te Ching tautology 902 902implied by its own negation is a necessary and sufficient condition for being atautology and the property of implying its own negation is a necessary andsufficient condition for being a contradiction. Tautologies are logicallynecessary and contradictions are logically impossible. Epistemically, everyproposition that can be known to be true by purely logical reasoning is atautology and every proposition that can be known to be false by purely logicalreasoning is a contradiction. The converses of these two statements are bothcontroversial among classical logicians. Every proposition in the same logicalform as a tautology is a tautology and every proposition in the same logicalform as a contradiction is a contradiction. For this reason sometimes atautology is said to be true in virtue of form and a contradiction is said tobe false in virtue of form; being a tautology and being a contradictiontautologousness and contradictoriness are formal properties. Since the logicalform of a proposition is determined by its logical terms ‘every’, ‘some’, ‘is’,etc., a tautology is sometimes said to be true in virtue of its logical termsand likewise mutatis mutandis for a contradiction. Since tautologies do not excludeany logical possibilities they are sometimes said to be “empty” or“uninformative”; and there is a tendency even to deny that they are genuinepropositions and that knowledge of them is genuine knowledge. Since eachcontradiction “includes” implies all logical possibilities which of course arejointly inconsistent, contradictions are sometimes said to be“overinformative.” Tautologies and contradictions are sometimes said to be“useless,” but for opposite reasons. More precisely, according to classicallogic, being implied by each and every proposition is necessary and sufficientfor being a tautology and, coordinately, implying each and every proposition isnecessary and sufficient for being a contradiction. Certain developments inmathematical logic, especially model theory and modal logic, seem to supportuse of Leibniz’s expression ‘true in all possible worlds’ in connection withtautologies. There is a special subclass of tautologies called truth-functionaltautologies that are true in virtue of a special subclass of logical termscalled truthfunctional connectives ‘and’, ‘or’, ‘not’, ‘if’, etc.. Some logicalwritings use ‘tautology’ exclusively for truth-functional tautologies and thusreplace “tautology” in its broad sense by another expression, e.g. ‘logicaltruth’. Tarski, Gödel, Russell, and many other logicians have used the word inits broad sense, but use of it in its narrow sense is widespread and entirelyacceptable. Propositions known to be tautologies are often given as examples ofa priori knowledge. In philosophy of mathematics, the logistic hypothesis oflogicism is the proposition that every true proposition of pure mathematics isa tautology. Some writers make a sharp distinction between the formal propertyof being a tautology and the non-formal metalogical property of being a law oflogic. For example, ‘One is one’ is not metalogical but it is a tautology,whereas ‘No tautology is a contradiction’ is metalogical but is not atautology.
telementationalism: see psi-transmission. The coinage is interesting.Since Grice has an essay on ‘modest mentalism,’ and would often use ‘mental’for ‘psychological,’ it does make sense. ‘Ideationalism’ is analogous. this isa special note, or rather, a very moving proem, on Grices occasion of deliveringhis lectures on ‘Aspects of reason and reasoning’ at Oxford as the LockeLectures at Merton. Particularly apt in mentioning, with humility, his havingfailed, *thrice* [sic] to obtain the Locke lectureship, Strawson did, at once,but feeling safe under the ægis of that great English philosopher (viz. Locke!always implicated, never explicited) now. Grice starts the proem in a verymoving, shall we say, emotional, way: I find it difficult to convey to you justhow happy I am, and how honoured I feel, in being invited to give theselectures. Difficult, but not impossible. I think of this university and thiscity, it has a cathedral, which were my home for thirty-six years, as myspiritual and intellectual parents. The almost majestic plural is Grices implicaturumto the town and gown! Whatever I am was originally fashioned here; I never leftOxford, Oxford made me, and I find it a moving experience to be, within thesesplendid and none too ancient walls, once more engaged in my old occupation ofrendering what is clear obscure, by flouting the desideratum of conversationalclarity and the conversational maxim, avoid obscurity of expression, under beperspicuous [sic]!. Grices implicaturum on none too ancient seems to beaddressed to the truly ancient walls that saw Athenian dialectic! On the otherhand, Grices funny variant on the obscurum per obscurius ‒ what Baker found asGrices skill in rendering an orthodoxy into a heterodoxy! Almost! By clearGrice implicates Lewis and his clarity is not enough! I am, at the same time,proud of my mid-Atlantic [two-world] status, and am, therefore, delighted thatthe Old World should have called me in, or rather recalled me, to redress, foronce, the balance of my having left her for the New. His implicaturum seems to be:Strictly, I never left? Grice concludes his proem: I am, finally, greatlyheartened by my consciousness of the fact that that great English philosopher,under whose ægis I am now speaking, has in the late afternoon of my daysextended to me his Lectureship as a gracious consolation for a record threefolddenied to me, in my early morning, of his Prize. I pray that my presentofferings may find greater favour in his sight than did those of long ago. Theydid! Even if Locke surely might have found favour to Grices former offerings,too, Im sure. Refs.: The allusions to Locke are in “Aspects.” Good referencesunder ‘ideationalism,’ above, especially in connection with Myro’s ‘modestmentalism,’ The H. P. Grice Papers, BANC.
telesio: philosopher whose empiricism influences Francis Baconand Galileo. Telesio studies in Padova, where he completed his doctorate, and practiced philosophy in Naples and Cosenzawithout holding any academic position. His major oeuvre, “De rerum natura iuxtapropria principia,” contains an attempt to interpret nature on the basis of itsown principles, which Telesio identifies with the two incorporeal active forcesof heat and cold, and the corporeal and passive physical substratum. As the twoactive forces permeate all of nature and are endowed with sensation, Telesioargues that all of nature possesses some degree of sensation. Human beingsshare with animals a material substance produced by heat and coming intoexistence with the body, called spirit. They are also given a mind by God.Telesio knew various interpretations of Aristotle. However, Telesio broke with foreign exegeses, criticizingAristotle’s Physics and claiming that nature is investigated better by thesenses than by the intellect. Bernardino Telesio (n.Cosenza) è stato un filosofo. Mentre le sue teorie naturali sono statesuccessivamente smentite, la sua enfasi sull'osservazione fece il "primodei moderni" che alla fine hanno sviluppato il metodoscientifico.Telesio è nato da genitori nobili in Cosenza , unacittà in Calabria, Italia meridionale. È stato istruito a Milano dallo zio,Antonio, lui stesso uno studioso e poeta di eminenza, e poi a Roma e Padova . Isuoi studi hanno incluso tutta la vasta gamma di argomenti, classici , scienzae filosofia, che costituivano il curriculum degli rinascimentali sapienti. Cosìequipaggiata, ha iniziato il suo attacco sul aristotelismo medievale che poifiorì a Padova e Bologna . Nel 1553 si sposò e si stabilì a Cosenza, diventandoil fondatore dell'Accademia Cosentina . Per un certo periodo ha vissuto nellacasa di Alfonso III Carafa , duca di Nocera. Nel 1563, o forse due anni piùtardi, apparve la sua grande opera De Rerum Natura Iuxta Propria Principia (Sulla natura delle cose secondo i loro propri principi ), seguito da un grannumero di opere scientifiche e filosofiche di importanza sussidiaria. Leopinioni eterodosse, che ha mantenuto suscitato l'ira della Chiesa per contodel suo amato aristotelismo , e poco tempo dopo la sua morte i suoi libri sonostati immessi sul Index. Steepto Teoria della materia, calore efreddo Invece di postulare materia e forma, si basa l'esistenza sulla materia ela forza. Questa forza ha due elementi opposti: calore, che si espande, efredde, che i contratti. Questi due processi rappresentano tutte le diverseforme e tipi di esistenza, mentre la massa su cui opera la forza rimane lastessa. L'armonia del tutto consiste nel fatto che ogni cosa separata sviluppain sé e per sé conformemente alla sua natura e allo stesso tempo il suo motoavvantaggia il resto. I difetti evidenti di questa teoria, (1) che solo i sensipossono non comprendere materia stessa, (2) che non è chiaro come lamolteplicità dei fenomeni potrebbe derivare da queste due forze, pensato non èmeno convincente di Aristotles caldo / freddo , secca spiegazione / umido, e(3) che ha addotto alcuna prova per dimostrare l'esistenza di queste due forze,sono stati sottolineato a suo tempo dal suo allievo, Patrizzi . Inoltre,la sua teoria della terra fredda a riposo e il sole caldo in moto era destinatoa confutazione per mano di Copernico . Allo stesso tempo, la teoria erasufficientemente coerente per fare una grande impressione sul pensieroitaliano. Va ricordato, però, che la sua obliterazione di una distinzione trasuperlunar e fisica sublunare era certamente abbastanza preveggente anche senon riconosciuto dai suoi successori come particolarmente degno di nota. QuandoTelesio ha continuato a spiegare la relazione tra mente e materia, era ancorapiù eterodossa. Forze materiali sono, per ipotesi, in grado di sentire;questione deve anche essere stato fin dal primo dotato di coscienza. Per lacoscienza esiste, e non avrebbe potuto essere sviluppato dal nulla. Questo loporta a una forma di ilozoismo . Anche in questo caso, l'anima è influenzatodalle condizioni materiali; di conseguenza, l'anima deve avere un esistenzamateriale. Ha inoltre dichiarato che tutta la conoscenza è sensazione ("non-ratione sensu sed") e che l'intelligenza è, quindi, unagglomerato di dati isolati, in sensi. Non lo fa, però, riesce a spiegare comesolo i sensi possono percepire la differenza e identità. Alla fine delsuo schema, probabilmente in ossequio alla teologiche pregiudizi, ha aggiuntoun elemento che era completamente estraneo, vale a dire, un impulso più alto,un'anima sovrapposta da Dio, in virtù della quale ci sforziamo di là del mondosensibile. Questa anima divina non è affatto un concetto completamente nuovo,se visto nel contesto di Averroestic o tommasiana teoria percettiva.L'intero sistema di Telesio mostra lacune nella sua tesi, e l'ignoranza deifatti, ma allo stesso tempo è un precursore di tutte le successivedell'empirismo , scientifico e filosofico, e segna chiaramente il periodo ditransizione da autorità e la ragione di sperimentare e individualeresponsabilità.Il ricorso a dati sensoriali Statua di BernardinoTelesio in Piazza XV Marzo, Cosenza Telesio era il capo del grande movimentoitaliano del sud, che ha protestato contro l'autorità accettata della ragioneastratta e semina i semi da cui spuntavano i metodi scientifici di TommasoCampanella e Giordano Bruno , di Francis Bacon e René Descartes , con i lororisultati ampiamente divergenti. Egli, quindi, ha abbandonato la sferapuramente intellettuale e ha proposto un'indagine sui dati forniti dai sensi,dai quali ha ricoperto che tutta la vera conoscenza viene veramente (la suateoria della percezione sensoriale era essenzialmente una rielaborazione dellateoria di Aristotele dal De anima ). Telesio scrive all'inizio del Proemiodel primo libro della terza edizione del De Rerum Natura Iuxta propriaprincipia Libri Ix ... "che la costruzione del mondo e la grandezza deicorpi in esso contenuti, e la natura del mondo, è da ricercare non dallaragione, come è stato fatto dagli antichi, ma è da intendersi per mezzo diosservazione." ( Mundi constructionem, corporumque in eo contentorummagnitudinem, naturamque non ratione, quod antiquioribus factum est,inquirendam, sed sensu percipiendam. ) Questa affermazione, che si trova sulla primapagina, riassume ciò che molti studiosi moderni hanno generalmente consideratofilosofia telesiana, e spesso sembra che molti non leggere oltre per nellapagina successiva si imposta il suo caldo teoria / freddo della materiainformata, una teoria che non è chiaramente informato dalla nostra idea modernadi osservazione. Per Telesio, l'osservazione ( sensu percipiendam ) è unprocesso mentale molto più grande di una semplice registrazione dei dati,l'osservazione comprende anche il pensiero analogico. Anche se FrancisBacon è generalmente accreditato al giorno d'oggi, con la codificazione di uninduttiva metodo che sottoscrive pienamente l'osservazione come proceduraprimaria per l'acquisizione di conoscenze, non era certamente il primo a suggerireche la percezione sensoriale dovrebbe essere la fonte primaria per laconoscenza. Tra i filosofi naturali del Rinascimento, questo onore ègeneralmente conferito a Telesio. Bacone si riconosce Telesio come "ilprimo dei moderni" ( De Telesio autem bene sentimus, atque eum ut amantemveritatis, e Scientiis utilem, e nonnullorum Placitorum emendatorem &novorum hominum primum agnoscimus. , Da Bacon De principiis atque originibus )per mettere l'osservazione di sopra di tutti gli altri metodi di acquisizionedelle conoscenze sul mondo naturale. Questa frase spesso citata da Bacon, però,è fuorviante, perché semplifica eccessivamente e travisa l'opinione di Baconedi Telesio. La maggior parte del saggio di Bacon è un attacco a Telesio equesta frase, invariabilmente fuori contesto, ha facilitato un malintesogenerale della filosofia naturale telesiana dando ad essa un timbro baconianadi approvazione, che era lontano dalle intenzioni originali di Bacon. Baconevede in Telesio un alleato nella lotta contro l'antica autorità, ma ha pocopositivo da dire su specifiche teorie di Telesio. Ciò che forse colpiscedi più De Rerum Natura è il tentativo di Telesio di meccanizzare il piùpossibile. Telesio si sforza di spiegare tutto chiaramente in termini di materiainformati dalla calda e fredda e per mantenere i suoi argomenti il più semplicepossibile. Quando i suoi colloqui si rivolgono agli esseri umani che introduceun istinto di auto-conservazione per spiegare le loro motivazioni. E quandodiscute la mente umana e la sua capacità di ragionare in astratto su argomentiimmateriali e divine, aggiunge un'anima. Per senza anima, tutto il pensiero,dal suo ragionamento, sarebbe limitato alle cose materiali. Ciò renderebbe Dioimpensabile e chiaramente questo non era il caso, per l'osservazione dimostrache la gente pensa di Dio. Telesii, Bernardini (1586). De Rerum NaturaIuxta Propia Principii, Libri IX . Horatium Saluianum, Napoli. Oltre a De RerumNatura , ha scritto: de Somno De la quae in aere fiunt de Mari De cometiset Circulo Lactea respirationis De USU. Gli appunti Riferimenti Neil C. VanDeusen, Telesio: primo dei moderni (New York, 1932) link esternoWikimedia Commons ha mezzi relativi a Bernardino Telesio . StanfordEncyclopedia of Philosophy entry De La sua, Quae in aere Sunt, & deTerraemotibus - piena facsimile digitale a Linda Hall Library. Refs.:Luigi Speranza, “Telesio e Grice,” per il Club Anglo-Italiano, TheSwimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
tempus: cited by Grice and Myro in the Grice-Myro theory ofidentity. tense logic, an extension of classical logic introduced by ArthurPrior Past, Present, and Future, 7, involving operators P and F for the pastand future tenses, or ‘it was the case that . . .’ and ‘it will be the case that. . .’. Classical or mathematical logic was developed as a logic of unchangingmathematical truth, and can be applied to tensed discourse only by artificialregimentation inspired by mathematical physics, introducing quantification over“times” or “instants.” Thus ‘It will have been the case that p,’ which Priorrepresents simply as FPp, classical logic represents as ‘There [exists] aninstant t and there [exists] an instant tH such that t [is] later than thepresent and tH [is] earlier than t, and at tH it [is] the case that pH, orDtDtH t o‹t8tH ‹t8ptH, where the brackets indicate that the verbs are to beunderstood as tenseless. Prior’s motives were in part linguistic to produce aformalization less removed from natural language than the classical and in partmetaphysical to avoid ontological commitment to such entities as instants. Mucheffort was devoted to finding tense-logical principles equivalent to variousclassical assertions about the structure of the earlierlater order amonginstants; e.g., ‘Between any two instants there is another instant’ correspondsto the validity of the axioms Pp P PPp and Fp P FFp. Less is expressible usingP and F than is expressible with explicit quantification over instants, andfurther operators for ‘since’ and ‘until’ or ‘now’ and ‘then’ have beenintroduced by Hans Kamp and others. These are especially important incombination with quantification, as in ‘When he was in power, all who nowcondemn him then praised him.’ As tense is closely related to mood, so tense logicis closely related to modal logic. As Kripke models for modal logic consisteach of a set X of “worlds” and a relation R of ‘x is an alternative to y’, sofor tense logic they consist each of a set X of “instants” and a relation R of‘x is earlier than y’: Thus instants, banished from the syntax or proof theory,reappear in the semantics or model theory. Modality and tense are both involvedin the issue of future contingents, and one of Prior’s motives was a desire toproduce a formalism in which the views on this topic of ancient, medieval, andearly modern logicians from Aristotle with his “sea fight tomorrow” andDiodorus Cronos with his “Master Argument” through Ockham to Peirce could berepresented. The most important precursor to Prior’s work on tense logic wasthat on many-valued logics by Lukasiewicz, which was motivated largely by theproblem of future contingents. Also related to tense and mood is aspect, andmodifications to represent this grammatical category evaluating formulas atperiods rather than instants of time have also been introduced. Like modallogic, tense logic has been the object of intensive study in theoreticalcomputer science, especially in connection with attempts to develop languagesin which properties of programs can be expressed and proved; variants of tenselogic under such labels as “dynamic logic” or “process logic” have thus beenextensively developed for technological rather than philosophical motives.Refs.: H. P. Grice, “D. H. Mellor on real and irreal time.” applied by H. P.Grice and G. Myro in the so-called “Grice-Myro theory of identity,” atime-relative identity, drawing from A. N. Prior, of Oxford, D. Wiggins,Wykeham professor of logic at Oxford, and Geach (married to an Oxonian donna), time, “a moving image of eternity” Plato;“the number of movements in respect of the before and after” Aristotle; “theLife of the Soul in movement as it passes from one stage of act or experienceto another” Plotinus; “a present of things past, memory, a present of thingspresent, sight, and a present of things future, expectation” Augustine. Thesedefinitions, like all attempts to encapsulate the essence of time in some neatformula, are unhelpfully circular because they employ temporal notions.Although time might be too basic to admit of definition, there still are manyquestions about time that philosophers have made some progress in answering byanalysis both of how we ordinarily experience and talk about time, and of thedeliverances of science, thereby clarifying and deepening our understanding ofwhat time is. What follows gives a sample of some of the more important ofthese issues. Temporal becoming and the A- and B-theories of time. According tothe B-theory, time consists in nothing but a fixed “B-series” of events runningfrom earlier to later. The A-theory requires that these events also form an“A-series” going from the future through the present into the past and,moreover, shift in respect to these determinations. The latter sort of change,commonly referred to as “temporal becoming,” gives rise to well-knownperplexities concerning both what does the shifting and the sort of shiftinvolved. Often it is said that it is the present or now that shifts toever-later times. This quickly leads to absurdity. ‘The present’ and ‘now’,like ‘this time’, are used to refer to a moment of time. Thus, to say that thepresent shifts to later times entails that this very moment of time the presentwill become some other moment of time and thus cease to be identicalwith itself! Sometimes the entity that shifts is the property of nowness orpresentness. The problem is that every event has this property at some time,namely when it occurs. Thus, what must qualify some event as being nowsimpliciter is its having the property of nowness now; and this is the start ofan infinite regress that is vicious because at each stage we are left with anunexpurgated use of ‘now’, the very term that was supposed to be analyzed interms of the property of nowness. If events are to change from being future topresent and from present to past, as is required by temporal becoming, theymust do so in relation to some mysterious transcendent entity, since temporalrelations between events and/or times cannot change. The nature of the shift isequally perplexing, for it must occur at a particular rate; but a rate ofchange involves a comparison between one kind of change and a change of time.Herein, it is change of time that is compared to change of time, resulting inthe seeming tautology that time passes or shifts at the rate of one second persecond, surely an absurdity since this is not a rate of change at all. Broadattempted to skirt these perplexities by saying that becoming is sui generisand thereby defies analysis, which puts him on the side of the mysticallyinclined Bergson who thought that it could be known only through an act ofineffable intuition. To escape the clutches of both perplexity and mysticism,as well as to satisfy the demand of science to view the worldnon-perspectivally, the B-theory attempted to reduce the A-series to theB-series via a linguistic reduction in which a temporal indexical propositionreporting an event as past, present, or future is shown to be identical with anon-indexical proposition reporting a relation of precedence or simultaneitybetween it and another event or time. It is generally conceded that such areduction fails, since, in general, no indexical proposition is identical withany non-indexical one, this being due to the fact that one can have a propositionalattitude toward one of them that is not had to the other; e.g., I can believethat it is now raining without believing that it rains tenselessly at t 7. Thefriends of becoming have drawn the wrong moral from this failure that there is a mysterious Mr. X out theredoing “The Shift.” They have overlooked the fact that two sentences can expressdifferent propositions and yet report one and the same event or state ofaffairs; e.g., ‘This is water’ and ‘this is a collection of H2O molecules’,though differing in sense, report the same state of affairs this being water is nothing but this being acollection of H2O molecules. It could be claimed that the same holds for theappropriate use of indexical and non-indexical sentences; the tokening at t 7of ‘Georgie flies at this time at present’ is coreporting with thenon-synonymous ‘Georgie flies tenselessly at t 7’, since Georgie’s flying atthis time is the same event as Georgie’s flying at t 7, given that this time ist 7. This effects the same ontological reduction of the becoming of events totheir bearing temporal relations to each other as does the linguisticreduction. The “coreporting reduction” also shows the absurdity of the“psychological reduction” according to which an event’s being present, etc.,requires a relation to a perceiver, whereas an event’s having a temporalrelation to another event or time does not require a relation to a perceiver.Given that Georgie’s flying at this time is identical with Georgie’s flying att 7, it follows that one and the same event both does and does not have theproperty of requiring relation to a perceiver, thereby violating Leibniz’s lawthat identicals are indiscernible. Continuous versus discrete time. Assume thatthe instants of time are linearly ordered by the relation R of ‘earlier than’.To say that this order is continuous is, first, to imply the property ofdensity or infinite divisibility: for any instants i 1 and i 2 such that Ri1i2, there is a third instant i 3, such that Ri1i 3 and Ri3i 2. But continuityimplies something more since density allows for “gaps” between the instants, aswith the rational numbers. Think of R as the ‘less than’ relation and the i nas rationals. To rule out gaps and thereby assure genuine continuity it isnecessary to require in addition to density that every convergent sequence ofinstants has a limit. To make this precise one needs a distance measure d, on pairs of instants, where di m, i nis interpreted as the lapse of time between i m and i n. The requirement of continuityproper is then that for any sequence i l , i 2, i 3, . . . , of instants, if dim i n P 0 as m, n P C, there is a limit instant i ø such that di n, iø P 0 as n P C. The analogous propertyobviously fails for the rationals. But taking the completion of the rationalsby adding in the limit points of convergent sequences yields the real numberline, a genuine continuum. Numerous objections have been raised to the idea oftime as a continuum and to the very notion of the continuum itself. Thus, it wasobjected that time cannot be composed of durationless instants since a stack ofsuch instants cannot produce a non-zero duration. Modern measure theoryresolves this objection. Leibniz held that a continuum cannot be composed ofpoints since the points in any finite closed interval can be put in one-to-onecorrespondence with a smaller subinterval, contradicting the axiom that thewhole is greater than any proper part. What Leibniz took to be a contradictoryfeature is now taken to be a defining feature of infinite collections ortotalities. Modern-day Zenoians, while granting the viability of themathematical doctrine of the continuum and even the usefulness of itsemployment in physical theory, will deny the possibility of its applying toreal-life changes. Whitehead gave an analogue of Zeno’s paradox of thedichotomy to show that a thing cannot endure in a continuous manner. For if i1, i 2 is the interval over which the thing is supposed to endure, then thething would first have to endure until the instant i 3, halfway between i 1 andi 2; but before it can endure until i 3, it must first endure until the instanti 4 halfway between i 1 and i 3, etc. The seductiveness of this paradox restsupon an implicit anthropomorphic demand that the operations of nature must beunderstood in terms of concepts of human agency. Herein it is the demand thatthe physicist’s description of a continuous change, such as a runner traversinga unit spatial distance by performing an infinity of runs of ever-decreasingdistance, could be used as an action-guiding recipe for performing this feat,which, of course, is impossible since it does not specify any initial or finaldoing, as recipes that guide human actions must. But to make thisanthropomorphic demand explicit renders this deployment of the dichotomy, aswell as the arguments against the possibility of performing a “supertask,”dubious. Anti-realists might deny that we are committed to real-life changebeing continuous by our acceptance of a physical theory that employs principlesof mathematical continuity, but this is quite different from the Zenoian claimthat it is impossible for such change to be continuous. To maintain that timeis discrete would require not only abandoning the continuum but also thedensity property as well. Giving up either conflicts with the intuition thattime is one-dimensional. For an explanation of how the topological analysis ofdimensionality entails that the dimension of a discrete space is 0, see W.Hurewicz, Dimension Theory, 1. The philosophical and physics literaturescontain speculations about a discrete time built of “chronons” or temporalatoms, but thus far such hypothetical entities have not been incorporated intoa satisfactory theory. Absolute versus relative and relational time. In ascholium to the Principia, Newton declared that “Absolute, true andmathematical time, of itself and from its own nature, flows equably withoutrelation to anything external.” There are at least five interrelated senses inwhich time was absolute for Newton. First, he thought that there was aframe-independent relation of simultaneity for events. Second, he thought thatthere was a frame-independent measure of duration for non-simultaneous events.He used ‘flows equably’ not to refer to the above sort of mysterious “temporalbecoming,” but instead to connote the second sense of absoluteness and partlyto indicate two further kinds of absoluteness. To appreciate the latter, notethat ‘flows equably’ is modified by ‘without relation to anything external’. HereNewton was asserting third sense of ‘absolute’ that the lapse of time betweentwo events would be what it is even if the distribution and motions of materialbodies were different. He was also presupposing a related form of absolutenessfourth sense according to which the metric of time is intrinsic to the temporalinterval. Leibniz’s philosophy of time placed him in agreement with Newton asregards the first two senses of ‘absolute’, which assert the non-relative orframe-independent nature of time. However, Leibniz was very much opposed toNewton on the fourth sense of ‘absolute’. According to Leibniz’s relationalconception of time, any talk about the length of a temporal interval must beunpacked in terms of talk about the relation of the interval to an extrinsicmetric standard. Furthermore, Leibniz used his principles of sufficient reasonand identity of indiscernibles to argue against a fifth sense of ‘absolute’,implicit in Newton’s philosophy of time, according to which time is asubstratum in which physical events are situated. On the contrary, therelational view holds that time is nothing over and above the structure ofrelations of events. Einstein’s special and general theories of relativity havedirect bearing on parts of these controversies. The special theory necessitatesthe abandonment of frame-independent notions of simultaneity and duration. Forany pair of spacelike related events in Minkowski space-time there is aninertial frame in which the events are simultaneous, another frame in which thefirst event is temporally prior, and still a third in which the second event istemporally prior. And the temporal interval between two timelike related eventsdepends on the worldline connecting them. In fact, for any e 0, no matter how small, there is a worldlineconnecting the events whose proper length is less than e. This is the essenceof the so-called twin paradox. The general theory of relativity abandons thethird sense of absoluteness since it entails that the metrical structure of space-timecovaries with the distribution of mass-energy in a manner specified byEinstein’s field equations. But the heart of the absoluterelationalcontroversy as focused by the fourth andfifth senses of ‘absolute’ is notsettled by relativistic considerations. Indeed, opponents from both sides ofthe debate claim to find support for their positions in the special and generaltheories. H. P. Grice, “D. H. Mellor on real and irreal time.” Tempus is ne ofArsitotle’s categories, along with space – cfr. Kant – and Grice on Strawson’s“Individuals” -- time slice: used by Grice in two different contexts: personalidentity, and identity in general. In identity in general, Grice draws fromGeach and Wiggins, and with the formal aid of Myro, construct a system of afirst-order predicate calculus with time-relative identity -- a temporal partor stage of any concrete particular that exists for some interval of time; athree-dimensional cross section of a fourdimensional object. To think of anobject as consisting of time slices or temporal stages is to think of it asrelated to time in much the way that it is related to space: as extendingthrough time as well as space, rather than as enduring through it. Just as anobject made up of spatial parts is thought of as a whole made up of parts thatexist at different locations, so an object made up of time slices is thought ofas a whole made up of parts or stages that exist at successive times; hence,just as a spatial whole is only partly present in any space that does notinclude all its spatial parts, so a whole made up of time slices is only partlypresent in any stretch of time that does not include all its temporal parts. Acontinuant, by contrast, is most commonly understood to be a particular thatendures through time, i.e., that is wholly present at each moment at which itexists. To conceive of an object as a continuant is to conceive of it asrelated to time in a very different way from that in which it is related tospace. A continuant does not extend through time as well as space; it does notexist at different times by virtue of the existence of successive parts of itat those times; it is the continuant itself that is wholly present at each suchtime. To conceive an object as a continuant, therefore, is to conceive it asnot made up of temporal stages, or time slices, at all. There is another, lesscommon, use of ‘continuant’ in which a continuant is understood to be anyparticular that exists for some stretch of time, regardless of whether it isthe whole of the particular or only some part of it that is present at eachmoment of the particular’s existence. According to this usage, an entity thatis made up of time slices would be a kind of continuant rather than some otherkind of particular. Philosophers have disputed whether ordinary objects such ascabbages and kings endure through time are continuants or only extend throughtime are sequences of time slices. Some argue that to understand thepossibility of change one must think of such objects as sequences of timeslices; others argue that for the same reason one must think of such objects ascontinuants. If an object changes, it comes to be different from itself. Someargue that this would be possible only if an object consisted of distinct,successive stages; so that change would simply consist in the differences amongthe successive temporal parts of an object. Others argue that this view wouldmake change impossible; that differences among the successive temporal parts ofa thing would no more imply the thing had changed than differences among itsspatial parts would. H. P. Grice, “D. H.Mellor on real and irreal time.”
terminus – horos – Cicero’s transliteration of the Greianism--. terminist logic, a school of semantics until its demise in the humanisticreforms. The chief goal of ‘terminisim’ – or terministic semantics -- is theelucidation (or conceptual analysis) of theform, the “exposition,” of a proposition advanced in the context ofScholastic disputation. The cntral theory of terminisitc semantics concernsthis or that property of this or that term, especially the suppositum.Terminisic semantics does the work of modern quantification theory. Importantsemanticists in the school include Peter of Spain, Sherwood, Burleigh(Burlaeus), Heytesbury, and Paolo Veneto. terminusa quo-terminus a quem distinction, the: used by Grice for the startingpoint of some process, as opposed to the terminus ad quem, the ending point. E.g., change is a process that begins from some state, the terminus a quo, and proceedsto some state at which it ends, the terminus ad quem. In particular, in theripening of an apple, the green apple is the terminus a quo and the red appleis the terminus ad quem.
tertulliano: Roman – Grice says that ‘you’re the cream in mycoffee’ is absurd – “Can you believe it?” -- Adored by Grice because hebelieved what he thought was absurd.theologian, an early father of the Christian church. A layman fromCarthage, he laid the conceptual and linguistic basis for the doctrine of theTrinity. Though appearing hostile to philosophy “What has Athens to do withJerusalem?” and to rationality “It is certain because it is impossible”,Tertullian was steeped in Stoicism. He denounced all eclecticism not governedby the normative tradition of Christian doctrine, yet commonly usedphilosophical argument and Stoic concepts e.g., the corporeality of God and thesoul. Despite insisting on the sole authority of the New Testament apostles, hejoined with Montanism, which taught that the Holy Spirit was still inspiringprophecy concerning moral discipline. Reflecting this interest in the Spirit,Tertullian pondered the distinctions to which he gave the neologism trinitaswithin God. God is one “substance” but three “persons”: a plurality withoutdivision. The Father, Son, and Spirit are distinct, but share equally in theone Godhead. This threeness is manifest only in the “economy” of God’s temporalaction toward the world; later orthodoxy e.g. Athanasius, Basil the Great,Augustine, would postulate a Triunity that is eternal and “immanent,” i.e.,internal to God’s being. Tertulliano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump tonavigationJump to search Nota disambigua.svg Disambiguazione – Se stai cercandoil nome proprio di persona, vedi Tertulliano (nome). Tertulliano QuintoSettimio Fiorente Tertulliano (in latino: Quintus Septimius FlorensTertullianus; Cartagine, 155 circa – 230 circa) , conosciuto semplicemente comeTertulliano, è stato uno scrittore romano, filosofo e apologeta cristiano, frai più celebri del suo tempo. Negli ultimi anni della sua vita entrò in contattocon alcune sette ritenute eretiche, come quella riconducibile al prete Montano;per questo motivo fu l'unico apologeta cristiano antico, insieme ad OrigeneAdamantio, a non ottenere il titolo di Padre della Chiesa[1].Indice 1Biografia 2Pensiero 2.1Dottrina trinitaria 2.2La dottrina dell'animanaturaliter cristiana 2.3Il Credo quia absurdum 2.4La tecnica dellapraescriptione 2.5Altri aspetti del pensiero 3Linguaggio 4Opere 5Note 6Bibliografia7Altri progetti 8Collegamenti esterni Biografia Tertulliano nacque a Cartagineverso la metà del II secolo (intorno al 155) da genitori pagani (patrecenturione proconsulari[2], figlio di un centurione proconsolare) e, dopoessere stato verosimilmente iniziato ai misteri di Mitra, compì gli studi diretorica e diritto nelle scuole tradizionali imparando il greco. Visse durantel'impero di Settimio Severo e Caracalla. Dopo una giovinezza dissipataesercitò la professione di avvocato dapprima in Africa e in seguito a Roma;ritornò quindi nella città natale e probabilmente verso il 195 si convertì alcristianesimo, attratto forse dall'esempio dei martiri (Cfr. Apol. 50,15; AdScap. 5,4) Nel 197 scrisse la sua prima opera, Ad nationes ("Ai pagani").Presi gli ordini sacerdotali, adottò posizioni religiose molto intransigenti enel 213 aderì alla setta religiosa dei montanisti, nota proprio per la suaintransigenza e il suo fanatismo[3]. Anche nel periodo montanista, perTertulliano la Chiesa è sempre "Madre". Negli ultimi anni dellasua vita abbandonò il gruppo per fondarne uno nuovo, quello dei tertullianisti.Quest'ultima setta era ancora esistente all'epoca di sant'Agostino, cheriferisce di averla fatta rientrare nell'alveo dell'ortodossia. Le ultimenotizie che si possiedono su Tertulliano risalgono al 222, quando attaccòpolemicamente il pontefice romano Callisto[4]. La sua morte si data dopo il230. Pensiero Tertulliano è un grande teorico e un acuto pensatore cheassume un posto di rilievo nel panorama letterario del suo tempo.Dottrina trinitaria È considerato un grande teologo cristiano soprattuttoperché pensa ed esprime la teologia trinitaria attraverso una terminologialatina rigorosa. A lui si deve l'introduzione del termine "persona",nella teologia Trinitaria.[5] Tertulliano fu storicamente il primoscrittore ecclesiastico ad utilizzare la parola latina trinitas("Trinità") con riferimento al Dio biblico e a definire Dio come unamsubstantiam in tribus cohaerentibus (Adversus Praxean, 12:7), chiamati anchepersonae, mutuando i termini di persona e di sostanza dalla metafisica stoica.In questo modo, distingueva l'unicità della sostanza divina rispetto allapluralità delle tre persone, tra loro coeterne e consustanziali in un pianoparitetico (per quanto concerne la sostanza).[6]Tertullianosottolineò il fatto che la processione presume la superiorità del Padre Diorispetto al Figlio Dio e allo Spirito Santo Dio, da Lui inviati, pur nonnegando la loro consustanzialità e coeternità "paritetica" dal puntodi vista della sostanza. Da queste considerazioni derivò il fatto che larelazione fra il Padre Dio e il Figlio Dio non è coeterna, bensì l'effettodella libera volontà di Dio di creare l'universo. Tertulliano elaborò unconcetto di economia della salvezza, che vede la generazione del Figlio già inqualità di Salvatore e di Redentore e che assorbe il Logos all'interno delmistero trinitario. La dottrina di Tertulliano anticipava di circa unsecolo il concilio di Nicea. La sua importanza storica fu notevolmenterivalutata dalla teologia moderna. Il teologo Roger Olson lo definì come ilpadre della dottrina trinitaria,[7] mentre il gesuita francese Joseph Moingt,nella sua opera Théologie trinitaire de Tertullien[8] affermò che il Contra Praxeamfu il primo trattato trinitario nella storia della Chiesa.[6] La sua dottrinanon fu considerata perfettamente conforme alla formula nicena. Alcuni Padridella Chiesa lo accusarono di coltivare una forma di subordinazionismo affineall'arianesimo.[6] La dottrina dell'anima naturaliter cristianaNell'Apologeticum, Tertulliano afferma che l'anima "sebbene rinchiusa nelcarcere del corpo [...] come dopo l'ubriachezza [...] nomina Dio con un solonome[9]". Tali espressioni linguistiche sono per il pensatore cartaginese,testimonianze dell'anima che - nonostante l'assenza di sovrastrutture -spontaneamente menziona Dio. Tale "scoperta", per Tertulliano, hacome obiettivo quello di dimostrare la naturalezza del sentimento religiososenza dover ricorrere alle astrusità dei filosofi. Tertulliano dedica unoscritto apposito a tale questione: il De testimonio animae (La testimonianzadell'anima). In questo piccolo libro, l'apologeta cristiano dichiaraespressamente di non voler essere aiutato da chi in precedenza abbia, in modoartificiale, utilizzato le fonti pagane per "documentare che noi cristianinon abbiamo abbracciato alcuna dottrina nuova o mostruosa"[10] ma suoobiettivo è andare a ricercare le fonti dell'anima nella loro purezza piùoriginaria. Quest'operazione, nella sua formulazione, ha un impianto diderivazione stoica e più precisamente si rivedono echi della dottrinadell'anticipazione. Come dice I. Vecchiotti "ciò che interessa di più inquesta sede è l'accento messo sull'ambiente tertullianeo e il modo come questoaccento è messo. È messo cioè in modo da supporre che effettivamente ilsentimento religioso costituisca un primum rispetto ad ogni altradeterminazione: quando questa interviene – vuol dire che essa rappresenta unamaculazione – economica o psicologica – sulla nobiltà del sentimentooriginario[11]". Dunque, Tertulliano riconosce che il "concettodi Dio" (per lo più quando lo si esprime, quando lo si dice) viene fuorinel momento in cui il soggetto umano si allontana da tutti i tipi di costruzioniartificiali: e tale spontaneità è sintomo dell'intrinseca presenza dellareligione cristiana all'interno di ogni soggettività ed è l'indicazionefondamentale della superiorità della religione cristiana rispetto allemolteplici religioni pagane. Il Credo quia absurdum È attribuita aTertulliano la famosa locuzione latina Credo quia absurdum. In realtàl'apologeta cristiano non parla mai di "assurdità" del concetto diDio ma ritiene che dalla "incomprensibilità" di quest'ultimo possaessere compresa la sua realtà. (LA) «Hoc est, quod deum aestimari facit,dum aestimari non capit.» (IT) «Questo è ciò che ci fa comprendere Dio,il fatto che non lo si può comprendere.» (Apologeticum, 17, 3,) Un'altraaffermazione che si immette nel solco sin qui delineato è quella che si trovain De Carne Christi V, 4: "Natus est Dei Filius; non pudet, quia pudendumest: et mortuus est Dei Filius; prorsus credibile est, quia ineptum est"che si traduce in: "Nacque il Figlio di Dio; non è vergognoso, perché v'èda vergognarsi: e il Figlio di Dio è morto: che è del tutto credibile, poiché èdel tutto incredibile". La tecnica della praescriptioneImportantissima risulta storicamente e dogmaticamente la sua opera Depraescriptione haereticorum, in cui egli giunge alla conclusione fondamentaleche è inutile disputare con gli eretici sulla base della Scrittura, poiché essicontinueranno a loro volta a fare lo stesso. La regula fidei contienel'interpretazione autorevole della Scrittura ed essa è trasmessa integralmentee fedelmente solo dove sussiste la successione apostolica, cioè dai vescovilegittimi, appartenenti all'unica Chiesa cattolica e ortodossa. Ruoloprimaziale nella conservazione dell'autentico deposito della fede lo ha la sedevescovile di Roma. Altri aspetti del pensiero Alcune opere di Tertulliano(De spectaculis, De virginibus velandis, De cultu feminarum) sono improntate adun estremo rigorismo morale che condanna ogni mondanità e diletto terreno comeun'insidia diabolica; la donna stessa, discendente di Eva, è vista come unacreatura del demonio. Tale rigorismo indusse Tertulliano ad aderire almontanismo che predicava l'imminenza della resurrezione della carne e l'avventodel regnodi Cristo, rifiutava la gerarchia della Chiesa e prescriveva unavita ascetica distaccata dal mondo.[12] Degna di nota è la suaaffermazione: “Caro salutis est cardo”,[13] “la carne è il cardine dellasalvezza”. Come molti pensatori del tempo anche Tertulliano era contrarioalla pratica della contraccezione, celebre è infatti il principio da luiesposto secondo il quale: "Impedire la nascita di un bambino significacommettere un omicidio anticipato"[14]. Linguaggio Alla fine del IIsecolo e all'inizio del III, Tertulliano è fra i primi scrittori cristiani inlingua latina e sicuramente uno dei primissimi teologi che scrivono in questalingua. Usa nei suoi scritti un linguaggio specificamente tecnico preso dalgergo avvocatizio e costruisce i periodi in modo volutamente irregolare, coninterrogazioni, esclamazioni, battute ad effetto, giochi di parole, anastrofe,metafore, così da rendere più incisivo il discorso. Lo stile è veemente,polemico e aspro. L'espressione libero arbitrio è entrata nel vocabolariofilosofico con Tertulliano, che per primo usò il termine «liberum arbitrium»[15]per tradurre il greco αὐτεξούσιος (autexousios) di Epitteto.[16]Opere Septimi Florensis Tertulliani Opera, 1598 Sono pervenute trentaopere teologiche e polemiche contro i pagani, contro gli avversari religiosi econtro alcuni cristiani che non condividevano le sue tesi. Periodocristiano (197-206) Ad nationes (197): in difesa del Cristianesimo controi pagani; Apologeticum (197): una impetuosa difesa in nome della libertà dicoscienza, sia contro i delitti manifesti imputati ai cristiani, sia contro icosiddetti crimina occulta, come incesti, infanticidi e altre depravazionimorali pagane; De testimonio animae (198/200); Adversus Iudaeos (prima del207); opera di polemica dottrinale contro gli Ebrei; Ad martyras: esortazionead un gruppo di cristiani incarcerati e condannati a morte; De spectaculis:opera in cui vengono considerati immorali gli spettacoli teatrali e circensi;De oratione; De patientia; De cultu feminarum; Ad uxorem; De praescriptionehaereticorum: contro i cristiani che contaminano la fede con filosofie pagane econ interpretazioni troppo libere della Bibbia; Adversus Hermogenem; Debaptismo; De paenitentia. Periodo influenzato dal montanismo (207-212) AdScapulam (212): l'opera è indirizzata al governatore dell'Africa proconsolareche stava conducendo una campagna contro i cristiani; De idolatria: controquelle attività economiche legate in qualche modo al paganesimo; De corona:contro il servizio militare che non poteva essere compatibile con chi siprofessava cristiano; De exhortatione castitatis; De virginibus velandis: operain cui vengono fatte considerazioni sulla donna, considerata alla stregua di unessere inferiore; per esempio, secondo Tertulliano, deve apparire rigorosamentevelata; Adversus Marcionem, Adversus Praxean e altre: opere (trattati) dicarattere violentemente polemico contro avversari religiosi; AdversusValentinianos; De Scorpiace; De anima: (212) è l'opera più importante, nellaquale Tertulliano rielabora anche fonti pagane; De carne Christi; De resurrectionemortuorum. Periodo apertamente montanista (213-220) De fuga inpersecutione; De pallio; Adversus Praxean; (prima definizione della formula delrapporto tra una sola sostanza e tre Persone). De ieiunio adversus Psychicos;De Monogamia; De pudicitia: contro i rapporti sessuali al di fuori delmatrimonio. Note ^ I requisiti per essere definito Padre della Chiesa sonoelencati in Johannes Quasten, Patrologia, Torino, Marietti, 1980, Vol. 1, p.12. ^ San Girolamo, De viris illustribus, 53. ^ Battista Mondin, Storia dellateologia. Vol. 1: Epoca patristica, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 1996,p. 144. ^ Tertulliano, Difesa del cristianesimo = Apologeticum, a cura di MartaSordi, Attilio Carpin, Moreno Morani, San Clemente, 2008, p. 10, ISBN978-88-7094-691-8, OCLC 231580052. ^ Adversus Praxean, 27, 11: "Videmusduplicem statum, non confusum sed coniunctum in una persona Deum et hominemIesum", (Noi osserviamo una duplice condizione, non confusa ma congiuntain una sola persona, Dio e l'uomo Gesù", trad. di G. Scarpat, Torino, SEI,1985, p. 143) Bryan M. Liftin, Tertullian on the Trinity (XML), inPerichoresis: The Theological Journal of Emanuel University, vol. 17, 2019, pp.81-98, DOI:10.2478/perc-2019-0012, ISSN 2284-7308 (WC · ACNP), OCLC 8125116872.URL consultato l'11 febbraio 2020. ^ Roger Olson, The Story of ChristianTheology: Twenty Centuries of Tradition and Reform. 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Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisourcecontiene una pagina dedicata a Tertulliano Collabora a Wikisource Wikisourcecontiene una pagina in lingua latina dedicata a Tertulliano Collabora aWikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Tertulliano Collabora aWikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri file suTertulliano Collegamenti esterni Tertulliano, su Treccani.it – Enciclopedie online, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Tertulliano, inEnciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica suWikidata Tertulliano, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,2010. Modifica su Wikidata (EN) Tertulliano, su Enciclopedia Britannica,Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata Tertulliano, su BeWeb,Conferenza Episcopale Italiana. Modifica su Wikidata (DE) Tertulliano, suALCUIN, Università di Ratisbona. Modifica su Wikidata (LA) Opere diTertulliano, su Musisque Deoque. Modifica su Wikidata Opere di Tertulliano, suopenMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere diTertulliano, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (EN)Tertulliano, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company. Modifica suWikidata Opera Omnia dal Migne Patrologia Latina, su documentacatholicamnia.eu.con indici analitici a traduzioni in francese, inglese, russo e tedesco.Chronica Tertullianea et Cyprianea, su etudes-augustiniennes.paris-sorbonne.fr.Bibliografia esaustiva della letteratura cristiana fino alla morte di Cipriano(258) Catechesi, su w2.vatican.va. di papa Benedetto XVI su Tertulliano tenutadurante l'Udienza generale di mercoledì 30 maggio 2007. V · D · M Padri edottori della Chiesa cattolica Controllo di autoritàVIAF (EN) 100226395 · ISNI(EN) 0000 0001 2283 4506 · LCCN (EN) n79091867 · GND (DE) 118621386 · BNF (FR)cb11926244w (data) · BNE (ES) XX873455 (data) · NLA (EN) 35778726 · BAV (EN)495/52084 · CERL cnp00396668 · NDL (EN, JA) 00798864 · WorldCat Identities (EN)lccn-n79091867 Antica Roma Portale Antica Roma Biografie Portale BiografieCristianesimo Portale Cristianesimo Lingua latina Portale Lingua latinaCategorie: Scrittori romaniNati a CartagineApologetiMillennialismoScrittoriafricani di lingua latinaScrittori ecclesiasticiQuinto Settimio FiorenteTertullianoScrittori cristiani antichiAntigiudaismo cristiano[altre]
tessitore: Grice: “If there’s Oxoniandialectic and Athenian dialectic, there is, to follow Fulvio Tessitore, the‘scuola napoletana.’” Fulvio Tessitore Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.Jump to navigationJump to search Fulvio Tessitore Fulvio Tessitore.JPG Deputatodella Repubblica Italiana LegislatureXV Legislatura Gruppo parlamentarePD-UlivoCoalizioneL'Unione Circoscrizione circoscrizioneXIXCollegioCampania1IncarichiparlamentariMembro della 7ª Commissione (Cultura, scienza e istruzione) dal 6 giugno 2006Sito istituzionale Senatore della Repubblica Italiana LegislatureXIV LegislaturaGruppo parlamentareDemocratici di Sinistra - l'Ulivo CircoscrizioneCollegio: 2(Napoli Bagnoli) Incarichi parlamentari Membro della Commissione per labiblioteca dal 30 luglio 2001 al 27 aprile 2006 Membro della 7ª Commissionepermanente (Istruzione pubblica, beni culturali) dal 22 giugno 2001 al 27aprile 2006 Membro della 14ª Commissione permanente (Politiche dell'Unioneeuropea) dal 7 ottobre 2003 al 27 aprile 2006 Sito istituzionale Dati generaliPartito politicoDemocratici di Sinistra Titolo di studioLaurea ingiurisprudenza UniversitàUniversità degli Studi di Napoli Federico IIProfessioneDocente universitario Fulvio Tessitore (Napoli, 10 maggio 1937) è unfilosofo, storico e politico italiano.Indice 1Biografia e carriera 2Opere principali 3Altri progetti 4Collegamentiesterni Biografia e carriera Tessitore si è laureato in giurisprudenza (la suatesi ricevette dignità di stampa) presso l'Università degli Studi di Napoli,allievo di Pietro Piovani. Nel 1964 è libero docente "per meritieccezionali" in Filosofia del diritto; l'anno successivo diventaprofessore ordinario. Ha dapprima insegnato, dal 1965 al 1975, Storia delledottrine politiche; quindi, dal 1975 in poi, Storia della filosofia. È statopreside della Facoltà di Magistero dell'Università degli Studi di Salerno dal1968 al 1973. Dal 1978 al 1993 è stato preside della Facoltà di Lettere eFilosofia dell'Università Federico II di Napoli, della quale è stato ancherettore dal 1993 al 2001. Dal dicembredel 1983 è socio dell'Accademia dell'Arcadia col nome di Echione Cineriano. Èinoltre socio nazionale dell'Accademia dei Lincei e di numerose altre accademienazionali italiane e straniere. È professore emerito della Facultad deHumanidades dell'Università Centrale del Venezuela, con sede a Caracas, eprofessore onorario della Università dell'Avana (Cuba). Ha tenuto lezioni nelleuniversità di Düsseldorf, Erlangen-Nürnberg (Norimberga), Braunschweig,Valencia, Halle-Wittenberg, Salamanca, Siviglia e molte altre. Ha diretto ilCentro di studi vichiani del CNR dal 1970 al 1995 ed oggi fa parte delConsiglio scientifico dello stesso Centro.È presidente della Fondazione Pietro Piovani per gli studi vichiani edel Consorzio interuniversitario "Civiltà del Mediterraneo". Èpresidente del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione InternazionaleD'Amato onlus. È socio onorario dell'Istituto per l'Oriente “Carlo AlfonsoNallino” di Roma. È vicepresidente della Fondazione "Guido e RobertoCortese". Siede inoltre nel Consiglio Direttivo dell'Istituto italiano pergli studi storici fondato da Benedetto Croce. È stato componente del ConsiglioScientifico dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani. È statocomponente, dal 1989 al 1997, del Consiglio Universitario Nazionale, in cui èstato presidente del Comitato di Lettere, Lingue e Magistero (fino al 1993). Èstato vice presidente della Fondazione Teatro di San Carlo (1997–2007),componente del Consiglio Generale della Fondazione Banco di Napoli dal 2000 al2006, del Consiglio direttivo dal 1997 al 1998 e vice presidente dal 1999 al2000 della CRUI, la Conferenza permanente dei Rettori delle Universitàitaliane. È Cavaliere di gran crocedell'Ordine al merito della Repubblica. È stato senatore della Repubblicaitaliana nella XIV legislatura (dal 30 maggio 2001 al 27 aprile 2006) nellefile dei Democratici di Sinistra - L'Ulivo e deputato nella XV Legislatura(dall'aprile 2006 all'aprile 2008) nelle file del L'Ulivo. È medaglia d'orodella Scuola dell'arte e della cultura (1983) e della Scienza e della cultura(1996). È autore di una vastissimabibliografia di oltre 1500 titoli, tra i quali 26 volumi, ai quali sono statiassegnati numerosi premi. Opereprincipali Aspetti del pensiero neoguelfo napoletano dopo il 1860, Morano,Napoli, 1962 Crisi e trasformazioni dello Stato. Ricerche sul pensierogiuspubblicistico italiano tra 800 e 900, I ed. Morano, Napoli, 1963; III ed.Giuffrè, Milano, 1988 I fondamenti della filosofia politica di Wilhelm vonHumboldt, Morano, Napoli, 1965. Stampato in una nuova edizione nel 2013 perLiguori editore, con un saggio di Claudio Cesa e con la bibliografia aggiornatadei lavori di Fulvio Tessitore su W. von Humboldt Friedrich Meinecke storicodelle idee, Le Monnier, Firenze, 1969 Profilo dello storicismo politico, UTET,Torino, 1981, (traduzione spagnola 1993) Introduzione allo storicismo, Laterza,Roma-Bari, 1991, (V ed. 2010) Introduzione a Meinecke, Laterza, Roma-Bari, 1998Filosofia, storia e politica in Vincenzo Cuoco, Marco, Lungro (CS), 2002Contributi alla storia e alla teoria dello storicismo (voll. 5), Edizioni diStoria e Letteratura, Roma, 1995 – 2000 Nuovi contributi alla storia e allaTeoria dello storicismo, Edizioni di Storia e letteratura, Roma, 2002 (II rist.2004) Altri contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, Edizioni diStoria e Letteratura, Roma, 2007, Kritischer Historismus, Böhlau, Köln – Weimar– Wien, 2005. Interpretazione dello storicismo, Scuola Normale Superiore, Pisa,2008 (trad. spagnola, Barcellona, 2007). Contributi alla storiografiaarabo-islamica tra Otto e Novecento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma,2008. (III rist. 2008) Ultimi contributi alla storia e alla teoria dellostoricismo, voll. 3, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2010. La miaNapoli. Frammenti di ricordi e di pensieri, Grimaldi, Napoli, 1998. Letturequotidiane (voll. 7), Editoriale scientifica, Napoli, 1988-2010, che raccolgonoarticoli di giornali quotidiani. Trittico Anti-hegeliano da Diltehy a Weber.Contributo alla teoria dello storicismo, con una nora introduttiva di E.Massimilla, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2016 Da Cuoco a Weber.Contributi alla storia dello storicismo, 2 voll., con una nota introduttiva diD. Conte, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2017. Ha fondato e dirige iseguenti periodici scientifici:Bollettino del Centro di Studi Vichiani (dal 1971), diretto con G.Giarrizzo e G. Cacciatore, e (dal 2017) con G. Cacciatore, E. Nuzzo e M. Sanna.Archivio di Storia della Cultura (dal 1988), diretto dal 2018 con D. Conte e E.Massimilla. Civiltà del Mediterraneo: I serie, 1991-1995, diretta con G.Galasso e S. Moscati; II serie 2002 …, diretta con F. Lomonaco. Altri progettiCollabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contiene immagini o altri filesu Fulvio Tessitore Collegamenti esterni Una biografia (PDF) (PDF), supontaniana.unina.it. URL consultato il 18 settembre 2015. Curriculum del Prof.Fulvio Tessitore (PDF), su filosofia.unina.it. URL consultato il 30 giugno2019. Tessitóre, Fulvio, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istitutodell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 18 settembre 2015. Controllo diautoritàVIAF (EN) 9859355 · ISNI (EN) 0000 0001 1020 8452 · SBNIT\ICCU\CFIV\013955 · LCCN (EN) n79102801 · GND (DE) 120406640 · BNF (FR)cb12018382k (data) · BNE (ES) XX857269 (data) · BAV (EN) 495/73542 · WorldCatIdentities (EN) lccn-n79102801 Biografie Portale Biografie Filosofia PortaleFilosofia Politica Portale Politica Storia Portale Storia Categorie: Filosofiitaliani del XXI secoloStorici italiani del XXI secoloPolitici italiani del XXIsecoloNati nel 1937Nati il 10 maggioNati a NapoliPolitici dei Democratici diSinistraPolitici del Partito Democratico (Italia)Professori dell'Università diSalamancaStudenti dell'Università degli Studi di Napoli Federico IIProfessoridell'Università degli Studi di Napoli Federico IIRettori dell'Università degliStudi di Napoli Federico II[altre]
testa Alfonso Testa Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Abbozzo Questa vocesull'argomento filosofi italiani è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarlasecondo le convenzioni di Wikipedia. Curly Brackets.svg A questa voce o sezioneva aggiunto il template sinottico {{Carica pubblica}} nobile e senatore delRegno d'Italia Alfonso Testa (Borgonovo Val Tidone, 23 febbraio 1784 –Piacenza, 16 giugno 1860) è stato un filosofo e politico italiano. Nascea Borgonovo Val Tidone nella nobile famiglia Testa dal giudice Giuseppe e dallamadre N.D. Vittoria Brigidini. Viene battezzato nella Chiesa della Collegiatail 23 febbraio 1784 alla presenza dei genitori e del conte Andrea Arcelli,padrino e parente di Alfonso. Fu Sacerdote cattolico dal 1807, rifiutò lacattedra filosofica dell'università di Pisa nel 1849 e preferì lavorareall'università di Parma, divenendone nel 1859 presidente dell'areafilosofica. Dal 1848 fu deputato al Parlamento Sabaudo.Bibliografia Alfonso Testa. Storia di un povero pretazzuolo di Fausto Chiesa,pubblicato dalla Lir (Libreria internazionale Romagnosi) di PiacenzaCollegamenti esterni Alfonso Testa, su Treccani.it – Enciclopedie on line,Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Alfonso Testa, inEnciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica suWikidata Alfonso Testa, su storia.camera.it, Camera dei deputati. Modifica suWikidata Controllo di autoritàVIAF (EN) 89517413 · BAV (EN) 495/268275 ·WorldCat Identities (EN) viaf-89517413 Biografie Portale BiografieCattolicesimo Portale Cattolicesimo Politica Portale Politica Categorie:Filosofi italiani del XIX secoloPolitici italiani del XIX secoloNati nel1784Morti nel 1860Nati il 23 febbraioMorti il 16 giugnoNati a Borgonovo ValTidoneMorti a PiacenzaDeputati della I legislatura del Regno di Sardegna[altre]
testing: Grice: “A token proving testability.” Grice: “We needa meta-test: a test for a test for implicatura.” late14c., "small vessel used in assaying precious metals," from OldFrench test, from Latin testum "earthen pot," related to testa"piece of burned clay, earthen pot, shell" (see tete). Sense of"trial or examination to determine the correctness of something" isrecorded from 1590s. The connecting notion is "ascertaining the quality ofa metal by melting it in a pot." Test Act was the name given to variouslaws in English history meant to exclude Catholics and Nonconformists fromoffice, especially that of 1673, repealed 1828. Test drive (v.) is firstrecorded 1954. In the sciences, capacity of a theory to undergoexperimental testing. Theories in the natural sciences are regularly subjectedto experimental tests involving detailed and rigorous control of variablefactors. Not naive observation of the workings of nature, but disciplined,designed intervention in such workings, is the hallmark of testability.Logically regarded, testing takes the form of seeking confirmation of theoriesby obtaining positive test results. We can represent a theory as a conjunctionof a hypothesis and a statement of initial conditions, H • A. This conjunctiondeductively entails testable or observational consequences O. Hence, H • A P O.If O obtains, H • A is said to be confirmed, or rendered probable. But suchconfirmation is not decisive; O may be entailed by, and hence explained by,many other theories. For this reason, Popper insisted that the testability oftheories should seek disconfirmations or falsifications. The logical schema H •A P O not-O not-H • A is deductively valid, hence apparently decisive. On thisview, science progresses, not by finding the truth, but by discarding thefalse. Testability becomes falsifiability. This deductive schema modus tollensis also employed in the analysis of crucial tests. Consider two hypotheses H1and H2, both introduced to explain some phenomenon. H1 predicts that for sometest condition C, we have the test result ‘if C then e1’, and H2, the result‘if C then e2’, where e1 and e2 are logically incompatible. If experimentfalsifies ‘if C then e1’ e1 does not actually occur as a test result, thehypothesis H1 is false, which implies that H2 is true. It was originallysupposed that the experiments of J. B. L. Foucault constituted a decisivefalsifcation of the corpuscular theory of the nature of light, and thusprovided a decisive establishment of the truth of its rival, the wave theory oflight. This account of crucial experiments neglects certain points in logic andalso the role of auxiliary hypotheses in science. As Duhem pointed term, minortestability 908 908 out, rarely, ifever, does a hypothesis face the facts in isolation from other supportingassumptions. Furthermore, it is a fact of logic that the falsification of aconjunction of a hypothesis and its auxiliary assumptions and initialconditions not-H • A is logically equivalent to not-H or not-A, and the testresult itself provides no warrant for choosing which alternative to reject.Duhem further suggested that rejection of any component part of a complextheory is based on extra-evidential considerations factors like simplicity andfruitfulness and cannot be forced by negative test results. Acceptance ofDuhem’s view led Quine to suggest that a theory must face the tribunal ofexperience en bloc; no single hypothesis can be tested in isolation. Originalconceptions of testability and falsifiability construed scientific method ashypothetico-deductive. Difficulties with these reconstructions of the logic ofexperiment have led philosophers of science to favor an explication ofempirical support based on the logic of probability. Grice: “Linguists nevertake ‘testability’ too conceptually, as one can witness in Saddock’s hastyproofs!” – Refs: H. P. Grice, “On testing for testing for conversationalimplicatura.”
testis:n., pl. testes; Latintestis "testicle," usually regarded as a special application oftestis "witness" (see testament), presumably because it "bearswitness to male virility" [Barnhart]. Stories that trace the use of theLatin word to some supposed swearing-in ceremony are modern andgroundless. Compare Greek parastatai "testicles," fromparastates "one that stands by;" and French slang témoins, literally"witnesses." But Buck thinks Greek parastatai "testicles"has been wrongly associated with the legal sense of parastates "supporter,defender" and suggests instead parastatai in the sense of twin "supportingpillars, props of a mast," etc. Or it might be a euphemistic use of theword in the sense "comrades." OED, meanwhile, points to Walde'ssuggestion of a connection between testis and testa "pot, shell,etc." (see tete). testis "witness," from PIE *tri-st-i- "thirdperson standing by," from root *tris- "three" (see three) on thenotion of "third person, disinterested witness." -- as Gricenotes, “it is etymologically -- oretymythologically -- related to ‘testicles,’” -- Grice proposes an analysis of ‘testify’ interms of necessary and sufficient conditions, “t is a testimony iff t is an actof telling, including any assertion apparently intended to impart information,regardless of social setting.” In an extended use, personal letters andmessages, books, and other published material purporting to contain factualinformation also constitute testimony. As Grice notes, “testimony may besincere or insincere” -- and may express knowledge or baseless prejudice. Whenit expresses knowledge, and it is rightly believed, this knowledge isdisseminated to its recipient, near or remote. Second-hand knowledge can bepassed on further, producing long chains of testimony; but these chains alwaysbegin with the report of an eye-witness or expert. In any social group with acommon language there is potential for the sharing, through testimony, of thefruits of individuals’ idiosyncratic acquisition of knowledge throughperception and inference. In advanced societies specialization in the gatheringand production of knowledge and its wider dissemination through spoken andwritten testimony is a fundamental socio-epistemic fact, and a very large partof each person’s body of knowledge and belief stems from testimony. Thus, thequestion when a person may properly believe what another tells her, and whatgrounds her epistemic entitlement to do so, is a crucial one in epistemology.Reductionists about testimony insist that this entitlement must derive from ourentitlement to believe what we perceive to be so, and to draw inferences fromthis according to familiar general principles. See e.g., Hume’s classicdiscussion, in his “Enquiry into Human Understanding,” section X. On this view,I can perceive that someone has told me that p, but can thereby come to knowthat p only by means of an inference onethat goes via additional, empirically grounded knowledge of the trustworthinessof that person. Anti-reductionists insist, by contrast, that there is a generalentitlement to believe what one is told just as such defeated by knowledge ofone’s informant’s lack of trustworthiness her mendacity or incompetence, butnot needing to be bolstered positively by empirically based knowledge of hertrustworthiness. Anti-reductionists thus see testimony as an autonomous sourceof knowledge on a par with perception, inference, and memory. One argumentadduced for anti-reductionism is transcendental: We have many beliefs acquiredfrom testimony, and these beliefs are knowledge; their status as knowledgecannot be accounted for in the way required by the reductionist, i. e., thereliability of testimony cannot be independently confirmed; therefore, thereductionist’s insistence on this is mistaken. However, while it is perhapstrue that the reliability of all the beliefs one has that depend on pasttestimony cannot be simultaneously confirmed, one can certainly sometimesascertain, without circularity, that a specific assertion by a particularperson is likely to be correct if,e.g.,one’s own experience has established that that person has a good trackrecord of reliability about that kind of thing. Grice: “Sometimes I usetestimonium.” Refs.: H. P. Grice, “Trust and rationality.”
Thaulero: VincenzoFilippone-Thaulero Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJumpto search Vincenzo Filippone-Thaulero Vincenzo Filippone-Thaulero (Roma,12 maggio 1930 – Alba Adriatica, 11 settembre 1972) è stato un filosofo,sociologo e poeta italiano. Indice 1 Biografia 2 Opere 2.1 Saggi earticoli 3 Note 4 Bibliografia 5 Collegamenti esterni Biografia Abruzzese diorigine tedesca[1], era figlio del barone Carlo, nobile di Chieti e patrizioteramano, e di donna Maria Clemente. Conseguì la maturità classica al Liceo"Massimo" di Roma. Si iscrisse nel 1948 alla Facoltà diGiurisprudenza dell'Università "La Sapienza" di Roma, dove si laureòa pieni voti con una tesi in Filosofia del Diritto, Una metodologia cristianadel diritto, relatore Giorgio Del Vecchio e ottenne il Diploma diperfezionamento con lode in Filosofia del Diritto nella Scuola di Perfezionamentodi Filosofia del Diritto dell'Università di Roma, con la tesi La fictio jurisin Bartolo da Sassoferrato, relatore Widar Cesarini Sforza. Assistentevolontario di Giacomo Perticone, ordinario di Storia contemporanea a Scienzepolitiche, usufruì di una borsa della Humboldt-Stiftung che gli consentì lunghepermanenze di studi in Germania per approfondire i suoi studi sullaproblematica dei valori[2]. Nel 1954 Luigi Sturzo gli affidò insieme aMario d'Addio la direzione del Bollettino di Sociologia, poi divenuto nel 1956la rivista Sociologia, divenendo uno dei maggiori collaboratori dell'Istitutocreato dal fondatore del Partito Popolare Italiano. Inviato al terzo CongressoMondiale di Sociologia di Amsterdam (1956), fu fra i fondatori della SocietàItaliana di Scienze Sociali. Conseguì nel 1965 la libera docenza inFilosofia Morale e ricoprì vari incarichi presso il Magistero e la Facoltà diLettere e Filosofia dell'Università di Salerno (1965-1970). Nel 1972 vinse ilconcorso a cattedra per Filosofia Morale del Magistero di Salerno.[3]Morì l'11 settembre 1972 in un incidente automobilistico insieme alle figlieMaria Gabriella e Maria Elisabeth[4]. Il 22 novembre 2003 gli è stataintitolata la scuola elementare di Cologna Spiaggia (Roseto degliAbruzzi). Opere Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, Giuffré,Milano, 1964 Seconda attesa, Neri Pozza, Vicenza (edizione postuma). Il mare havoce, ha voce il vento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma (edizionepostuma). Opera omnia di Vincenzo Filippone-Thaulero: Volume I, Il darsidell'Origine nell'esperienza sociale e religiosa, V. Filippone-Thaulero, R.Pezzimenti, V. Di Marco, Studium Edizioni, Roma 2018 Saggi e articoli Il terzoCongresso Mondiale di Sociologia (Amsterdam, 22-29 Agosto 1956), in Bollettinodi Sociologia dell'Istituto Luigi Sturzo, N. 2, luglio-settembre 1956, pp.1-38. Intorno al concetto di sociologia generale, in Sociologia, Bollettinodell'Istituto Luigi Sturzo, Anno III, gennaio-marzo 1958, N. 1, A. Giuffré,Milano, 1958, pp. 47-66. Il problema del risentimento in Max Scheler, inSociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, Anno IV, gennaio-marzo 1959,N. 1, A. Giuffré, Milano, 1959, pp. 5-44. Scienze sociali e Sociologia, inSociologia, Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, Anno IV, aprile-giugno 1959,N. 2, A. Giuffré, Mi-lano, 1959, pp. 242-261. La Sociologia storicista di L.Sturzo e alcuni riferimenti alle teorie sociologiche moderne, in Sociologia,Bollettino dell'Istituto Luigi Sturzo, Anno IV, ottobre-novembre 1959, N. 4, A.Giuffré, Mi-lano, 1959, pp. 637-669. Razionalità e storia nella sociologiasturziana, in Civitas, N. 4-5, aprile-maggio 1960, pp. 3-34. L'autorità in MaxWeber, in Sociologia, gennaio-dicembre, 1960. Il problema dell'autorità in MaxScheler, in Autorité et Liberté, Atti del IV Convegno di Cultura Europea,Bolzano 1961, pp. 117-128. Società e cultura nel pensiero di Max Scheler, inRivista di Sociologia Anno I, N. 1, Roma 1963, pp. 1-40. Società e cultura nelpensiero di Max Scheler, vol. I, Giuffré, Milano, 1964, pp. VII-539. Conoscenzae sociologia, in Rivista di Sociologia, settembre-dicembre 1964, pp. 111-142.Appunti per la XXXVII settimana sociale dei cattolici d'Italia, in Rivista diSociologia, gennaio-aprile 1965, pp. 127-138. Note sulla VIII Conferenza disociologia religiosa, in Rivista di Sociologia, n. 7, maggio-agosto 1965.Cristianesimo e storia, in Rivista di Sociologia, Anno III, N. 8,settembre-dicembre 1965, pp. 155-162. Riflessioni su pregiudizio e religione,in Rivista di Sociologia, Anno III, N. 9, Roma 1966, pp. 41-52. Metafisicadella scienza e sociologia, in Rivista di Sociologia, Anno V, N. 13, Roma 1967,pp. 87-100. Analisi culturale ed ecumenismo, in Rivista di Sociologia, Anno V,N. 14, Roma 1967, pp. 129-136. Religione e pregiudizio (in collaborazione conO. Klineberg, T. Tentori, F. Crespi), Cappelli, Bologna, 1968, pp. 222. Ilproblema di un'antropologia filosofica, in Rivista di Sociologia, Anno IV, N.17, settembre-dicembre 1968, pp. 57-76. Il problema di un'antropologiafilosofica, Guida, Napoli, 1969, pp. 98 (Corso di lezioni ciclostilate, con latraduzione, in appendice, di un testo di Max Scheler). Religione e pregiudizio- Analisi di contenuto dei libri cattolici di insegnamento religioso in Italia ein Spagna, Cappelli, Bologna, 1968. Nota introduttiva a Nicolai Hartmann, EticaI, Fenomenologia dei costumi, in Esperienze 1, 1969, pp. VII-XXXII.Osservazioni in margine ad una ricerca su pregiudizio e religione, in Rivistadi sociologia, Anno VII, 1-3, gennaio-dicembre 1969, pp. 171-188. Società ecultura nel pensiero di Max Scheler, vol. II, Giuffré, Milano, 1969, pp.VIII-546. Prospettive culturali e sociologiche dell'impegno sociale (Relazionetenuta alla Consulta dei Movimenti Effettive e Seniores della Gioventù diAzione Cattolica), pp. 1-27. Un nuovo indirizzo storiografico nella analisidella struttura socioeconomica meridionale (Relazione tenuta in occasione delconvegno Ignazio Rozzi e l'agricoltura meridionale, Teramo 28-29 giugno 1970,promosso dal Centro di Studi Storici Abruzzo Teramano), in Rivista diSociologia, Anno VIII, N. 1, gennaio-aprile 1970, pp. 139-160. Riflessionesull'Università televisiva, in Informazione Radio TV. Studi, documenti enotizie, Speciale Televisione e Istruzione, RAI, maggio 1970, pp. 19-25.Sociologia ed esperienza religiosa e politica in Luigi Sturzo, in Ricerche diStoria sociale e religiosa, N. 2, luglio-dicembre, 1972, pp. 5-30. Note ^Discendente del Beato Johannes Thauler ^ Centro studi Filippone-Thaulero ^ VincenzoDi Marco in occasione della pubblicazione de "Il darsi dell'originenell'esperienza sociale e religiosa" ^ Il Tempo 12 settembre 1972Bibliografia V. Mathieu, Vincenzo Filippone-Thaulero, Salerno, 1973 G. DeRosa,Vincenzo Filippone-Thaulero in V. Filippone-Thaulero, Seconda Attesa,Vicenza, 1991 G. De Rosa, La storia che non passa: diario politico 1968-1989,Soveria Mannelli, 1999 G. Savarese, Presentazione in V. Filippone-Thaulero, Ilmare ha voce, ha voce il vento, Roma, 2005 Collegamenti esterni Centro studiFilippone-Thaulero, su centrostudifilipponethaulero.wordpress.com. Controllo diautorità VIAF (EN) 70652483 · ISNI (EN) 0000 0000 3203 0651 · LCCN (EN)n96016056 · WorldCat Identities (EN) lccn-n96016056 Biografie Portale BiografieSociologia Portale Sociologia Categorie: Filosofi italiani del XXsecoloSociologi italianiPoeti italiani del XX secoloNati nel 1930Morti nel1972Nati il 12 maggioMorti l'11 settembreNati a RomaStudenti della Sapienza -Università di RomaNobili italiani del XX secolo[altre]
thales: Grice: “We call him Greek, but he certainly weren’t[sic] born in Greece!” -- called by Grice the first Grecian philosopher(“Oddly, we call him a Ionian, but the Ionian is quite a way from where he wasborn!”) – who poisted a ‘philosophical’ why-explanation. Grecian philosopher who was regarded as oneof the Seven Sages of Greece. He was also considered the first philosopher,founder of the Milesians. Thales is also reputed to have been an engineer, astronomer,mathematician, and statesman. His doctrines even early Grecian sources knowonly by hearsay: he said that water is the arche, and that the earth floats onwater like a raft. The magnet has a soul, and all things are full of the gods.Thales’ attempt to explain natural phenomena in natural rather than exclusivelysupernatural terms bore fruit in his follower Anaximander.
‘that’: a demonstrative. Since Grice would make so manyreferences to the ‘that’-clause, he is aware that ‘that’ is etymologically ademonstrative, that has lost its efficacy there. But the important etymologicallesson is that what follows a ‘that’-clause (cf. the classical languages Gricelearned at Clifton, Greek and Latin) is a ‘propositio’ just because the ‘that’POINTS at the proposition. Sometimes he refers to ‘obliquus casus,’ and ‘oratioobliqua,’ but he is more at home with things like ‘verba percipienda,’ verbavolendi, etc. Refs.: H. P. Grice, “Bradley on this and that and thisnesss andthatness.’-- ‘that’-clause: Grice’spriority for the ‘that’-clause is multiple. He dislikes what he calls an‘amorphous’ propositional complex. His idea is to have at least ‘The S is P,’one act involving a subjectum or denotatum, and one involving the praedicatum.There is also what he calls sub-perceptual utterances. They do look likestructured (“That red pillar seems red”) but they are not perceptual reportslike “I perceive that the pillar box is red.” At points he wanst to restrictutterer’s communucatum to a ‘that’-clause; but ignoring Austin’s remark that towonder about what a ‘word’ ‘means’ is senseless, Grice sometimes allows forthings like ‘The cat sat on the mat’ to ‘mean’ that the cat sat on the mat.Grice thinks that his account of ‘the red-seeming pillar box’ succeeded, andthat it was this success that prompted him to apply the thing to other areas,notably Strawson, but one hopes, all the theses he presents in “Causal” and“Prolegomena.” But he does not go back to the is/seems example, other thanperhaps the tie is/seems blue. The reason is that the sense-datum theory isvery complex. Note “seems.” “It seems to me that…” but the ‘that’-clause not asa content of a state of the agent. If the pillar box seems red to Grice becauseit is red, what ‘that’-clause are we talking about to involve in theimplicaturum? And what generates the implicaturum. “By uttering “The pillar boxseems red,” U conversationally implicates that there is a denial or doubt,somewhere as to whether the pillar box IS red.” Grice thought of Staal asparticularly good at this type of formalistic philosophy, which was stilladequate to reflect the subtleties of ordinary language.How do wedefine a Griceian action? How do we define a Griceian event? This is Gricesexamination and criticism of Davidson, as a scientific realist, followed by aKantian approach to freedom and causation. Grice is especially interested inthe logical form, or explicitum, so that he can play with the implicaturum. Oneof his favourite examples: He fell on his sword, having tripped as he crossedthe Galliæ. Grice manages to quote from many and varied authors (some of whichyou would not expect him to quote) such as Reichenbach, but also Robinson, ofOriel, of You Names it fame (for any x, if you can Names it, x exists).Robinson has a brilliant essay on parts of Cook Wilsons Statement andinference, so he certainly knows what he is talking about. Grice also quotesfrom von Wright and Eddington. Grice offers a linguistic botanic surveyofautonomy and free (sugar-free, free fall, implicaturum-free) which somehave found inspirational. His favourite is Finnegans alcohol-free. Finnegansobvious implicaturum is that everything is alcohol-laden. Grice kept a copy ofDavidsons The logical form of action sentences, since surely Davidson, Gricethought, is making a primary philosophical point. Horses run fast; therefore,horses run. A Davidsonian problem, and there are more to come! Smith wentfishing. Grices category shift allows us totake Smiths fishing as thegrammatical Subjects of an action sentence. Cf. indeed the way to cope withentailment in The horse runs fast; therefore, the horse runs. Grices Actionsand events is Davidsonian in motivation, but Kantian in method, one of thoseactions by Grice to promote a Griceian event! Davidson had published, Gricethought, some pretty influential (and provocative, anti-Quineian) stuff onactions and events, or events and actions, actually, and, worse, he was beingdiscussed at Oxford, too, over which Grice always keeps an eye! Davidsonspoint, tersely put, is that while p.q (e.g. It is raining, and it is pouring)denotes a concatenation of events. Smith is fishing denotes an action, which isa kind of event, if you are following him (Davidson, not Smith). However,Davidson is fighting against the intuition, if you are a follower of Whiteheadand Russell, to symbolise the Smith is fishing as Fs, where s stands for Smithand F for fishing. The logical form of a report of an event or an action seemsto be slightly more complicated. Davidsons point specifically involves adverbs,or adverbial modifiers, and how to play with them in terms of entailment. Thehorse runs fast; therefore, the horse runs. Symbolise that! as Davidson toldBenson Mates! But Mates had gone to the restroom. Grice explores all these andother topics and submits the thing for publication. Grice quotes, as isnt hiswont, from many and various philosophers, not just Davidson, whom he saw everyWednesday, but others he didnt, like Reichenbach, Robinson, Kant, and, againeven a physicist like Eddington. Grice remarks that Davidson is intohypothesis, suppositio, while he is, as he should, into hypostasis, substantia.Grice then expands on the apparent otiosity of uttering, It is a fact thatgrass is green. Grice goes on to summarise what he ironically dubsaningenious argument. Let σabbreviate the operator consists in the fact that , which, whenprefixed toa sentence, produces a predicate orepithet.LetSabbreviate Snow is white, andletGabbreviate Grass is green.In that case, xσS is 1 just incasexσ(y(y=y and S) = y(y=y)is 1, since the first part of thesub-sentence which follows σ in the main sentence is logically equivalentlogically equivalent to the second part. Andxσ(y(y=y and S) =y(y=y)is 1just in casexσ(y(if y=y, G) = y(y=y)is 1,since y(if y=y, S) and y(if y=y, G) are each a singular term, which, ifSand G are both true, each refers to y(y=y), and are thereforeco-referential and inter-substitutable. Andxσ(y(if y=y, G) =y(y=y)is true just in case xσGis 1, since G is logically equivalentto the sub-sentence which follows σ.So, this fallacy goes, provided thatS and G are both 1, regardless of what an utterer explicitly conveys byuttering a token of it, any event which consists of the otiose fact that S alsoconsists of the otiose fact that G, and vice versa, i. e.this randomlychosen event is identical to any other randomly chosen event. Grice hastens tocriticise this slingshot fallacy licensing the inter-substitution of this orthat co-referential singular term and this or thatlogically equivalentsub-sentence as officially demanded because it isneeded to license apatently valid, if baffling, inference. But, ifin addition to providingthis benefit, the fallacy saddles the philosopher with a commitment to ahideous consequence, the rational course is to endeavour to find a way ofretaining thebenefit while eliminating the disastrous accompaniment, muchas in set theory it seemsrational to seek as generous a comprehensionaxiom as the need to escape this or that paradox permits. Grice proposes toretainthe principle of co-reference, butprohibit is useafter theprinciple of logical equivalencehas been used.Grice finds such ameasure to have some intuitiveappeal. In the fallacy, the initialdeployment of theprinciple of logical equivalenceseems tailored tothe production of a sentence whichprovides opportunity fortrouble-raising application of theprinciple ofco-referentiality.And if that is what the game is, why not stopit?On the assumption that this or that problem which originally promptsthis or thatanalysis is at least on their way towards independentsolution, Grice turns hisattention to the possibility of providing aconstructivist treatmentof things which might perhaps have more intuitiveappeal than a naïve realist approach.Grice begins with a class ofhappenstance attributions, which is divided intothis or that basichappenstance attribution, i.e. ascriptions toa Subjects-item of anattribute which is metabolically expressible, andthis or that non-basicresultant happenstance attribution, in which the attribute ascribed,thoughnot itself metabolically expressible, is such that its possessionby a Subjects item is suitably related to the possession by that or by someotherSubjects item, of this or that attribute which is metabolicallyexpressible.Any member of the class of happenstance attributions may beused to say whathappens, or happens to be the case, without talking aboutany special entity belonging to a class of a happening or a happenstance. Anext stage involves the introduction of the operator consists of the fact that Thisoperator, when prefixed to a sentence Sthat makes a happen-stanceattribution to a Subjects-item, yields a predicate which is satisfied by anentity which is a happenstance, provided that sentence S is doxasticallysatisfactory, i. e., 1, and that some further metaphysical condition obtains,which ensures the metaphysical necessity of the introduction into reality ofthe category of a happenstance, thereby ensuring that this newcategory isnot just a class of this or that fiction.As far as the slingshot fallacy,and the hideous consequence that all facts become identical to one Great BigFact, in the light of a defence of Reichenbach against the realist attack,Grice is reasonably confident that a metaphysical extension of reality will notsaddle him with an intolerable paradox, pace the caveat that, to some, theslingshot is not contradictory in the way a paradox is, butmerely anunexpected consequence ‒ not seriously hideous, at that.What thismetaphysical condition would be which would justify the metaphysical extensionremains, alas, to be determined.It is tempting to think that themetaphysical condition is connected with a theoretical need to have this orthat happenstance as this or that item in, say, a causal relation. Grice goeson to provide a progression of linguistic botanisingincludingfree.Grice distinguishes four elements or stages in thestep-by-step development of freedom.A first stage is thetranseuntcausation one finds in inanimate objects, as when we experience a stone in freefall. This is Hume’s realm, the atomistss realm. This is external or transeuntcasuation, when an object is affected by processes in other objects. A secondstage is internal or immanent causation, where a process in an object is theoutcome of previous stages in that process, as in a freely moving body. A thirdstage is the internal causation of a living being, in which changes aregenerated in a creature by internal features of the creature which are notearlier stages of the same change, but independent items, the function orfinality of which is to provide for the good of the creature in question. Afourth stage is a culminating stage at which the conception of a certain modeby a human of something as being for that creatures good is sufficient toinitiate the doing of that thing. Grice expands on this interesting last stage.At this stage, it is the case that the creature is liberated from every factivecause. There is also a discussion of von Wrights table of adverbial modifiers,or Grices pentagram. Also an exploration of specificity: Jack buttering aparsnip in the bathroom in the presence of Jill. Grice revisits some of hisearlier concerns, and these are discussed in the appropriate places, such ashis exploration on the Grecian etymology of aition. “That”-clause should bepreferred to ‘oratio obliqua,’ since the latter is a misnomer when you ascribea psychological state rather than an utterance. Refs.: The main sources aregiven under ‘oratio obliqua’ above, The BANC.
theism: as anAristotelian scholar, H. P. Grice is aware of the centrality of God, nousnouseos, in Aristotle’s philosophy -- atheism from Grecian a-, ‘not’, andtheos, ‘god’, the view that there are no gods. A widely used sense denotesmerely not believing in God and is consistent with agnosticism. A strictersense denotes a belief that there is no God; this use has become the standardone. In the Apology Socrates is accused of atheism for not believing in theofficial Athenian gods. Some distinguish between theoretical atheism andpractical atheism. A theoretical atheist is one who self-consciously denies theexistence of a supreme being, whereas a practical atheist may believe that asupreme being exists but lives as though there were no god. -- theology --Grice’s philosophical theology -- concursus dei, God’s concurrence. The notionderives from a theory from medieval philosophical theology, according to whichany case of causation involving created substances requires both the exerciseof genuine causal powers inherent in creatures and the exercise of God’s causalactivity. In particular, a person’s actions are the result of the person’scausal powers, often including the powers of deliberation and choice, and God’scausal endorsement. Divine concurrence maintains that the nature of God’sactivity is more determinate than simply conserving the created world inexistence. Although divine concurrence agrees with occasionalism in holdingGod’s power to be necessary for any event to occur, it diverges fromoccasionalism insofar as it regards creatures as causally active. -- theosophia: any philosophical mysticism,especially those that purport to be mathematically or scientifically based,such as Pythagoreanism, Neoplatonism, or gnosticism. Vedic Hinduism, andcertain aspects of Buddhism, Taoism, and Islamic Sufism, can also be consideredtheosophical. In narrower senses, ‘theosophy’ may refer to the philosophy ofSwedenborg, Steiner, or Madame Helena Petrovna Blavatsky 183. Swedenborg’stheosophy originally consisted of a rationalistic cosmology, inspired bycertain elements of Cartesian and Leibnizian philosophy, and a Christianmysticism. Swedenborg labored to explain the interconnections between soul andbody. Steiner’s theosophy is a reaction to standard scientific theory. Itpurports to be as rigorous as ordinary science, but superior to it byincorporating spiritual truths about reality. According to his theosophy,reality is organic and evolving by its own resource. Genuine knowledge isintuitive, not discursive. Madame Blavatsky founded the Theosophical Society in1875. Her views were eclectic, but were strongly influenced by mysticalelements of philosophy.
thema: a term Grice borrows from Stoic logic, after attendinga seminar on the topic by Benson Mates – a ‘thema’ is a ground rule used toreduce argument forms to basic forms. The Stoics analyzed arguments by theirform schema, or tropos. They represented forms using numbers to representclaims; for example, ‘if the first, the second; but the first; therefore thesecond’. Grice uses “so-and-so” for ‘the first’ and ‘such and such’ for the‘second’. “If so and so, such and such, but so and so; therefore, such andsuch.” Some forms were undemonstrable; others were reduced to theundemonstrable argument forms by ground rules themata; e.g., if R follows fromP & Q, -Q follows from P & -R. The five undemonstrable arguments are: 1modus ponendo ponens; 2 modus tollendo tollens; 3 not both P and Q, P, so not-Q;4 P or Q but not both, P, so not-Q; and 5 disjunctive syllogism. The evidenceabout the four ground rules is incomplete, but a sound and consistent systemfor propositional logic can be developed that is consistent with the evidencewe have. See Diogenes Laertius, Lives of the Philosophers, for an introductionto the Stoic theory of arguments; other evidence is more scattered.
theseus’sship. Grice sails on Theseus’s ship. Theseus’ ship: Example used by Grice to relativise‘identity.’ After the hero Theseus accomplished his mission to sail to Crete tokill the Minotaur, his ship (Ship 1) was put on display in Athens. As the timewent by, its original planks and other parts were replaced one by one with newmaterials until one day all of its parts were new, with none of its originalparts remaining. Do we want to say that the completely rebuilt ship (Ship 2) isthe same as the original or that it isa different ship? The case is further complicated. If all the originalmaterials were kept and eventually used to construct a ship (Ship 3), wouldthis ship be the same as the original? This example has inspired muchdiscussion concerning the problems of identity and individuation. “To besomething later is to be its closest continuer. Let us apply this view to onetraditional puzzle about identity over time: the puzzle of the ship ofTheseus.” Nozick, Philosophical Explanation. Grice basically formalized thiswith G. Myro. Refs.: Collingwood, translation of Benedetto Croce, “Il paradossodella nave di Teseo,” H. P. Grice, “Relative identity,” The Grice Papers, BANC.
θ: or theta -- Grice’s symbol for a theory. Grice usessmall-case theta for a token of a theory, and capital theta for a type oftheory.– Grice couldn’t quite stand some type of attitude he found in people likeJ. M. Rountree – Rountree was claiming that one needs a ‘theory’ of meaning.Grice responded: “ Rountree is wrong: if meaning is a matter of theory, itcannot be a matter of intuition; and I’m sure it should be a matter ofintuition for Rountree!” theoretical term – Grice was once attracted toRamsey’s essay on “Theories,” but later came to see it as ‘pretentious’.“Surely the way *I* use ‘theory’ is not Ramsey’s!” – If something is an objectof an intuition by Grice, it cannot be a theoretical term – theory andintuition don’t go together. They repel each other! a term occurring in ascientific theory that purports to make reference to an unobservable entitye.g., ‘electron’, property e.g., ‘the monatomicity of a molecule’, or relation‘greater electrical resistance’. The qualification ‘purports to’ is requiredbecause instrumentalists deny that any such unobservables exist; nevertheless,they acknowledge that a scientific theory, such as the atomic theory of matter,may be a useful tool for organizing our knowledge of observables and predictingfuture experiences. Scientific realists, in contrast, maintain that at leastsome of the theoretical terms e.g., ‘quark’ or ‘neutrino’ actually denoteentities that are not directly observablethey hold, i.e., that such things exist. For either group, theoreticalterms are contrasted with such observational terms as ‘rope’, ‘smooth’, and‘louder than’, which refer to observable entities, properties, or relations.Much philosophical controversy has centered on how to draw the distinctionbetween the observable and the unobservable. Did Galileo observe the moons ofJupiter with his telescope? Do we observe bacteria under a microscope? Dophysicists observe electrons in bubble chambers? Do astronomers observe the supernovaexplosions with neutrino counters? Do we observe ordinary material objects, orare sense-data the only observables? Are there any observational terms at all,or are all terms theory-laden? Another important meaning of ‘theoretical term’occurs if one regards a scientific theory as a semiformal axiomatic system. Itis then natural to think of its vocabulary as divided into three parts, i termsof logic and mathematics, ii terms drawn from ordinary language or from othertheories, and iii theoretical terms that constitute the special vocabulary ofthat particular theory. Thermodynamics, e.g., employs i terms for numbers andmathematical operations, ii such terms as ‘pressure’ and ‘volume’ that arecommon to many branches of physics, and iii such special thermodynamical termsas ‘temperature’, ‘heat’, and ‘entropy’. In this second sense, a theoreticalterm need not even purport to refer to unobservables. For example, althoughspecial equipment is necessary for its precise quantitatheoretical entity theoreticalterm 912 912 tive measurement,temperature is an observable property. Even if theories are not regarded asaxiomatic systems, their technical terms can be considered theoretical. Suchterms need not purport to refer to unobservables, nor be the exclusive propertyof one particular theory. In some cases, e.g., ‘work’ in physics, an ordinaryword is used in the theory with a meaning that departs significantly from itsordinary use. Serious questions have been raised about the meaning oftheoretical terms. Some philosophers have insisted that, to be meaningful, theymust be given operational definitions. Others have appealed to coordinativedefinitions to secure at least partial interpretation of axiomatic theories.The verifiability criterion has been invoked to secure the meaningfulness ofscientific theories containing such terms. A theoretical concept or constructis a concept expressed by a theoretical term in any of the foregoing senses.The term ‘theoretical entity’ has often been used to refer to unobservables,but this usage is confusing, in part because, without introducing any specialvocabulary, we can talk about objects too small to be perceived directly e.g., spheres of gamboge a yellow resin lessthan 106 meters in diameter, which figured in a historically importantexperiment by Jean Perrin. Grice usesRamsey’s concept of ‘theory’ – “granting that Ramsey overrated theory, as allCambridge men do!” -- theory-laden, dependent on theory; specifically, involvinga theoretical interpretation of what is perceived or recorded. In the heyday oflogical empiricism it was thought, by Carnap and others, that a rigiddistinction could be drawn between observational and theoretical terms. Later,N. R. Hanson, Paul Feyerabend, and others questioned this distinction, arguingthat perhaps all observations are theory-laden either because our perception ofthe world is colored by perceptual, linguistic, and cultural differences orbecause no attempt to distinguish sharply between observation and theory has beensuccessful. This shift brings a host of philosophical problems. If we acceptthe idea of radical theoryladenness, relativism of theory choice becomespossible, for, given rival theories each of which conditions its ownobservational evidence, the choice between them would seem to have to be madeon extra-evidential grounds, since no theory-neutral observations areavailable. In its most perplexing form, relativism holds that, theory-ladennessbeing granted, one theory is as good as any other, so far as the relationshipof theory to evidence is concerned. Relativists couple the thesis oftheory-ladenness with the alleged fact of the underdetermination of a theory byits observational evidence, which yields the idea that any number ofalternative theories can be supported by the same evidence. The questionbecomes one of what it is that constrains choices between theories. Iftheory-laden observations cannot constrain such choices, the individualsubjective preferences of scientists, or rules of fraternal behavior agreedupon by groups of scientists, become the operative constraints. The logic ofconfirmation seems to be intrinsically contaminated by both idiosyncratic andsocial factors, posing a threat to the very idea of scientific rationality.
thomson: Grice did not collaborate with that many friends. Hedid with his tutee Strawson. He later did it with G. J. Warnock only on thetheory of perception (notably the ‘visum’). He collaborated with two moreOxonian philosophers, and with both on the philosophy of action: D. F. Pearsand J. F. Thomson. J. F. ScotsLondon-born philosopher who would often give seminars with H. P. Grice. Theyalso explored ‘philosophy of action.’ Thomson presented his views on publicoccasons on the topic, usually under the guidance of D. F. Pears – on topicssuch as ‘freedom of the will.’ Thomson has assocations with University, and isa Fellow of Corpus, Grice’s alma. --thomsonianism:Grice explored philosophy of action with J. F. Thomson. Thomson would socializemainly with Grice and D. F. Pears. Oddly, Thomson was also interested in ‘if’and reached more or less the same Philonian consequences that Grice does.
three-year-old’sguide to Russell’s theory of types, the– by H. P. Grice, with an appendix by P. F. Strawson, “Advice to parents,” v.Grice’s three-year-old’s guide.
Tilgher Adriano Tilgher (filosofo) Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Adriano Tilgher(Resìna, 8 gennaio 1887 – Roma, 3 novembre 1941) è stato un filosofo, saggistae critico teatrale italiano. Nato a Resina (l'odierna Ercolano in provincia diNapoli) da padre vetraio tedesco e madre valdostana[1], visse a Roma dove fuamico e collaboratore di Ernesto Buonaiuti (studioso di storia delcristianesimo ed esponente del modernismo italiano), fino alla morte. Lavoròcome bibliotecario all'Alessandrina e collaborò ad alcuni giornali (tra glialtri, Il Mondo e il Popolo di Roma), molti dei quali vennero poi soppressi dalregime fascista. Le sue principali opere sono: La crisi mondiale del 1921,Estetica del 1931 e La filosofia delle morali del 1937, nella quale delinea lasua originale visione individualistica. Negli anni '20 collaborò al giornalesatirico Il Becco giallo. Nel 1925 futra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto daBenedetto Croce. Da ricordare, anche, tra i suoi diversi scritti antifascisti,la Stroncatura di Giovanni Gentile del 1925 che, soprattutto nell'ironico eirriverente sottotitolo, esprime un dissacrante giudizio sulla propaganda conl'eloquente frase, di ascendenza bruniana, «lo spaccio del bestionetrionfante»[2]. Operò anche come criticoletterario e teatrale: fu tra i primi a notare l'originalità del teatropirandelliano[3], nonostante i tentativi di contestazione da parte del regimefascista [4]. In ambito filosofico, egliaffermò che non esiste una scienza morale unica bensì una pluralità di moraliche emergono da un fondo caotico in virtù di un'iniziativa che in parte ècreatrice di valori e in parte effetto di coincidenze casuali, anche sefortunate. In Tilgher riaffiora il dualismo manicheo di bene e di male, ribellea ogni composizione dialettica propria a ogni comodo, quanto illusorio esuperficiale ottimismo. Considerò mitico, utopistico, il concetto del progressoche non considera come altrettanto reali "il regresso, la caduta e lacolpa".[5] Nella nota Antologia deiFilosofi Italiani del dopoguerra, pubblicata nel 1937, oltre a suoi testiincluse brani tratti dalle opere di Antonio Aliotta, Ernesto Buonaiuti, JuliusEvola, Piero Martinetti, Costanzo Mignone, Emilia Nobile, GiuseppeRensi.[6] A Ercolano gli è statointitolato l'Istituto d'Istruzione Superiore[7]. Opere Arte, Conoscenza e Realtà, Torino,Bocca, 1911 Teoria del Pragmatismo trascendentale, Torino, Bocca 1915 Filosofiantichi, Todi, Atanor, 1921 La crisi mondiale e Saggi di socialismo e marxismo,Bologna, Zanichelli, 1921 Voci del tempo, Roma, Libreria di Scienza e Lettere,1923 Relativisti contemporanei, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, 1923 Studisul Teatro contemporaneo, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, 1923Ricognizioni, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, 1923 La scena e la vita,Roma, Libreria di Scienza e Lettere, 1925 Lo Spaccio del Bestione trionfante.Stroncatura di Giovanni Gentile. Un libro per filosofi e non filosofi, Torino,Gobetti, 1926; con un saggio di Antimo Negri, La Mandragora, 1998; Prefazionedi Gabriele Turi, Roma, Storia e Letteratura, 2017, ISBN 978-88-9359-027-3. Lavisione greca della vita, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, 1926; Giordano,1996. Saggi di etica e di filosofia del diritto, Torino, Bocca, 1928 Homofaber, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, 1929; col titolo Storia delconcetto di lavoro nella civiltà occidentale, Firenzelibri, 1983. La poesiadialettale napoletana 1880-1930, Roma, Libreria di Scienza e Lettere,1930-2001. Estetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, 1931 Etica di Goethe,Roma, Maglione, 1932 Filosofi e Moralisti del Novecento, Roma, Libreria diScienza e Lettere, 1932 Studi di poetica, Roma, Libreria di Scienza e Lettere,1934 Cristo e Noi, Modena, Guanda, 1934 Critica dello Storicismo, Modena,Guanda, 1935 Antologia dei filosofi italiani del dopoguerra, Modena, Guanda,1937 Filosofia delle Morali, Roma, Libreria di Scienza e Lettere, 1937Moralità. Punti di vista sulla vita e sull'uomo, Roma, Libreria di Scienza eLettere, 1938 Le orecchie dell'aquila. Studio sulle fonti dell'attualismo diGiovanni Gentile, Roma, Religio, 1938 La filosofia di Leopardi, Roma, Religio,1940; a cura di Raoul Bruni, Torino, Aragno, 2018 (con l'aggiunta di altriscritti leopardiani mai riuniti in volume), ISBN 978-88-8419-879-2. Ilcasualismo critico, Roma, Bardi, 1941 Mistiche nuove e Mistiche antiche, Roma,Bardi, 1946 Tempo nostro, Roma, Bardi, 1946 Diario politico 1937-1941, a curadi Liliana Scalero, Roma, Atlantica Editrice, 1946. Marxismo socialismoborghesia, Firenzelibri, 1978. Carteggio Croce-Tilgher, a cura di AlessandraTarquini, Bologna, Il Mulino, 2004, ISBN 978-88-1510-180-8. Pirandello, con testidi Antonio Gramsci, Pisa, Scuola Normale Superiore, 2015, ISBN978-88-764-2547-9. Alberto Einstein, a cura di S. Trappetti e F. Secci, DaliaEdizioni, 2016, ISBN 978-88-992-0720-5. [articolo pubblicato nel 1921 su LaStampa di Torino] Note ^ Redazione, Adriano Tilgher, su Liber Liber, 6 marzo2015. URL consultato il 21 agosto 2019. ^ Spaccio della bestia trionfante èun'opera del filosofo Giordano Bruno, costituita da tre dialoghi di argomentomorale, pubblicata a Londra nel 1584. Le bestie trionfanti sono i segni dellecostellazioni celesti, rappresentate da animali: è necessario «spacciarle»,ovvero cacciarle dal cielo in quanto rappresentano vecchi vizi che occorresostituire con moderne virtù. ^ Adriano Tilgher ^ Una nota dell'OVRA su unpresunto tentativo di contestare Pirandello nella tournée in Argentina "siriferisce una grave dichiarazione confidenziale fatta dal noto letteratoantifascista Adriano Tilgher all'On. Bruno Cassinelli, dichiarazione che rilevanon solo l'animosità biliosa del Tilgher contro Pirandello ma anche esoprattutto un piano prestabilito da oltre tre mesi da rinnegati contro degliitaliani che si apprestano a far conoscere ai nostri connazionali in Argentina,le ultime novità letterarie degli autori italiani". Luigi Sedita, Pirandello,l'apolitico spiato, Belfagor, 2006, n. 1, pp. 19-20, che riproduce la nota,sottolinea l'enfasi negativa con cui in essa si presenta il <
Timossi Roberto GiovanniTimossi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to searchRoberto GiovanniTimossi (Genova, 29 maggio 1953) è un filosofoitaliano. Ha compiuto i suoi studi presso l'Università di Genova, dovenel 1974 ha conseguito la laurea in Filosofia. Dal 1974 al 1980 ha svoltoattività di ricerca e di insegnamento seminariale presso l'Ateneo genovese. Isuoi principali interessi sono rivolti alle cosiddette "questioni difrontiera", che riguardano la filosofia, la teologia, la storia dellascienza, l'epistemologia e la religione. In questo ambito, si propone didimostrare la possibilità di una nuova metafisica cognitiva e in particolare diuna rinnovata teologia naturale o filosofica che proceda dai rivoluzionaririsultati e dalle conoscenze della scienza contemporanea. È inoltre notoper i suoi studi critici sull'ateismo. Studioso di logica, ha pubblicato unodei manuali introduttivi più letti in Italia ("Imparare a ragionare. Unmanuale di logica", Marietti). Dal 2019 è Presidente del ConsiglioScientifico della Scuola Internazionale Superiore per la RicercaInterdisciplinare (con Presidente onorario il fisico Ugo Amaldi) e dal 2016membro del Comitato di Gestione della Fondazione Compagnia di San Paolo diTorino. È accademico corrispondente della Accademia Ligure di Scienze eLettere. Oltre a numerosi articoli su quotidiani e riviste specializzate,ha pubblicato saggi per case editrici di rilevanza nazionale.Bibliografia Dio è possibile? Il problema dell'esistenza di un'Entità superiore,Padova, Muzzio, 1996. ISBN 88-7021-742-6; Dio e la scienza moderna. Il dilemmadella prima mossa, Milano, A. Mondadori, 1999. ISBN 88-04-46890-4; Provelogiche dell'esistenza di Dio da Anselmo d'Aosta a Kurt Gödel. Storia criticadell'argomento ontologico, Milano, Marietti, 2005. ISBN 978-88-211-6825-3;L'illusione dell'ateismo. Perché la scienza non nega Dio, presentazione delcardinale Angelo Bagnasco arcivescovo metropolita di Genova e presidente dellaConferenza Episcopale Italiana, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2009. ISBN978-88-215-6504-5; Imparare a ragionare. Un manuale di logica, Milano,Marietti, 2011. ISBN 978-88-211-7548-0; Decidere di credere. Ragionevolezzadella fede, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2012. ISBN 978-88-215-6999-9; Nel segnodel nulla. Critica dell'ateismo moderno, Torino, Lindau, 2015.ISBN978-88-6708-310-7; Perché crediamo in Dio. Le ragioni della fede cristiana nelmondo contemporaneo", Cinisello Balsamo, San Paolo, 2017, ISBN978-88-922-1001-1; Credere per scommessa. La sfida di Pascal tra matematica efede, Bologna 2018, Marietti 1820 - Centro Editoriale Dehoniano, ISBN978-88-211-1201-0. Altri progetti Collabora a Wikiquote Wikiquote contienecitazioni di o su Roberto Giovanni Timossi Controllo di autorità VIAF (EN) 100510425 · ISNI (EN) 00000001 2145 4149 · LCCN (EN) no2011113261 · BNF (FR) cb150314166 (data) ·WorldCat Identities (EN) lccn-no2011113261 Biografie Portale BiografieFilosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XX secoloFilosofiitaliani del XXI secoloNati nel 1953Nati il 29 maggioNati a Genova[altre]
Tincari, persio. Philosopher of law,Bergamo.
Toderini Giambattista Toderini DaWikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Questa voceè orfana Questa voce sull'argomento scrittori è orfana, ovvero priva dicollegamenti in entrata da altre voci. Inseriscinealmeno uno pertinente e nongenerico e rimuovi l'avviso. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.Giambattista Toderini (Venezia, 27 giugno 1728 – Venezia, 4 luglio 1799) èstato un abate, scrittore e filosofo italiano. Frontespizio dellaLetteratura turchesca Figlio di Domenico Maria e di Anna Maria Cestari,discendeva dai conti palatini Gagliardis dalla Volta. Letterato, pubblicònel 1787 la monografia in tre tomi Letteratura Turchesca[1], tradotta anche infrancese[2], frutto di una lunga permanenza a Costantinopoli. La vasta operamerita di essere ricordata in quanto fu la prima trattazione occidentale distoria della letteratura turca[senza fonte]. Tra gli altri scritti, inparticolare di erudizione e di filosofia morale, si ricordano la Filosofiafrankliniana delle punte preservatrici dal fulmine, particolarmente applicataalle polveriere, alle navi, e a Santa Barbara in mare del 1771 e L'onesto uomoovvero saggi di morale filosofia dai principii della ragione del 1781[3].Toderini è ricordato nel libro I Dogi di Venezia nella vita pubblica e privatadi Andrea da Mosto (Giunti Martello ed. 1977): «[...] La Dogaressa Pisanamorì con gran dolore del Doge il 10 marzo 1769 "circa le hore ventiduecolta da una gagliarda convulsione al petto et abbattuta dalla lunga penosamalattia sofferta". Per tutti i tre giorni di esposizione si conservò cosìfresca e rubiconda nel volto che sembrava anziché morta assorta in un dolceriposo. Fu solennemente tumulata ai S.S. Giovanni e Paolo nella tomba comunedei Mocenigo. Il Doge la seguì il 31 dicembre 1778, dopo nove giorni dimalattia in seguito a una infezione determinata da una risipola alla gambasinistra. Ai solenni funerali fatti alla sua statua ai S.S. Giovanni e Paolovenne commemorato da Pietro Berti ed a quelli fattigli dalla Scuola di SanRocco, cui apparteneva, dall'abate Giambattista Toderini[...].» Note ^Cfr. G.Toderini, Letteratura turchesca, tt. 3, presso G. Tosti, Venezia 1787 ^Idem, De la litterature des Turcs, 3 voll., Poincot, Paris 1789. ^ Cfr. Le sueopere registrate dal «Sistema Bibliotecario Nazionale»[collegamento interrotto]Altri progetti Collabora a Wikimedia Commons Wikimedia Commons contieneimmagini o altri file su Giambattista Toderini Collegamenti esterni (EN) Operedi Giambattista Toderini, su Open Library, Internet Archive. Modifica suWikidata Controllo di autorità VIAF(EN) 30271804 · ISNI (EN) 0000 0000 6632 6346 · LCCN (EN) n83130018 · GND (DE)115711783 · BNF (FR) cb141414393 (data) · BNE (ES) XX1764433 (data) · BAV (EN)495/267869 · CERL cnp01374780 · WorldCat Identities (EN) lccn-n83130018Biografie Portale Biografie Cattolicesimo Portale Cattolicesimo LetteraturaPortale Letteratura Categorie: Abati e badesse italianiScrittori italiani delXVIII secoloFilosofi italiani del XVIII secoloNati nel 1728Morti nel 1799Natiil 27 giugnoMorti il 4 luglioNati a VeneziaMorti a Venezia[altre]
tonk: a sentential connective whose meaning and logicare completely characterized by the two rules or axioms 1 [P P P tonk Q] and 2[P tonk Q P Q]. If 1 and 2 are added to any normal system, then every Q can bederived from any P. A. N. Prior invented ‘tonk’ to show that deductive validitymust not be conceived as depending solely on arbitrary syntactically definedrules or axioms. We may prohibit ‘tonk’ on the ground that it is not a natural,independently meaningful notion, but we may also prohibit it on purelysyntactical grounds. E.g., we may require that, for every connective C, theC-introduction rule [xxx P . . . C . . .] and the C-elimination rule [ - - - C- - - P yyy] be such that the yyy is part of xxx or is related to xxx in someother syntactical way.
token-reflexive, an expression that refers to itself inan act of speech or writing, such as ‘this token’. The term was coined byReichenbach, who conjectured that all indexicals, all expressions whosesemantic value depends partly on features of the context of utterance, aretokenreflexive and definable in terms of the phrase ‘this token’. He suggestedthat ‘I’ means the same as ‘the person who utters this token’, ‘now’ means thesame as ‘the time at which this token is uttered’, ‘this table’ means the sameas ‘the table pointed to by a gesture accompanying this token’, and so forth.Russell made a somewhat similar suggestion in his discussion of egocentricparticulars. Reichenbach’s conjecture is widely regarded as false; although ‘I’does pick out the person using it, it is not synonymous with ‘the person whoutters this token’. If it were, as David Kaplan observes, ‘If no one were toutter this token, I would not exist’ would be true. -- token-typedistinction – Grice: “Strictly, they are not antonyms – and token is tooEnglish!” Grice: “Token is cognate with ‘teach,’ a Graeco-Roman thing, cfr.insignum – insignare – to teach is to show, almost, with an m-intentionbehind.” -- first the token, then the type – if necessary; “After all a type isa set of tokens” -- used by Grice: there’s a type of an utterer, but there’sthe individual utterer: In symbols, “u” is an individual utterer, say, Grice.“U” is a type of utterer, say Oxonian philosophy dons. Aas drawn by Peirce, thecontrast between a category and a member of that category. An individual ortoken is said to exemplify a type; it possesses the property that characterizesthat type. In philosophy this distinction is often applied to linguisticexpressions and to mental states, but it can be applied also to objects,events, properties, and states of affairs. Related to it are the distinctionsbetween type and token individuation and between qualitative and numericalidentity. Distinct tokens of the same type, such as two ants, may bequalitatively identical but cannot be numerically identical. Irrespective ofthe controversial metaphysical view that every individual has an essence, atype to which it belongs essentially, every individual belongs to many types,although for a certain theoretical or practical purpose it may belong to one particularlysalient type e.g., the entomologist’s Formicidae or the picnicker’s buttinsky.The typetoken distinction as applied in the philosophy of language marks thedifference between linguistic expressions, such as words and sentences, whichare the subject of linguistics, and the products of acts of writing or speakingthe subject of speech act theory. Confusing the two can lead to conflatingmatters of speaker meaning withmatters of word or sentence meaning as noted byGrice. An expression is a linguistic type and can be used over and over,whereas a token of a type can be produced only once, though of course it may bereproduced copied. A writer composes an essay a type and produces a manuscripta token, of which there might be many copies more tokens. A token of a type isnot the same as an occurrence of a type. In the previous sentence there are twooccurrences of the word ‘type’; in each inscription of that sentence, there aretwo tokens of that word. In philosophy of mind the typetoken distinctionunderlies the contrast between two forms of physicalism, the typetype identitytheory or type physicalism and the tokentoken identity theory or tokenphysicalism.
topos: Grice: “I will use the Latinate ‘commonplace’” –‘locus communis’-- topic, the analysis of common strategies of argumentation,later a genre of literature analyzing syllogistic reasoning. Aristotleconsidered the analysis of types of argument, or “topics,” the best means ofdescribing the art of dialectical reasoning; he also used the term to refer tothe principle underlying the strategy’s production of an argument. Laterclassical commentators on Aristotle, particularly Latin rhetoricians likeCicero, developed Aristotle’s discussions of the theory of dialecticalreasoning into a philosophical form. Boethius’s work on topics exemplifies thelater classical expansion of the scope of topics literature. For him, a topicis either a self-evidently true universal generalization, also called a“maximal proposition,” or a differentia, a member of the set of a maximalproposition’s characteristics that determine its genus and species. Man is arational animal is a maximal proposition, and like from genus, the differentiathat characterizes the maximal proposition as concerning genera, it is a topic.Because he believed dialectical reasoning leads to categorical, notconditional, conclusions, Boethius felt that the discovery of an argumententailed discovering a middle term uniting the two, previously unjoined termsof the conclusion. Differentiae are the genera of these middle terms, and oneconstructs arguments by choosing differentiae, thereby determining the middleterm leading to the conclusion. In the eleventh century, Boethius’s logicalstructure of maximal propositions and differentiae was used to studyhypothetical syllogisms, while twelfth-century theorists like Abelard extendedthe applicability of topics structure to the categorical syllogism. By thethirteenth century, Peter of Spain, Robert Kilwardby, and Boethius of Daciaapplied topics structure exclusively to the categorical syllogism, principallythose with non-necessary, probable premises. Within a century, discussion oftopics structure to evaluate syllogistic reasoning was subsumed by consequencesliterature, which described implication, entailment, and inference relationsbetween propositions. While the theory of consequences as an approach tounderstanding relations between propositions is grounded in Boethian, andperhaps Stoic, logic, it became prominent only in the later thirteenth centurywith Burley’s recognition of the logical significance of propositionallogic. topic-neutral, noncommittalbetween two or more ontological interpretations of a term. J. J. C. Smartsuggested that introspective reports can be taken as topic-neutral: composed ofterms neutral between “dualistic metaphysics” and “materialistic metaphysics.”When one asserts, e.g., that one has a yellowish-orange afterimage, this istantamount to saying ‘There is something going on that is like what is going onwhen I have my eyes open, am awake, and there is an orange illuminated in goodlight in front of me, i.e., when I really see an orange’. The italicized phraseis, in Smart’s terms, topic-neutral; it refers to an event, while remainingnoncommittal about whether it is material or immaterial. The term has notalways been restricted to neutrality regarding dualism and materialism. Smartsuggests that topic-neutral descriptions are composed of “quasi-logical” words,and hence would be suitable for any occasion where a relatively noncommittalexpression of a view is required.
toxin puzzle, a puzzle about intention and practicalrationality: trustworthy billionaire, call him Paul, offers you, Peter, amillion pounds for intending tonight to drink a certain toxin tomorrow. Peteris convinced that Paul can tell what Peter intends independently of what Peterdoes. The toxin would make Peter painfully ill for a day. But Peter needs todrink it to get the money. Constraints on the formation of a prize-winningintention include prohibitions against “gimmicks,” “external incentives,” andforgetting relevant details; e. g. Peter will not receive the money if Peterhas a hypnotist “implant the intention” or hire a hit man to kill Peter shouldPeter not drink the toxin. If, by midnight tonight, without violating anyrules, Peter forms an intention to drink the toxin tomorrow, Peter will find amillion pounds in his bank account when he awakes tomorrow morning. Peterprobably would drink the toxin for a million dollars. But can you, withoutviolating the rules, intend tonight to drink it tomorrow? Apparently, you haveno reason to drink it and an excellent reason not to drink it. Seemingly, youwill infer from this that you will eschew drinking the toxin, and believingthat you will top-down eschew drinking it seems inconsistent with intending todrink it. Even so, there are several reports in the philosophical literature ofpossible people who struck it rich when offered the toxin deal! Refs: H. P.Grice, “Grice’s book of paradoxes, with puzzling illustrations to match!”
Trapani – napola da --
transcendentale: Grice: “Trust Cicero to look for the abstract!” --transcendentia, broadly, the property of rising out of or above other thingsvirtually always understood figuratively; in philosophy, the property of being,in some way, of a higher order. A being, such as God, may be said to betranscendent in the sense of being not merely superior, but incomparablysuperior, to other things, in any sort of perfection. God’s transcendence, orbeing outside or beyond the world, is also contrasted, and by some thinkerscombined, with God’s immanence, or existence within the world. In medievalphilosophy of logic, terms such as ‘being’ and ‘one’, which did not belonguniquely to any one of the Aristotelian categories or types of predication suchas substance, quality, and relation, but could be predicated of thingsbelonging to any or to none of them, were called transcendental. In Kant’sCritique of Pure Reason, principles that profess wrongly to take us beyond thelimits of any possible experience are called transcendent; whereas anythingbelonging to non-empirical thought that establishes, and draws consequencesfrom, the possibility and limits of experience may be called transcendental.Thus a transcendental argument in a sense still current is one that proceedsfrom premises about the way in which experience is possible to conclusionsabout what must be true of any experienced world. Transcendentalism was aphilosophical or religious movement in mid-nineteenth-century New England,characterized, in the thought of its leading representative, Ralph WaldoEmerson, by belief in a transcendent spiritual and divine principle in humannature. Grice: “The formation of this Ciceronian expression is fascinating.There’s the descent of the lark, and the transcend of the lark!” --transcendentals, also called transcendentalia, terms or concepts that apply toall things regardless of the things’ ontological kind or category.transcendental deduction transcendentals 926926 Terms or concepts of this sort are transcendental in the sense thatthey transcend or are superordinate to all classificatory categories. Theclassical doctrine of the transcendentals, developed in detail in the laterMiddle Ages, presupposes an Aristotelian ontology according to which all beingsare substances or accidents classifiable within one of the ten highest genera,the ten Aristotelian categories. In this scheme being Grecian on, Latin ens isnot itself one of the categories since all categories mark out kinds of being.But neither is it a category above the ten categories of substance andaccidents, an ultimate genus of which the ten categories are species. This isbecause being is homonymous or equivocal, i.e., there is no single genericproperty or nature shared by members of each category in virtue of which theyare beings. The ten categories identify ten irreducible, most basic ways ofbeing. Being, then, transcends the categorial structure of the world: anythingat all that is ontologically classifiable is a being, and to say of anythingthat it is a being is not to identify it as a member of some kind distinct fromother kinds of things. According to this classical doctrine, being is theprimary transcendental, but there are other terms or concepts that transcendthe categories in a similar way. The most commonly recognized transcendentalsother than being are one unum, true verum, and good bonum, though some medievalphilosophers also recognized thing res, something aliquid, and beautifulpulchrum. These other terms or concepts are transcendental because theontological ground of their application to a given thing is precisely the sameas the ontological ground in virtue of which that thing can be called a being.For example, for a thing with a certain nature to be good is for it to performwell the activity that specifies it as a thing of that nature, and to performthis activity well is to have actualized that nature to a certain extent. Butfor a thing to have actualized its nature to some extent is just what it is forthe thing to have being. So the actualities or properties in virtue of which athing is good are precisely those in virtue of which it has being. Given thisaccount, medieval philosophers held that transcendental terms are convertibleconvertuntur or extensionally equivalent idem secundum supposita. They are notsynonymous, however, since they are intensionally distinct differunt secundumrationem. These secondary transcendentals are sometimes characterized asattributes passiones of being that are necessarily concomitant with it. In themodern period, the notion of the transcendental is associated primarily withKant, who made ‘transcendental’ a central technical term in his philosophy. ForKant the term no longer signifies that which transcends categorialclassification but that which transcends our experience in the sense ofproviding its ground or structure. Kant allows, e.g., that the pure forms ofintuition space and time and the pure concepts of understanding categories suchas substance and cause are transcendental in this sense. Forms and concepts ofthis sort constitute the conditions of the possibility of experience. transcendental argument: Grice: “I prefermetaphysical argument.’ -- an argument that elucidates the conditions for thepossibility of some fundamental phenomenon whose existence is unchallenged oruncontroversial in the philosophical context in which the argument ispropounded. Such an argument proceeds deductively, from a premise asserting theexistence of some basic phenomenon such as meaningful discourse,conceptualization of objective states of affairs, or the practice of makingpromises, to a conclusion asserting the existence of some interesting,substantive enabling conditions for that phenomenon. The term derives fromKant’s Critique of Pure Reason, which gives several such arguments. Theparadigmatic Kantian transcendental argument is the “Transcendental Deductionof the Pure Concepts of Understanding.” Kant argued there that the objectivevalidity of certain pure, or a priori, concepts the “categories” is a conditionfor the possibility of experience. Among the concepts allegedly required forhaving experience are those of substance and cause. Their apriority consists inthe fact that instances of these concepts are not directly given in senseexperience in the manner of instances of empirical concepts such as red. Thisfact gave rise to the skepticism of Hume concerning the very coherence of suchalleged a priori concepts. Now if these concepts do have objective validity, asKant endeavored to prove in opposition to Hume, then the world contains genuineinstances of the concepts. In a transcendental argument concerning theconditions for the possibility of experience, it is crucial that some featureentailed by the having of experience is identified. Then it is argued thatexperience could not have this feature without satisfying some substantiveconditions. In the Transcendental Deduction, the feature of experience on whichKant concentrates is the ability of a subject of experience to be aware ofseveral distinct inner states as all belonging to a single consciousness. Thereis no general agreement on how Kant’s argument actually unfolded, though itseems clear to most that he focused on the role of the categories in thesynthesis or combination of one’s inner states in judgments, where suchsynthesis is said to be required for one’s awareness of the states as being allequally one’s own states. Another famous Kantian transcendental argument the “Refutation of Idealism” in theCriToynbee, Arnold transcendental argument 925925 tique of Pure Reason shares anoteworthy trait with the Transcendental Deduction. The Refutation proceedsfrom the premise that one is conscious of one’s own existence as determined intime, i.e., knows the temporal order of some of one’s inner states. Accordingto the Refutation, a condition for the possibility of such knowledge is one’sconsciousness of the existence of objects located outside oneself in space. Ifone is indeed so conscious, that would refute the skeptical view, formulated byDescartes, that one lacks knowledge of the existence of a spatial worlddistinct from one’s mind and its inner states. Both of the Kantiantranscendental arguments we have considered, then, conclude that the falsity ofsome skeptical view is a condition for the possibility of some phenomenon whoseexistence is acknowledged even by the skeptic the having of experience;knowledge of temporal facts about one’s own inner states. Thus, we can isolatean interesting subclass of transcendental arguments: those which areanti-skeptical in nature. Barry Stroud has raised the question whether sucharguments depend on some sort of suppressed verificationism according to whichthe existence of language or conceptualization requires the availability of theknowledge that the skeptic questions since verificationism has it thatmeaningful sentences expressing coherent concepts, e.g., ‘There are tables’,must be verifiable by what is given in sense experience. Dependence on a highlycontroversial premise is undesirable in itself. Further, Stroud argued, such adependence would render superfluous whatever other content the anti-skepticaltranscendental argument might embody since the suppressed premise alone wouldrefute the skeptic. There is no general agreement on whether Stroud’s doubtsabout anti-skeptical transcendental arguments are well founded. It is notobvious whether the doubts apply to arguments that do not proceed from a premiseasserting the existence of language or conceptualization, but instead conformmore closely to the Kantian model. Even so, no anti-skeptical transcendentalargument has been widely accepted. This is evidently due to the difficulty ofuncovering substantive enabling conditions for phenomena that even a skepticwill countenance. transcendens --transcendental argument: Transcendental argument -- Davidson, D.: H. P. Grice,“Reply to Davidson,” philosopher of mind and language. His views on therelationship between our conceptions of ourselves as persons and as complexphysical objects have had an enormous impact on contemporary philosophy.Davidson regards the mindbody problem as the problem of the relation betweenmental and physical events; his discussions of explanation assume that theentities explained are events; causation is a relation between events; andaction is a species of events, so that events are the very subject matter ofaction theory. His central claim concerning events is that they are concreteparticulars unrepeatable entitieslocated in space and time. He does not take for granted that events exist, butargues for their existence and for specific claims as to their nature. In “TheIndividuation of Events” in Essays on Actions and Events, 0, Davidson arguesthat a satisfactory theory of action must recognize that we talk of the sameaction under different descriptions. We must therefore assume the existence ofactions. His strongest argument for the existence of events derives from hismost original contribution to metaphysics, the semantic method of truth Essayson Actions and Events, pp. 10580; Essays on Truth and Interpretation, 4, pp.214. The argument is based on a distinctive trait of the English language onenot obviously shared by signal systems in lower animals, namely, itsproductivity of combinations. We learn modes of composition as well as wordsand are thus prepared to produce and respond to complex expressions neverbefore encountered. Davidson argues, from such considerations, that our veryunderstanding of English requires assuming the existence of events. Tounderstand Davidson’s rather complicated views about the relationships betweenmind and body, consider the following claims: 1 The mental and the physical aredistinct. 2 The mental and the physical causally interact. 3 The physical iscausally closed. Darwinism, social Davidson, Donald 206 206 1 says that no mental event is aphysical event; 2, that some mental events cause physical events and viceversa; and 3, that all the causes of physical events are physical events. Ifmental events are distinct from physical events and sometimes cause them, thenthe physical is not causally closed. The dilemma posed by the plausibility ofeach of these claims and by their apparent incompatibility just is thetraditional mind body problem. Davidson’s resolution consists of three theses:4 There are no strict psychological or psychophysical laws; in fact, all strictlaws are expressible in purely physical vocabulary. 5 Mental events causallyinteract with physical events. 6 Event c causes event e only if some strictcausal law subsumes c and e. It is commonly held that a property expressed by Mis reducible to a property expressed by P where M and P are not logicallyconnected only if some exceptionless law links them. So, given 4, mental andphysical properties are distinct. 6 says that c causes e only if there aresingular descriptions, D of c and DH of e, and a “strict” causal law, L, suchthat L and ‘D occurred’ entail ‘D caused D'’. 6 and the second part of 4 entailthat physical events have only physical causes and that all event causation isphysically grounded. Given the parallel between 13 and 4 6, it may seem thatthe latter, too, are incompatible. But Davidson shows that they all can be trueif and only if mental events are identical to physical events. Let us say thatan event e is a physical event if and only if e satisfies a basic physicalpredicate that is, a physical predicate appearing in a “strict” law. Since onlyphysical predicates or predicates expressing properties reducible to basicphysical properties appear in “strict” laws, every event that enters intocausal relations satisfies a basic physical predicate. So, those mental eventswhich enter into causal relations are also physical events. Still, theanomalous monist is committed only to a partial endorsement of 1. The mentaland physical are distinct insofar as they are not linked by strict law but they are not distinct insofar as mentalevents are in fact physical events. transcendentalism,a religious-philosophical viewpoint held by a group of New Englandintellectuals, of whom Emerson, Thoreau, and Theodore Parker were the mostimportant. A distinction taken over from Samuel Taylor Coleridge was the only bondthat universally united the members of the Transcendental Club, founded in1836: the distinction between the understanding and reason, the formerproviding uncertain knowledge of appearances, the latter a priori knowledge ofnecessary truths gained through intuition. The transcendentalists insisted thatphilosophical truth could be reached only by reason, a capacity common to allpeople unless destroyed by living a life of externals and accepting as trueonly secondhand traditional beliefs. On almost every other point there weredisagreements. Emerson was an idealist, while Parker was a natural realist they simply had conflicting a prioriintuitions. Emerson, Thoreau, and Parker rejected the supernatural aspects ofChristianity, pointing out its unmistakable parochial nature and sociologicaldevelopment; while James Marsh, Frederick Henry Hedge, and Caleb Henry remainedin the Christian fold. The influences on the transcendentalists differed widelyand explain the diversity of opinion. For example, Emerson was influenced bythe Platonic tradition, G. Romanticism, Eastern religions, and nature poets,while Parker was influenced by modern science, the Scottish realism of Reid andCousin which also emphasized a priori intuitions, and the G. Higher Critics. Emerson,Thoreau, and Parker were also bonded by negative beliefs. They not onlyrejected Calvinism but Unitarianism as well; they rejected the ordinary conceptof material success and put in its place an Aristotelian type ofselfrealization that emphasized the rational and moral self as the essence ofhumanity and decried idiosyncratic self-realization that admires what is uniquein people as constituting their real value.
trans-finitum: definitum, infinitum: Trans-finite number, in settheory, an infinite cardinal or ordinal number.
Tocco, rather than Trocco Felice Tocco Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Felice Tocco(Catanzaro, 11 settembre 1845 – Firenze, 6 giugno 1911) è stato un filosofo estorico della filosofia italiano.Indice 1Biografia 2Opere 3Bibliografia 4Altri progetti 5Collegamentiesterni Biografia Studiò all'Università di Napoli con Bertrando Spaventa e inquella di Bologna, allievo di Francesco Fiorentino. Insegnante di antropologiaa Roma, divenne professore di Storia della filosofia a Pisa e poi aFirenze. Nel 1875 si pose, nelle sueRicerche platoniche, il problema della cronologia degli scritti platonicimentre, nella sua monografia su Giordano Bruno, negò che il filosofo di Nolapotesse essere considerato un "martire del libero pensiero", quantopiuttosto l'interprete dei nuovi bisogni di razionalizzazione delle teoriefilosofiche, in linea con l'impulso delle ricerche scientifiche in atto ai suoitempi. Contribuì alla pubblicazione delle opere latine di Bruno, individuandonetre fasi di sviluppo: una fase neoplatonica, una fase panteistica e unaatomistica. Fu sostenitore delneokantismo, rifiutando ogni costruzione metafisica e privilegiando le esigenzedella ragione pratica. Opere Ricerche platoniche,Catanzaro 1876; L'eresia nel Medioevo, Firenze 1884; Le Opere latine diGiordano Bruno esposte e confrontate con le italiane da Felice Tocco, 1889 (R.Istituto di Studi Superiori Pratici e di Perfezionamento in Firenze); Le Fontipiù recenti della filosofia del Bruno. Nota del socio Felice Tocco, 1892 in"Rendiconti della R. Accad. dei Lincei. Classe di scienze morali, storichee filologiche", Vol. 1, fasc. 7/8. 1892; Le opere inedite di GiordanoBruno. Memoria letta all’Accademia di scienze morali e politiche della SocietàReale di Napoli dal socio Felice Tocco, 1898; Studi francescani, Napoli 1909;Studi kantiani, Palermo 1909. Bibliografia Simonetta Bassi, «FrancescoFiorentino e Felice Tocco » in Il contributo italiano alla storia del Pensiero –Filosofia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012. ISBN978-88-12-00089-0. Massimo Ferrari, I dati dell'esperienza. Il neokantismo diFelice Tocco nella filosofia italiana tra Ottocento e Novecento, Firenze, LeoS. Olschki, 1990. ISBN 88-222-3798-6. Giulio Raio (a cura di), Lezioni su Kantdi Felice Tocco: Studio ed edizione, Napoli, Liguori Editore, 1988. ISBN8820716461. Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene unapagina dedicata a Felice Tocco Collabora a Wikiquote Wikiquote contienecitazioni di o su Felice Tocco Collegamenti esterni Felice Tocco, suTreccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.Modifica su Wikidata Felice Tocco, in Enciclopedia Italiana, Istitutodell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Felice Tocco, susiusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per leSoprintendenze Archivistiche. Modifica su Wikidata Opere di Felice Tocco, suopenMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Felice Tocco,su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata (EN) Opere di FeliceTocco, su Progetto Gutenberg. Modifica su Wikidata Tocco, Felice, in Dizionariodi filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009. Controllo di autoritàVIAF(EN) 64112436 · ISNI (EN) 0000 0000 8344 1936 · SBN IT\ICCU\CFIV\092217 · LCCN(EN) n86095749 · GND (DE) 119007886 · BNF (FR) cb12515567c (data) · BNE (ES)XX1137275 (data) · NLA (EN) 36031522 · BAV (EN) 495/110549 · WorldCatIdentities (EN) lccn-n86095749 Biografie Portale Biografie Filosofia PortaleFilosofia Categorie: Filosofi italiani del XIX secoloStorici della filosofiaitalianiNati nel 1845Morti nel 1911Nati l'11 settembreMorti il 6 giugnoNati aCatanzaroMorti a Firenze[altre]
Tolomei Giovanni BattistaTolomei Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to searchGiovanni Battista Tolomei, S.I. cardinale di Santa Romana ChiesaGiovanni-Battista Tolomei (Ptolemaeus) (1653-1726).j pg Ritratto del cardinaleTolomei Template-Cardinal (not a bishop).svg IncarichiricopertiRettore dell'Università Gregoriana (1698-1701) Cardinale presbitero diSanto Stefano al Monte Celio (1712-1726) Camerlengo del Collegio Cardinalizio(1720-1723) Nato3 dicembre 1653 a Pistoia Ordinato presbitero1684Creato cardinale17 maggio 1702 da papa Clemente XI Deceduto19 gennaio 1726 (72anni) a Roma Manuale Giovanni Battista Tolomei (Pistoia, 3 dicembre1653 – Roma, 19 gennaio 1726) è stato un cardinale, filosofo e teologoitaliano, appartenente alla Compagnia di Gesù. Indice 1Biografia2Opere 3Insegnamento 4La nomina a cardinale 5Altri progetti 6Collegamentiesterni Biografia Nato a Villa Camberaia tra Pistoia e Firenze fu di nobiliorigini. All'età di quindici anni fu mandato a studiare a Firenze dove studiòlegge presso l'Università di Pisa. Il 18 febbraio 1673 entrò a far partedell'ordine dei Gesuiti e venne ordinato a Roma. Divenne esperto di ben undicilingue tra le quali latino, greco, ebraico, siriaco, arabo, inglese, illirico efrancese. Iniziò la sua carriera teologica esponendo le Sacre scritturenelle letture pubbliche presso la Chiesa del Gesù a Roma. All'età di trent'annivenne eletto alla carica di procuratore generale dell'Ordine dallaCongregazione Generale, ufficio che tenne per cinque anni, fino a quando cioènon ottenne la cattedra di filosofia al Collegio Romano. Opere Le sueletture, che ebbero sempre un vasto uditorio, vennero poi date alla stampa nel1696 con il titolo Philosphia mentis et sensuum, nella quale, pur nel pienorispetto dell'aristotelismo, accolse gran parte delle scoperte naturalistichedella sua epoca, esponendole nelle sue lezioni. Le letture vennero ristampatenel 1698 in Germania dove ottenne l'encomio dell'Accademia di Lipsia e delcelebre filosofo Leibniz. Insegnamento Successivamente ottenne lacattedra di teologia alla Pontificia Università Gregoriana (allora ancoraCollegio Romano) e rinnovò le tematiche relative alla controversia sul concettodi dogma già iniziate dal cardinal Bellarmino circa un secolo prima. Le letturerelative a queste lezioni furono tutte redatte in un manoscritto di ben seivolumi in folio che tuttavia non vennero mai pubblicati dall'autore. Elettosuccessivamente rettore del Collegio Romano e del Collegio Germanico, ricoprìcontemporaneamente la carica di Consultore presso la Congregazione deiRiti. La nomina a cardinale Il 17 maggio 1702 venne con sua sorpresanominato cardinale da papa Clemente XI ed ottenne il titolo di Santo Stefano alMonte Celio. Chiamato al servizio del Pontefice per giudicare gli errori inmateria di dogmatica si occupò della pronuncia di condanna dell'eresia delteologo francese, esponente del giansenismo Pasquier Quesnel. In qualitàdi cardinale fu uno degli elettori del conclave di nomina di papa InnocenzoXIII e di Benedetto XIII. Altri progetti Collabora a Wikimedia CommonsWikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Battista TolomeiCollegamenti esterni Giovanni Battista Tolomei, su Treccani.it – Enciclopedieon line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata (EN)Giovanni Battista Tolomei, su Find a Grave. Modifica su Wikidata (EN) Opere diGiovanni Battista Tolomei, su Open Library, Internet Archive. Modifica suWikidata (EN) Giovanni Battista Tolomei, in Catholic Encyclopedia, Robert AppletonCompany. Modifica su Wikidata (EN) David M. Cheney, Giovanni Battista Tolomei,in Catholic Hierarchy. Modifica su Wikidata Giovanni Battista Tolomeinell'Archivio storico della Pontificia Università Gregoriana, su unigre.it.Tolomèi, Giovanni Battista, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istitutodell'Enciclopedia Italiana. PredecessoreRettore dell'UniversitàGregorianaSuccessoreEstemma UniGreg.png Angelo Alamanni, S.I.1º gennaio 1698 -1º gennaio 1701Annibale Marchetti, S.I.PredecessoreCardinale presbitero diSanto Stefano al Monte CelioSuccessoreCardinalCoA PioM.svg Francesco Bonvisi11luglio 1712 - 19 gennaio 1726Giovanni Battista Salerni,S.I.PredecessoreCamerlengo del Collegio CardinalizioSuccessoreEmblem HolySee.svg Luigi Priuli20 marzo 1720 - 20 gennaio 1723Bernardino ScottiV · D · MCompagnia di Gesù Controllo di autorità VIAF(EN) 39609892 · ISNI (EN) 0000 0000 7100 4472 · GND (DE) 117628506 · BNF (FR)cb145120995 (data) · BNE (ES) XX1764446 (data) · BAV (EN) 495/83409 · CERLcnp00895598 · WorldCat Identities (EN) viaf-39609892 Biografie PortaleBiografie Cattolicesimo Portale Cattolicesimo Categorie: Cardinali italiani delXVII secoloCardinali italiani del XVIII secoloFilosofi italiani del XVIIsecoloFilosofi italiani del XVIII secoloTeologi italianiNati nel 1653Morti nel1726Nati il 3 dicembreMorti il 19 gennaioNati a PistoiaMorti a RomaCardinalinominati da Clemente XIGesuiti italianiCamerlenghi del CollegiocardinalizioSepolti nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola in CampoMarzio[altre]
Tomatis Francesco Tomatis da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Francesco Tomatis(Carrù, 5 luglio 1964) è un filosofo italiano. Dal 2002 insegna alla Facoltà diLettere e filosofia dell'Università degli Studi di Salerno come professoreordinario in Filosofia teoretica. Indice 1Biografia 2Pensiero3Opere 4Curatele 5Recensioni 6Note 7Collegamenti esterni Biografia FrancescoTomatis ha studiato nelle Università di Torino, Università di Heidelberg,Università di Perugia e Università di Macerata. Laureatosi in Filosofiateoretica all'Università di Torino con Gianni Vattimo e Luigi Pareyson (1991),dottore di ricerca all'Università di Perugia (1994), seguito da GiovanniFerretti e Giuseppe Riconda, di cui è stato assistente all'Università di Torinodal 1995 al 2002, è stato borsista del Centro studi filosofico-religiosi LuigiPareyson[1] (1995-1998), ricercatore della Alexander von Humboldt-Stiftungall'Università di Freiburg im Breisgau (1997), professore ordinario allo Studioteologico interdiocesano di Fossano[2] (1991-2001) e professore ospite inalcune Università europee e americane (Madrid, Córdoba, Mendoza..). Èmembro dei comitati scientifici del Centro studi filosofico-religiosi LuigiPareyson di Torino, della Fondazione centro studi Augusto Del Noce diSavigliano, dell'Accademia estetica internazionale di Rapallo[3], dell'IstitutoXavier Tilliette[4], della Internationale Schelling-Gesellschaft. Nel1987 ha fondato a Cuneo il Seminario angelus novus. Nel 1991 ha fondato conMassimo Cacciari, Massimo Donà, Romano Gasparotti, Sergio Givone, MargheritaPetranzan, Carlo Sini e Vincenzo Vitiello la rivista “Paradosso”. Dal 1995scrive sulle pagine culturali di “Avvenire”. Cura una rubrica sul mensile dellevallate occitane d'Italia “Ousitanio Vivo”[5], di cui è collaboratore dal 1998,e dal 2005 collabora a “La Rivista del Club alpino italiano”[6]. Dal 2012 ègarante scientifico internazionale dell'associazione Mountain WildernessInternational. Dal 2008 è istruttore di Kung Fu classico cinese, frequentandola Scuola Kung Fu Chang dal 1994, allievo diretto dei maestri Ignazio Cuturelloe Roberto Fassi. Pensiero Ha dedicato le sue ricerche al pensiero diFriedrich Schelling, Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger in ambito tedesco,di Luigi Pareyson e Luigi Einaudi in quello italiano, di Lao Tzu e Yang Chengfunel cinese, approfondendo in particolare il problema ontologico della libertà edel male, del tempo e dell'escatologia, dei principi e del non-sapere. Ha poielaborato una filosofia esperienziale, sperimentata soprattutto in montagna,che intende l'esistenza come esperienza personale della verticalità del limite,e una filosofia ermeneutica del dialogo interculturale, particolarmente attentaalla teologia cristiana trinitaria e al pensiero taoista cinese. OpereKenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Prefazione diXavier Tilliette, Città Nuova Editrice, Roma, 1994, 384 pp. ISBN 88-311-3229-6Ontologia del male. L'ermeneutica di Pareyson, Presentazione di Piero Coda,Città Nuova Editrice, Roma, 1995, 200 pp. ISBN 88-311-0102-1 L'argomentoontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, 2ª ed., Roma, CittàNuova Editrice, 2010 [1997], pp. 168, ISBN 88-311-0111-0. Bibliografiapareysoniana, Trauben, Torino, 1998, 160 pp. ISBN 88-87013-20-X Pareyson. Vita,filosofia, bibliografia, 2ª ed. ampliata, Morcelliana, Brescia, 2003, 208 pp.ISBN 88-372-1914-8 Escatologia della negazione, Roma, Città Nuova Editrice,1999, pp. 200, ISBN 88-311-0120-X. Friedrich Schelling. Invito alla lettura,San Paolo, Cinisello Balsamo, 2004, 96 pp. ISBN 88-215-5023-0 Filosofia dellamontagna, Prefazione di Armando Torno, Postfazione di Reinhold Messner, 3ª ed.,Milano, Bompiani, 2005, pp. 224, ISBN 88-452-4138-6. Come leggere Nietzsche,Bompiani, Milano, 2006, 208 pp. ISBN 88-452-5751-7 Dialogo dei principi conGesù Socrate Lao Tzu, Prefazione di Piero Coda, Bompiani, Milano, 2007, 160 pp.ISBN 978-88-452-5956-2 Libertà di sapere. Università e dialogo interculturale,Prefazione di Giovanni Reale, Bompiani, Milano, 2009, 128 pp. ISBN978-88-452-6256-2 Verso la città divina. L'incantesimo della libertà in LuigiEinaudi, Città Nuova Editrice, Roma, 2011, 304 pp. ISBN 978-88-311-7390-2 Corpoe preghiera. La Via del T'ai Chi Ch'üan, con I. Cuturello, R. Fassi, D. Magni,2ª ed., Roma, Città Nuova Editrice, 2012, pp. 276, ISBN 978-88-311-7399-5. Lavia della montagna, Bompiani, Milano, 2019, 688 pp. ISBN 978-88-301-0010-7Curatele Luigi Pareyson, Essere, libertà, ambiguità, Mursia, Milano, 1998, 224pp. ISBN 88-425-2324-0 Giuseppe Riconda, Xavier Tilliette, Del male e del bene,Città Nuova Editrice, Roma, 2001, 128 pp. ISBN 88-311-0129-3 Bruno Forte,Vincenzo Vitiello, La vita e il suo oltre. Dialogo sulla morte, Città NuovaEditrice, Roma, 2001, 128 pp. ISBN 88-311-0130-7 Luigi Pareyson, Iniziativa elibertà, Mursia, Milano, 2005, 280 pp. ISBN 88-425-3303-3 Mauro Baudino,White-out, Museo Nazionale della Montagna, Torino, 2006, 48 pp. ISBN88-7376-024-4 Friedrich Nietzsche, Su verità e menzogna, Bompiani, Milano,2006, 168 pp. ISBN 88-452-5741-X Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling, Suiprincipi sommi. Filosofia della rivelazione 1841/42, Bompiani, Milano, 2016,1536 pp. ISBN 978-88-452-8094-8 Luigi Pareyson, Prospettive di filosofia modernae contemporanea, Mursia, Milano 2017, 618 pp. ISBN 978-88-425-5781-4 RecensioniKenosis del logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Pref. di X.Tilliette, Città Nuova, Roma 1994, 384 pp. [recensito da: B. Forte («Avvenire»,10.12.1994, p.22), G. Baget Bozzo («Il Sole-24 Ore», 8.1.1995, p.27), A.Giordano («La Guida», 13.1.1995, p.3 e 20.1.1995, p.3), P. Bogo («la masca»,18.1.1995, p.14), G. 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Torno («Corriere della Sera», 7.9.2009, p.26)].Verso la città divina. L'incantesimo della libertà in Luigi Einaudi, CittàNuova, Roma 2011, 304 pp. [recensito da: F. Chittolina («La Guida», 21.10.2011,p.63); [M. Schoepflin] («Il Giornale di Brescia», 5.11.2011, p.64); G.Tarantino («Secolo d'Italia», 6.11.2011, p.9); M. Iacona («Il Giornaled'Italia», 6.11.2012, p.11); D. Monaco («L'occhio», 1-15.11.2011, p.21); F.Chittolina («La Voce del Popolo», 4.12.2011, p.6); F. Ranucci («Conquiste dellavoro», 29.12.2011, p.4); [...] («Jesus», gennaio 2012, p.110); S. Bondi(«Panorama», 29.2.2012, p. ); E. Di Nuoscio («Europa», 4.5.2012, pp.1 e 9); D.Anghilante («Ousitanio vivo», 376, 2012, p.9); F.S. Festa, («», 2012, http://); G. Bartoli («Dialegesthai», 10.7.2012, http://mondodomani.org/dialegesthai/;D. Monaco («Filosofia e teologia», 2013, 1, pp. ]; P. Lubrano («Il NostroTempo», 20.10.2013, p.14)]. Note ^ Centro studi filosofico-religiosiLuigi Pareyson ^ Studio teologico interdiocesano di Fossano ^ Accademia esteticainternazionale di Rapallo Archiviato il 6 settembre 2011 in Internet Archive. ^Istituto Xavier Tilliette ^ Ousitanio Vivo - Il Giornale ^ La Rivista del Clubalpino italiano Collegamenti esterni Prof. Francesco Tomatis curriculum,pubblicazioni, biografia intellettuale. Pagina docente nel sito dell'Universitàdegli Studi di Salerno. URL visitato il 3 gennaio 2014. Controllo di autorità VIAF (EN)44392278 · ISNI (EN) 0000 0000 7248 2708 · SBN IT\ICCU\RAVV\085518 · LCCN (EN)nr95036258 · BNF (FR) cb12442709g (data) · WorldCat Identities (EN)lccn-nr95036258 Biografie Portale Biografie Filosofia Portale FilosofiaCategorie: Filosofi italiani del XX secoloFilosofi italiani del XXI secoloNatinel 1964Nati il 5 luglioNati a CarrùPersone legate all'Università degli Studidi Macerata[altre]
Tomeo Niccolò Leonico Tomeo Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Calcografia diNiccolò Leonico Tomeo Niccolò Leonico Tomeo (in albanese: Νikolla Thomai;Venezia, 1º febbraio 1456 – Padova, 28 marzo 1531) è stato un accademico edocente veneziano, originario dell'Epiro, professore di filosofiaall'Università di Padova. Tomeo è stato uno dei primi professori diorigine Albanese per insegnare greco in Padova.[1][2] Indice1Biografia 2Opere 3Note 4Bibliografia 5Ulteriore lettura 6Altri progetti7Collegamenti esterni Biografia Tomeo nasce a Venezia, Italia il 1º febbraio1456 da una famiglia epirota originaria di Durazzo (Regnod'Albania).[3][4][5][6] Fu inviato a Firenze, dove ha studiato filosofia eletteratura greca sotto la tutela del Demetrios Chalkokondyles.[3][6] Nel 1497l'Università di Padova nomina Thomaeus come suo primodocenteufficiale sul testo greco di Aristotele.[2][4][6] Nel 1504viene eletto come successore di Giorgio Valla per la cattedra di greco aVenezia, ma poiché Thomaeus non prese l'incarico sul serio, gli successe nel1512 Marco Musuro.[6] Nel 1524, Thomaeus pubblica una raccolta di dialoghifilosofici in latino, il primo dei quali era intitolato "Trophonius, sive,De divinatione".[4] È stato ammirato da studiosi come Erasmo per le suecapacità filologiche.[5] Quando l'Università di Padova venne riaperta dopo laguerra della Lega di Cambrai, Tomeo insegnarà all'università fino alla suamorte, avvenuta il 28 marzo 1531.[6] Opere Aristotelis Parva quae vocantNaturalia, Bernardino Vitali, Venezia 1523. Trophonius, sive, De divinatione,1524. Bembo sive de immortalitate animae, 1524. Opuscula. Ex Venetiis,Bernardino Vitali, Venezia 1525. Edizione in linea: Nicolò Leonico Tomeo,Opuscula, Ex Venetiis, Bernardino Vitali, 1525. URL consultato il 18 giugno2015. Conversio in Latinum atque explanatio primi libri Aristotelis de partibusanimalium… nunc primum ex authoris archetypo in lucem aeditus. G. Farri,Venezia 1540. Note ^ Runciman 1985, p. 212: "The University of Padua wasone of the first to encourage the study of Greek; and Greeks who could lectureon Greek texts were especially welcome. A Chair of Greek was founded there in1463 and given to the Athenian Demetrius Chalcondylas. One of his successors,Nicholas Laonicus Thomaeus, an Epirot by birth, gave in 1497 a course oflectures on Aristotle, using only the Greek text and a few Alexandriancommentaries." Copenhaver e Schmidt 1992, p. 104: "A few yearslater, cracks in the fortress of Latin Aristotelianism at Padua encouraged thehiring of Niccolò Leonico Tomeo, an Italian-born Greek, to lecture on the GreekAristotle." Geanakoplos 1985, p. 358: "Born in Venice of Greekparents (wrongly termed Albania by some scholars), Tomaeus as a youth was sentto study in Florence, where at its stadium he read Greek literature andphilosophy with his famed compatriot, Demetrius Chalcondyles."Ossa-Richardson 2013, p. 90: "Niccolò Leonico Tomeo (1456–1531), born inVenice to Greek parents, taught philosophy at Padua from 1497, and became knownas a translator and interpreter of Aristotle. In 1524, he published acollection of philosophical dialogues, written in an elaborate Latin; the firstof these is entitled 'Trophonius, sive, De divinatione'." Parkinson2003, p. 40: "Pomponazzi's Paduan colleagueNiccolò Leonico Tomeo(1456–1531) was the first professor to lecture on the Greek text of Aristotle.As a Venetian of Greek parentage, Leonico Tomeo inherited the mantle ofByzantine scholars such as Gaza and Argyropoulos along with that of Italianhumanists like Poliziano and Barbaro." Bietenholz e Deutscher 1995,pp. 323–324: "Niccolò LEONICO TOMEO 1 February 1456–28 March 1531 NiccolòLeonico Tomeo (Leonicus Thomaeus) was born in Venice of Albanian parentage(From DURRES, Albania) and studied Greek in Florence under Demetrios*Chalcondyles. He had apparently been teaching at the University of Padua forsome time when he was appointed its first official lecturer on the Greek textof Aristotle in 1497, since the Venetian senate's decree called him 'verypopular and acceptable to the students'. Though elected to succeed Giorgio*Valla in the chair of Greek in Venice itself during 1504, he does not appearto have taken the post up seriously and was superseded by *Musurus in 1512. Hereturned to Padua as soon as the university reopened after the wars of theLeague of Cambrai, teaching there continuously until his death..."Bibliografia Bietenholz, Peter G. and Thomas Brian Deutscher, Contemporaries ofErasmus: A Biographical Register of the Renaissance and Reformation (Volumes1–3), Toronto, University of Toronto Press, 1995 [1985], ISBN978-0-8020-8577-1. Copenhaver, Brian P. and Charles B. Schmidt, RenaissancePhilosophy, Oxford, Oxford University Press, 1992, ISBN 978-0-19-219203-5.Geanakoplos, Deno J., The Career of the Little-known Renaissance Greek ScholarNicholas Leonicus Tomaeus and the Ascendancy of Greco-Byzantine Aristotelianismat Padua University (1497), in Byzantina, vol. 13, n. 1, 1985, pp. 355–372.Ossa-Richardson, Anthony, The Devil's Tabernacle: The Pagan Oracles in EarlyModern Thought, Princeton, NJ, Princeton University Press, 2013, ISBN978-1-4008-4659-7. Parkinson, G.H.R., Routledge History of Philosophy VolumeIV: The Renaissance and Seventeenth Century Rationalism, London and New York,Routledge, 2003 [1993], ISBN 978-0-415-05378-5. Runciman, Steven, The GreatChurch in Captivity: A Study of the Patriarchate of Constantinople from the Eveof the Turkish Conquest to the Greek War of Independence, Cambridge, CambridgeUniversity Press, 1985, ISBN 0-521-31310-4. Ulteriore lettura De Bellis,Daniela, Niccolò Leonico Tomeo interprete di Aristotele naturalista, in Physis:Rivista internazionale di storia della scienza, vol. 17, 1–2, 1975, pp. 71-93.De Bellis, Daniela, La vita e l'ambiente di Niccolo Leonico Tomeo, in Quaderniper la storia dell'Universita di Padova, vol. 13, 1980, pp. 37-75. De Bellis,Daniela, I veicoli dell'anima nell'analisi di Niccolo Leonico Tomeo, in Annalidell'Istituto di filosofia, Universita di Firenze, vol. 3, 1981, pp. 1-21.Serena, A., Niccolò Leonico Tomeo, in Appunti Letterari, Rome, 1903, pp. 5-32.Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contiene una pagina dedicata aNiccolò Leonico Tomeo Collegamenti esterni Niccolò Leonico Tomeo, in EnciclopediaItaliana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata NiccolòLeonico Tomeo, in Dizionario biografico degli italiani, Istitutodell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Opere di Niccolò LeonicoTomeo, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) Opere diNiccolò Leonico Tomeo / Niccolò Leonico Tomeo (altra versione), su OpenLibrary, Internet Archive. Modifica su Wikidata Controllo di autoritàVIAF (EN)88604630 · ISNI (EN) 0000 0001 2096 5860 · LCCN (EN) n85044581 · GND (DE)102377138 · BNF (FR) cb122142622 (data) · BAV (EN) 495/359 · CERL cnp01879247 ·WorldCat Identities (EN) lccn-n85044581 Biografie Portale Biografie: accedialle voci di Wikipedia che trattano di biografie Categorie: Nati nel 1456Morti nel1531Nati il 1º febbraioMorti il 28 marzoNati a VeneziaMorti a PadovaFilologiitalianiFilosofi italiani del XV secoloFilosofi italiani del XVI secoloFilosofimedievaliProfessori dell'Università degli Studi di PadovaTraduttori dalgrecoTraduttori dal greco al latinoUmanisti italiani[altre]
Tomitano Bernardino Tomitano Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Bernardino Tomitano(Padova, 1517 – Padova, 1576) è stato un medico, letterato e filosofo italiano,fondatore di accademie letterarie, autore di commenti alle opere diAristotele[1] e autore di scritti di logica, alcuni dei quali ancorainediti. Indice 1Biografia 2Opere 3Note4Bibliografia 5Collegamenti esterni Biografia Nacque a Padova da una famigliaoriginaria di Feltre. Frequentò i corsi di filosofia e medicina all'Universitàdi Padova e si laureò in ambedue le discipline nel 1535, appena diciottenne.Nel 1539 fu deputato dal Senato Veneto a leggere l'Organon di Aristotele alla"Scuola di logica" dell'Università, incarico che conservò fino al1563. Nel periodo in cui rimase a Padova strinse amicizia, fra gli altri, conSperone Speroni, Pietro Bembo, Jacopo Sadoleto, Paolo Giovio, BernardoNavagero, Girolamo Fracastoro e Aldo Manuzio, e fece parte dell'Accademia degliInfiammati, il cui proposito era scrivere "compiutamente" in linguaitaliana e lingua veneta; le discussioni all'accademia degli Infiammati sonoalla base dei Quattro libri de la lingua thoscana[2]. Scrisse anche due brevidissertazioni matematiche: il Moisè-Geometria (1550), la dimostrazione delteorema "due rette possono avvicinarsi all'infinito senza maiunirsi", intuito dal profeta ebreo per Grazia divina, e IntroductioCosmographiae, lezioni di geometria a fondamento della cosmografia tolemaica(1551). Nel 1554 fu accusato dal SantoUffizio veneto di eresia per un'opera, divulgata a suo nome nel 1547 intitolataEspositione letterale del testo di Mattheo Evangelista, traduzione dellaparafrasi di Erasmo da Rotterdam al Vangelo secondo Matteo[3]. Tomitano dimostrò,con due scritti[4], che quell'opera non era sua, ma edita a sua insaputa da un"nobile signore N., con cui era assai famigliare". Fu creduto eassolto, ma da allora in poi i suoi scritti divennero alquanto conformisti. Nel 1563 non ottenne la cattedra di"ordinaria filosofia" a cui aspirava. Deluso lasciò Padova e sitrasferì con la famiglia a Venezia dove esercitò con successo la professione dimedico. L'opera più importante del periodo veneziano, a parte la biografia diAstorre Baglioni, furono il De morbo gallico in due libri, e il carmeencomiastico Thetis in onore di Enrico III di Francia nominato anche re diPolonia (1573). Opere Introductio adSophisticos Elenchos Aristotelis. Eiusdem brevis methodus diluendorumparalogismorum per divisionem, praeter illa quae Aristoteles habuit inElenchis. Quam methodum B. Tomitanus ex dialogis Platonis et ex Aristotelenuper invenit. Adiecta sunt Famigerata veterum Sophismatum exernpla, adexercitationem adolescentium, Venezia 1544 Ragionamenti della lingua Toscana,doue si parla del perfetto oratore, & poeta uolgari, dell'eccellente medico& philosopho Bernardin Tomitano, diuisi in tre libri. Nel primo si pruouala philosophia esser necessaria allo acquistamento della rhetorica &poetica. Nel secondo si ragiona de i precetti dell'oratore. Et nel terzo, delleleggi appartenenti al poeta, & al bene scriuere, si nella prosa, come neluerso, Venezia, Giovanni de Farri & fratelli, 1546. Nuova ediz. Quattrolibri della lingua thoscana di M. Bernardino Tomitano. Oue si prova laphilosophia esser necessaria al perfetto oratore, & poeta con due librinuouamente aggionti, de i precetti richiesti a lo scriuere, & parlar coneloquenza, Padoua, Lorenzo Pasquati, 1569. Sonetti e Canzoni, in Rime diuersedi molti eccellentiss. autori nuouamente raccolte. Libro primo, con nuouaadditione ristampato, Venezia Gabriel Giolito De Ferrarii, 1546 Esposizioneletterale del testo di Mattheo Evangelista, Venezia, 1547 Sopra le Pistole diS. Paolo, Venezia, 1550[5] Moisè. Geometria, Mantova 1550 IntroductioCosmographiea, Venezia 1551 Prediche del reuerendissimo monsignor CornelioMusso, vescouo di Bitonto, fatte in diuersi tempi, et in diuersi luoghi. Nellequali si contengono molti santi euangelici precetti, non meno utili, che necessarijalla interior fabrica dell'huomo cristiano. Con la tauola delle cose piùnotabili in esse contenute, Venezia, Gabriel Giolito de Ferrari et fratelli,1554 Oratione recitata per nome de lo Studio de le Arti padovano ne lacreatione del Serenissimo Principe di Vinetia M. Marcantonio Trivisano,Venezia, 1554 Clonicus, sive de Reginaldi Poli laudibus, Venezia 1556 Consigliosopra la peste di Vinetia. Al Magnifico M. Francesco Longo del Clarissimo M.Antonio, Padova 1556 Corydon, sive de Venetorum laudibus, et Carmen adLaurentium Priolum Venetorum Principem, Venezia 1556 G. Breznicio (a cura di).Animadversiones aliquot in primum librum Posteriorum Resolutoriorum.Contradictionum solutiones in Aristotelis et Averrois dicta, in primum librumPosteriorum Resolutoriorum. In novero Averrois Quaesita demonstrativaArgumenta, Venezia, 1562 Consiglio de l'eccell. m. Bernardino Tomitano sopra lapeste di Vinetia l'anno 1556, Padova, appresso Gratioso Perchacino, 1556 Demorbo gallico, in 2 voll, Venezia 1567 Vita e fatti di Astorre Baglioni[6]Quattro libri della lingua thoscana, ove si prova la philosophia essernecessaria al perfetto oratore et poeta con due libri nuovamenti aggionti deiprecetti richiesti a lo scrivere et parlar con eloquenza, Padova 1570 Thetis.In adventu Regis Henrici III Galliae Christianissimi et IV Poloniae Serenissimiad felicissimam Venetiarum urbem, Venezia, Ziletti 1574 Note ^ AristotelisOpera omnia. Cum commentariis Averrois. Animadversiones et solutiones B.Tomitani. Et alia plura. Venetiis, apud Iuntas, 1574 ^ I primi due libri sonotesi a dimostrare che la filosofia è necessaria all'oratore e al poeta. Ilterzo libro ha per argomento i precetti della retorica necessari alla scritturae all'oratoria. L'ultimo libro è dedicato alla prosa d'arte ("locutioneoratoria, et de' suoi ornamenti, con la ragion de i motti, facetie etapologi"). ^ Antonino Poppi. Ricerche sulla teologia e la scienza nellascuola padovana del Cinque e Seicento, Soveria Mannelli, Rubbettino editore, 2001,ISBN 88-498-0105-X, p. 72 Ricerche sulla teologia e la scienza nella Scuolapadovana del Cinque e Seicento - Antonino Poppi - Google Libri. ^ Orationeprima alli Signori de la S. Inquisitione di Venetia, Padova 1556, e Orationeseconda alli Signori medesimi, Venezia, 1557. ^ Quest'opera è nominata solo daAnton Francesco Doni nella sua Prima Libraria, un repertorio dei libri italianistampati fino al 1550. L'opera del Tomitano, pertanto, deve essere statascritta prima del 1550. ^ È una biografia in otto libri su Astorre Baglioni, ilcapitano ucciso con Marcantonio Bragadin a Famagosta nel 1571. L'opera,composta tra il 1572 e il 1576, rimase ignota ai contemporanei del Tomitano edè in gran parte ancora adesso inedita. Ne sono stati stampati solo alcuni brania metà del XIX secolo. Bibliografia Girolamo Tiraboschi, Storia dellaletteratura italiana di Girolamo Tiraboschi, della Compagnia di Gesù,bibliotecario del serenissimo Duca di Modena, Firenze, Molini e Landi, 1810,Tomo VII, parte 2, p. 438. Marco Pecoraro, Tomitano, Bernardino, in VittoreBranca (a cura di), Dizionario critico della letteratura italiana, Torino,UTET, 1973, vol. III, 507-512. Collegamenti esterni Bernardino Tomitano, susapere.it, De Agostini. Modifica su Wikidata (EN) Opere di Bernardino Tomitano,su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata Aulo Greco, BernardinoTomitano, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.Controllo di autoritàVIAF (EN) 56709176 · ISNI (EN) 0000 0001 2134 2489 · LCCN(EN) nr96006348 · GND (DE) 119290960 · BNF (FR) cb12468169j (data) · BAV (EN)495/139872 · CERL cnp01345804 · WorldCat Identities (EN) lccn-nr96006348Biografie Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano diBiografie Categorie: Medici italianiLetterati italianiFilosofi italiani del XVIsecoloNati nel 1517Morti nel 1576Nati a PadovaMorti a PadovaUmanistiitaliani[altre]
tornoliaGiovanni Torlonia (poeta) Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Corona real abierta.svgGiovanni Torlonia Pal Braschi - da pal Torlonia - Giovanni e A Maria Torlonia eCanova (Canova attr., 1811) P1090719.JPG Palazzo Braschi, da palazzo Torlonia,Giovanni e A. Maria Torlonia (Canova attr., 1811) Principe Stemma PredecessoreMarinoTorlonia, principe di Civitella Cesi, duca di Poli e di Guadagnolo Nome completoGiovanniTorlonia TrattamentoSua Grazia NascitaRoma, 22 febbraio 1795 MorteRoma, 9novembre 1858 DinastiaTorlonia PadreMarino Torlonia, II principe TorloniaMadreAnna Sforza Cesarini ConsorteFrancesca Ruspoli FigliClemente ReligionecattolicesimoGiovanni Torlonia (Roma, 22 febbraio 1831 – Roma, 9 novembre 1858) è stato unpoeta, filosofo e filantropo italiano.Indice 1Biografia 2Note 3Bibliografia 4Voci correlate Biografia GiovanniTorlonia fu secondogenito del duca Marino (1795-1865) e di Anna SforzaCesarini, figlia del VI principe di Genzano Francesco. Apparteneva a una dellepiù facoltose famiglie nobiliari romane; il padre, duca di Poli e diGuadagnolo, era titolare del feudo di Bracciano e viveva a Roma nel palazzoTorlonia, già Núñez, in via Bocca di Leone. Anna Sforza Cesarini aveva portatoin dote una villa a Frascati, già appartenuta ai Ludovisi. Giovanni Torlonia sposò Francesca Ruspoli(1830 - 1902), figlia di Bartolomeo e nipote del III principe di CerveteriFrancesco[1]; dal loro matrimonio nacque Clemente (1852-1899). Fabio Nannarelli[2], amico intimo e primobiografo di Giovanni Torlonia, così lo descrive: I capelli castani, abbondantie finissimi, il pallore e la gracilità del volto… Ma se la fronte era difilosofo, l'occhio era d'artista, o meglio, di contemplatore… Svelto nellapersona. Di piccola statura, incedeva frettoloso a testa alta epensierosa. Giovanni Torlonia siesprimeva con eleganza in francese, inglese e tedesco e aveva studiatodiligentemente il greco e il latino, procurandosi una fastidiosa malattia agliocchi. Spirito avido di conoscenze, fu attratto dalla chimica e dalla botanica.Nelle sue passeggiate nella Campagna Romana raccoglieva e catalogava piante efiori. Appassionato di Archeologia, collezionava monete di epoca Romana etrascriveva antiche iscrizioni. Fu socio della Pontificia Accademia diArcheologia. Pronunciò un discorso in occasione del Natale di Roma del 1854.Religioso fervente, è stato introdotto da Monsignor Carlo Passaglia allo studiodella Patrologia e delle Sacre scritture. La famiglia Torlonia lo tollerava, malo considerava visionario e innovatore pericoloso[3]. Da Platone e da Plotino Giovanni Torloniaapprodò alla filosofia tedesca, a Kant e a Fichte. Il pensiero filosofico –scrive Nannarelli – che gli tornava in contemplazione entusiastica, gli sifaceva poesia. Giovanni Torlonia era incontatto con un gruppo di poeti, suoi coetanei, oggi identificati come i Poetidella Scuola romana che di sera si ritrovavano al caffè Nuovo, a piazza SanLorenzo in Lucina (Palazzo Ruspoli). Scrive Nannarelli che Giovanni Torlonia,novello Mecenate, aveva raccolto intorno a sé questo gruppo di giovani spintidal comune ideale di ricondurre l'arte poetica agli antichi splendori. Traquesti, c'erano Domenico Gnoli, Ignazio Ciampi, Giovanni Battista Maccari,Teresa Gnoli e il Nannarelli stesso. Scrive Domenico Gnoli:[4]Egli volleriuniti idealisti e classicisti, nella fiducia che, temperata la nebulositàmetafisica degli uni e la gretta sensibilità degli altri, e prendendo il megliod'ambedue le scuole, potesse scaturire a grado a grado un'arte nazionale ouniversale, profonda e intima d'idea e di sentimento, nitida, elegante diforma. Poeta anch'egli, scrisse versisull'amore, sui fiori, sulla contemplazione del Divino. Amava la poesia diSchiller, Goethe, Lenau e soprattutto di Leopardi. Declamava Dante e Tasso. Ilsuo primo poemetto, Versi, del 1853, ha meritato le lodi di Gregorovius[5].Suoi versi apparvero nella Raccolta di poesie I fiori della campagna romana,stampata a Firenze nel 1857 e nella Strenna Romana, del 1858, che egli curòinsieme a Paolo Emilio Castagnola. Dedicò versi alla poetessa all'improvvisoGiannina Milli e a Teresa Gnoli. Ha dedicato un sonetto anche a GiovannaMassani, moglie di Luigi Lezzani.Giovanni Costa, Trebbiatura nella campagna Romana, 1854 A Monte Mario,nei casali Mellini, sotto l'Osservatorio Astronomico, Giovanni Torlonia aprì asue spese una scuola rurale elementare. Straordinario precursore dellaalfabetizzazione delle classi povere, con Giuseppe Bondino aveva creato unaAssociazione promotrice delle scuole di campagna. A questa scuola ruraleprivata Giovanni Torlonia dedicò una poesia in latino, pubblicata nel 1850,sull’Album, giornale letterario e di belle arti. La salute cagionevole di Giovanni Torloniaebbe riflessi nefasti, sia sul destino della scuola rurale di Monte Mario, siasul gruppo dei Poeti della Scuola romana. Fabio Nannarelli accorse al capezzaledi Giovanni Torlonia: lo udì recitare il Salmo 41 e versi di Lenau; lo udìcitare Platone e filosofi della scuola tedesca. Giovanni raccomandò alla mogliedi mandare il figlio Clemente al Collegio di Marina di Genova. Fabio Nannarellitentò di raccogliere intorno a sé i Poeti della Scuola romana - che furonodecimati nel numero, per le morti precoci - ma nel 1860 si trasferì a Milano.Secondo le ferree disposizioni ricevute da Giovanni Torlonia, il suo cameriere,Raimondo Coccioletti, distrusse tutte le carte dell'archivio personale. Non èrimasto un ritratto, né una fotografia, del giovane duca Giovanni Torlonia. MaDomenico Gnoli conservava i manoscritti di tre poesie di Giovanni Torlonia,inedite. Le pubblicò nel 1913.[6] Note ^Francesca Ruspoli ^ Fabio Nannarelli, op. cit. in Bibliografia. ^ Silvio Negro,Seconda Roma, Vicenza, Neri Pozza, 1966. ^ Domenico Gnoli, op. citata inBibliografia. ^ Ferdinand Gregorovius, Passeggiate per l’Italia, 1907. ^Domenico Gnoli, I Poeti della Scuola romana (1850-1870), Bari, Laterza, 1913.Bibliografia Fabio Nannarelli, Giovanni Torlonia, Firenze, Le Monnier, 1859.Giuseppe Cugnoni, Vita di D. Giovanni Torlonia, Velletri, Tip. di L. Cella,1859, SBN IT\ICCU\RML\0106048. Domenico Gnoli, I Poeti della Scuola romana (1850-1870),Bari, Laterza, 1913, SBN IT\ICCU\LIA\0064638. Ferruccio Ulivi, I poeti dellaScuola Romana dell'Ottocento. Antologia, Bologna, Cappelli, 1964, SBNIT\ICCU\MOD\0089750. Mariella Casini-Cortesi, Profilo di Giovanni Torlonia, unascuola rurale a Monte Mario, in: Strenna dei Romanisti, 18 aprile 2000, pp.497–529. Voci correlate Fabio Nannarelli Paolo Emilio Castagnola Domenico Gnoli(poeta e storico) Poeti della Scuola romana Ignazio Ciampi Teresa GnoliTorlonia Elena Gnoli Controllo di autoritàVIAF (EN) 30312613 · ISNI (EN) 00000000 7139 5688 · LCCN (EN) no2009157121 · GND (DE) 117406309 · BAV (EN)495/70784 · WorldCat Identities (EN) lccn-no2009157121 Biografie PortaleBiografie Letteratura Portale Letteratura Categorie: Poeti italiani del XIX secoloFilosofiitaliani del XIX secoloFilantropi italianiNati nel 1831Morti nel 1858Nati il 22febbraioMorti il 9 novembreNati a RomaMorti a Roma[altre]
Torricelli Evangelista Torricelli DaWikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Notadisambigua.svg Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vediEvangelista Torricelli (disambigua). Voce da controllare Questa voce o sezionesull'argomento scienziati è ritenuta da controllare. Motivo: Riguarda al luogodi nascita Roma e al paragrafo sulle dispute sul luogo di nascita, oltre allamancanza di fonti non si capisce perché il luogo di battesimo sia assunto anchea luogo di nascita, visto anche che Torricelli si definiva faentino come scrittoin voce Partecipa alla discussione e/o correggi la voce. Lorenzo LippiRitratto di Evangelista Torricelli, 1647 circa. Evangelista Torricelli (Faenza,15 ottobre 1608 – Firenze, 25 ottobre 1647) è stato un matematico, fisico eaccademico italiano. Indice 1Biografia 2 La disputa sulla nascita diTorricelli 3Evangelista Torricelli e Galileo 4Risultati di Torricelli in fisica5Risultati di Torricelli in matematica 6Onorificenze 7Note 8Bibliografia 9 Vocicorrelate 10Altri progetti 11Collegamenti esterni Biografia Nato a Roma (ma,fino al 1987, si è ritenuto che fosse nato a Faenza)[1] da Gaspare Ruberti,originario di Bertinoro e tessitore, e Giacoma Torricelli, faentina,Evangelista Torricelli rimase orfano in tenera età e trascorse l'infanzia el'adolescenza a Faenza, dove fu iniziato allo studio dallo zio materno, GianFrancesco Torricelli (Don Jacopo, monaco camaldolese), parroco di S.Ippolito,che curò la sua educazione primaria. Frequentò poi la scuola dei Gesuiti, primaa Faenza e quindi a Roma, dove si avvicinò agli studi di matematica, cheapprofondì sotto la guida di Benedetto Castelli (1577-1644), padre benedettino,rinomato professore di matematica ed idraulica al Collegio della Sapienza, eillustre discepolo di Galileo[2]. L'11 settembre del 1632 EvangelistaTorricelli scrisse a Galileo Galilei una lettera di risposta a sue richieste aBenedetto Castelli, che assente in quei giorni aveva lasciato allo studente ilcompito di segretario; in tale lettera Torricelli colse l'occasione perpresentarsi a Galileo, che egli ammirava grandemente come cultore di astronomiae di matematica. Il vivere da vicino le vicende del processo a Galileo indusseTorricelli a dedicarsi più strettamente alla matematica nonostantepadroneggiasse gli strumenti teorici e fosse un abile costruttore dicannocchiali. Negli anni dal 1632 al 1641 egli lavorò e studiò a Roma conpadre Castelli e poi divenne segretario di Giovanni Ciampoli, un alto prelato eintellettuale devoto a Galileo, che Torricelli seguì nei suoi incarichigovernativi nelle Marche e nell'Umbria. Nel 1641 Castelli presentò a Galileo,nel suo ritiro ad Arcetri, il manoscritto dell'opera di Torricelli dal titolo:De motu gravium suggerendogli di impiegarlo come discepolo e assistente. Cosìfu e il 10 ottobre 1641 Torricelli divenne assistente di Galileo, assieme aVincenzo Viviani, e su domanda e insistenza di Galilei si trasferì nella suaabitazione[3]. Galileo morì pochi mesi dopo (l'8 gennaio del 1642). Allasua morte, il Granduca Ferdinando II de' Medici nominò Torricelli suosuccessore come matematico del Granducato di Toscana, carica che ricoprì finoalla morte, e divenne professore di matematica presso l'Accademiafiorentina. Frontespizio di De dimensione parabolae in: Operageometrica di Evangelista Torricelli (Firenze, 1644) Oltre all'attività dimatematico e studioso di geometria, nel corso della quale elaborò diversiimportanti teoremi e anticipò il calcolo infinitesimale, egli si dedicò allafisica, studiando il moto dei gravi e dei fluidi e approfondendo l'ottica.Possedeva un laboratorio nel quale realizzava egli stesso lenti e telescopi. Acausa della sua prematura scomparsa, non conosciamo i particolari del processooriginale di lavorazione, poiché lo scienziato lo aveva coperto dasegreto. Torricelli si dedicò anche allo studio dei fluidi, giungendo adinventare il barometro a mercurio chiamato "tubo di Torricelli" o"tubo da vuoto di Torricelli" prima della fine del 1644. Taleinvenzione era basata nella misurazione della pressione atmosferica attraversol'uso di un tubo che, proprio sotto la spinta di tale pressione, venivariempito dal mercurio fino all'altezza costante di 760 mm (esperimentoeffettuato sul livello del mare). Proprio da questa invenzione è nata l'unitàdi misura della pressione "millimetri di mercurio" (mmHg) e l'uguaglianza:1 Atm = 760 mmHg (la pressione di un'atmosfera corrisponde a 760 millimetri dimercurio). Nello stesso anno pubblicò l'opera in tre parti dal titolo: Operageometrica, della quale De motu gravium costituisce la seconda parte.Torricelli morì a Firenze a soli 39 anni, pochi giorni dopo aver contrattoprobabilmente una malattia (tifo oppure polmonite)[4], e venne sepolto nellabasilica di San Lorenzo. La disputa sulla nascita di TorricelliTorricelli si diceva faentino e tale era considerato dalle persone che loconoscevano, ma le ricerche compiute già subito dopo la sua morte nei registribattesimali di Faenza non ebbero esito. Ciò diede adito ad un secolaredibattito, durante il quale varie altre località romagnole rivendicaronol'onore di avergli dato i natali. Nel 1958,Giuseppe Rossini ricostruìl'albero genealogico dei Torricelli, originari della località Pideura, nelcontado faentino, risalendo di due secoli oltre la nascita di Evangelista. Solonel 1987, Giuseppe Bertoni, già preside del liceo che da Torricelli prendenome, trovò nel registro dei battezzati della Basilica di San Pietro inVaticano l'atto di battesimo di Evangelista.[senza fonte] Ciò che avevatratto in inganno fino ad allora i ricercatori era il fatto che Evangelista avevaassunto il cognome della madre anziché del padre.[senza fonte] Si sapeva che ilnome del padre era Gaspare, pertanto si cercavano notizie di un inesistenteGaspare Torricelli. Viceversa, si avevano notizie di una Giacoma Torricelli esi riteneva che fosse la zia paterna; era invece la madre.[senza fonte]Evangelista Torricelli e Galileo La lettera inviata da Evangelista Torricelli(in Roma) a Galileo Galilei (in Arcetri), datata 11 settembre 1632, èconservata (originale autografo) alla Biblioteca Nazionale di Firenze fra iManoscritti Galileiani[5] è il primo documento in ordine cronologico nelcarteggio scientifico di Torricelli. Essa rappresenta un documento fondamentaleper studiare la vita e l'opera dello scienziato faentino che descrive lapropria formazione scientifica; si dichiara a conoscenza dei fatti cheportarono a breve alla condanna di Galilei e dichiara la propria 'fede'galileiana. Di seguito il testo: «Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mioCol.mo Nella absenza del Rev.mo Padre Matematico di N. Sig.re, sonorestato io; humilissimo suo discepolo e servitore, con l'honor di suosecretario; fra le lettere del quale havendo io letta quella di V. S. moltoIll.re et Ecc.ma, a lei ne accuso, conforme l'ordine datomi, la ricevuta, e alui Rev.mo ne do parte in compendio. Potrei nondimeno io medesimo assicurar V.S. che il Padre Abbate in ogni occasione, e con il Maestro di Sacro Palazzo econ i compagni di quello e con altri prelati ancora, ha sempre procurato disostenere in piedi li Dialoghi di lei Ecc.ma, e credo che sia stato causa chenon si è fatta precipitosa resolutione. Io sono pienissimamente informatod'ogni cosa. Sono di professione matematico, ben che giovane, scolaro del PadreR.mo di 6 anni, e duoi altri havevo prima studiato da me solo sotto ladisciplina delli Padri Gesuiti. Son stato il primo che in casa del PadreAbbate, et anco in Roma, ho studiato minutissimamente e continuamente sino alpresente giorno il libro di V. S., con quel gusto che ella si puol imaginareche habbia havuto uno che, già havendo assai bene praticata tutta la geometria,Apollonio, Archimede, Teodosio, et che havendo studiato Tolomeo et visto quasiogni cosa del Ticone, del Keplero e del Longomontano, finalmente adheriva,sforzato dalle molte congruenze, al Copernico, et era di professione e di settagalileista. Il Padre Grienbergiero, che è molto mio, confessa che illibro di V. S. gli ha dato gusto grandissimo e che ci sono molte belle cose, mache l'opinione non la loda, e se ben pare che sia, non la tien per vera. IlPadre Scheiner, quando gliene ho parlato, l'ha lodato, crollando la testa; diceanco che si stracca nel leggerlo per le molte disgressioni. Io gli ricordavo lemedesme scuse e diffese che V. S. in più lochi va intessendo. Finalmente diceche V. S. si è portato male con lui, e non ne vol parlare. Del resto iomi stimo fortunatissimo in questo, d'esser nato in un secolo nel quale hopotuto conoscere et riverir con lettere un Galileo, cioè un oracolo dellanatura, et honorarmi della padronanza et disciplina d'un Ciampoli, mioamorevolissimo signore, eccesso di meraviglia, o se adopri la penna o la linguao l'ingegno. Haverà quanto prima il Padre R.mo la carissima di V. S., e lerisponderà. Intanto V. S. Ecc.ma mi farà degno, ben che inetto, d'esser nel numerode' servi suoi e de' seguaci del vero; che già so che il Padre R.mo, o a boccao per lettere me gli haverà altre volte offerito per tale. E per fine a V. S.faccio con ogni maggior affetto riverenza. Roma, 11 settembre 1632. Di V.S. molto Ill.re et Ecc.ma Sig.r Gall. Gal.» Risultati di Torricelli infisica La lettura approfondita delle Due nuove scienze, l'ultima opera diGalileo dei cui ultimi capitoli seguì direttamente la stesura ad Arcetri, gliha suggerito molti sviluppi dei principi della meccanica ivi stabiliti; talisviluppi sono esposti nel trattato dal titolo De motu gravium. Nel 1644,anno di edizione della sua Opera Geometrica, concepì il principio delbarometro, costruendo quello che ora è chiamato tubo di Torricelli e individuandoil "vuoto torricelliano". Torricelli e Viviani dimostrarono che ilvuoto può esistere in natura e che l'aria ha un peso ponendo quindi fine allemillenarie discussioni filosofiche sull'horror vacui.[6] Un'unità di misuradella pressione è stata chiamata Torr in suo onore e corrisponde a millimetridi mercurio. L'unità di misura del Sistema Internazionale è invece il pascal,in onore di un altro illustre fisico Blaise Pascal, che fece fiorire numerosericerche sperimentali dalla estesa e definitiva teoria della pressioneatmosferica descritta da Torricelli. La parola barometro coniata daRobert Boyle nel 1667 è oggi quasi sempre associata al nome di Torricelli cherisulta quindi fra i più celebri scienziati italiani nella storia.Risultati di Torricelli in matematica Essendo in diretto contatto con Cavalieriiniziò a lavorare con la Geometria degli indivisibili e ben presto superò,secondo lo stesso Cavalieri, il suo maestro. Fu abilissimonell'utilizzarne le tecniche, cioè il metodo degli indivisibili, come anche ilmetodo d'esaustione, che era in uso presso gli antichi, fra tutti il grandeArchimede, di cui Torricelli fu entusiasta ammiratore: a lui dobbiamo lariscoperta nel Rinascimento del matematico siracusano. Per il gusto diimitare i classici, Torricelli dimostrò in 21 modi diversi un teorema diArchimede: 11 con il metodo d'esaustione, 10 con il metodo degliindivisibili. Spesso i risultati ottenuti con la geometria degliindivisibili venivano poi confermati con altre dimostrazioni, a causa dellacontroversia sulla loro fondatezza. Il fatto interessante è che lo stessoArchimede aveva elaborato una sorta di geometria degli indivisibili, ma non lariteneva rigorosa, e perciò dimostrava sempre i suoi risultati con il metodod'esaustione. Tutto ciò si è scoperto soltanto nel 1906, quando il filologodanese Heilberg scoprì un palinsesto con un'opera sconosciuta di Archimede, ilMetodo meccanico, nel quale esponeva questi procedimenti. Torricelli èfamoso per la scoperta del solido di rotazione infinitamente lungo detto trombadi Gabriele, da lui chiamato "solido iperbolico acutissimo", aventel'area della superficie infinita, ma il volume finito. Questo fu consideratoper molto tempo un paradosso "incredibile" per molti, incluso lo stessoTorricelli, che cercò diverse spiegazioni alternative, anche perché l'idea diun secchio che è possibile riempire di vernice, ma impossibile da pitturare èsenz'altro singolare. Il solido in questione ha scatenato un'aspra controversiasulla natura dell'infinito, che ha coinvolto anche il filosofo Thomas Hobbes.In questa disputa alcuni hanno sostenuto che il solido conducesse all'idea diun "infinito completo". Torricelli è stato pioniere nel settoredelle serie infinite. Nella sua opera intitolata De dimensione parabolae del1644, Torricelli considerò una successione decrescente di termini positivi{\displaystyle a_{0},a_{1},a_{2}\cdots }{\displaystyle a_{0},a_{1},a_{2}\cdots} e ha mostrato che la corrispondente serie telescopica {\displaystyle(a_{0}-a_{1})+(a_{1}-a_{2})+\cdots }{\displaystyle(a_{0}-a_{1})+(a_{1}-a_{2})+\cdots } converge necessariamente a {\displaystylea_{0}-L}{\displaystyle a_{0}-L}, dove L denota il limite della successione; inquesto modo riuscì a dare una dimostrazione della espressione per la sommadella serie geometrica. Onorificenze Ad Evangelista Torricelli sono statidedicati il cratere Torricelli di 22 km di diametro sulla Luna[7] e l'asteroide7437 Torricelli. Gli è anche dedicata una piazza nel centro storico di Pisa,dove per lungo tempo aveva sede il Dipartimento di Fisica dell'Università primadel trasloco nell'attuale sede nell'ex fabbrica Marzotto. A Faenza, è presenteuna statua (ubicata di fronte alla chiesa di San Francesco) che lo raffiguracon in mano un barometro a mercurio (curiosità sulle proporzioni: l'altezza delbarometro è inferiore a quella reale, che deve essere di almeno 76 cm). Semprea Faenza, è intitolato a Torricelli fin dal 1865 il Liceo che ha sedenell'antico palazzo dei Gesuiti di cui Evangelista fu allievo. Note ^ Perla storia della scoperta della vera origine di Torricelli, vedi ancheRegistrazione del convegno per il quarto centenario della nascita diTorricelli, ottobre 2008 ^ Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani(PDF), Fondazione BEIC, 2014, p. 75. ^ Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi,Idraulici italiani (PDF), Fondazione Biblioteca Europea di InformazioneCultura, 2015, p. 73. ^ Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani(PDF), Fondazione BEIC, 2014, p. 77. ^ collocazione P. VI, T. XI, e. 232 ^ Inquesta sperimentazione venne preceduto di qualche anno dal fisico contemporaneoGasparo Berti, che condusse un esperimento "barometrico" utilizzandoacqua anziché mercurio. Cfr. L'esperimento di Berti, realizzato a Roma fra il1640 e il 1643 ^ (EN) Moon: Torricelli Bibliografia Questo testo proviene inparte dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, operadel Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze (homepage), pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0 Giuseppe Rossini, Lafamiglia di Evangelista Torricelli, in AA.VV., Convegno di studi torricellianiin occasione del 350º anniversario della nascita di Evangelista Torricelli:19-20 ottobre 1958, Faenza, Lega, 1959, pp. 133-149. Giuseppe Bertoni, Lafaentinità di Evangelista Torricelli e il suo vero luogo di nascita, in Studi ericerche del Liceo Torricelli, Faenza, Ragazzini, 2003, pp. 5-12. FabioToscano, L'erede di Galileo. Vita breve e mirabile di Evangelista Torricelli,Milano, Sironi, 2008. André Weil (1989): Prehistory of the Zeta-Function, in"Number Theory, Trace Formulas and Discrete Groups", Aubert, Bombieriand Goldfeld, eds., Academic Press Amir Alexander, Infinitamente piccoli. Lateoria matematica alla base del mondo moderno, Torino, Codice edizioni, 2015,pp. 111-128. Voci correlate Barometro di Torricelli Equazione di TorricelliLegge di Torricelli Torr Tromba di Torricelli Liceo ginnasio stataleEvangelista Torricelli Altri progetti Collabora a Wikisource Wikisource contieneuna pagina dedicata a Evangelista Torricelli Collabora a Wikiquote Wikiquotecontiene citazioni di o su Evangelista Torricelli Collabora a Wikimedia CommonsWikimedia Commons contiene immagini o altri file su Evangelista TorricelliCollegamenti esterni Evangelista Torricelli, su Treccani.it – Enciclopedie online, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata Giovanni Vacca,Evangelista Torricelli, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'EnciclopediaItaliana. Modifica su Wikidata (EN) Evangelista Torricelli, su EnciclopediaBritannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata EvangelistaTorricelli, su accademicidellacrusca.org, Accademia della Crusca. Modifica suWikidata (EN) Evangelista Torricelli, su MacTutor, University of St Andrews,Scotland. Modifica su Wikidata (EN) Evangelista Torricelli, su MathematicsGenealogy Project, North Dakota State University. Modifica su Wikidata Opere diEvangelista Torricelli, su Liber Liber. Modifica su Wikidata Opere diEvangelista Torricelli, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Modifica suWikidata (EN) Opere di Evangelista Torricelli, su Open Library, InternetArchive. Modifica su Wikidata (EN) Evangelista Torricelli, in CatholicEncyclopedia, Robert Appleton Company. Modifica su Wikidata (EN) EvangelistaTorricelli, in Galileo Project, Rice University. Carla Rita Palmerino,Evangelista Torricelli, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero:Scienze, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013. Controllo di autoritàVIAF(EN) 24633476 · ISNI (EN) 0000 0000 8076 6399 · SBN IT\ICCU\RAVV\037977 · LCCN(EN) n85800789 · GND (DE) 118623427 · BNF (FR) cb12117674q (data) · BNE (ES)XX1762491 (data) · NLA (EN) 35791203 · BAV (EN) 495/100568 · CERL cnp00396713 ·WorldCat Identities (EN) lccn-n85800789 Biografie Portale Biografie FisicaPortale Fisica Matematica Portale Matematica Categorie: Matematici italiani delXVII secoloFisici italiani del XVII secoloAccademici italiani del XVIIsecoloNati nel 1608Morti nel 1647Nati il 15 ottobreMorti il 25 ottobreNati aFaenzaMorti a FirenzeStudenti della Sapienza - Università di Roma[altre]
Trabucco Mario Trabucco Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Mario Trabucco (... –...) è stato un medico e filosofo italiano.Non abbiamo grandi notizie della sua vita, della quale sappiamo solo cheesercitò con successo la medicina a Caltagirone, soprattutto durante l'epidemiadel 1622. Per il suo contributo fu creato nobile il 4 ottobre 1622 da Fernandod'Aragona. Alcune sue opere sono conservate nella Biblioteca Comunale diCaltagirone, città che gli ha anche dedicato una strada. Opere "De Morbis puerorum etmulierum" Bibliografia Chaudon, L. M., Dictionnaire universel, historique,critique, et bibliographique, 1812, tomo XVII, pag. 276, s. v. Amico eStatella, V. M., Dizionario topografico della Sicilia, Palermo 1855, tomo I, p.206. Libro d'oro della nobilità dell'imperial casa amoriense, Roma, vol. I, p.282, s.v. Amati, A., Dizionario corografico dell'Italia, 1868, p. 157.Biografie Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano diBiografie Categorie: Medici italianiFilosofi italiani del XVII secolo[altre]
Tragella Cesare Tragella Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Cesare Tragella prevostodella Chiesa cattolica CesareTragella.jpg Monastergen.png Nato4 gennaio 1852,Trezzano sul Naviglio Ordinato presbitero30 maggio 1874 dall'arcivescovo LuigiNazari di Calabiana Deceduto8 maggio 1934, Magenta Cesare Tragella (Trezzanosul Naviglio, 4 gennaio 1852 – Magenta, 8 maggio 1934) è stato un filosofo epresbitero italiano. Indice 1 Biografia 1.1I primianni 1.2 Legrandi opere a Magenta 1.3Le accuse e gli ultimi anni travagliati 2Onorificenze2.1Onorificenze italiane 2.2Onorificenze straniere 3Note 4Bibliografia 5Vocicorrelate 6Collegamenti esterni Biografia I primi anni Cesare Tragella nacque aTrezzano sul Naviglio nel 1852, figlio primogenito di Giovanni, medicochirurgo, e da Amalia Santagostino. Dopoaver frequentato il collegio di Gorla Minore, frequentò il seminario maggioredi Milano e divenne sacerdote nel 1874, venendo destinato come coadiutorepresso la parrocchia di Santa Maria Nuova di Abbiategrasso dopo che il padredal 1867 era stato assunto presso le Pie Case degli Incurabili di quella città.Successivamente divenne dottore in teologia presso l'Accademia pontificia diTorino. Da questo momento si occupò molto di filosofia e di letteraturacattolica avvicinandosi molto ideologicamente alle posizioni dell'alloraarcivescovo di Milano Luigi Nazari di Calabiana[1]. Furono questi gli anni inoltre che conobbedon Davide Albertario, proprietario e direttore de L'Osservatore Cattolico, alquale si legò molto a livello ideologico e per il quale scrisse diversiarticoli che vennero pubblicati sul giornale[1]. Le grandi opere a Magenta Nel 1884 vennenominato parroco a Magenta, facendo il proprio ingresso il 12 giugno 1885 e quisi occupò subito delle esigenze pratiche della città, interessandosi animosamentealla vita politica del borgo. Nello stesso anno del suo ingresso nella nuovaparrocchia fondò assieme al celebre professore di musica Luigi Valisi la Bandacivica di Magenta che ancora oggi esiste. Nel 1893, prese parte alle esequiedel maresciallo francese Mac Mahon che si svolsero in Francia, inrappresentanza della cittadinanza assieme al sindaco di Magenta. In questaoccasione venne decorato con la croce di cavaliere dell'Ordine della Legiond'Onore. Tornato a Magenta, si prodigò per la raccolta dei fondi necessari allarealizzazione di un monumento alla memoria del maresciallo Mac Mahon che ancoraoggi si trova nei pressi della stazione ferroviaria. Nel 1898 svolse altri incarichi ufficiali dirappresentanza quando il governo austriaco lo incaricò di distribuire leonorificenze coniate dall'Impero in occasione dei cinquant'anni di regnodell'Imperatore Francesco Giuseppe d'Austria (il famoso Signum Memoriae) a queicittadini del magentino che avessero combattuto a suo tempo nelle armateaustriache[2]. In quello stesso anno si preoccupò di muovere col comune unapetizione popolare per la costruzione di una pensilina alla storica stazioneferroviaria di Magenta e riuscì a provvedere dei fondi per la costruzione di unospizio per i vecchi[3] La BasilicaMinore romana di San Martino di Magenta, fatta erigere su progettodell'architetto Alfonso Parrocchetti, amico di don Cesare Targella Sempre nel1898, accogliendo le proposte dei fedeli, decise di costruire una nuova chiesaparrocchiale (successivamente elevata al titolo di Basilica Minore romana) cheandasse a sostituire la piccola e antica chiesa di san Martino (che vennesuccessivamente abbattuta). Egli stesso fu l'autore del nuovo progetto ispiratoalle cattedrali rinascimentali e si occupò in esso di serbare la memoriastorica degli eventi della battaglia di Magenta del 4 giugno 1859 con lacostruzione di una cappella espiatoria all'interno della chiesa per accoglierele spoglie dei caduti. Quest'ultimo progetto non ebbe l'autorizzazione dellacuria milanese in quanto era ritenuto sacrilego porre delle ossa nonappartenenti a santi o personalità venerate all'interno di un luogo di culto.L'idea del Targella era indubbiamente quella di accomunare tutti, vincitori evinti, di fronte alla morte e ricordare nel contempo la necessità di non crearedivisioni sociali dopo l'unità italiana. Il progetto della chiesa, ad ognimodo, venne concluso nel 1903 ed in quello stesso anno don Tragella potéinaugurare il nuovo tempio assieme al vescovo di Vigevano, Giacomo Merizzi e alvescovo ausiliare di Milano. Al terminedi questa grande epopea venne nominato Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizioe Lazzaro e Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia e nel 1910 lasciòMagenta per Inverigo cedendo il posto a don Domenico Bernareggi, fratellominore dell'allora vescovo di Bergamo, Adriano Bernareggi[4] e poi, anche lui,divenuto Vescovo (ausiliare di Milano).Nel 1908 fondò a Magenta il Forno Cooperativo Ambrosiano per combatterela cattiva nutrizione della popolazione e consentire di avere pane di ottimaqualità anche nelle campagne, e a prezzi accessibili[5]. Le accuse e gli ultimi anni travagliati Busto di don Cesare Tragella nella Basilicadi San Martino di Magenta Malgrado la munifica opera sostenuta dal Tragellanegli anni della sua direzione della parrocchia di Magenta, nel 1919, altermine del primo conflitto mondiale, venne accusato di appropriazione indebitadi fondi appartenenti alla parrocchia di San Martino e di aver portato infallimento la sua chiesa. Gli accusatori erano alcuni fabbricieri magentini ealcune tra le personalità di maggiore spicco nel paese come il commendatoreGiovanni Giacobbe (direttore dell'Asilo e proprietario dell'omonima villastorica) ed il sindaco Giovanni Brocca il quale aveva avuto non pochi contrastiper le idee rivoluzionarie di don Tragella. Il sacerdote venne pertantocondannato alla pena di due anni e quattro mesi di prigione. Visto però il suolodevole operato e la sua fama di filosofo e letterato, Vittorio Emanuele IIIdi Savoia lo graziò con la commutazione della pena a due mesi di carcere dascontarsi nel carcere di San Vittore a Milano[4]. Dopo di questo, don Tragellavisse per qualche tempo ospite del parroco di Margno in Valsassina per poi fareritorno a Magenta. Tornato nella sua exparrocchia come residente nel 1920, gli venne impartito l'ordine di nonoccuparsi più della cosa pubblica, cosa non facile per un personaggio come lui.Con il nuovo parroco insorsero subito dei contrasti circa la gestione dellefinanze della chiesa ed a questo punto, il 27 luglio 1923 gli giunse lasospensione ecclesiastica da parte della curia.Ammirato dal popolo malgrado le peripezie della sua vita, CesareTragella si spense a Magenta l'8 maggio del 1934. Onorificenze Onorificenze italiane Cavalieredell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinariaCavalieredell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere dell'Ordine della Coronad'Italia - nastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordine della Coronad'Italia Croce pro Ecclesia et Pontifice - nastrino per uniforme ordinariaCrocepro Ecclesia et Pontifice Onorificenze straniere Cavaliere dell'Ordine dellaLegion d'Onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinariaCavaliere dell'Ordinedella Legion d'Onore (Francia) NoteTunesi, Morani, Le stagioni, op. cit.. ^ Viviani, op. cit., p. 292. ^Ricovero vecchi poveri (1902-1943) Sito Lombardia Beni Culturali. Viviani, op. cit., p.292. ^ Don Tragellaridusse il prezzo del pane giallo di 10 centesimi al chilogrammo (quello biancoera riservato solo alle classi più abbienti), cfr. Tunesi, Morani Le stagioni,op. cit.. Bibliografia Cesare Tragella, Lettera a Romolo Murri n.185 del 6settembre 1898, in: Romolo Murri, Lorenzo Bedeschi (cur.), Carteggio. II.Lettere a Murri. 1898, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1971, p.181-182. Carlo Morani, Natalia Tunesi, Le stagioni di un prete: storia di DonCesare Tragella, prevosto di Magenta (1852-1934), Giussano, Graffiti, 1993.Carlo Morani, Natalia Tunesi, G. Vian, Le stagioni di un prete, «Rivista diStoria e Letteratura Religiosa», 31 (3), 1995, p. 578. ISSN 0035-6573 (WC ·ACNP) Ambrogio Viviani, 4 giugno 1859. Dalle ricerche la prima storia vera,Magenta, Zeisciu, 1997. Voci correlate Magenta (Italia) Battaglia di MagentaCollegamenti esterni Centro Culturale Don Cesare Tragella di Magenta AIC -Associazione italiana centri culturali. PredecessorePrevosto di MagentaSuccessoreMonastergen.pngCarlo Giardini1885-1910Domenico Bernareggi Controllo di autoritàVIAF (EN)4166649 · ISNI (EN) 0000 0000 4249 0205 · LCCN (EN) n94087772 · WorldCatIdentities (EN) lccn-n94087772 Biografie Portale Biografie CattolicesimoPortale Cattolicesimo Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italianidel XIX secoloFilosofi italiani del XX secoloPresbiteri italianiNati nel1852Morti nel 1934Nati il 4 gennaioMorti l'8 maggioNati a Trezzano sulNaviglioMorti a Magenta (Italia)Ufficiali dell'Ordine della Coronad'ItaliaDecorati con l'Ordine dei Santi Maurizio e LazzaroCavalieri dellaLegion d'onore[altre]
Trapè Trapè Da Wikipedia, l'enciclopedialibera. Jump to navigationJump to search Agostino Trapè, O.S.A. (Montegiorgio,9 gennaio 1915 – Roma, 14 giugno 1987), è stato un presbitero e filosofoitaliano, uno dei massimi studiosi del pensiero di sant'Agostino.Indice 1Biografia 2Opere (selezione) 3Note 4Altri progetti 5Collegamentiesterni Biografia Nato a Montegiorgio nelle Marche il 9 gennaio del 1915 Trapèfu ordinato sacerdote a Roma il 15 luglio 1937. Si laureò in Teologiasistematica nel 1938, presso l'Università Gregoriana con una tesi intitolata Ilconcorso divino nel pensiero di Egidio Romano, pubblicata a Tolentino nel1942.[1] Trapè fu professore presso la Pontificia Università Lateranensedal 1960 al 1983. [2] Priore Generale dell'Ordine agostiniano dal 26 agosto1965 al 10 settembre 1971 Agostino Trapè, promosse la fondazione dell'IstitutoPatristico Augustinianum.[3] Trapè ha fondato e diretto la "NuovaBiblioteca Agostiniana" che si occupa della pubblicazione dell'Opera Omniadi S. Agostino in edizione bilingue latino-italiano (Edita da Città Nuova) e laserie del "Corpus Scriptorum Augustianorum", che pubblica le operedei filosofi scolastici agostiniani. Le sue opere sono state tradotte invarie lingue. Opere (selezione) Il concorso divino nel pensiero di EgidioRomano, Tolentino 1942; La doctrina de Seripando acerca de la concupiscencia,La ciudad de Dios 159 (1947), pp. 501-533. Traduzione italiana; Introduzione aS. Agostino e le grandi correnti della filosofia contemporanea. Atti delcongresso Italiano di filosofia Agostiniana, Roma 20-23 ottobre 1954. Tolentino1956, pp. X-XVI; Varro et Augustinus praecipui humanitatis cultores, Latinitas23 (1975) 13-24; Augustinus et Varro, in Atti del Congresso internazionale distudi varroniani, Rieti 1976, pp. 553-563; Escatologia e antiplatonismo diSant'Agostino, Augustinianum 18 (1978), 237-244; S. Agostino filosofo e teologodell'uomo, Bollettino dell’Istituto di filosofia, Università di Macerata, annoaccademico 1978-1979, pp. 89-104; S. Agostino: L'ineffabilità di Dio, in AA.VV. «La ricerca di Dio nelle religioni», EMI, Bologna, 1980; La Aeterni Patrise la filosofia cristiana di S. Agostino, in Atti del VIII Congresso Tomisticointernazionale, Roma 1981, I, pp. 201-217; S. Agostino, l'uomo, il pastore, ilmistico, Fossano, 1976; Roma, Città Nuova, 2001, 440 pp. [traduzione spagnola,Buenos Aires, 1984; tedesca, Monaco, 1984; Polacca, Varsavia, 1984; inglese,New York, 1986; francese, Parigi, 1988; ungherese, Budapest, 1987]; S.Agostino, in Patrologia III, Casale Monferrato 1978, pp. 322-434 [traduzionespagnola, Madrid, 1981, pp. 405-553]; Agostino d'Ippona, in Dizionariopatristico e di antichità cristiana, Casale Monferrato, 1983, I, pp. 91-104.[traduzione spagnola. Ed. Sígueme. Salamanca, 1992, vol. II, pp. 1728-1730];Introduzione e commento alla Lettera apostolica «Hipponensem episcopum», Roma,1988; Introduzione generale a sant'Agostino, Roma, 2006, pp. 380. Note ^ A.TRAPÉ, Il concorso divino nel pensiero di Egidio Romano, Tolentino 1942, suagostinotrape.it. ^ Agostino Trapè. L'amico, il maestro, il pioniere, CarloCremona, Città Nuova, 2004, p. 49 ^ Agostino Trapè. L'amico, il maestro, ilpioniere, Carlo Cremona, Città Nuova, 2004, p. 71 Altri progetti Collabora aWikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Agostino Trapè Collegamentiesterni Agostino Trapè - apostolo della cultura. Sito internet dedicatoall'opera di Agostino Trapè Controllo di autoritàVIAF (EN) 7406183 · ISNI (EN)0000 0001 2119 3081 · SBN IT\ICCU\CFIV\010387 · LCCN (EN) n81149630 · GND (DE)110316576 · BNF (FR) cb12032896m (data) · BAV (EN) 495/77355 · WorldCatIdentities (EN) lccn-n81149630 Biografie Portale Biografie CattolicesimoPortale Cattolicesimo Filosofia Portale Filosofia Categorie: PresbiteriitalianiFilosofi italiani del XX secoloNati nel 1915Morti nel 1987Nati il 9gennaioMorti il 14 giugnoNati a MontegiorgioMorti a Roma[altre]
Trasci -- Ferruccio Baffa Trasci Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Ferruccio Baffa Trascivescovo della Chiesa cattolica Coat of Arms of Ferruccio Baffa-Trasci.svg Nato 27agosto 1590 a Bisignano Deceduto30 ottobre 1656 a Roma Manuale Ferrante Marco Antonio Baffa Trasci(Bisignano, 27 agosto 1590 – Roma, 30 ottobre 1656) è stato un vescovocattolico, teologo e filosofo italiano.Baffa-Trasci Arms of Baffa-Trasci.svg Spera in Deo D'azzurro, un aratrod'argento, sostenente un basilisco verde. Data di fondazioneXVI secolo EtniaitalianaManuale Baffa Trasci nacque in una famiglia di origine arbëreshë a Bisignano inCalabria nel 1590, figlio primogenito di Pietro Antonio ed Elisabetta AnnaTrentacapilli, donna pia e molto religiosa, erede di una famiglia da più secoliascritta al patriziato locale. Pur essendo il primogenito della famiglia e,dunque, contravvenendo alle regole del maggiorascato, a causa della salutecagionevole venne avviato alla carriera ecclesiastica nel locale Seminario diBisignano, proseguendo in seguito gli studi a Roma e Napoli. Fu nella cittàpartenopea che si legò particolarmente alla Compagnia di Gesù divenendo inbreve tempo uno dei confessori più vicini a Isabella della Rovere[1],principessa di Bisignano[2]. L'esiliovolontario a Proceno Pur giovanissimo per non essere distolto dai propri studifilosofici si ritirò volontariamente a vita privata, dapprima nella Tuscia epoi ospite nel Castello di Proceno, presso Viterbo di proprietà della nobilefamiglia Sforza. Ancora nei primi del XX secolo una lapide marmore posta nellarocca ne ricordava la sua permanenza[3]. Da tale volontario esilio uscì inpochissime occasioni, per lo più per viaggi in Spagna, a Saragozza e Valladolida capo di missioni diplomatiche presso l'arcivescovo Juan Cebrían Pedroassistito dal nipote Stanislao Baffa Trasci. Fu durante la reclusionevolontaria nella Rocca di Proceno che ebbe modo di conoscere Galileo Galileiospite nel palazzo durante un suo viaggio verso Roma[2]. La morte Ormai sessantaseienne, dopo esserstato per alcun tempo vescovo ausiliare di Umbriatico[4], nell'estate del 1656venne creato Vescovo titolare di Massimianopoli in partibus infidelium da papaAlessandro VII[2]. Ferruccio BaffaTrasci morì a Roma nell'ottobre dello stesso anno di peste presso il Lazzarettoistituito sull'Isola Tiberina, venendo sepolto in una fossa comune. Gran Partedei suoi scritti vennero salvati dai nipoti e riordinati nel XIX secolo dalpronipote Vincenzo Baffa Trasci. Il noto storico romano Giuseppe Tomassettidedicò un breve saggio sulla sua figura dal titolo Cenno storico sulla vita diS.E. Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli 1590 -1656. Opere Traduzione dei Pensieri oColloqui con se stesso di Marco Aurelio Universam Aristotelis philosophiamSumma Aristotelicha Summa Theologica Dogmatica[5] Note ^ Bonita - Bojani, Idella Rovere nell'Italia della corti, Ed. Quattroventi 2002 Tomassetti G., Cenno storico sulla vita diS.E. Ferrante Baffa Trasci Illustrissimo Vescovo di Massimianopoli 1590 - 1656,Roma 1888 ^ C. Nutarelli, Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip. FABRIZIOAcquapendente 1932 ^ C. Nutarelli, Proceno-Memorie storiche, Stab. Tip.FABRIZIO Acquapendente 1932 ^ D. Baffa Trasci Amalfitani di Crucoli, FerruccioBaffa Trasci-un erudito italoalbanese del XVII secolo ormai dimenticato,Edizioni MIT Cosenza 2008 Altri progetti Collabora a Wikimedia CommonsWikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ferruccio Baffa TrasciPredecessoreVescovo titolare di MassimianopoliSuccessore ...luglio 1656- 30ottobre 1656.. Biografie Portale Biografie Cattolicesimo Portale CattolicesimoFilosofia Portale Filosofia Categorie: Vescovi cattolici italiani del XVIIsecoloTeologi italianiFilosofi italiani del XVII secoloNati nel 1590Morti nel1656Nati il 27 agostoMorti il 30 ottobreNati a BisignanoMorti a Roma[altre]
Treves Renato Treves Da Wikipedia, l'enciclopedialibera. Jump to navigationJump to search Renato Samuele Treves (Torino, 6novembre 1907 – Milano, 31 maggio 1992) è stato un filosofo e sociologoitaliano. Indice 1Biografia 2Pensiero3Opere principali 4Bibliografia 5Voci correlate 6Collegamenti esterni BiografiaRenato Treves nasce a Torino il 6 novembre 1907. Compie gli studi al Liceo M.D'Azeglio e poi nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino, doveentra in contatto, fra gli altri, con Norberto Bobbio, Vittorio Foa, PieroLuzzati, Alessandro Passerin d'Entrèves, e simpatizza con il gruppo diGiustizia e Libertà abbracciando i principi del socialismo liberale. Laureatosisotto la guida di Gioele Solari con una tesi su Henri de Saint-Simon econseguita la libera docenza, insegna dapprima nell'Università di Messina, doveviene arrestato per sospetta attività antifascista, ma subito rilasciato.Trasferito all'Università di Urbino, nel 1938 viene escluso, in quantoproveniente da famiglia ebraica, dal concorso bandito sulla sua cattedra e sitrasferisce in Argentina. Qui sposa Fiammetta Lattes da cui ha tre figli(Tullio, Aldo e Anna) e insegna filosofia del diritto e sociologianell'Università di Tucumán fino al 1947.Rientrato in Italia e riottenuta la cattedra nell'Università di Parma,si trasferisce subito all'Università di Milano dove insegna Filosofia deldiritto, Sociologia e Sociologia del diritto. Protagonista della rinascitapost-bellica della sociologia in Italia, coopera attivamente col Centronazionale di prevenzione e difesa sociale e col suo segretario generale AdolfoBeria di Argentine, coordinando fra l'altro una vasta ricerca su“L'amministrazione della giustizia e la società italiana in trasformazione” dacui escono fra il 1967 e il 1976 dodici volumi di vari autori. Nel 1962promuove con William M. Evan e Adam Podgórecki la costituzione del ResearchCommittee on Sociology of Law della International Sociological Association.Presiede questo Comitato fino al 1974 facendosi attivo promotore, in patria e all'estero,soprattutto in Spagna, della sociologia del diritto. Fonda nel 1974 la rivistaitaliana della disciplina, di cui ottiene il riconoscimento accademico e cheinsegna a Milano sino al ritiro nel 1983. Nel 1989 è tra i promotoridell'International Institute for the Sociology of Law di Oñati (Guipúzkoa, PaísVasco, Spagna). È nominato dottore honoris causa dalle Università del PaísVasco, Carlos III de Madrid e Pandios di Atene. Muore a Milano il 31 maggio1992. Pensiero Renato Treves difende unaposizione filosofica relativista e prospettivista, influenzata da autori comeKarl Mannheim, José Ortega y Gasset, Charles Wright Mills e Hans Kelsen, delquale ultimo introduce in Italia la Dottrina pura del diritto. Alieno daldogmatismo e paladino di una concezione critica della scienza, rifiuta ognivisione metafisica del diritto in favore di una visione metodologica che sfocianella sociologia del diritto intesa come scienza prevalentemente empirica, nonavalutativa, ma ispirata a valori, nel suo caso quelli di libertà e giustiziasociale. Treves è considerato insigne maestro per un'intera generazione difilosofi e sociologi del diritto. Per Renato Treves due erano i problemi che lasociologia del diritto doveva affrontare: da un lato la posizione, la funzionee il fine del diritto nella società vista nel suo insieme; dall'altro lasocietà nel diritto, cioè quei comportamenti effettivi che possono essereconformi e difformi rispetto alle norme, ma comunque forniscono informazioni sucome una società vive le regole che si è data. Del primo problema si sonooccupate soprattutto le dottrine sociologiche e politologiche, mentre sulsecondo si sono soffermate le dottrine giuridiche antiformalistiche. Opere principali Il diritto come relazione,Torino, 1934 Sociología y filosofía social, Buenos Aires, 1941 Benedetto Croce,filósofo de la libertad, Buenos Aires, 1943 Diritto e cultura, Torino, 1947Spirito critico e spirito dogmatico, Milano, 1954 Libertà politica e verità,Milano, 1962 Giustizia e giudici nella società italiana, Bari, 1972Introduzione alla sociologia del diritto, Torino, 1977 Sociologia del diritto.Origini, ricerche, problemi, Torino, 1987 Sociologia e socialismo. Ricordi eincontri, Milano, 1990. Bibliografia AA. VV:, Dizionario biografico dei giurstiitaliani (XII-XX secolo), Bologna, Il MUlino, vol. II, pp. 1977-1980 André-JeanArnaud e Simona Andrini, Jean Carbonnier, Renato Treves et la sociologie dudroit. Archéologie d'une discipline, LGDJ, Parigi, 1995. Norberto Bobbio, Ilmagistero di Renato Treves, in La Nuova Antologia, n. 553, ottobre-dicembre1984, p. 204 ss. Arturo Colombo, La lezione di Renato Treves, in La NuovaAntologia, n. 2183, luglio-settembre 1992, p. 315 ss. Elías Díaz, Renato Treves(1907-1992), in Doxa. Cuadernos de Filosofía del Derecho, 1992, 12, p. 25 ss.Vincenzo Ferrari, Renato Treves sociologo del diritto, in Rivistainternazionale di filosofia del diritto, LXX, IV serie, gennaio-marzo 1993, p.21 ss. Vincenzo Ferrari, Treves, Renato, in International Encyclopedia of Lawand Society, Sage, Thousand Oaks-London-New Delhi-Singapore, 2007, III, p.1520-1. Vincenzo Ferrari e Nella Gridelli Velicogna, Philosophy and Sociologyof Law in the Work of Renato Treves, in Ratio Juris, vol. 6, n. 2, July 1993,p. 202 ss. Vincenzo Ferrari, Morris L. Ghezzi e Nella Gridelli Velicogna (acura di), Diritto, cultura e libertà. Atti del convegno in memoria di RenatoTreves (Milano, 13-15.10.1994), Giuffrè, Milano, 1997. Morris L. Ghezzi, Lascienza del dubbio. Volti e temi di sociologia del diritto, Mimesis,Milano-Udine, 2009, p. 19 ss. Mario G. Losano, Renato Treves, sociologo tra ilvecchio e il nuovo mondo, Unicopli, Milano, 2000. Pio Marconi, Il legatoculturale di Renato Treves, in Sociologia del diritto, XXXVI, 2009, 1, p. 5-26.Aristide Tanzi, Renato Treves, dalla filosofia alla sociologia del diritto,ESI, Napoli, 1988. Carlo Nitsch, Renato Treves esule in Argentina. Sociologia,filosofia sociale, storia. Con documenti inediti e la traduzione di due scrittidi Treves, Memorie dell'Accademia delle Scienze di Torino, Classe di ScienzeMorali, Storiche e Filologiche, Serie V, Volume 38, fasc. 2, 2014 Vocicorrelate Sociologia del diritto Collegamenti esterni AA. VV., «Treves, Renato(propr. Samuele Renato)» in Dizionario di filosofia, Roma, Istitutodell'Enciclopedia Italiana, 2009. Controllo di autoritàVIAF (EN) 19694041 ·ISNI (EN) 0000 0001 1970 6327 · SBN IT\ICCU\CFIV\063429 · LCCN (EN) n82015494 ·GND (DE) 120167255 · BNF (FR) cb12036000h (data) · BNE (ES) XX940296 (data) ·BAV (EN) 495/270604 · WorldCat Identities (EN) lccn-n82015494 Biografie PortaleBiografie Filosofia Portale Filosofia Categorie: Filosofi italiani del XXsecoloSociologi italianiNati nel 1907Morti nel 1992Nati il 6 novembreMorti il31 maggioNati a TorinoMorti a MilanoEbrei italianiFilosofi del dirittoSociologidel dirittoMembri dell'Accademia delle Scienze di Torino[altre]
Tria Giovanni Andrea Tria Da Wikipedia, l'enciclopedialibera. Jump to navigationJump to search Niente fonti! Questa voce o sezionesugli argomenti vescovi italiani e filosofi italiani non cita le fontinecessarie o quelle presenti sono insufficienti. Puoi migliorare questa voceaggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo le linee guida sull'usodelle fonti. Giovanni Andrea Tria arcivescovo della Chiesa cattolicaTemplate-Archbishop.svg IncarichiricopertiVescovo di Cariati e Cerenzia Vescovo di Larino Arcivescovo titolaredi Tiro Nato22 luglio 1676 a LaterzaOrdinato presbitero19 settembre 1699 Nominato vescovo4 marzo 1720 Consacrato vescovo17marzo 1720 Elevato arcivescovo20 dicembre 1741 Deceduto16 gennaio 1761 aRoma Manuale Giovanni Andrea Tria(Laterza, 22 luglio 1676 – Roma, 16 gennaio 1761) è stato un filosofo, teologoe arcivescovo cattolico italiano.Indice 1Biografia 2Opere 3Genealogia episcopale 3.1Successioneapostolica 4Fonti 5Voci correlate 6Altri progetti 7Collegamenti esterniBiografia Figlio di Francesco Tria e Margherita Geminale, completò i suoi studidi filosofia, teologia e ambe leggi a Napoli e Roma. Nel 1704 fu uditore didiritto canonico presso il monastero benedettino di Cava de' Tirreni rimase alservizio di questa abbazia anche quando fu trasferito a Roma. Il 26 agosto 1709 fu nominato vicariogenerale di monsignor Lorenzo Gherardi, vescovo di Loreto e Recanati, e talerimase fino al 1714. Più tardi, con monsignor Giuseppe Firrao, ebbe l'incaricodi "nunzio straordinario" alla Corte del Portogallo. Quando monsignor Firrao, per questione disalute, fu trasferito in Svizzera, Tria andò con lui a Lucerna. Durante la suapermanenza in Svizzera intraprese un'importante missione in Svezia eGermania. Fu eletto vescovo di Cariati eCerenzia ed entrò in carica il 17 marzo 1720, presiedendo il sinodo (16/18marzo 1726). Fu trasferito poi alladiocesi di Larino, nel Molise, il 23 febbraio 1727. Partecipò al concilio provinciale diBenevento dal 1º al 12 maggio 1729. Nel 1740 fu nominato «consulente del SacroOffizio» e nel dicembre dello stesso anno fu nominato arcivescovo di Tiro. Divenne «esaminatore di Vescovi» e fuinsignito del titolo di cavaliere dell'Ordine di San Giacomo per i suoimeritori servigi resi alla Corte di Lisbona.Morì di apoplessia a Roma il 16 gennaio 1761. Opere Il suo erudito lavoro include: Memorie storiche civili, ed ecclesiastichedella citta e Diocesi di Larino (edite a Roma, 1744) Note di accommodamento trail Papato e la Corte Reale di Napoli (edito a Roma, 1743) Vita di PapaBenedetto XIII Genealogia episcopale Cardinale Scipione Rebiba Cardinale GiulioAntonio Santori Cardinale Girolamo Bernerio, O.P. Arcivescovo GaleazzoSanvitale Cardinale Ludovico Ludovisi Cardinale Luigi Caetani CardinaleUlderico Carpegna Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni CardinaleGaspare Carpegna Cardinale Fabrizio Paolucci Cardinale Antonio Felice ZondadariArcivescovo Giovanni Andrea Tria Successione apostolica Vescovo Geronimo deLaurenzi (1743) Fonti (IT) Camillo Minieri Riccio, Memorie storiche degliscrittori nati nel regno di Napoli, Napoli, Tipografia dell'Aquila di V.Puzziello, 1844, p. 357. URL consultato il 26-4-2019. Voci correlate Diocesi diLarino Pietro Pollidori Giovan Battista Pollidori Altri progetti Collabora aWikisource Wikisource contiene una pagina dedicata a Giovanni Andrea TriaCollabora a Wikiquote Wikiquote contiene citazioni di o su Giovanni Andrea TriaCollegamenti esterni Opere di Giovanni Andrea Tria, su openMLOL, HorizonsUnlimited srl. Modifica su Wikidata (EN) David M. Cheney, Giovanni Andrea Tria,in Catholic Hierarchy. Modifica su Wikidata Controllo di autoritàVIAF (EN)243947962 · BAV (EN) 495/41396 · CERL cnp00977994 · WorldCat Identities (EN)viaf-243947962 Biografie Portale Biografie Cattolicesimo Portale CattolicesimoCategorie: Filosofi italiani del XVIII secoloTeologi italianiArcivescovicattolici italiani del XVIII secoloNati nel 1676Morti nel 1761Nati il 22luglioMorti il 16 gennaioMorti a RomaVescovi di Cariati e CerenziaVescovi diLarino[altre]
Trincheri Lorenzo Trincheri Da Wikipedia,l'enciclopedia libera. Jump to navigationJump to search Nota disambigua.svgDisambiguazione – Se stai cercando l'ultramaratoneta italiano, vedi LorenzoTrincheri (ultramaratoneta). Niente fonti! Questa voce o sezione sugliargomenti filosofi italiani e critici letterari non cita le fonti necessarie oquelle presenti sono insufficienti. Commento: Mancano del tutto le fonti Puoimigliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili secondo lelinee guida sull'uso delle fonti. Questa voce è da wikificare Questa voce osezione sugli argomenti filosofi e critici letterari non è ancora formattatasecondo gli standard. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni diWikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Lorenzo GioacchinoTrincheri (Pieve di Teco, 4 maggio 1768 – Parigi, 19 novembre 1846) è stato uncritico letterario, filosofo e saggista italiano. Biografia Nacque a Pieve di Teco, un poconoto paese dell'entroterra ligure da una famiglia benestante che aveva inpossesso alcuni ettari di terreno. Fucritico letterario, filosofo e saggista appassionato agli autoriromantici.[senza fonte] Fu riconosciuto e si affermò all'interno della cerchiadei letterati del suo tempo grazie alla brillante difesa in favore diAlessandro Manzoni, quando quest'ultimo pubblicò nel 1819 la sua prima tragedia- Il Conte di Carmagnola. Fu con il sostegno del suo maestro e amico Goethe,famoso filosofo e scrittore romantico, che egli riuscì a far valere la proprioopinione positiva nei confronti dell'autore dei Promessi sposi. Poche altrenotizie biografiche si conoscono a proposito della sua vita che, a causa di unincidente in cui ferì a morte un suo amico, un certo Andrea, crollò in unasituazione estremamente travagliata.Negli ultimi anni della sua vita si trasferì a Parigi, svolgendoincarichi di traduzione per pochi soldi[non chiaro], per poi morire intristezza e solitudine nel novembre del 1846.[senza fonte] Biografie Portale Biografie LetteraturaPortale Letteratura Categorie: Critici letterari italiani del XIX secoloFilosofiitaliani del XIX secoloSaggisti italiani del XIX secoloNati nel 1768Morti nel1846Nati il 4 maggioMorti il 19 novembreNati a Pieve di TecoMorti aParigi[altre]